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Autore: Sacchan_    23/01/2017    1 recensioni
La Crypton High Institute altri non era che una normale scuola ad indirizzo superiore del circondario.
Come tutte offriva ai suoi studenti la possibilità di aderire a un club scolastico; la mia scelta fu chiara e scontata fin dall'inizio: atletica leggera e il perché era presto detto.
Semplicemente, amavo correre. Da quando ero bambina non facevo altro, correvo e basta. Trovavo impagabile la sensazione che mi dava sentire il cuore che accelerava contro la cassa toracica e il fiato diventare sempre più pesante mentre le gambe si muovevano alla massima velocità. Tuttavia, da circa un anno, avevo abbandonato la corsa ed ero tornata a riprenderla in mano soltanto nell'ultimo periodo, quando poi Rin mi aveva convinto ad aderire al club.
Liberamente ispirata alla Akatsuki Arrival del duetto MikuLuka, partecipa al contest "Autunno, stagione di sport e di amori sotto caduche foglie."
Genere: Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Luka Megurine, Miku Hatsune
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché guardi il cielo...
...con occhi tanto tristi?

Indugiai sulla sua figura che scivolava giù per la collina, divenendo un'ombra nera e sfumata.
Guardai i palmi delle mie mani, per poi stringerli, rivolti sempre verso di me. Avevo avvertito tanto calore in quella stretta, eppure Miku appariva così triste, mentre mi pregava di stringere quella promessa.
Perché lo era? Mi si strinse il cuore nel saperlo: non eravamo diventate sincere l'una con l'altra? Mi stava nascondendo qualcosa? Se sì, che cosa?
Desideravo scoprirlo.
Improvvisamente sentii i miei occhi farsi caldi e umidi; portai due dita sotto uno di questi: stavo piangendo?
Non ne capivo il motivo, pensai, mentre alzai lo sguardo al cielo: le prime stelle della sera erano venute fuori.
I Giochi Autunnali erano una competizione sportiva a cui i membri di vari club di diverse scuole potevano partecipare: essi segnavano l'inizio della stagione agonistica e la richiesta di partecipazione poteva essere preventivamente fatta tramite la compilazione di un modulo apposta. Poiché l'atletica è uno sport prettamente individuale ritrovarsi a competere contro un compagno della stessa scuola non era affatto raro, ed era questo ciò a cui io smaniavo: competere contro Miku, non importava in cosa.
"Ricordatevi di segnare sia il vostro nome sia la nostra scuola, ma anche la disciplina sportiva in cui volete impegnarvi." spiegò Meiko. "Inutile che vi dica che per partecipare sono richiesti specifici parametri da rispettare, vero? Ok, chi ha già compilato può darmi il foglio."
Mi alzai prima degli altri.
"Che fulmine!" commentò, scherzosamente, Miku.
"Ne dubitavi?" le feci l'occhiolino.
Mi avvicinai a Meiko, porgendole la scheda; quando lei la prese, per metterla in mezzo agli altri, mi guardò inclinando il viso.
"Ultimamente non ti stai dedicando molto a migliorare i tuoi salti in alto, lo sai che correre non è la sola cosa che si fa in questo club?"
Ops...
"L'aiuterò io!" esclamò Rin, prendendomi di sprovvista alle spalle. "Va bene, vero Meiko?"
La vidi annuire, ma io cercai immediatamente Miku con lo sguardo: la osservai in disparte, mentre guardava un punto lontano; chissà se aveva già consegnato il suo modulo.
"Dai, andiamo!" Rin mi spinse verso la zona adibita ai salti in alto. Non ero per niente entusiasta della cosa, avrei preferito dedicare il mio tempo ad allenarmi a correre.
"Ultimamente passi più tempo con Miku che con me." si lamentò lei, al mio fianco, mettendo su quell'adorabile broncio che incantava tutti.
"Perché mi sta aiutando a migliorare i miei tempi nella corsa." mi giustificai.
