Anime & Manga > Ao no exorcist
Segui la storia  |       
Autore: MAFU    22/01/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP 37

 
“Lamia… Come va con Yukio?” Lilith strizzò lo straccio nel secchio per le pulizie. Alla fine delle lezioni, era arrivato il loro turno di sistemare una delle aule del corso speciale come ormai consuetudine. La donna non rispose avvicinandosi alla lavagna. “Ah… Mai stata più felice di lavare qualcosa.” Disse dando il colpo di grazia al sigillo di Shura, rimasto ancora in parte leggibile. “Lamia, ti ho fatto una domanda.” Lilith mollò lo straccio sedendosi sulla cattedra, “E Yukio ci ha detto che se non finivamo entro un’ora ci avrebbe fatto sistemare anche le altre aule.” “Da quando in qua segui gli ordini?” ma non ottenne risposta. “Tu piuttosto, hai sentito Mephisto?”, Lilith si rabbuiò abbassando la testa torva in volto stando zitta, “Ecco, non fare domande allora.” Sbuffò la sorella sistemando i gessetti al loro posto. “Non si è ancora fatto vivo.” La ragazza scese dalla cattedra con un saltello andando a sbirciare il suo cellulare. Non trovando nessun messaggio, sospirò sommessamente infilandolo di nuovo nella cartella. “Oh, non farci troppo caso. Sarà impegnato…” Lamia, vedendo che in qualche modo aveva fatto deprimere la sorella, fece spallucce lanciandole un sorrisetto beffardo. “Sarà…” Disse Lilith rimboccandosi le mani prendendo la scopa.  “Anche Yukio ultimamente non fa che correre di qua e di là.” Cominciò a spazzare senza guardare l’altra. “Avrà anche lui il suo da fare.” La donna fece finta di niente lavando lo straccio dandole le spalle. “Grazie per la collaborazione. Buona notte.” Yukio uscì sospirando dagli uffici dello sportello d’ascolto dell’accademia. Era da quando erano tornati da Kyoto che sembrava preso d’assalto dai civili. Aveva passato un altro pomeriggio a sentire le lamentele di tutti, in merito a presunte apparizioni di demoni in bagno o cortile, aveva persino ascoltato per telefono il racconto di una vittima del masho impaurita e dato quanti più consigli potesse dispensare. A quell’ora però non ne poteva più. Avendo finito il turno si sbrigò ad uscire da quel posto ben consapevole che la mattina dopo ci sarebbe ahimè dovuto tornare. Stava succedendo qualcosa in giro per il mondo che aveva mandato in frenesia sia persone che demoni. E il preside dal giorno prima era come sparito nel nulla. Aveva ricevuto semplici comunicazioni scritte e si chiedeva dove fosse finito Mephisto Pheles. “Yuki!” una voce lo chiamò da in fondo alle scale, “Shiemi… Che ci fai in giro a quest’ora? Sta per venire buio.” “Lo so, infatti stavo rientrando.” Le sorrise lei guardandolo scendere le scale, “Volevo solo sapere come stavi, è da un po’ che ti vedo nervoso…” guardò altrove porgendogli un fagottino, “Quindi ti ho portato delle erbe vitaminiche per tirarti un po’ su di spirito.” “Oh… Grazie.” Yukio prese il malloppo con un po’ di imbarazzo, “Ma non serve che ti preoccupi per me. Sto benissimo.” Mentiva, non stava affatto bene. Il dubbio che gli aveva insinuato Shura non faceva che attanagliarlo dal pomeriggio. Doveva fare quei controlli medici ma per farli non avrebbe dovuto vedere Lamia per un po’ e già sentiva gli effetti del battesimo. L’indomani sarebbero stati quattro giorni dal bacio. “Sei… Ecco, mio amico e voglio che tu sia felice.” “Te l’ho detto, non devi preoccuparti.” Si ripeté il ragazzo sfoggiando un sorriso pacato, “Sono solo molto preso dal lavoro, al call center sono come impazziti.” “Davvero? Che sta succedendo?” “Non lo so, ma ci sono sempre più casi di persone che cominciano a vedere demoni dal giorno alla notte… Comunque non devi pensarci. Sarà il periodo dell’anno.” Ipotizzò per non darle ulteriori pensieri, “Oh sì, forse hai ragione…” si grattò il mento lei convinta dalle sue parole, “Cerca di riguardarti però!” “Lo farò.” Yukio la congedò con un breve inchino senza smettere di sorridere. “Un momento…” tornò a voltarsi con calma, “Domani mattina la lezione di farmacologia anti demone sarà purtroppo soppressa, ci pensi tu ad avvertire i tuoi compagni di classe?” “Eh? Oh! Sissignore!” scattò sull’attenti Shiemi un po’ tremante dall’emozione. “Bene, grazie infinite.” La salutò infine senza più voltarsi.  
