Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil
Segui la storia  |       
Autore: Layla    20/01/2017    1 recensioni
Tamao Ishida è una delle tante schiave senza nome che lavorano come sarte per la yakuza.
La sua vita cambierà il giorno in cui deciderà di scappare e finirà per nascondersi nel pullman dei Pierce The Veil e si unirà a loro. Scoperta dall'Immigrazione verrà sposata da Jaime, per cui ha una cotta, riuscirà a farlo innamorare di lei o il loro rimarrà solo un matrimonio di facciata?
Yukari Yidashi è la merchgirl dei Pierce The Veil cotta di Vic Fuentes, ma non è detto che sia lui l'uomo che davvero ama.
Forse è una persona del suo passato che aveva considerato sempre e solo un amico.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Preciado, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

16)La variabile impazzita.

 

Tamao p.o.v.

 
I giorni passano tranquilli qui a Londra.
Io e Jaime visitiamo tutto quello che la città ha da offrire ed è davvero tanto, il nostro rapporto sembra diventare ogni giorno più forte e più profondo. Abbiamo guadagnato una buona complicità e sembriamo davvero una coppia sposata. Inoltre ci siamo baciati ancora e un paio di volte siamo arrivati vicini a fare l’amore, non potrei chiedere di più.
Non ho fretta, ma questi piccoli passi avanti mi rendono felice.
È una tranquilla mattinata quando suona il campanello, Jaime è sotto la doccia quindi tocca a me aprire la porta dell’appartamento. Una coppia di mezza età mi squadra e io guardo la larga e lunga maglietta stampata con la fantasia della bandiera americana che indosso e mi rendo conto che è leggermente inadatta a ricevere qualcuno che non sia un amico.
Non riceviamo molte visite quindi non mi sono messa vestiti che fossero okay.
“Buongiorno, posso sapere i vostri nomi?”
Chiedo piuttosto educatamente.
“Siamo i signori Preciado. Lei è Maria e io sono Juan.”
Io sbianco.
“Oh, entrate.
Scusatemi per il tono formale della domanda, Jaime non mi ha detto che sareste arrivati. Ora vado a chiamarlo.”
Li faccio accomodare sul divano mentre il mio corpo si copre di sudore freddo, all’improvviso mi sembra di essere tornata agli esami delle medie.
“Volete qualcosa da bere? Da mangiare?”
“Un bicchiere d’acqua per me andrà benissimo, e tu caro?”
Mi risponde la signora Preciado.
“Una coca.”
“Arrivo.”
Sparisco in cucina, acchiappo al volo due bicchieri, in uno verso dell’acqua e nell’altro della coca, poi torno in salotto sorridendo.
“Ecco a voi, torno subito.”
Appoggio i bicchieri sul basso tavolino laccato di nero che è davanti al divano, poi vado in bagno, busso ed entro. Chiudo quasi immediatamente gli occhi, Jaime indossa solo un asciugamano, è una bella visuale, ma non posso annegare nella mia bava o saltargli addosso proprio adesso. Sarebbe terribilmente inappropriato.
“Jaime…”
“Sì, Tamao?”
“Di là ci sono i tuoi genitori.”
“Stai scherzando?”
Apro gli occhi e vedo che ha la bocca ridicolamente spalancata.
“No, sono seria.
Vedi di muoverti, io vado a cambiarmi. Non posso presentarmi a loro vestita così.”
Lui annuisce confuso, io esco dal bagno e vado in camera mia. Apro l’armadio e guardo i miei vestiti con un senso di nervosismo crescente, dicono che l’abito non fa il monaco, ma di sicuro fa una buona impressione.
Alla fine scelgo una vestito rosso un po’ hippie che mi arriva sotto le ginocchia e con le spalline, lo indosso, mi spazzolo i capelli, non sono truccata.
Mi chiedo se sia il caso di farlo, ma poi concludo che un aspetto naturale è più rassicurante per due persone che non mi conoscono e che sono state sorprese dal matrimonio di Jaime, come e più dei fans.
Probabilmente si aspettavano che Jaime li avvisasse, cosa che non ha fatto, e forse sono arrabbiati con lui e non posso dare loro torto.
