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Autore: Danmel_Faust_Machieri    21/01/2017    2 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano le 7:30 quando Lorenzo e Nicolò si svegliarono grazie alla sveglia impostata la sera prima. Alessandro e Lorenzo vennero svegliati dalla bussata alla porta dei due amici; erano le 7:34. I quattro ragazzi raggiunsero il piano terra e trovarono Camilla ad attenderli al tavolo dove, la sera prima, avevano cenato nonostante l'assenza di Nicolò; 7:39. Data l'ora i cinque si godettero un'abbondante colazione seguita da qualche partita giocata a briscola chiamata nell'attesa dell'ora X. Cinque minuti prima delle nove, dopo un'ultima partita che aveva visto trionfare la coppia Lorenzo-Riccardo, la Vitriol decise di incamminarsi verso il centro di Asildrygg dove la prima linea si sarebbe riunita. La parte della città dove avevano pernottato i ragazzi era situata a ovest rispetto la piazza centrale e, proprio per questo, era la zona meno illuminata la mattina: il sole, sorgendo ad est, iniziava fin dal mattino a proiettare l'ombra del grande albero in pietra sui tetti a ovest; a mezzogiorno, con il sole al suo culmine, l'ombra avvolgeva la totalità della città per poi fuggire verso l'est dove già la notte si preparava a fiorire. I cinque, alle nove spaccate, raggiunsero il centro della città dove sorgeva levandosi verso il cielo l'immenso albero in pietra che stendeva le sue radici verso il cielo, si misero allora a girare intorno al largo tronco alla ricerca degli altri giocatori che dovevano trovarsi lì da qualche parte; così trovarono la prima linea riunita difronte ad una spaccatura nella corteccia alta circa 3 metri. Nicolò diede un'occhiata ai vari giocatori lì riuniti, l'emicrania iniziò a martellargli la testa: dovevano essere meno di 27 persone (Nicolò, crescendo con la sua agorafobia, aveva imparato che, quando si trovava davanti a meno di 27 persone il suo organismo reagiva dando inizio solo ad una emicrania martellante ma, già con 28 persone, iniziavano i giramenti di testa, dalle 43 in sù invece partivano la nausea e gli attacchi di panico; il ragazzo col tempo aveva iniziato a sfruttare i suoi sintomi per capire quante persone componessero una folla più o meno numerosa ed ecco da dove derivava la sua ipotesi); Riccardo subito vide Pikeru e Sakura: due ragazze che, insieme a lui, formavano il team di supporto medico della prima linea; subito il ragazzo si avvicinò alle due per salutarle amichevolmente scortato dal suo adorato Izanog, che, ormai, utilizzava spesso come "mezzo di trasporto", e, prontamente, Camilla lo fulminò con lo sguardo. Linton, Salazar e Tempesta erano disposti davanti al resto dei giocatori e aspettavano che gli ultimi arrivati prendessero posto. Alessandro si guardò intorno rapidamente e vide che, della gilda del Sangue di Drago, erano rimasti, oltre al generale e ai suoi due colonnelli, un barbaro e un guerriero; delle Guardie Notturne erano rimasti Zarathustra, un mago, un guerriero ed un ranger; gli altri giocatori erano invece la ladra Arcoas col suo Floren, 2 guerrieri, 2 maghi, un ranger e l'immancabile Orias.
"Certo che la varietà di classi è notevole…" disse ironico Lorenzo rivolgendosi verso a Nicolò.
"Se avete finito di chiacchierare come dei bambini io darei le direttive" disse Linton con lo stesso atteggiamento di una professoressa che riprende i propri alunni e, proprio come questi, Lorenzo abbassò lo sguardo immaginando ingiurie dirette alla maestrina.
Linton fece volare il suo sguardo rapido su ogni persona davanti a lei e, quando vide che tutti erano sull'attenti e in silenzio, iniziò a spiegare il modo in cui avrebbero agito "Allora… Come di consueto i tre chierici rimarranno nelle retrovie per offrire supporto, i maghi saranno sempre davanti a loro, i combattenti davanti mentre, in testa al gruppo, ci saranno Gabél, Tempesta, Salazar e Hamlaf preceduti da me ed Orpheus… Ok?"
Lorenzo e Alessandro si guardarono negli occhi esterrefatti: perché loro erano in testa al gruppo? Non era mai capitato.
Dopo che ebbe ascoltato il muto assenso di tutti Linton disse "Perfetto… Orpheus?"