“Tu. Quando pensavi di dirmi che domani saresti stato assente?” “Si bussa.” Yukio si voltò verso Lamia che aveva fatto irruzione in camera sua e di Rin, intento a leggere un fumetto sul suo letto. L’altro era invece seduto alla scrivania con la luce puntata su una pila di documenti dello sportello d’ascolto. “Cosa!? Dove vai domani?” saltò su Rin mollando il fumetto, “Rin, non ti ci mettere anche tu.” Sospirò Yukio esasperato guardandolo sistemandosi gli occhiali, “Già. Mi è arrivato un sms da quella bambinetta di Shiemi, avresti potuto dirmelo dal momento che viviamo insieme.” Incrociò le braccia Lamia appoggiandosi alla parete, “Noi non viviamo assieme e tu non sei mia madre.” “Sei il mio partner ed io esigo sapere che cosa combinerai domani.” “Da quando in qua sei così possessiva?” “Da quando in qua sparisci senza lasciare traccia?” “Oh, potrei dire lo stesso del preside. Mi ha mollato all’ufficio dei rapporti col pubblico come se non avessi abbastanza incarichi tra l’insegnamento, mio fratello, te e tua sorella!” sbottò Yukio perdendo il suo contegno. Calò il gelo. “Ok… Io… Esco…” Rin si avviò lentamente verso l’uscio chiudendoselo alle spalle per dare loro un po’ di privacy. “Senti…” la voce di Yukio, più tranquillo ruppe di nuovo il silenzio, “Ho già abbastanza pensieri per la testa senza di te che ti comporti come una moglie gelosa. Per favore, lasciami lavorare.” “Hai detto moglie?” Lamia strabuzzò gli occhi di stucco, “So quello che ho detto e non approfittartene! Non ti sposerei mai. Dimenticatelo.” Yukio le dette le spalle col volto contorto in un ringhio. “Ho fame.” Rispose allora Lamia con la stessa freddezza, “Vai a farti un panino.” “Fammelo tu.” “No.” “Ok.” La donna uscì dalla camera sbattendo la porta con violenza. Yukio rimasto a fissare i fogli davanti al suo naso aveva la testa completamente annebbiata. Ma stringendo i pugni contò fino a dieci tornando a respirare normalmente. “L…Lamia!” la chiamò Rin vedendosela passare accanto a larghe falcate, parecchio minacciosa. “Togliti.” Rispose lei con gli occhi di fuoco. “Ok ok va bene!” balbettò lui alzando le mani innocente. “Ah…” si allargò il colletto della maglia, “Non oso rientrare in stanza…” sospirò sconsolato guardando la porta alle sue spalle con un lamento strozzato. Lamia varcò la soglia della cucina con una tempesta dentro al corpo. Oltrepassò la linea di confine posta da Yukio il giorno delle pulizie e andò ad aprire il frigo con uno scatto. Era nella zona vietata. Ma non le importava un fico secco. “E panino sia.” Ringhiò prendendo del prosciutto a caso, della marmellata, un uovo e quanto riuscì a trovare di commestibile. Lanciò tutto sul tavolo al buio combinando un macello. Trovò delle fette di pane in dispensa e compose il suo sandwich in silenzio, lasciandosi sfuggire di tanto in tanto dei gorgoglii d’odio. “Fanculo!” strillò prendendo in mano la sua creazione addentandola con forza. Lacrimando per lo schifo, però, lo finì fino all’ultimo morso e lasciando tutto in disordine tornò a salire nella sua stanza. “L…Lamia?” Lilith si voltò vedendola entrare di umore nerissimo. “Hai… parlato con Yu…” “SÌ!” strillò l’altra lanciando le scarpe contro al muro con tutta la potenza che aveva in corpo. “Ok…” Lilith tornò ad immergere il naso