"Non è solo questo..." Rin abbassò gli occhi, in cerca delle parole giuste. "Ho come l'impressione che la sua presenza sia diventata qualcosa di essenziale per te, e la sua mancanza possa impedire alle tue potenzialità di esprimersi. Ricordi come eri prima di entrare nel club? Avevi perso interesse nel correre, c'è voluto molto tempo e insistenza prima che tu acconsentissi. Ma ora, guardati! La tua voglia di correre esplode ogni giorno sempre più. Sono contenta della cosa."
Riflettei sulle sue parole: era vero che ultimamente davo molto più me stessa, rispetto al passato. Indubbiamente era merito di Miku, chissà che cosa aveva acceso.
"Forse è questo che ti mancava: qualcuno con cui rivaleggiare."
Mi ero gettata a capofitto negli allenamenti, migliorando i miei tempi anche solo di pochi millesimi di secondo, che in una corsa significano tanto.
Lo facevo per la promessa? Quella di vincere contro Miku? Chissà, forse.
I miei sentimenti non erano chiari nemmeno a me. Ancora non comprendevo nemmeno perché il vederla così triste e amareggiata mi aveva scosso così tanto.
Come immaginai non diedi il meglio di me ad allenarmi nei salti in alto: perseveravo a riflettere e riflettere: davvero la presenza di Miku mi stimolava talmente tanto? Il mio desiderio di poter emergere si era accostato per raggiungere colei che deteneva il record più alto di tutte noi? Più ci riflettevo e più non capivo.
Qualcuno mi afferrò la mano.
"Che fai qui impalata? Gli altri se ne sono andati tutti, no?"
Mi girai verso Miku, stringendo di più la sua presa e trascinandola altrove; lontano da tutta la massa di compagni che si apprestava a raggiungere le docce per poi tornare a casa.
Non m’importava  trovare la risposta.
"Vieni! Dobbiamo allenarci!" la trascinai con me dalla parte opposta del campo, Miku non oppose resistenza alla mia euforia.
Da tempo avevamo preso ad allenarci da sole, anche solo per passare del tempo insieme,
 che entrambe prendevamo seriamente, nella costante ricerca di rivaleggiare l'una sull'altra.
"Tieni la schiena più dritta!" mi corresse Miku, poggiando un palmo della sua mano sotto il mio petto e l'altro fra le mie scapole, facendo pressione per costringermi ad assumere una posizione eretta. "Hai questa brutta abitudine di chinarti in avanti, così sprechi più fiato."
Eseguii l'ordine a comando: Miku mi lasciò andare e io ripresi a correre.
"Agita di più le braccia!" feci come detto, mentre completavo i miei giri del campo.
Ci fermammo una decina di minuti per far riposare i nostri muscoli facendo dello stretching. Le giornate iniziavano ad accorciarsi e le prime foglie stavano assumendo i colori dell'autunno: presto ci saremmo dovute salutare.
"Che ne dici di una piccola gara prima di andarcene?" mi propose Miku, dopo aver bevuto tutta l'acqua dalla sua bottiglietta.
"E come facciamo?" le risposi, ancora presa dai miei esercizi. "Non abbiamo qualcuno che ci dia il segnale." Se ne erano andati via tutti, persino quelli del terzo anno.
Miku si picchiettò pensierosa, poi ebbe un'idea e indicò il campanile che svettava in lontananza, oltre l'edificio della nostra scuola.
"Fra poco scatterà la nuova ora! Useremo i rintocchi della campana, che ne pensi?"
Mi trattenni dal ridere: un'idea simile poteva venire solo a lei.
Ci posizionammo sulla linea di partenza, inginocchiandoci e restando in attesa: il primo rintocco della campana contraddistinse il primo segnale, al secondo ci mettemmo in attesa, al terzo entrambe iniziammo a correre.
Lasciammo che le nostre ginocchia si flettessero sul terreno, che i muscoli ci tirassero le membra, che l'aria della sera ci sferzasse il volto; l'arrivo era la fine della pista da corsa.
"La vittoria è mia!" esultò Miku, saltando oltre la linea di arrivo; il pugno svettava in alto, contro il cielo, ancora una volta non ero riuscita a batterla, per quanto ero miracolosamente stata in grado di starle dietro.