"Arrivo" rispose il ragazzo avanzando poi guardò i due amici e disse a bassa voce "Ho chiesto a Linton che voi due mi copriste le spalle; io devo rimanere davanti insieme a Linton per cercare di darle una mano… Non solo da un punto di vista di combattimento ma anche per motivi…"
"Orpheus! Allora?" urlò la generale mentre già si stava dirigendo verso l'apertura nel tronco.
"Arrivo!" e il bardo inseguì la paladina lasciando sospeso il discorso rivolto ai due compagni.
Lorenzo e Alessandro si scambiarono uno sguardo perplesso e si affiancarono rapidi a Tempesta e Salazar.
"Complimenti per la vostra promozione" sorrise Tempesta guardando i due ragazzi mentre varcavano l'ingresso del dungeon. 
"Mah… Adesso… Comunque, voi sapete il perché di questa "promozione"?" domandò Lorenzo mentre riscaldava i muscoli.
"È tutto merito di Orpheus" iniziò a spiegare Salazar "Ora come ora la nostra gilda non sta vivendo un momento proprio buono… La generale Linton è molto cambiata e tanti dei giocatori che facevano parte della gilda del Sangue di Drago hanno deciso di abbandonarla… Se comprendiamo me, Tempesta e la generale siamo rimasti in 26… Orpheus è da qualche giorno che cerca di parlare col generale ma purtroppo sembra non essere riuscito a scalfire questa sua anima cristallizzata…"
"Anima cristallizzata…" ripeté Alessandro "… Sei diventato un poeta?"
"Ahahahah!" scoppiò a ridere Tempesta, poi si voltò di scatto verso il barbaro "E tu un comico… Oh mio Dio!" sobbalzò.
"Che hai visto?!" esclamò Lorenzo serrando i pugni in posizione di guardia.
"Uh… Niente" sospirò il colonnello combattente "Ad un tratto ho guardato Gabèl e ho visto la sua testa fluttuare nel nulla"
"Ma che cazzo…" commentò il monaco, poi guardò l'amico e si accorse che, effettivamente, l'armatura di Alessandro si confondeva con le pareti del dungeon. Iniziò a riflettere su quello strano gioco di luci e colori; guardò attentamente le pareti e l'armatura; poi, preso da un'intuizione folle, si accostò all'amico e diede due colpetti col pugno all'armatura "Mmm… questo è un sol" pensò grazie al suo orecchio assoluto mentre Alessandro lo guardava con la faccia incuriosita, poi fece lo stesso con le pareti del dungeon scoprendo che emettevano lo stesso suono dell'armatura.
"Ti sei rimbambito?" domandò Tempesta seguendo gli strani movimenti di Lorenzo.
"Gabèl!" esclamò lui non curandosi delle parole del combattente "La tua armatura e l'albero sono fatti dello stesso materiale!"
"Sei serio?!" domandò allora il barbaro esterrefatto.
"Sono serissimo! Dobbiamo trovare un modo per dirlo a Orpheus!" continuò a dire Lorenzo indicando il bardo che si trovava poco più avanti rispetto a loro insieme al generale.
In quello stesso momento la prima linea passò per una stanza più ampia dove una decina di ragni ragni, alti all'incirca un metro, li iniziarono ad attaccare con le loro ragnatele velenose. Al termine dello scontro, mentre i tre chierici offrivano le cure ai combattenti, Lorenzo ed Alessandro si avvicinarono a Nicolò per comunicargli la loro scoperta.
"Quindi questo albero è fatto dello stesso materiale di cui sono fatti i dei denti di Arconte… e quindi delle stesse ossa di Arconte..." rifletté il bardo.
"Già… Potrebbe essere che… Ci troviamo all'interno di un Arconte?" ipotizzò Lorenzo.
"Questo? Un Arconte?" ripeté Alessandro per fare mente locale "Vuoi dire che questo potrebbe essere il corpo di un…"
"Beh, alla fine dei conti non possiamo sapere se un Arconte è un mostro antico, una pianta o simili" spiegò il monaco.
"Però la descrizione dell'armatura di Gabèl cita "dai denti", vuol dire che l'Arconte ha dei denti e, possibilmente, una bocca" ribatté il bardo.
"Potremmo sempre trovare delle immense fauci in cima all'albero" fantasticò nuovamente Lorenzo.
"Bah non so…" disse poi il barbaro "Se fosse vero quello che dici perché Cadmo non ha abbattuto questo albero per creare altre armi, altri golem o altre armature?"
Lorenzo si sentì sotto scacco e allora dovette ritrattare i suoi pensieri "Mmm… Probabilmente hai ragione… Ma allora perché questo albero è fatto dello stesso materiale?"