Alla fine delle mie elucubrazioni torno in salotto e trovo Jaime e i suoi genitori immersi in una fitta conversazione in spagnolo, lingua che non capisco ancora, e non ho idea di cosa si stiano dicendo.
Spero solo che non stiano litigando, non mi va che lo facciano per colpa mia.
“Buongiorno.”
Mormoro intimidita.
“Vieni qui, Tamao.
Parliamo un po’, il vostro matrimonio ci ha sorpreso non poco vista la relazione di Jaime con Jess.”
Io eseguo e mi siedo sul divano che mi sembra un po’ stretto, tipo tribunale dell’Inquisizione, ed è in gioco la mia credibilità.
“Allora come hai conosciuto Jaime?”
Io lo guardo e lui in qualche modo mi fa capire di raccontare la storia che propiniamo a tutti: quella della fan fortunata.
“Beh, ero a un loro concerto, quello di New York, e alla fine dello show una guardia del corpo mi ha indicata e mi ha detto di venire con lui.
Non avevo idea del perché, sinceramente pensavo di avere fatto qualcosa di male e di avere offeso la band in qualche modo, invece lui mi ha scortata fino al backstage e al loro camerino.
Ho aspettato che finissero di fare la doccia e poi Jaime mi ha detto che mi aveva notata durante lo show e voleva trascorrere del tempo in mia compagnia.”
Arrossisco.
“Ci ha provato con me tutto il tempo, ma io ho resistito perché sapevo che aveva una ragazza e non volevo essere una groupie. Quando ci siamo lasciati ero piuttosto delusa perché non pensavo che uno dei miei idoli potesse essere un tale puttaniere.
Scusa, Jaime.”
Gli rivolgo un falso sorriso di scuse.
“Di nulla, Tamao. La prima volta che ci siamo incontrati sono stato davvero orribile con te.”
“Io non ti ho educato per essere così!”
Esclama la signora Preciado.
“Scusa, mamma.”
“E come mai ha cambiato idea?”
“Nei giorni seguenti  mi ha inondata di messaggi di scuse e di messaggi carini e mi ha invitato a seguire la sua band, ero piuttosto incerta, ma alla fine ho deciso di farlo.
Non me ne sono pentita, da quando ci siamo ritrovati è stato davvero gentile e carino con me e…
Insomma, ci siamo innamorati.
Non era previsto, immagino, ma è successo e lui ha lasciato Jess per correttezza.”
“E come mai vi siete sposati?”
“Il mio visto per rimanere negli Stati Uniti stava per scadere e abbiamo deciso tutto al momento, non volevamo separarci e sposarci sembrava la soluzione migliore.
Ci spiace di non avervi invitato, ma abbiamo deciso in fretta e furia e c’era praticamente solo la band al nostro matrimonio.”
I genitori di Jaime mi guardano in modo penetrante, come se non fossero del tutto convinti della mia storia e si aspettassero un qualche cedimento che rinforzi la loro teoria.
Se siano rimasti delusi dal fatto che non ho battuto ciglio mentre rifilavo loro la solita bugia lo hanno nascosto molto bene perché mi sorridono entrambi.
“Oh, così è stato un colpo di fulmine.”
“Sì, esattamente.”
“Interessante.”
È il commento scarno della signora Preciado.
“Non sapevo che Jaime credesse nei colpi di fulmine.”
E questo è il signor Preciado.
“Beh, le cose possono cambiare, papà.”
“Sì, immagino di sì, figliolo.”
Il tono è leggermente dubbioso.
“Volete fare un giro per Londra?
Scommetto che non l’avete mai visitata.”
“No, preferiremmo continuare a parlare e con te e Tamao.”
Che l’Inquisizione continui e spero sia un verdetto positivo.

 

Dicono che il tempo passi in fretta quando ci si diverta, io aggiungerei che succede lo stesso quando sei sotto il fuoco di fila delle domande dei genitori di tuo marito.
Hanno voluto sapere tutto su di me, sulla mia famiglia, su cosa ci facessi negli Stati Uniti e ho dovuto raccontare un po’ di bugie, credo che Jaime non si senta pronto a dire loro la verità e non so che torto dargli, non ho idea di come potrebbero reagire. Forse mi capirebbero o forse mi odierebbero e finirebbero per pensare che sto solo sfruttando la fama e i soldi del figlio per accaparrarmi un avvenire felice.
