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Autore: queenjane    21/01/2017    2 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Olga singhiozzava di nascosto, la figlia di un soldato fa così, invece sua madre pianse in modo plateale e aperto in tutto il 1905, tra scioperi e rivolte, la sconfitta inflitta dal Giappone con nefaste conseguenze condussero Alessandra sull’orlo dell’esaurimento, un disagio da cui non si sarebbe più ripresa, un progressivo peggioramento del suo essere e del suo carattere, oltre che del suo stato fisico.
Olga voleva che tutti i giapponesi, le facce gialle morissero, ma quando realizzò che il suo desiderio avrebbe lasciato orfani i bambini e vedove le donne cambiò idea e non ne disse più nulla.

Taceva, non confidando a nessuno i suoi pensieri, mentre i suoi genitori, oltre che per la guerra si angustiavano per la salute del tanto desiderato figlio e erede, Alessio.
La sua situazione  non poteva essere evitata o lasciata fuori dai cancelli della reggia, aveva appena sei settimane quando aveva avuto una emorragia all’ombelico, il sangue non si fermava ed era un chiaro segno che qualcosa non andava.
Alessandra lo aveva aspettato per 10 anni, era il compimento di tutte le sue speranze e dei suoi sogni, era disperata che quei segni fossero riconducili all’emofilia, morbo che si trasmette di madre in figlio.
 
Olga scriveva a Catherine che studiava inglese e francese con Tatiana, andava a cavallo, talvolta accompagnava il padre a fare lunghe passeggiate, insieme alle sorelle, della crociera autunnale sul golfo di Finlandia a bordo dello yacht imperiale,altre minuzie, glissando quella di maggior rilievo, ovvero quando sarebbe tornata.


Catherine descriveva Londra, Parigi, le città del Nord, Roma, la Spagna e quanto altro, senza accennare date precise di ritorno, i suoi genitori non avevano idea e quindi nemmeno lei.
Intanto, il Giappone aveva annientato a Tsushima, un’isola nello stretto della Corea la flotta russa, come era accaduto per terra a Mukden, battaglia in  cui erano periti 100.000 russi.

La guerra era perduta, senza fallo e lo zar acconsentì che il presidente americano, Roosvelt, presiedesse i negoziati di pace che presero avvio nell’estate del 1905, Alexander Rostov-Raulov fu tra i suoi delegati.
In autunno vi furono appunto, scioperi e rivolte, tanto che nel mese di ottobre lo zar firmò un proclama che istituiva una assemblea eletta dal popolo, la Duma, si riconoscevano al popolo diritti fondamentali come l’inviolabilità della persona, la libertà di coscienza, parola, riunione e quanto altro.
Era il primo passo verso le riforme, l’autocrazia non esisteva più.
La zarina pianse per ore e giorni, oppressa, ma Nicola aveva firmato, non farlo significava la guerra civile.
 
Olga finì la lettera con un sospiro, sua madre aveva l’emicrania, dopo avere vegliato Aleksej per due giorni e due notti, nemmeno gli attesi regali di Natale da aprire e l’albero scintillante le davano gioia.
Non tornerà più, è andata via per sempre, non è morta come lo zio Sergio, ma è tanto che non scrive e .. Ha trovato un’altra amica, migliore di me, senza gelosie o maleducazione e malumore.
 
Era una sorpresa, forse una delle più riuscite, quando bussai non giunse nessuna risposta, un perfetto congegno. Entrai e la vidi di spalle, il ritratto della malinconia pensosa, si girò di scatto e la protesta le morì sul colpo.
-Salve, Altezza Imperiale, scusate il disturbo.
- Va bene.. Tu..- Il viso illuminato di gioia, come quando apri le tende in una stanza chiusa ed entra il sole.
Si era alzata in piedi, in quei mesi era cresciuta di statura, dimagrita, uno sguardo velato, un poco più malinconico che scomparve non appena mi toccò, non ero una morgana, un miraggio .
La benda che avevo sul cuore si sciolse.
Alzai la testa  e le spalle, i miei capelli ricaddero in ciocche sulle spalle, con riflessi di mogano, scintille di telle, come quelli dello zar..
-Je suis ici..Sono tornata a casa. - Mi abbracciò, l’intesa ritornava, una magia che non sarebbe venuta meno, di capirci con una sola occhiata, stare bene in silenzio. Pattinare sul ghiaccio, giocare a scacchi o dama, cavalcare nelle pigre mattina di primavera, passeggiare vicino al mare quando eravamo a Livadia o a Peterhof, leggere e fantasticare.. Tutto questo e più ancora.

Potevo ingannare il passato, dicendo di non ricordare, ma non me stessa, le volevo bene, mi rendeva migliore, anche senza nessuna azione, giusto perché era lei.
Io mi sono finta forte per tutta la vita, sia prima che dopo, ma in realtà era lei a non spezzarsi né spiegarsi. Anche da sola, rievocavo la sua risata, i suoi passi, il profumo, l’ho amata e ferita a morte, persa nel mio egoismo, riscattandomi per brevi momenti, l’ho portata dentro di me, come un tatuaggio, uno specchio, ho vissuto molte vita in una e lei con me.
 
   
 
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