"Orpheus!" urlò la voce di Linton poco più avanti "Dobbiamo proseguire!" e allora il bardo fu costretto a lasciare sospeso quel discorso e a seguire il generale che già si stava avviando verso il nuovo corridoio.
"Certo che Linton sta schiavizzando un po' Orpheus, no?" osservò Camilla avvicinandosi ai due compagni.
"Non lo so… Sai com'è fatto Orpheus, se non avesse qualcosa in mente l'avrebbe già mandata a fare in culo" ridacchiò Alessandro destando un sorriso sul volto dei due amici.

L'esplorazione durò circa un'ora. Il dungeon si estendeva verso l'alto attraverso percorsi in salita e simile, oltretutto era particolarmente complesso e intricato, ogni corridoio aveva minimo due diversi sbocchi e le stanze, solitamente, ospitavano tre diverse uscite, fortunatamente, grazie al Libro di Etnalta, Alessandro riusciva sempre a controllare le strade che la prima linea aveva già visitato e quelle che, invece, avevano deciso di lasciare per dopo, allo stesso tempo, l'anello di Morgana che il barbaro teneva sempre equipaggiato, era stato utile per scoprire una stanza segreta all'interno della quale avevano trovato una campana da chierico di livello medio; tutta la prima linea aveva accettato l'idea di donarla a Pikeru dato che era l'unica, tra i chierici, ad utilizzare ancora una campana di livello inferiore alle altre. Al termine della totale esplorazione del dungeon, la prima linea, probabilmente giunta nel punto più alto di quel groviglio di cunicoli e analoghi, si trovò difronte a un varco dal quale entrava una luce così intensa da rendere impossibile vederci attraverso. Sapevano tutti che da quel varco avrebbero acceduto alla boss-room, un escamotage di luce di quel genere poteva preannunciare solo uno scontro.
"Molto bene!" disse il generale "Agiremo nel seguente modo: entreremo soltanto io, Orpheus, Orias, Salazar, Tempesta, Gabèl, Hamlaf e i tre chierici; voi altri potete anche tornare indietro, grazie per l'aiuto che ci avete dato" e, detto questo, il generale raccolse intorno a sé i guerrieri che aveva nominato e, insieme, attraversarono il varco. Prima di passare oltre però si accorsero di un messaggio nel quale si diceva che solo i giocatori con il livello superiore a 75 potevano accedere; fortunatamente questa caratteristica era soddisfatta da tutti i giocatori che Linton aveva scelto ma, allo stesso tempo, poneva il problema per alcuni dei giocatori che formavano la prima linea e che quindi non avrebbero potuto prendere parte allo scontro reale.
Davanti a loro si estendeva una superficie formato dalle radici dell'albero, oltre quel piano si potevano vedere le immense brughiere del mondo sul quale si ergeva l'albero di pietra. I ragazzi si guardarono intorno e videro, proprio al centro di quel piano sul quale si erano venuti a trovare, una specie di immenso fiore, ancora chiuso, che saliva verso il cielo.
"Ma quello… È un fiore?" domandò Tempesta incuriosito e allo stesso tempo divertito.
"Oh cazzo… Non è un fiore… È un uovo!" urlò Lorenzo allarmatosi dopo aver osservato attentamente quella che il combattente aveva confuso con un germoglio.
In quello stesso momento l'intero albero iniziò a tremare in maniera inquietante e sull'uovo si formarono delle piccole crepe. Due ali, rosse come il sangue seccato intorno ad una ferita, si spalancarono, proiettando un'ombra nera sulle radici grigie, e, in mezzo a quelle, due occhi simili a dei rubini scintillarono minacciosi e si fermarono, per qualche secondo, ad osservare i giocatori. Quell'essere enorme alzò la testa cornuta verso il cielo, rivelando così il corpo da rettile dello stesso colore delle ali, spalancò le fauci emettendo un boato che fece gelare il sangue di tutti quelli che lo sentirono. L'eco di quel suono percorse anche le strade di Asildrygg creando il panico non solo negli animi dei vari giocatori ma anche negli NPC. Facendo vibrare la coda, quell'essere mostruoso, ruppe il sostegno che, fino a poco prima, reggeva il suo uovo e, dopo aver spalancato nuovamente le ali, chinò il capo fissando con gli occhi i giocatori che si preparavano a dargli battagli ed emise un secondo urlo, più forte, più tonante, più evocativo e, in quello stesso momento, sopra di lui comparvero nove barre di vita ed un nome "Godnig, prole di un Antico".
"Cazzo… È un drago!" urlò Tempesta con la voce spezzata dal terrore.