Le variabili sono tante se si considera la mia vera storia e come potrebbe essere accolta, sono fin troppe.
Forse in fase iniziale è meglio una bugia, si è sempre in tempo a smentirla e a spiegare pazientemente perché non si è optato subito per la verità.
In ogni caso arriva l’ora di pranzo e Jaime controlla l’orologio prima di parlare con i suoi genitori.
“Cosa ne dite di uscire a mangiare?
C’è un ottimo ristorante non lontano da qui.”
I due si guardano e poi annuiscono.
“Mi sembra una buona idea, abbiamo impedito a Tamao di cucinare per noi.”
Io sorrido debolmente mentre ci alziamo tutti dal divano.
Io recupero un paio di anfibi, la borsa e la giacca di pelle, poi esco insieme con Jaime e ai miei suoceri.
Lui è a capo del gruppetto, loro continuano a chiacchierare in spagnolo in tono tranquillo e pagherei oro per sapere cosa si stanno dicendo – devo convincere Jaime a insegnarmelo – e poi ci sono io a chiudere il corteo.
Camminiamo per un  po’ nel quartiere, poi finalmente l’insegna “Da Massimo” fa capolino, il locale è un delizioso ristorante italiano che alla sera funge anche da pizzeria.
Entriamo e il cameriere ci scorta sorridendo a un tavolo, poi ci lascia i menù, io mi immergo subito nella lettura per non dover sostenere ancora una conversazione.
In realtà ho già deciso, le lasagne della casa sono le più buone che io abbia mangiato e amo le loro scaloppine al limone.
Jaime invece parla con i suoi genitori, consigliando questo o quel piatto, loro annuiscono o fanno qualche domanda su che ingredienti siano usati.
Alla fine ordiniamo tutti le lasagne come primo, io ordino le scaloppine al limone, Jaime della carne ai ferri, la signora Preciado dell’arrosto e il signor Preciado scaloppine ai funghi.
“Venite spesso qui?”
Ci chiede Maria.
“Sì, abbastanza. È un buon posto con dell’ottimo cibo e del personale discreto.
Penso che abbiano capito chi siamo, ma non l’hanno ancora reso pubblico, visto che non ci sono fans fuori di qui.”
“Capisco. Come hanno reagito le fans?”
“Alcune bene, altre male. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso.”
“Come è essere famosi?”
Io rimango senza parole per la domanda del signor Preciado.
“Non lo so, io non mi considero famosa.
Sono solo una ragazza come tante, è Jaime quello che ha talento e si merita la fama.”
“Non ti ha mai interessato la fama?”
Io scuoto le spalle.
La fama è stato l’ultimo dei miei pensieri anche perché nello stanzone dove ho trascorso gli ultimi dieci anni della mia vita era già un lusso pensare alla libertà, figurarsi alla fama.
“No, non mi è mai interessata. È solo un caso che Jaime sia famoso, non ho scelto di sposarlo per quel motivo.”
“Va bene.”
La mia risposta sembra averli convinti e io tiro un sospiro di sollievo, questa mattinata sta diventando lunga e insidiosa, sento che quei due mi tendono delle trappole ogni due per tre mascherate da domande innocenti.
Li capisco, ma è faticoso sostenere una conversazione del genere, vorrei che si fidassero di me, ma immagino ci vorrà un po’ perché sono piombata nella vita di loro figlio all’improvviso e ho scalzato Jess dal suo ruolo di compagna di Jaime.
Sono come una variabile impazzita nella vita tutto sommato ordinaria di loro figlio e devono capire se io sia un bene o no.
Il cameriere porta i piatti e cominciamo a mangiare.
“Ti piace, mamma?
E a te papà?”
Chiede premuroso Jaime..
“Sì, sono ottime.”
Rispondono tutti e due.
Un punto a nostro favore, il cibo è di loro gradimento.
Mangiamo in silenzio, un silenzio piuttosto imbarazzato.
No, siamo lontani dalla complicità delle vere famiglie, forse con Jess c’era, io guardo Jaime, lui mi lancia uno sguardo dispiaciuto. Probabilmente vorrebbe che la sua famiglia mia accettasse di più, ma non può forzare loro la mano, è una cosa che deve avvenire in modo naturale.
