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Autore: Ninphadora_Clover83    25/01/2017    1 recensioni
[La sposa normanna]
'La principessa Costanza d'Altavilla e il conte Ruggero d'Aiello si stavano riposando dalle fatiche della corte, crogiolandosi beatamente nel calore della terra siciliana.
Il giovane conte, si mise seduto sul prato, facendo leva con i gomiti e prese ad osservare i lineamenti e l'aspetto della bella principessa normanna, di cui lui era segretamente innamorato da quando erano bambini.'
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Spes ultima dea, amors mei.
Ruggero.”
Oramai nella testa dell’imperatrice di Svevia, Costanza d’Altavilla, quelle poche parole erano marchiate a fuoco. Ma non solo lei conosceva il ciò che era scritto su quel frammento di pergamena.
 
Enrico passeggiava nervosamente nelle sue stanze, avanti e indietro come una ronda. Quelle parole erano conficcate nel suo cranio, in ogni parte della sua mente e le sentiva urlate fino a fargli venire il mal di testa.
Chi era quel Ruggero? Chi era quel pazzo che osava corteggiare la regina?
Il giovane imperatore era a conoscenza del fatto che Costanza fosse amata in ogni parte del suo regno: dalle donne più povere alle grandi duchesse, dai servi e gli schiavi ai principi dei piccoli territori sul Po. Quel Ruggero poteva essere solo un nobile. I nobili potevano conoscere il latino e sapevano scrivere. non poteva più sopportare quel supplizio, doveva sapere assolutamente la verità.
Una servetta stava camminando velocemente lungo il corridoio marmoreo. Enrico la fermò.
“Serva, vieni qui.”, disse con voce gelida il giovane re. La servetta, impaurita da quel tono, si avvicinò e si inchinò timidamente.
“Comandatemi, vostra altezza…”
“tra cinque minuti la regina Costanza deve essere nelle mie stanze. Non vorrei essere nei tuoi stracci se ciò non dovesse accadere.”
La servetta rabbrividì di terrore e corse via, verso le stanze della regina.
Avrebbe scoperto la verità.
 
Costanza era sdraiata sul letto a baldacchino che leggeva un libro sulla matematica, pensando agli arabi che, nella sua reggia di Cefalù, le avevano insegnato per anni ogni mistero che i numeri nascondevano.
Il suo vestito, rosso e molto semplice, ricadeva pigramente sui lati del letto senza modificare troppo le increspature delle coperte.
“Mia regina, vostra altezza!”, annaspò la servetta mandata da Enrico entrando improvvisamente nella stanza della donna.
“Mia signora, vostro marito, il re, vuole parlarvi, tra cinque minuti!”, disse la giovane poverella tra un sospiro e l’altro.
Costanza sospirò e si alzò dal letto. Soccorse con grazia la serva affaticata facendole bere un po’ del suo infuso agli agrumi per tranquillizzarla e, dopo aver indossato la corona, si incamminò verso le stanze di suo marito.
 
“Mia signora”, disse Enrico vedendo entrare la sposa. “Ti aspettavo, per fortuna sei venuta subito.”
“Mio dolce sposo, spero che nessuna preoccupazione grevi sulle tue spalle. Mi sembrate molto stanco.”
“Ti ho chiamato per esporti un dubbio, mia sposa e vorrei la massima sincerità.”
Costanza sapeva che Enrico aveva scoperto il messaggio di Ruggero, ma nonostante il rischio così alto doveva mentire. Doveva.
“Ho trovato nelle tue stanze questo biglietto. Conosci il mittente?”
Menti, si ricordò Costanza.
“Mio signore, non ho mai conosciuto in vita mia un uomo con codesto nome”, rispose la donna con convinzione.
“Non mi avete portato subito a conoscenza, però, del fatto che tu abbia ricevuto questo biglietto.”
Costanza concentrò il suo punto di forza nella sua eloquenza e le venne in mente una bugia perfetta.
“Inizialmente non pensavo che qualcuno mia avesse mai mandato un biglietto, pensavo fosse di una delle mie ancelle che ha lasciato  il suo innamorato a corte in Sicilia. Lui conosce il latino, è un amministratore. Non mi sono mai posta il dubbio sul fatto che potesse essere per me.”
Perfetto.
Enrico guardò la donna con i suoi occhi acuminati come spilli. La regina portava uno sguardo forte, lo sguardo di un vero Altavilla, che lo disarmò della sua sicurezza per un istante.
“Mia regina perdonami, sono stato sciocco. Vi prego di non serbarmi rancore.”
“no, mio signore, non lo farei mai.”
Costanza si sentì in colpa, ma doveva a tutti i costi difendere Ruggero dalla furia barbara del suo regale sposo.
 
‘Ruggero sei salvo ma dobbiamo fare attenzione. Abbiamo corso un rischio troppo grave, non possiamo continuare con i messaggi, ma scriviamoci solo per lettera. Almeno finchè sono sicura che le nostre lettere arrivino sigillate’, lesse Ruggero nell’ultima lettera inviatogli dalla sua amata.
Come poteva fare? Come poteva resistere?
Spes ultima dea, si ripetè in un sospiro al vento.  
   
 
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