"Idiota… Non vedi che non ha le zampe anteriori!?" lo corresse Linton mentre si metteva in posizione da battaglia "Ci troviamo difronte ad una viverna"

Camilla era rimasta sola dopo la selezione di Linton quindi aveva deciso di ritornare nella locanda ma, lungo la strada del ritorno, aveva sentito una violenta scossa percorrere l'intero piano, si era quindi fermata e, istintivamente, aveva rivolto lo sguardo verso la sommità dell'albero in pietra; non poteva vedere cosa stava accadendo al di sopra delle radici ma percepiva che là sopra stava accadendo qualcosa ed ebbe conferma di questo presentimento quando un ruggito squarciò l'aria della città. Gli NPC iniziarono a correre spaventati verso le proprie case, sbarravano le porte e le finestre, prendevano per mano i bambini che piangevano e li trascinavano al riparo. Camilla era lì e cercava di tranquillizzare gli altri giocatori; dopo qualche secondo tutto tacque, tutto si spense come se quegli eventi fossero stati dei fuochi di paglia. La ragazza attese che tutti gli NPC si tranquillizzassero nuovamente e decise allora di tornare alla locanda. Dopo nemmeno mezz'ora da che la maga si fu messa a sedere al solito tavolo i quattro ragazzi che erano rimasti a fronteggiare il boss entrarono dalla porta principale della locanda.
"Avete già fatto?" domandò lei incredula.
Nessuno le rispose.
Lei studiò attentamente gli sguardi dei ragazzi: erano palesemente abbattuti, sconfitti, come se avessero… Un dubbio orribile assalì la mente di Camilla "Per caso… Qualcuno…" iniziò a balbettare lei.
Nicolò intuì quello che stava per chiedere e la bloccò subito "No, no; non ti preoccupare, non è morto nessuno…"
"E allora cosa sono quelle facce da funerale?" insistette dopo aver tirato un sospiro di sollievo.
"Il boss che si trova in cima a quell'albero è veramente tosto" si limitò a dire Alessandro abbandonandosi sulla sedia imbottita.
"Di che boss di tratta?" domandò la maga rivolgendosi a Riccardo.
"Si chiama "Godnig, prole di un Antico", è una viverra ed ha nove barre di vita" spiegò il chierico rimanendo a fluttuare sul guscio di Izanog.
"Nove barre!?" esclamò Camilla "Ma è un sacco!" eppure sembrava che i ragazzi non temessero quell'aspetto della boss-fight… Sembrava che ci fosse dell'altro… "Cosa state pensando voi altri?" disse allora rivolgendosi a Lorenzo e Nicolò che discutevano a colpi di sguardi.
"Noi?" domandò il monaco voltandosi verso la voce "Stiamo pensando a Godnig…"
"In che senso?" 
"Beh è una presenza strana… È definito "Prole di un Antico" ma cos'è un Antico?" iniziò ad elucubrare a voce alta Lorenzo.
"E se con il termine Antico si indicasse un Arconte?" ipotizzò Alessandro mentre beveva un boccale di birra appena ordinato.
"È l'ipotesi più plausibile… Probabilmente Godnig è il figlio di un Arconte ma ciò porta a nuove domande: gli Arconti sono ancora in vita? Sono creature mostruose come Godnig? Perché chiamare Arconte il padre di una viverna che quindi sarà sicuramente un drago? Esiste più di un Arconte dato l'utilizzo dell'articolo indeterminativo singolare ma quanti sono? o quanti erano?" Nicolò camminava avanti e indietro per la stanza snocciolando quelle domande come se fosse un rosario.
"Nico, Nico" ripeté un paio di volte Lorenzo mettendosi difronte a lui e poggiandogli le mani sulle spalle "Respira, respira profondamente" 
Il ragazzo ascoltò i consigli dell'amico e dopo qualche secondo il bardo riacquistò un minimo di tranquillità "Ci sono, ci sono" sospirò dopo aver ritrovato sé stesso in mezzo ai dubbi.
Anche Camilla notò l'agitazione dell'amico e, dopo che questi aveva ascoltato i consigli del monaco, cercò di spostare la sua attenzione su altro "Ehm… Avete già elaborato una strategia per affrontarlo?"
Il bardo fece ancora un paio di respiri profondi e poi iniziò a dire "Dunque… Passa molto tempo a librarsi in aria dove bersaglia i nemici con palle di fuoco e fiammate, quando poi atterra minaccia con la coda e le fauci… È immune all'elemento fuoco, come lo erano i Golem Sparti… E quindi abbiamo pensato che, mentre è in aria, lo dovranno bersagliare i caster per poi assaltarlo con i vari combattenti nel momento stesso in cui atterrerà"
"Beh… Alla fine delle cose non mi sembra così improponibile" osservò Camilla con un leggero tremore nella voce.