nel libro che stava leggendo seduta sul letto. “Ma… Hai mangiato del …Cibo vero?” la ragazza si rese conto della maglia di lamia ricoperta di briciole e salse miste. “Che sfrontato!” La succube, ignorandola, cominciò a camminare avanti e indietro per la camera liberandosi la coda ora tutta arruffata dalla rabbia. “Non mi sono mai sentita tanto incazzata!” ringhiò fissando un punto vuoto mentre camminava impetuosa. “Non sei mia moglie… Bla bla!” sputacchiò, “Non ti interessa dove vado, BLA BLA!” imitò Yukio incollandosi gli occhiali agli occhi per somigliargli, “Sono la sua partner e sta cominciando a ribellarmisi!” si fermò al centro della stanza guardando finalmente Lilith, infossatasi nelle spalle di fronte alla sua manifestazione d’ira. “Mi… Fai paura.” Sussurrò con solo gli occhi che sbucavano dal libro. “Oh, a lui invece parrebbe di no!” spalancò le braccia Lamia col fiatone. “Per prima cosa… Siediti.” Provò a farla ragionare la piccola, “Come vuoi, padrona.” La canzonò l’altra col suo solito sarcasmo sedendosi sgarbatamente sulla sedia della scrivania, “Quindi?” incrociò le braccia sbuffando. “Ti stai comportando in modo strano.” Le disse allora la sorella senza mollare il libro, “Togliti quel diamine di libro dalla faccia che non sento!” “Ho detto che ti comporti in modo strano!” la ragazza se lo abbassò sollo il mento un po’ riluttante. “Come se non avessi il diritto d’incazzarmi!” la succube la guardò spalancando la bocca irritata, “No, non è questo…” Lilith si sedette più composta appoggiandosi con le spalle contro la spalliera del letto, “Sembri quasi tu la vittima del battesimo e non lui…” quell’osservazione di Lilith la fece capitolare. “Che?” la rabbia scomparve dal suo volto lasciandola di sasso. “D’accordo che le succubi diventano protettive nei confronti dei loro partner ma arrivare al punto di arrabbiarsi se qualcosa viene loro taciuto… Insomma… Di solito la nostra specie è molto vivi e lascia vivere, non so se mi spiego. L’importante dovrebbe essere cibarsi, senza altro di mezzo.”. Lamia la fissò inerme socchiudendo la bocca. “Oh no.” Disse poi sbattendo le palpebre. “Non dirmelo.” Si coprì la bocca con le mani. “Che succede?” Lilith si allarmò scattando sull’attenti, “No no no no no no no no no…” “Lamia?” “NO!” “LAMIA!?” “L’IMPRNTING MALEDIZIONE! L’IMPRINTING CON UNO STUPIDO UMANO!” “Oh.” Rimasero a fissarsi entrambe con gli occhi a palla. “Credi che…” “Riesce a ribellarsi al mio battesimo perché ho avuto l’imprinting con lui. Lo sto lasciando inconsapevolmente sempre più libero perché annebbiata da questa cosa ASSURDA  E INUTILE CHE È L’IMPRINTING.” Sussurrò la succube senza fiato, “Io… Ho avuto l’imprinting con un essere umano. Non ci credo.” Si prese la testa tra le mani senza parole. “Ahahah Impossibile!” per la prima volta fu il turno di Lilith di scoppiare a ridere, “Guai a te se lo dici ad anima viva! È un disonore per una succube legarsi in questo modo a un mortale!” “Tu che crei legami con qualcuno!” continuò a ridere la piccola spanciandosi, “Senti tu, non dovresti parlare.” “Che?” “Quanto sei scema… Non riesci proprio a vedere al di là del tuo naso.” La guardò Lamia incrociando le braccia, “In ogni caso, non dirglielo per nessun motivo. È pur sempre una lama a doppio taglio.”.