"Già." mugolai, passandomi l'avambraccio sulla fronte e strisciando via il sudore.
La mia espressione doveva essere molto amareggiata in quel momento.
"Non fare quella faccia!" mi consolò lei, sorridendomi. "Ci sarà un giorno in cui sarai tu a battermi e io non vedo l'ora che arrivi."
Le nostre giornate continuavano così: ci allenavamo in segreto, mentre l'arrivo dei Giochi Autunnali si faceva sempre più prominente.
Stranamente Miku non ne parlava mai, al contrario di me che non aspettavo altro.


Altre settimane scivolarono via; ormai i viali alberati che conducevano fino alla Crypton erano tempestati da una marea di fogliame rosso e giallo che si spostava ad ogni soffio di vento.
Quel giorno sarebbe stato importante per il nostro club, perché finalmente uscirono i nominativi di coloro che i Giochi Autunnali avevano selezionato, oltre al calendario delle varie gare. Non aspettavo altro di poter sapere in quale prima gara avrei potuto fronteggiare Miku; mi ero allenata apposta solo ed esclusivamente per questo, si poteva dire.
Tuttavia una secchiata d'acqua fredda mi colpii addosso quando, scrutando l'annuncio in questione, vidi che il nominativo di Hatsune Miku non vi era scritto.
Come era possibile che lei, la prima del nostro club, non fosse stata selezionata? Ci doveva essere un errore, per forza. Quel giorno Miku non si era nemmeno presentata. Qualcosa simile all'ansia prese a far battere il mio cuore ancora più forte. Sembrò che Meiko stessa se ne fosse accorta visto come mi si avvicinò domandandomi cosa non andasse.
"Non capisco perché il nome di Miku non è scritto qui..." le risposi a bassa voce e Meiko prese ad accarezzarsi una ciocca di capelli castani.
"Quindi Miku non ti ha detto niente, eh?"
"Cosa?"
Meiko poggiò una sua mano su una mia spalla, stringendomela appena.
"Luka." mi chiamò. "Miku non ha mai consegnato l'adesione a partecipare ai Giochi Autunnali. Pensavo che te l'avesse detto."
Qualcosa mi crollò addosso: una serie di sentimenti contrastanti che non riuscivo bene a comprendere. Quel pomeriggio non mi curai affatto di dare il meglio di me durante gli allenamenti, qualcosa mi bloccava oppure c'era qualcosa di cui non mi importava.
Miku non era lì, e io non avevo motivazione per dover dare il meglio, come di consueto.
"Vedrai che c'è una spiegazione dietro tutto questo..." mi disse Rin, in un vano tentativo di tirarmi su di morale.
Se c'era una spiegazione io davvero non la vedevo, non la capivo affatto.
Al termine degli allenamenti aspettai, come al solito, che Miku mi raggiungesse, ma non arrivò.
La attesi fino a quando arrivò l'orario di chiusura dei cancelli e solo allora intuii che era del tutto inutile restare ad aspettarla: Miku non sarebbe più arrivata.
Mi allacciai la zip della mia felpa fino al collo e raccattai il mio borsone da terra; avvilita uscii dal campo sportivo e in quel momento la vidi: Miku, dall'altra parte della strada, fasciata da un abitino verde acqua e dai suoi immancabili codini. Aveva il viso sciupato e spento, me ne accorsi appena la raggiunsi e fui abbastanza vicina a lei.
"Perché?" le domandai direttamente. " Oggi non sei venuta né agli allenamenti, né a scuola. Non sei nemmeno presente ai Giochi Autunnali, perché?" ero ferita. Sì, dovevo esserlo. Ci eravamo scambiate delle tacite promesse, promesse che potevano avverarsi soltanto se anche Miku avesse partecipato, ma ora tutte queste andavano sgretolandosi ferendo i miei sentimenti.
"Perché non rispondi?" le domandai ancora, incitandola a spezzare il suo silenzio.
"Mi trasferirò a breve, raggiungerò la mia famiglia." rispose a capo chino. "Me ne andrò via da questa città, perciò non avevo motivi per dover partecipare."