"Invece di problemi ce ne sono parecchi" si intromise Alessandro "Per esempio è sempre difficile capire in quale punto atterrerà… e poi rimane fermo in cielo solo in un istante: quando si prepara a lanciare una palla di fuoco ma, nel momento in cui un caster prepara il suo incantesimo, se non è nella posizione adatta, rischia di venir colpito da quelle fiamme infernali!" e concluse la frase sbattendo con forza il boccale sul tavolo mettendo in quel gesto tutta la forza che avrebbe messo in un colpo diretto a quella dannata viverna.
Nicolò si era finalmente messo a sedere e continuava a ripensare a quell'essere: doveva esserci un punto debole nel suo agire, un momento in cui poterlo colpire… Ma allo stesso tempo si affollavano nella sua mente congetture riguardo gli Antichi o Arconti che sia. Il bardo iniziò a contare numeri ipotetici facendo rimbalzare il pollice sulle altre dita, facendogli fare spoletta dall'indice al mignolo e viceversa, teneva la mano vicino al cuore, chissà perché, il rumore metallico che evocava l'Artiglio di Mneninn sembrava lentamente accordarsi al battito del suo cuore.
"Sta andando in trance" sussurrò Lorenzo all'orecchio di Camilla.
"Raramente l'ho visto così agitato" rispose lei "Credi che sia a causa della boss-fight?"
"No, no" disse subito il monaco scansando quell'equivoco "Temo che sia per tutto quello che sta succedendo… Molti giocatori stanno perdendo la speranza… La prima linea si va assottigliando giorno dopo giorno e, anche Linton, non gli deve dare poche preoccupazioni…"
"C'è un dubbio che non riesco a togliermi dalla testa" sembrò deviare dal discorso la maga "Se Linton dovesse abbandonare il suo ruolo di generale… La prima linea come farebbe ad andare avanti?"
"Credo che sia lo stesso dubbio che la mente di Nicolò continua a scansare…" rispose Lorenzo con un sorriso amaro poi alzò il tono della voce per rivolgersi a tutta la gilda "Domani mattina sferreremo l'attacco a Godnig, così ha detto Linton, alle 10:00 ci ritroveremo con gli altri dove già ci siamo ritrovati oggi, dovremo essere ben equipaggiati e ben riforniti quindi è meglio prenderci il pomeriggio per prepararci" e, dicendo così, dopo aver salutato tutti, uscì dalla locanda dopo essersi aggiustato il Cappuccio del Cerbero sulla testa.
Alessandro si congedò e seguì l'amico mentre Camilla e Riccardo si diressero verso le loro camere. Nicolò invece rimase seduto al tavolo continuando quella sua conta eterna e senza un traguardo.

Godnig si stagliava contro il cielo con una fierezza antica e violenta, sbatteva le ali con un rofza tale da causare delle folate che potevano far perdere l'equilibri di alcuni giocatori; se quello non fosse stato un gioco mortale probabilmente i giocatori, in Godnig, avrebbero visto una creatura stupenda ed inquietante al tempo stesso ma, la paura, lo rendeva allora solo un mostro terrificante. Lo scontro imperversava già da qualche minuto e, sebbene la prima linea non fosse ancora riuscita ad arrecare alcun danno alla viverna, questa era riuscita a mettere in difficoltà un paio di giocatori che da subito avevano impegnato i tre chierici in una sessione di cure mirate. Godnig era una creatura veramente temibile e che sapeva infondere la paura nel cuore di chi lo fronteggiava. Ad un certo punto questi planò sfiorando l'arena formata dalle radici di pietra ed emise una fiammata che minacciò un'area piuttosto vasta. Fortunatamente l'arena era molto vasta e quindi nessuno ebbe particolari problemi a schivare quel soffio di fuoco. La viverna allora si poggiò a terra e iniziò ad attaccare con le fauci e la coda; in quello stesso momento la prima linea riuscì ad infliggere abbastanza danni da ridurre di 1/4 la prima delle 9 linee di vita del boss. La boss-fight proseguì in quel modo per oltre mezz'ora, i caster riuscivano a colpire il boss con le loro magie ma era particolarmente resistente mentre l'unico momento in cui si poteva puntare veramente ad infliggergli qualche danno era quando si poggiava a terra. Nonostante tutto la vita del boss era scesa fino alle ultime 3 barre di vita; alla prima linea ciò era però costato la ritirata di 5 uomini (tra cui Zarathustra). Ora i giocatori che si ostinavano a sostenere quello scontro erano solamente 18 e, come se ciò non bastasse, dopo aver prosciugato la 4a barra della vita del boss questi atterrò violentemente a terra facendo cedere parte dell'arena che si restrinse sensibilmente.