“Che… è successo qua sotto?” La mattina seguente, Rin si trovò al cospetto del macello lasciato da Lamia in cucina. “Oh no… non di nuovo.” Yukio entrò nella mensa notando l’assenza dei vassoi per la colazione e Rin in piedi di fronte a quello scempio. Poi si ricordò della litigata con Lamia e capì tutto. “Quell’idiota…” sbuffò avvicinandosi al fratello. “Dici a me?” “No… Ieri visto che Lamia aveva fame le ho detto per scherzare di andare a farsi un panino ma lei deve avermi preso sul serio…” “Che!? Ma sei impazzito? Ti sei forse dimenticato che cosa ha combinato Ukobach l’ultima volta!?” “Sh… Non urlare.” Lo zittì il fratello. Strinse le labbra cercando di mantenere la calma. “Credi che Mephisto tornerà a…” “Ragazzi… Che succede?” “Ne parliamo più tardi.” Sibilò Yukio all’orecchio di Rin voltandosi verso Lilith, comparsa sulla soglia. Il suo stomaco brontolante parlò da solo. “Dov’è la colazione?” la ragazza si guardò attorno spaesata. “Oggi non c’è. Devo andare a lavoro.” Le rispose Yukio superandola e uscendo prima che potesse arrivare Lamia. Della donna però non c’era la minima traccia. “Eheheh… Lilith…” Rin la guardò ridacchiando imbarazzato, “Che sta succedendo?” chiese allora lei avvicinandosi di qualche passo, “Ah! Che confusione!” si tappò la bocca di fronte al macello di avanzi sparsi per tutto il cucinotto e al loro odore nauseante. “Che volete? Avevo fame.” Lamia varcò finalmente la soglia con i suoi soliti modi incuranti. Non vedendo Yukio però si fece meno sbruffona. “Ecco… fareste meglio ad andare… Ci penso io qui…” sorrise imbarazzato Rin, “Perché?” “Su, su… Andate…” il ragazzo molto in imbarazzo le spinse fuori dalla cucina ridendo nervosamente. “Bah, che modi!” mise il broncio la più piccola imbracciando la sua cartella, “Dai Lamia, andiamo!” disse alla donna che la seguì in silenzio. Yukio era appena arrivato in ufficio e con molta rassegnazione si era seduto alla scrivania rispondendo alla prima telefonata in arrivo. Il risolvere problemi altrui era un’ottima distrazione dal suo subbuglio interiore. La litigata con Lamia aveva in un certo senso aggravato i sintomi del suo bacio, rendendola un pensiero fisso nella sua testa. “Buon giorno, Sono Yukio Okumura, esorcista di prima categoria intermedia come posso aiutarla?” dall’altra parte della cornetta rispose la voce gracchiante di una vecchia che cominciò a raccontargli vita morte e miracoli della sua misera vita prima di arrivare al sodo della questione. Perdendo il filo del discorso, il poveretto staccò un attimo l’orecchio dalla cornetta per gemere disperato. Approfittando della mattinata libera, Lilith e Lamia erano andate a fare colazione alla mensa della scuola con tutta calma. O per lo meno Lilith era l’unica beneficiaria della cosa. “Con il gruzzoletto messo da parte finalmente mi sono potuta permettere una colazione da regina!” rise entusiasta ammirando il suo cibo, “Bah…” cacciò fuori la lingua Lamia evitando di guardarla. Si erano sedute a uno dei tavoli laccati dell’interno dell’enorme salone adibito per la consumazione dei pasti e si stavano godendo tutta l’atmosfera lussuosa che me derivava. Enormi finestroni mosaicati proiettavano una cristallina luce variopinta su ogni superficie mentre dall’alto i grandi candelabri rischiaravano di un velato strato dorato il soffitto.  “Senti…” ad un certo punto, la donna tornò a posare gli occhi sulla ragazzina intenta a mangiare, “Dimmi…” rispose lei mandando giù il boccone, “Vado a farmi un giro.” “Eh? Perché?” “Perché mi sto annoiando a morte a vederti mangiare, ecco perché.” si alzò flemmatica la succube sotto gli occhi allibiti della sorella, “Fa come ti pare, ti aspetto qui.” La ragazza bevve un sorso di tè mettendo il broncio. Lamia si allontanò velocemente lasciando Lilith sola al tavolo dandole le spalle. Uscì in giardino e prese una bella boccata d’aria, poi stiracchiandosi riprese a camminare spedita guardandosi attorno freneticamente. Sperava di incontrare Yukio per caso ma non lo vedeva da nessuna parte. Poi di colpo arrestò il passo. “Devo smetterla.” Si dette uno schiaffo da sola facendo voltare parecchie teste. “Hey voi! Che avete da guardare!?” ringhiò ai curiosi che tornarono alle loro mansioni. Infine facendo lunghi respiri ritrovò il suo equilibrio sentendosi molto meglio. Senza farlo apposta sollevò gli occhi sulla parte più alta dell’accademia e alzò un sopracciglio recuperando la sua espressione strafottente. “Toc Toc, non ho voglia di bussare sul serio.” Lamia aprì la porta dello studio di Mephisto senza invito. Ma dentro non c’era nessuno. “Che diamine..?” rimase basita davanti a quel deserto di silenzio. “Oh, ma guarda… Mi assento dieci minuti dal mio ufficio e già si riempie di randagi.” Mephisto comparve alle sue spalle entrando dalla porta, “Ah, ah, ah… Faresti meglio a non essere così spavaldo. Dove ti eri cacciato in sti giorni?” La donna incrociò le braccia osservandolo fermarsi impettito accanto al divano, “Coraggio non fissarmi lì impalata, accomodati.” Le indicò la poltrona con molta eleganza. “Te la stai forse facendo sotto dopo l’altro giorno visto che non ti sei fatto più vivo?” Lamia non si mosse di un metro squadrandolo da capo a piedi, “Come? Io?” l’uomo s’indicò il petto sorpreso, “Già, immagino che sia perché non sai che giustificazione dare a mia sorella.” “Al contrario... Ho solo avuto parecchio da fare.” Rispose lui sedendosi a gambe accavallate guardandola fisso. “E poi l’attesa aumenta il piacere.” “Lo sai vero che quando dici queste cose sei inquietante?”, lui non rispose sogghignando. “Avanti, perché non mi dici qual buon vento ti porta qui?” accavallò le gambe nell’altro verso battendo i polpastrelli gli uni contro gli altri, “No… Parliamo ancora un po’ di mia sorella.” “Ohh… Così è per questo che sei venuta.” “Non proprio.” “E allora per cosa?” “Non fare i tuoi giochetti con me, lo sai che non funzionano.” Al che Mephisto sospirò abbassando la guardia. “Siediti, di grazia. Mi stai facendo venire il torcicollo.” Disse infine seccato. Lamia allora si avvicino studiandolo con circospezione sedendosi sul divano di fronte a lui. “Dì la verità… È stata un’idea tua la faccenda della mela? Lo sai meglio di me che Eva non è da prendere sotto gamba. Bada a ciò che fai o finirai per pentirtene.” non perse poi tempo andando dritta al punto. “No madame, non è stata una mia idea. Amaimon ha esagerato e ho provveduto ad allontanarlo per l’ennesima volta. Per quanto riguarda Eva, lo so bene…” “Splendido. Se è vero.” La donna assottigliò lo sguardo sospettosa, “Hai altre domande? Sai, avrei da fare…” “Mi chiedo che cosa tu abbia di tanto importante da sbrigare per non avere nemmeno il tempo di venire a darci spiegazioni.” “Quanto la fai lunga… Rilassati un po’ signorinella.” Allargò le braccia sornione, “Goditi il tuo soggiorno su Assiah come farebbe ogni demone. Poi per discutere di certi argomenti ci vogliono luogo e tempo adatto.” Aggiunse ammiccando. “Oh, ma è quello che sto facendo.” Rispose lei incrociando le braccia. “Qui l’unica in ansia è proprio Lilith e penso tu sappia benissimo il perché.” “Posso immaginarlo, ma le ho dato la mia più completa fedeltà.” “Per quanto tu mantenga le promesse date.” “Su questo non ci sono dubbi, io se fossi in te mi preoccuperei di più del tuo umano, se così possiamo chiamarlo.”, Lamia sussultò presa in contro piede ma si ricompose immediatamente dietro quella sua maschera da sfottò. “Sono affari miei, pizzetto.” “E come mi comporto con Lilith è affar mio or dunque.” “Non proprio dal momento che è mia sorella.”, piombò