Qualcosa mi cadde addosso, qualcosa di simile a un secchio d'acqua congelata.
"Vieni, facciamo una passeggiata." si limitò a dire, dandomi le spalle. Lentamente iniziò ad avviarsi verso un parco lì vicino e io la seguii, silenziosa e desolata. Mi fermai solo quando anche lei si fermò.
Nessuna delle due disse nulla all'inizio, ce ne stavamo ferme lì: io ad osservare la sua schiena e lei a guardare il terreno.
D'un tratto inclinò il viso in alto, restando immobile a guardare il blu della volta notturna.
"Mi è sempre piaciuto guardare il cielo della notte." si sforzò di dire. "Attraversalo e sarai premiato con l'arrivo dell'alba, diceva mio fratello."
"Tuo fratello?"
Miku si chinò sulle ginocchia, giocherellando con qualche stelo d'erba.
"Se ne è andato un anno fa, qualche giorno dopo la corsa campestre." mi confidò, rendendo quel ricordo la cosa più ovvia del mondo.
Le parole mi si mozzarono in gola, non sapevo cosa dire.
"Mi dispiace." le risposi abbassando lo sguardo. Non era il tipo di situazione dove potevo avere la risposta pronta.
"Lui... entrava e usciva dall'ospedale continuamente." strappò qualche filo dal terreno. "Ma poi c'è stato un giorno che le sue condizioni si sono aggravate: è entrato in coma e poi..." non terminò la frase, non c'era bisogno. "Il giorno in cui entrò in coma era lo stesso giorno della nostra gara campestre." soffiò via i fili d'erba rimasti incastrati fra le dita. "E io sai che cosa feci? Mi arrabbiai con lui perché non aveva rispettato la promessa di venirmi a vedere alla gara. Si può essere più egoisti di così, Luka?"
Allungai la mano verso di lei; non riuscivo a vederle gli occhi, nascosti dalla frangetta, ma il tono di voce era chiaro: stava piangendo e io volevo assolutamente toccarla e confortarla.
Prima di poterlo fare si rialzò in piedi e io ritirai la mano.
"Che cosa stai cercando di dirmi, Miku?"
Un leggero venticello le fece muovere i codini, arruffandole i capelli.
"Semplicemente che esistono promesse che non possono essere mantenute, Luka. Mikuo non ha potuto mantenere la promessa fatta a me e ora io rompo quella fatta a te." sollevò le palpebre, fissando le mie. "Dai il meglio di te e dimenticati di me."
Un rumore si sollevò in aria: il mio palmo si era avventato verso il suo viso, schiaffeggiandola e facendola indietreggiare di qualche passo. Anche io feci lo stesso, tenendomi la mano con cui l'avevo colpita al petto quasi fossi stata io quella offesa.
"Dimenticarti di te?" le ringhiai contro. "Se pensi questo perché ti sei data tanto da fare per farci vincere alla staffetta? Perché hai voluto a tutti i costi mantenere quella promessa?" strinsi forte i pugni. "Non hai ancora capito che nessuna potrà prendere il tuo posto?" gridai.
Miku mi osservò attonita, reggendosi ancora la guancia colpita con la mano.
"Ma se è questo ciò che vuoi..." strinsi forte la mia felpa, proprio all'altezza del petto. "Allora, va bene! Io continuerò a correre, con o senza di te!"
Le diedi le spalle, scappando via e uscendo da quel parco.
A casa abbracciai il cuscino in lacrime e quella notte non chiusi occhio.
L'alba era effettivamente arrivata ma a che prezzo?


Note d'Autrice:
Perché guardi il cielo con occhi tanto tristi?: è una frase presa direttamente dalla canzone Akatsuki Arrival di Miku&Luka.
Attraversalo e sarai premiato con l'arrivo dell'alba: Uno dei significati (?) presenti sempre nella stessa canzone, più precisamente nella seconda parte.
Non hai ancora capito che nessuna potrà prendere il tuo posto?: ho rielaborato la frase nessuna prenderà il tuo posto nel mio cuore. 

   
 
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