"Orpheus, Hamlaf!" urlò ad un tratto Alessandro "Venite qui!" 
I due ragazzi prima si scambiarono uno sguardo perplesso poi raggiunsero in fretta l'amico "Ho un piano!" disse lui.
La vita di Godnig era ancora a 2 barre e 3/4 quando Alessandro volle mettere in atto il suo piano. Aspettò che la viverna tornasse a poggiarsi a terra e, con l'aiuto di Lorenzo e Nicolò che contenevano i colpi grazie alla forza bruta e alla magia, riuscì a risalire lungo la schiena del boss dispensando un bel po' di danni. Quando poi Godnig tornò a volare il barbaro si aggrappò ad uno degli spuntoni che uscivano dalla schiena alla creatura.
"ALESSANDRO!" urlò terrorizza Camilla rivelando il vero nome del ragazzo a causa della preoccupazione. Eppure il piano sembrava funzionare; la vita del boss calava incessantemente e i giocatori a terra capirono che Gabèl stava continuando a colpire la viverna anche in aria ma, quando anche la penultima barra di vita venne esaurita dai colpi del barbaro, la viverna parve imbizzarrirsi e, a causa di uno scossone troppo violento, il barbaro perse la presa riuscendosi però a salvare aggrappandosi ad una zampa. I giocatori a terra si sentirono stringere il cuore guardando quel rocambolesco salvataggio ma, quando Godnig fu quasi al limite dell'arena, Alessandro perse la presa e iniziò a cadere al di fuori dell'area formata dalle radici di pietra, stava cadendo verso la base dell'albero. Il tempo parve fermarsi qualche istante, la stretta al cuore si fece più incessante, più violenta; un urlo si strozzò in gola a Camilla mentre le lacrime iniziavano a farsi largo sul viso; Riccardo e Lorenzo urlando provarono a raggiungere l'estremità dell'arena pre provare a salvare l'amico ma se lo videro cadere davanti come un sogno infranto. In quello stesso momento Nicolò iniziò a correre come un forsennato e a sua volta si lanciò giù dall'arena. Impossibile descrivere i sentimenti che quel gesto destò nei cuori di tutti i giocatori che seguivano l'azione. Fu uno sbarrarsi di occhi, uno spalancarsi di bocche che non erano più in grado di emettere un suono ma la boss-fight non era finita. Mentre i giocatori sembravano distrutti a causa di quella doppia perdita Godnig caricò una palla di fuoco; erano tutti inermi, sarebbero stati tutti spazzati via da quell'attacco se non fosse stato per Lorenzo che, con in volto riflessa tutta l'incazzatura per quella perdita, tirò un pugno micidiale alla palla di fuoco facendola tornare al mittente proteggendo gli altri ma perdendo più di metà HP. Godnig subì un danno ingente nonostante fosse resistente al fuoco e, In quello stesso momento, alle spalle del monaco, un corvo più grande di un uomo si stagliò contro il cielo mentre, tra gli artigli, stringeva Alessandro. Il volatile dalle piume nere si avventò verso la viverna e, quando furono alla giusta distanza, sganciò il barbaro che riuscì a caricare un fendente verticale poderoso che fracassò la testa del boss prosciugandogli anche l'ultima barra di vita. Godnig ricadde sulle radici dell'albero di pietra e, con un debole ruggito, affermò la sua morte. Alessandro stava ricadendo male al suolo quando il grande corvo lo riprese al volo e lo poggiò sull'arena delicatamente per poi atterrare a sua volta. Nessuno seppe cosa dire finché la schermata di "Boss Sconfitto" non apparve davanti a tutti i giocatori. Un lieve boato di vittoria risuonò verso il cielo ma molti rimasero in silenzio; poi, all'improvviso un nuovo tremore percorse tutto l'albero che iniziò a sgretolarsi sotto ai piedi dei giocatori e loro vennero teletrasportati ai piedi dello stesso. L'albero in pietra pian piano appassiva in una polvere che si disfaceva al vento finché, di esso, non rimase che un cratere nel suolo che subito venne riempito da quella sabbia grigia in cui si era disfatto. Il sole tornò ad illuminare tutto il paese di Asildrygg così come le lacrime di Camilla per la morte di Nicolò; anche Lorenzo e Riccardo erano palesemente scossi da quella perdita così come Linton e i suo colonnelli ma, la vera sorpresa, fu la lacrima che percorse il volto di Orias che stava stringendo tra le braccia un'Arcoas in balia del pianto.
