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Autore: Le_sorelle_Laclos    20/01/2017    7 recensioni
Forse, se Josephine non avesse sostenuto sua sorella Oscar, insegnandole ad ascoltare il proprio cuore e spingendola di fatto ad accettare l'amore di André, non sarebbe successo nulla di irreparabile alla famiglia Jarjayes. Ma Josephine non è pentita di ciò che ha fatto, tutt'altro: il destino della sorella minore non poteva che essere fuori da ogni schema, come sempre da quando è nata. Ma per quanto riguarda il destino della stessa Josephine? Esiste davvero anche per lei quella felicità completa che Oscar le scrive di aver trovato? E come si può sperare in un futuro felice, quando, già all'inizio del 1787, la Francia sembra destinata a scivolare inesorabilmente verso il baratro?
Dopo le Le amicizie pericolose, continua lo scambio epistolare tra Oscar "Françoise" Grandier e Josephine de Jarjayes de Liancourt.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cara Sorella...'
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2. Josephine

 

 

 

 

Parigi, 20 gennaio 1787

 

 

Mia cara Françoise (ti chiamerò sempre così, d'ora in poi?) ,

 

 

non sai quanto piacere mi faccia avere infine notizie certe, e sapere dove ti trovi.

Debbo confessare che saperti a Hyères mi ha molto sorpresa. In tutta franchezza, pensavo vi sareste recati a Nord, per lasciare il paese verso l'Inghilterra o il Belgio.

E invece eccovi a Sud, a cercare il tepore delle coste provenzali. Devo dire che avete fatto bene. Potete passare nelle terre italiane al minimo sentore di problemi, e il clima è molto più favorevole anche per riprendervi dalle fatiche degli ultimi mesi.

Mi chiedi notizie della famiglia. Ebbene, non vi sono novità di rilievo, per ora. Nessuna di noi ha ancora deciso di recarsi verso altri luoghi. Né verso la Normandia, né verso alcun altro riparo. Parigi è una città apparentemente calma, ma nelle sue vie comincia a esservi ebollizione e fermento; presto, come un tino in cui si stia approntando il vino, le uve cominceranno a fermentare, traboccando e fumando. Lo so, lo sappiamo tutti. Eppure, ancora nulla si è mosso. Nostro padre non vuole lasciare i suoi incarichi, e nostra madre resiste imperterrita a fianco della Regina, anche ora che molti aristocratici le voltano le spalle per la misera situazione finanziaria della Corona.

Sua Maestà non solo non ti ha condannata, ma spesso chiede di te a nostra Madre. Che, sinora, le ha solo potuto dire che sei al sicuro, lontana.

Immagino che Maria Antonietta abbia avuto modo di supporre che dietro alla tua scomparsa, che qualcuno a Versailles ha chiamato fuga, vi siano motivi sentimentali. È una voce che aleggia, sebbene nessuno abbia avuto l'acume di collegarti ad André, troppo consueto vedervi insieme: si parla di nobili stranieri, di musicisti, di qualcuno incontrato a Parigi, cosa che ti mette al riparo dal fatto che a Corte si supponga la verità.

Credo che nemmeno la Regina abbia compreso, ma, dal punto di vista privilegiato di una vita amorosa difficile, ti capisce e forse invidia la tua forza nel compiere una simile scelta, a lei negata. In lei non vi è disprezzo, ma profonda comprensione femminile del tuo gesto.

 

Diverso l'atteggiamento di nostro padre. Per lui si è trattato di tradimento alla nostra famiglia e alla Corona. Ha blaterato di vendette e punizioni. La sua ira, funesta più di quanto fosse quella di Achille, non ha risparmiato nessuno. Per giorni ha accusato tutte noi di doppio gioco e, addirittura, fellonia. Come se non fossimo sorella o madre preoccupate per te, ma avversari politici che tramassero nell'ombra.

Solo ora inizia a rendersi conto che tutta la questione non è un punto d'onore, ma gira come una danza popolare attorno ai sentimenti. Cosa che, se possibile, lo rende ancora più furibondo. Per non averti istruita adeguatamente su questo punto.

Nostra Madre attende che rientri in sé. Serena e pacata come sempre. Le ho parlato. Mi ha detto che già una volta si sentì come in questi giorni, quando il marito decise di far vivere come un maschio la loro ultimogenita. Alla mia domanda su cosa intendesse, mi rispose che le pareva di vivere in un poema, con una serie di avvenimenti ineluttabili nella loro follia a governarne l'esistenza. Con il passare degli anni, questa sensazione si era attenuata. Ma ora le si è ripresentata, come se la tua partenza attuale fosse solo la conseguenza di quanto stabilito anni fa. Come Edipo, la tua strada è stata segnata dalla scelta del padre.

Questo pensiero la rattrista ma nello stesso tempo le è di conforto.

 

Chi invece ha sofferto le ire di nostro padre, sentendosi responsabile per l'accaduto, è stata la nonna di André. La settimana dopo la vostra partenza si è sentita male, forse per le accuse. Ora si è ripresa, ma per un paio di giorni è stata costretta a letto in uno stato di prostrazione che, ti confesso, mi aveva preoccupata. Ora sarà felicissima di avere queste vostre notizie.

 

Ero così lieta della tua lettera che mi sono recata in Caserma per avere notizie da darti. Al Cancello ho incontrato il Sergente (o quello che è, non mi chiedere il grado) Soisson, quello che affetta di essere burbero e invece mi è parso molto preoccupato per la sorte tua e, soprattutto, di André. Gli ho semplicemente riferito che state bene e che siete al sicuro. Mi ha detto che il nuovo Comandante è pigro e lassista. Si chiama La Rochejaques1 ed é un nipote del Generale Bouillet. Scherzando ha detto che, con la tua partenza, il loro lavoro è diminuito parecchio. Ma né lui né i commilitoni sembrano soddisfatti del cambio. Li ho uditi lamentarsi tra loro di La Rochejaques.

 

Ora ho soddisfatto tutte le tue curiosità. Tu soddisfa una delle mie. Mi hai chiesto di scrivere a te come Françoise Grandier. Avete dunque trovato un prete disposto a sposarvi?

Non ne parli, mentre citi con dovizia di particolari il solido terreno su cui ora poggi e che, devo dire, mi fa estremamente piacere che esista. Troppo a lungo la tua avita anomala ti ha fatto vivere pericolosamente in bilico. Non sentirti colpevole per aver infine guadagnato la felicità. Non ne sono gelosa, né lo é sua maestà. La felicità dovrebbe spettare a tutti. Che tu l'abbia avuta è per me motivo di gioia e gratitudine alla vita.

 

Non mi resta che abbracciarti forte. Appena possibile, scrivimi ancora.

Tua sorella Josephine.

 

 


1  In realtà Henry La Rochejacques fu un realista vandeano che morì a 22 anni nel 1794.

   
 
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