un silenzio tombale colmato dai loro sguardi elettrici. “Dimmi tesoro, sei in vena di litigare?” “All’inizio non lo ero ma dal momento che sembra che tu ti stia approfittando di me e Lilith per qualcosa di losco, mi stai facendo innervosire.” Confessò la succube arricciando il naso, “Dovremmo essere tutti sulla stessa barca.” “E lo siamo mia cara, lo siamo eccome.” Disse Mephisto guardandola di sottecchi, “A dirla tutta vi sto aiutando.” “Vedo vedo, a mia sorella serviva proprio un bagno, cominciava a puzzare.” Lo stuzzicò Lamia facendogli alzare un sopracciglio. “Fidati di me. E per quanto riguarda la cara Lilith sono davvero spiacente per l’accaduto e solo gli dei sanno quanto fremo per rivederla. Ma ahimè ho davvero avuto da fare, non è una banale scusa per mancare alle mie responsabilità, credimi.” “Come vuoi.” Lamia si alzò in piedi sistemandosi la gonna, “A questo proposito ti pregherei di mandarle le mie più sincere scuse. Dille che mi farò vivo quanto prima.”, “Roger. Ci si vede.” Lamia lo guardò senza espressione dandogli poi le spalle per avviarsi verso la porta, “Sai com’è, certe questioni è meglio affrontarle faccia a faccia piuttosto che per messaggio.” Sogghignò l’uomo e il suo telefono prese a squillare. Lamia si voltò sulla soglia a guardarlo rispondere, “Oh, pardon.” Disse lui estraendo il cellulare dalla tasca, “Come vedi, il lavoro mi chiama.” Strizzò l’occhio “Proooonto, parla Mephisto Pheles!” squittì portandosi la cornetta all’orecchio e la donna ne approfittò per uscire. “Per risolvere il suo problema, tutto ciò che deve fare è versare l’acqua santa nello scarico e pulire bene il gabinetto. Se dovesse ripresentarsi il disagio, torni pure da noi.” Yukio sfoggiò il suo sorrisone tranquillo e radioso a una signora giunta di persona all’ufficio per l’assistenza al pubblico. “Oh, ma che gentile, grazie!” la donna se ne andò soddisfatta del servizio con la boccetta datale dal ragazzo. Lui la guardò uscire spedita e una volta solo poté tornare a rilassare il volto. “Che fatica.” Sospirò massaggiandosi il collo. Era quasi ora di pranzo e non aveva ancora fatto una pausa. Sfiorandosi il punto in cui di solito Lamia lo mordeva, sentì che i solchi erano più lievi e quasi del tutto scomparsi. “Devo assolutamente andare a fare l’esame medico…” pensò deglutendo rumorosamente all’idea. La scrupolosità dei medici lo rendevano un obbligo irrimandabile ma avrebbe aspettato ancora un giorno, tempo che i morsi sparissero totalmente. Mentre era assorto nei suoi pensieri, la suoneria del suo cellulare lo fece balzare e rispose con rapidità esemplare, per via della cosiddetta deformazione professionale. “Pronto, parla Okumura.” “Professor Okumura, sarai impegnatissimo eh?” la voce di Mephisto risuonò dall’altro capo del telefono. “Lord Pheles… Finalmente.” Rispose Yukio meravigliato da quella chiamata, “Mi dica…” aggiunse facendosi serio, “Innanzitutto, mi dispiace per averti sommerso di incarichi, ma so che un ragazzo abile come te non avrà problemi a portare a termine ogni compito assegnato!” squittì ilare il preside lusingandolo, “E a proposito di incarichi avrei proprio bisogno di un altro paio di favori…” “Signore… Io…” “Oh, sapevo che saresti stato entusiasta!” Mephisto non lo fece nemmeno finire di parlare interrompendolo con la sua voce appositamente in finto falsetto, “Ma non temere, sono cose in fondo a tuo favore. In qualità di direttore ti ordino di tornare subito a fare lezione, agli uffici possono andare altri tuoi colleghi esorcisti. Non sei contento? Si tratta già di un lavoro in meno!” Yukio sgranò gli occhi piacevolmente sorpreso “Altra cosa…” Mephisto abbandonò quel suo tono giocherellone per farsi serio, “Avrei bisogno che facessi una certa cosa per me quando sarà il momento…”.