"Perché piangete?" domandò Alessandro non capendo il perché di quel fiume di lacrime.
"SEI RINCOGLIONITO!?" Strillò Camilla "Nicolò è morto!" e così svelò anche il nome che si celava dietro ad Orpheus.
Alessandro scoppiò a ridere e si ritrovò fulminato dallo sguardo di tutti e, allora, un'espressione perplessa si fece largo sul suo volto "Quindi non l'ha fatto davanti a voi?"
"Fatto cosa?" domandò Lorenzo non capendo dove volesse arrivare a parare il barbaro.
"Ma scusate un attimo… Secondo voi che cos'è questo corvazzo qui?" chiese Alessandro indicando il grande corvo che si trovava ora alla sua sinistra.
"Beh… A dire il vero…" mugugnò confuso Riccardo.
"Vuoi dirmi che…" iniziò a dire Linton come chi aveva capito qualcosa che, però, ancora in parte sfuggiva all'intuizione.
In quello stesso momento il corvo venne avvolto da un fumo nero che lo nascose agli occhi di tutti e, quando il fumo si sollevò, dove prima c'era il grande corvo, tutti videro Nicolò palesemente affaticato che si reggeva alla falce poggiata al suolo "Scusate per avervi fatto preoccupare" disse allora il bardo con un filo di voce.
Il volto di tutti si riempì di stupore e gioia allo stesso tempo il nome di Orpheus risuonò dalle bocche di tutti i giocatori.
"Ma come hai fatto?!" domandò Linton mentre gli andava incontro insieme ai suoi compagni del bardo.
"Beh… Dovete sapere che da poco ho sbloccato il penultimo incantesimo di Darkness che si chiama "Grande Illusione"… Grazie a questo, a seconda del mio manna, posso trasformarmi in una determinata creatura per un determinato lasso di tempo… Tra l'altro, grazie all'Artiglio di Mneninn, posso scegliere tra diverse creature anche se, per alcune, non ho ancora abbastanza mana… Questa trasformazione però consuma tutto il mio mana e ne rallenta la rigenerazione una volta riacquistata la mia vera forma…" spiegò lui col fiatone "E al termine di tutto sono incredibilmente stanco…"
"E tu lo sapevi?" domandò Lorenzo rivolgendosi ad Alessandro.
Il barbaro annuì "Ha sbloccato quell'incantesimo durante una missione che stavamo svolgendo insieme e gli ho dato una mano a prendere confidenza con le varie forme che poteva assumere"
Camilla abbracciò in una volta sola i due ragazzi e li fece cadere a terra "Mi avete fatto piangere idioti" disse lei tra le lacrime.
"E tu ci farai piangere a breve se non allenti la presa" scherzò Alessandro.
"Credo di essermi rotto qualcosa… Aiuto…" continuò Nicolò.
Dopo qualche minuto di felicità Linton emise un paio di colpi di tosse per destare l'attenzione di tutti "Allora… Abbiamo finalmente sconfitto "Godnig, prole di un Antico" e, con ogni probabilità, l'accesso al nuovo piano avverrà attraverso il portale comparso al centro di questo cumulo di sabbia" e, dicendo così, il generale indicò un punto: pochi se ne erano accorti ma, proprio al centro di quel cumulo di sabbia grigia, dove un tempo sorgeva l'albero di pietra, era comparso un trilite "Ora come ora chi vuole venire verso il nuovo piano è libero di seguirci, se altri vogliono fermarsi sarete liberi di raggiungerci quando meglio credete" e così Linton e i suoi colonnelli, dopo aver salutato tutti, si diressero verso il nuovo piano.
La gilda Vitriol invece tornò alla locanda dove festeggiò la vittoria a colpi di canzoni e di cibo.
"Aspettate un attimo" disse Riccardo ad un tratto interrompendo il canto di "Ho visto un re" interpretato per l'occasione da Nicolò, Lorenzo e Alessandro "Ma, alla fine, il boss non ha droppato uno strumento?"
"Oh cazzo!" esclamò il barbaro uscendo dal ruolo di Cochi "Me ne sono completamente dimenticato!"
"Di che?" domandò Lorenzo/Renato.
"Ho dato io il colpo di gratia a Godnig e ho anche ottenuto lo strumento che ha droppato ma non ho ancora visto cos'è… Ho fatto caso solo alla sua classificazione come arma" spiegò.
"Il solito distratto" commentò un Jannacci che aveva le fattezze e la voce di Nicolò.
"Eccola qui!" disse il barbaro per poi sgranare gli occhi quando lesse il nome dell'arma.