Il cameriere passa a prendere i piatti vuoti e inizia di nuovo il fuoco di fila delle domande.
“Cosa pensi di fare, Tamao?”
“In che senso?”
“Lavoro.”
“Ah, so cucire a macchina e disegnare. Mi piacerebbe iniziare una carriera nel campo della moda, iniziando magari a vendere su internet.”
“Ma davvero?”
“Sì, comprendo che sembri campato in aria o suoni strano che una ragazza sappia cucire a macchia di questi tempi, ma io sono giapponese. Mia madre mi ha insegnato a cucire, pensava potesse essermi utile nella mia vita e in un futuro matrimonio.”
“Capisco. Almeno qualcuno rammenderà i calzini e le magliette di Jaime.”
“Sì.”
Rispondo un po’ a disagio. Come mi considerano?
Non vedo l’ora di andarmene da qui e chiudermi nella nostra stanza a piangere, è ovvio che non piaccio ai suoi genitori e che molto probabilmente mi considerano una specie di arrampicatrice sociale.
Ho fallito l’esame e non so quanto potrò ripeterlo, che tristezza.
Ci portano anche i secondi e poi il dolce, a cui segue il caffè.
Finito quello mi alzo in piedi.
“Scusate, non mi sento molto bene.
Penso che andrò a casa, Jaime sarà felice di portarvi in giro per Londra.”
“Va bene.
Riposa, Tamao. Hai una bruta cera.”
“Grazie, signora Preciado.”
Prendo la mia giacca di pelle e la borsa e li lascio nel ristorante, l’aria ancora fresca di maggio è come un schiaffo in piena faccia che mi risveglia completamente dopo il caldo del ristorante.
Cammino a passo spedito verso casa, cercando di mantenere un’andatura eretta e non quella gobba di una perdente, ce la posso fare.
Attraverso il quartiere e finalmente arrivo a casa, saluto la portinaia e salgo le scale, poi apro la porta e me la richiudo alle spalle. Solo allora permetto alle mie lacrime di uscire e inondarmi il volto, mi appoggio alla porta e mi lasci scivolare fino ad arrivare a una posizione accovacciata contro il legno, il tatami che preme contro le mie gambe nude e i singhiozzi che sgorgano liberi.
Cosa ho fatto di male?
Perché non mi hanno accettato?
Cosa ho di sbagliato?
Perché ogni volta che c’è in ballo qualcosa di importante sbaglio?
Finirò per perdere anche Jaime a causa di questo?
Spero di no, non riuscirei a sopportarlo.
Mi alzo e barcollando raggiungo la nostra camera da letto e mi butto sul futon senza nessuna grazia e poi riprendo a piangere come una bambina spaventata, come avrei pianto nel lasciare il Giappone se mi fosse stato concesso.
Rivivo tutti i momento felici della mia relazione con Jaime e mi auguro di non doverli cancellare o dimenticare, voglio di più!
Voglio che ce ne siano altri e voglio che lui mi ami!
Alla fine mi addormento piangendo e sogno che lui se ne vada dicendo che non ne può più della commedia che abbaiamo inscenato, che lui si merita di più di una come me.
Una che lo ami, una come Jess, non una clandestina sposata in un momento di rabbia contro l’Immigrazione.
Probabilmente urlo perché qualcuno mi scuote e quando apro gli occhi vedo Jaime che mi guarda preoccupato.
“Tutto bene, Tamao?”
“È stato solo un incubo.
Dove sono i tuoi genitori?” 
“Sono in un albergo, hanno insistito per andare lì per non disturbarci.
Non sono riuscito a fermarli.”
“Oh, capisco.”
Borbotto insonnolita.
“Tamao, stai davvero bene?
Mia madre era piuttosto preoccupata per te, dicevi che avevi un cera orribile.”
“Sì, sto bene.”
“Ma hai qualcosa che non va.”
“Non sono riuscita a fare una buona impressione sui tuoi genitori, credo mi considerino una specie di arrampicatrice sociale che mira solo ai tuoi soldi.”
“A me hanno detto che più di tutto sembravi una ragazza spaventata.”
Io sospiro.
“Jaime, non credo ti direbbero quello che pensano se è quello che dico io.”
Lui scuote la testa.