“Una convocazione notturna, quale gioia.” Sbadigliò Shima camminando al fianco di Koneko intento a guardare dove metteva i piedi. Giunsero sul luogo richiesto in perfetto orario. Yukio era in piedi sulla terrazza adibita a osservatorio divenuta punto d’incontro simbolico per la squadra. Sul posto erano già arrivati Rin, Kamiki, Suguro e Tanaka. “Buonasera…” li salutò Yukio sorridendo sommessamente, “Vediamo… Chi manca…” “Yukio sono qui!” Shiemi arrivò correndo e dietro di lei, Lilith e Lamia avanzavano con tutta calma. “Eccolo lì.” Sibilò la donna cercando di dissimulare le sue emozioni al che la sorella la guardò mordendosi un labbro. “Ci siamo tutti.” Yukio ignorò con maestria le succubi guardando tutti fuorché loro. “Perdonatemi per aver annullato la lezioni di stamattina ma vi annuncio con gioia che abbiamo ricevuto un incarico direttamente dalla presidenza questa sera.” Disse pacato. Lilith sbattè rapidamente le palpebre alla parola presidenza e guardò Lamia con la coda dell’occhio. La donna non si mosse di una virgola. “La questione consiste nel risolvere il primo dei sette misteri di questa accademia.” “Sette misteri?” Kamiki socchiuse la bocca sorpresa, “Figata!” disse Shima dimenticandosi della stanchezza. “Era necessario venire qui alle undici di sera?” si stiracchiò Rin con le occhiaie. “Seguitemi.” Lo ignorò Yukio cominciando a camminare lungo la passerella verso una sorta di ponte costruito in maniera del tutto simile a un acquedotto romano. “Misteri dell’accademia, eh?” Lamia guardò Lilith alzando le sopracciglia mentre si accodavano alla fila indiana restando per ultime. Kamiki questa volta sembrava badasse ai fatti propri, e anzi non le aveva guardate nemmeno di striscio. “Almeno oggi Izumo ci ignora…” disse Lilith rilassata, “Comunque sono curiosa…” disse stringendosi nelle spalle. “Allora, qualcuno conosce questi misteri di cui vi ho accennato?” Yukio si fermò in un punto in cui era ben visibile quel bizzarro ponte, mantenendo le distanze, “Oh sì, le ragazze ne vanno matte.” Annuì Shima, dimostratosi già entusiasta in merito, “In effetti ne ho sentito molto parlare…” disse Koneko sbucando davanti a lui, “Bene, tra poco combatteremo con uno dei demoni che sta alla base di questi misteri.” Disse Yukio porgendo loro dei fogli, “Su questa lista sono elencati tutti quanti e in che cosa consistono. Sono creature notturne e mi è stato ordinato di lasciarli risolvere a voi.”, i ragazzi si distribuirono le fotocopie in silenzio. “In ordine questi sono: Una donna vestita in Kimono bianco che si aggira di notte per l’accademia, Durante la notte la statua di Lord Pheles si muove, Mayuko il fantasma notturno del bagno del dormitorio femminile, Nella gallerie del liceo un ritratto riflette se stessi da morti quando lo si guarda, Di notte corre un tram senza conducente, Di notte nel laboratorio di chimica del liceo compare una stanza delle meraviglie e ultimo… Una villa a cui non si riesce assolutamente ad arrivare.” Yukio elencò uno ad uno i misteri soffermandosi con lo sguardo sull’ultimo parendo pensieroso. Quando il foglietto capitò per le mani di Lilith, questa la iniziò a leggere accigliata. “Una donna vestita in Kimono bianco che si aggira di notte per l’accademia?” lesse ad alta voce il primo mistero e tutti riuscirono a sentirla. “Esatto. Oggi ci occuperemo proprio di questo.” Disse Yukio sistemandosi gli occhiali. Evitò