"Cosa c'è Ale?" chiese Camilla mentre sorseggiava un bicchiere di vino.
"Si chiama "Ascia bipenne di Amon"…" si limitò a spiegare.
"Amon? Ma non è l'uomo che ha quella statua nel cimitero dove hai ucciso Cadil?" domandò il chierico palesemente confuso.
"Leggi la descrizione" propose il bardo fattosi serio in volto e il barbaro iniziò a leggere:
"Ascia bipenne di Amon.
Ascia bipenne appartenuta ad Amon, uno dei quattro difensori nei tempi antichi.
Quest'ascia è stata realizzata da Cadmo utilizzando come materiale un dente di Arconte e fu poi donata da lui ad Amon. 
Alla morte di Amon questi affidò l'ascia al figlio primogenito, valoroso guerriero, e gli chiese di tramandarla di padre in figlio come lui aveva fatto ma, un giorno, prima che il figlio di Amon potesse proseguire la discendenza venne ucciso durante una feroce battaglia. Fu allora deciso dalla moglie del giovane che venisse sepolto con l'arma, ma nessuno si poteva aspettare che una volta sepolta, l'ascia macchiata dal sangue di numerosi nemici, avrebbe fatto germogliare il grande albero di pietra.
L'arma è impregnata da una forza antica ed infligge danni da fuoco"
"Quindi quest'ascia è praticamente il seme dell'albero di pietra?" disse Camilla guardando il barbaro che si equipaggiava l'arma: l'ascia bipenne era praticamente alta come il barbaro, le due lame erano larghe circa 40 cm e si incontravano con il manico in osso in corrispondenza di un volto di drago realizzato con incredibile maestria, tutto ciò naturalmente era realizzato nello stesso materiale che formava l'armatura indosso ad Alessandro.
"Aspettate un attimo… Quindi Cadmo con i denti di un Arconte ha realizzato i Golem Sparti, l'Ascia bipenne di Amon e l'Armatura di Cadil?" domandò Lorenzo incuriosito.
"Penso proprio di sì" disse il barbaro mentre provava a muovere l'arma per capirne le potenzialità.
"Mmm… Strano… Tutto ciò che è legato in qualche modo a Cadmo e al suo Arconte è legato anche all'elemento fuoco" osservò Nicolò.
"Cosa intendi dire?" chiese Riccardo.
"Beh, se ci pensate, i Golem Sparti infliggevano danni da fuoco ed erano resistenti allo stesso, l'Armatura di Cadil offre eccellenti difese contro il fuoco, l'Ascia di Amon infligge danni da fuoco e Godnig, la viverna che risiedeva sull'albero nato da questa ascia, era resistente al fuoco e lo utilizzava…"
"Ora che ci penso hai ragione" ammise la maga "Potrebbe essere che Cadmo era un mago in grado di controllare il fuoco e ha infuso le sue creazioni con questo elemento" propose.
"Può essere…" pensò il bardo "Ma ora compaiono sulla scena anche i "Quattro difensori"…" 
I ragazzi si fermarono a riflettere su quelle nuove informazioni ma non riuscirono ad elaborare una teoria in grado di soddisfare tutti i dati in loro possesso. Venne la notte dagli occhi di stelle e donò una sonnolenta pace alla gilda Vitriol, tutti si ritirarono nelle loro stanze e Nicolò si accese una candela per scrivere qualcosa.
"Preoccupato?" domandò Lorenzo da sotto le coperte all'amico.
"Beh… Sono preoccupato per Linton…" ammise lui "Ci sta nascondendo qualcosa ma non capisco cosa…"
"Non ti preoccupare" mugugnò il barbaro rigirandosi nel letto "Sarà solo un po' tesa a causa delle sfide sempre più difficili che ci stiamo trovando davanti"
"Lo so ma c'è dell'altro… Ne sono sicuro" rispose Nicolò ma, a quella sua frase, fece eco solo il russare dell'amico. Il bardo allora sorrise, scrisse un ultimo verso e spense la candela per poi mettersi a dormire. Fu una notte senza sogni, una notte di nero e di oblii. Quel mondo si stava complicando considerevolmente… Chissà cosa sarebbe successo la mattina, e poi la mattina dopo e quella dopo ancora… Chissà cosa sarebbe successo di lì in avanti… Tutto era divenuto incertezza, tutto era diventato dubbio… Arconti, Difensori, epoche Antiche, l'Orchestra, e più vicino ancora i giocatori in difficoltà, i morti, i player killer, i compagni spariti… Troppe preoccupazioni… Basta… Silenzio… Chissà.
   
 
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