“Me lo direbbero, sono due persone che non hanno peli sulla lingua. Quando ho mollato il lavoro per i Pierce The Veil mi hanno detto che stavo facendo una cazzata e non avevo alcuna garanzia che la band sfondasse e che avrei fatto meglio a tenermi il mio posto.”
“Oh.”
“Già, per fortuna si sono sbagliati.
Ma tu hai pianto.”
Nota i segni delle lacrime sulle mie guance.
“Sì, sono piuttosto emotiva e spaventata.”
“Spaventata da cosa?”
“Che loro ti convincano che io non sono adatta a te.”
“Non succederà, Tamao.
Non avere paura.”
Mi abbraccia e io mi lascio andare nel suo abbraccio pensando che amo il suo calore e che non vorrei mai lasciarlo andare o cederlo a un’altra. Jaime è mio e tale deve restare, non posso cederlo senza combattere, devo riuscire a farlo innamorare di me.
Ma come?
Non ho un fascino particolare, sono solo io, Tamao.
“Tamao…”
“Jaime…”
“Mi piaci tanto e credo che tu piaccia anche ai miei genitori.”
“Non mentire per addolcirmi la pillola.”
“Non sto mentendo, lo penso veramente, perché dovrei mentire?”
“Per rassicurarmi e non farmi preoccupare.”
“Non avrebbe senso, non lo farei mai.
Non mi piace mentire.”
“Davvero?”
“Sì, fidati di me. Ti fidi di me?”
“Sì.”
“E allora andrà tutto bene.”
Io annuisco e poi purtroppo ci stacchiamo, lui mi manca già.
“Jaime, ti amo.
Lo so che non mi ami, ma io…”
Lui mi bacia all’improvviso, senza nemmeno lasciarmi finire la frase, lasciandomi letteralmente senza parole.
“Che cosa significa?”
“Mi sto innamorando di te o almeno credo, la situazione è abbastanza complicata.”
“Lo so, mi dispiace di aver complicato la tua vita.”
“Io invece ne sono felice.”
Io sorrido, lui sorride e tutto sembra andare di nuovo bene, mi dimentico dei miei dubbi e delle mie paure.
Non mi importa di piacere o meno ai genitori di Jaime, mi importa di piacere solo a lui, perché se gli piacessi lui sarebbe disposto a difendermi contro tutti, me lo sento.
“Cosa ne dici? Ci facciamo un the?”
Io annuisco e andiamo in cucina, lui mette l’acqua sul gas e poi traffica negli armadietti alla ricerca delle bustine e poi delle tazze. Quando ha trovato tutte e due anche l’acqua è pronta e lui la versa nelle tazze, lasciando che il familiare profumo del the si faccia sentire nella cucina.
Io sorrido, ricordandomi quando prendevo il the con mia nonna, forse l’unico membro della famiglia per cui contassi qualcosa e che mi trattasse da essere umano: il giorno in cui è morta ho sofferto parecchio.  
Così va la vita.
“Domani i miei genitori ci hanno invitato a cena, per te va bene?”
Io annuisco, mi sento un po’ più sicura adesso.
Credo di potercela fare principalmente perché sento che Jaime è più vicino a me ora.
“Sicura, Tamao?”
“Sì, stai tranquillo. In qualche modo ce la farò.”
Gli sorrido e lui sembra in qualche modo rassicurato.
“Cosa ne dici di un po’di coccole?
Questa giornata è stata stressante.”
“Mi sembra un’ottima idea.”
Ci stendiamo sul divano e lui mi abbraccia e comincia ad accarezzarmi i capelli, io il petto beandomi della sua vicinanza, che possa essere una bugia non mi importa perché è una meravigliosa bugia se lo fosse.
Gli massaggio le spalle indolenzite e lui sospira nel mio abbraccio, sembra davvero felice o rilassato.
“Sono felice che tu sia qui, Tamao.”
“Anche io sono felice che tu sia qui.”
Rimaniamo così per quelle che potrebbero essere ore o forse per sempre, contenti e tranquilli, calmati dalla reciproca presenza.
Credo sia amore, lo spero con tutto il cuore.
Non sono mai stata così bene vicino a una persona, sono talmente felice che alla fine mi addormento con un sorriso sulle labbra.
Mi piace questa vita.

Angolo di Layla.

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Pierce the Veil / Vai alla pagina dell'autore: Layla