lo sguardo penetrante di Lamia con una perfetta faccia da poker. La donna dal canto suo stava anche lei cercando di ignorarlo, con scarsi esiti. “Le informazioni che abbiamo su questo fantasma sono che è vestito con un Kimono cerimoniale bianco, pare sia una donna e segua gli uomini che si accorgono di lei. In più se ci sono presenze femminili non compare.” Il professore continuò a parlare per tenere il cervello impegnato, “Ma bene, quindi noi che serviamo?” Incrociò le braccia Lamia stizzita. Le altre tre ragazze la guardarono un po’ sorprese, “Già…” disse Lilith turbata. “Ma è ovvio, no? Starete a guardare!” rise Rin sollevando il pollice. Ma lo sguardo inceneritore di Kamiki gli spense l’entusiasmo. “Non c’è altra scelta.” Disse Suguro guardando le compagne, “Eccolo!” D un tratto, Koneko strillando richiamò la loro attenzione indicando un puntino bianco comparso sul ciglio del ponte in lontananza. “Perfetto, ricordate ciò che ci siamo detti e andate.” Yukio si fece serio guardando il fantasma. “Bah. Io me ne vado.” Disse Lamia girando i tacchi. “A… Aspetta.” Lilith le andò dietro non sapendo che fare. Le succubi si lasciarono i compagni alle spalle abbandonando il campo sotto lo sguardo freddo di Yukio. “Arriva il direttore della sezione Giapponese, Lord Pheles!” In quell’esatto lasso di tempo, Mephisto attraversando un passaggio dimensionale era giunto sul luogo del Gate Artificiale convocato da Angel in persona. “Uhm… Che nostalgia il profumo della campagna di Gehenna…” commentò fiutando l’aria, “Certo che è successa proprio una cosetta incredibile, eh?” domandò poi retorico al Paladin andandogli in contro. L’uomo lo stava aspettando con la Calibur piantata nel terreno, al suo fianco il fido Lightning sorrideva come suo solito. Angel però sembrava distratto dai commenti di stupore degli altri esorcisti abbagliati dall’apparizione del demone ormai divenuto una leggenda nell’ordine dei cavalieri della vera croce. In pochi avevano avuto l’onore di vederlo dal vivo. Al che, l’uomo sembrò non essersi nemmeno accorto del repentino avvicinarsi di Mephisto evitando addirittura di guardarlo. “Che c’è?” domandò allora Lord Pheles con un mezzo ghigno, “Non ci faccia caso, è imbarazzato.” Disse Lightning allegro riferendosi al suo capo, “Non sono imbarazzato!” sbottò allora il Paladin rivolgendo finalmente lo sguardo al nuovo arrivato incenerendolo. “Sei sempre il solito, Angel… Non capisci gli scherzi.” “Allora, puoi risolvere il problema?” l’altro senza ulteriore indugio, cambiò rapido argomento incrociando le braccia. Alle loro spalle si stagliava ciò che rimaneva del laboratorio abbandonato, “Sono dolente di dirvi questo dopo che vi siete presi il disturbo di chiamarmi ma… Non sono in grado di chiudere una porta di Gehenna una volta che è stata aperta.” “Che cosa!?” Angel sbiancò, “La porta diventerà sempre più grande fino a inglobare tutta Assiah… Poco a poco” “Spero tu stia scherzando.” “Purtroppo no. Tutto ciò che posso fare è fermare il tempo attorno ad essa per rallentarla.” Mephisto si avvicinò al laboratorio dando le spalle a Angel e gli altri esorcisti grattandosi il pizzetto. “L’inevitabilità di questa catastrofe è ormai chiara.” Mormorò a se stesso osservando la scia di Coal tar disperdersi nel cielo, “Eva sta per risorgere ma non mi farò cogliere impreparato”. 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: MAFU