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Autore: MAFU    26/01/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 38

“Professore, qui le cose si stanno mettendo male!” la voce di Shima destò Yukio dai suoi pensieri e il ragazzo voltandosi di scatto vide che il fantasma della presunta donna defunta non era altri che il fantasma di un travestito “Sei forse tu la mia anima gemella!? Baciami!” la bizzarra voce di quest’ultimo echeggiò nell’aria facendo rabbrividire il poveretto in fuga. “Buon Dio…” il ragazzo sistemandosi gli occhiali sgranò gli occhi davanti a quello spettacolo. Lo spettro aveva preso a seguire il povero Shima gridandogli di donargli il suo cuore e Rin stava cercando di restare serio nonostante sembrasse starsi per pisciare addosso dal ridere. “PROFESSORE!” Renzou gridò con più forza correndo con tutte le sue forze. Ryuji e Koneko erano attoniti mentre sia Shiemi che Izumo sembravano parecchio sconcertate. “Non so te ma io non li sto invidiando per niente…” disse la seconda alzando un sopracciglio. “Shima, fermati subito e fatti baciare!” Yukio riuscì finalmente a gridare mantenendo tutto il suo autocontrollo. “Che cosa!?” lo studente divenne paonazzo scossando il capo freneticamente, “È forse impazzito!?” “Nient’affatto! I fantasmi si esorcizzano risolvendo i loro rimpianti, te lo voglio ricordare!” “Ma certo… Il rimpianto di questo potrebbe essere non aver mai trovato la sua anima gemella…” Koneko si battè il pugno sulla mano, “Pensi che baciarlo potrebbe sistemare le cose?” Ryuji lo guardò stando in guardia. “Sì, potrebbe.” “Neanche morto!” Shima sfrecciò loro davanti strillando come una ragazzina impaurita. L’unico che ancora non aveva mosso un dito era il marionettista Tanaka, rimasto immobile da Yukio e le ragazze. “Non ce la faccio più.” Disse ad un certo punto muovendo la sua marionetta flemmatico e lentamente prese ad avvicinarsi al fantasma. “E questo che vuole fare?” Ryuji corrucciò le sopracciglia vedendolo intromettersi. “Non impicciatevi.” Rispose l’altro facendogli digrignare i denti per l’affronto, poi con un gesto fluido e una formula evocò un burattino dalle sembianze di sposo grandezza 1:1 parandolo tra lo spettro e il povero Shima allo stremo delle forze. Il fantasma sbattendo contro l’ostacolo e rendendosi conto di cosa fosse cominciò a piangere commosso abbracciandolo mentre Renzou si catapultò a terra spompato. “Grazie Buddha…” biascicò con la faccia incollata al pavimento lacrimando di gioia. Lo spettro alle sue spalle sbaciucchiandosi il manichino aveva già cominciato a svanire per la felicità degli altri studenti e non appena scomparve del tutto poterono tirare un sospiro di sollievo. “E anche questa è andata…” sospirò Yukio rilassando i nervi. “Ma come… Tutta questa fatica per mettersi la cravatta e voi avete già finito?” la voce seccata di Lamia ruppe il silenzio facendo voltare i presenti verso lei e la sorelle, ricomparse sulla soglia del terrazzone vestite di tutto punto come dei damerini impettiti. Avevano persino indossato delle parrucche e sembravano in tutto e per tutto dei ragazzi. “Lilith!? Lamia!?” Rin spalancò la bocca incredulo, “Ditemi che quelli non sono i completi eleganti mio e di mio fratello.” Disse Yukio esasperato ma le succubi non risposero mettendosi in mostra. “Lamia!? Dove sono le tet…” Shima ruotò il capo senza alzarsi da terra restando di stucco mentre nessun altro osò commentare. “Allora, nemmeno un applauso?” incrociò le braccia Lamia, “E per cosa? Non avete fatto niente.” Kamiki la squadrò da capo a piedi, “Da che pulpito.” La stuzzicò la donna facendole rimangiare la frase, “Almeno noi ci abbiamo provato.” Girò i tacchi facendo per scostarsi i capelli non trovando che il vuoto, “Ah già…” si tastò la parrucca indossata alla meglio ammutolendo. “Siamo arrivate tardi… Fa niente.” Lilith fece spallucce e senza incrociare lo sguardo dei suoi compagni si defilò nuovamente dietro a Lamia. “Che novità è mai questa?” Ryuji si sporse verso i suoi amici guardando le due tornare da dove erano venute, “Le sorelle Evangeline che collaborano a una missione?” “Già… Effettivamente non le avevo mai viste nemmeno provarci… Neanche a Kyoto…” disse Koneko rimuginando ma Yukio non poté che intervenire, “Non ci pensate e apprezzate il tentativo. Per quanto riguarda voi, ottimo lavoro.” Disse segnando qualcosa sulla sua agenda, “Ah, per cortesia, qualcuno stacchi Shima dal pavimento, ci serve vivo.”. “Lamia… Ancora non mi hai detto perché ti è saltato in mente di travestirci…” Lilith si tolse la parrucca titubante sulla via del ritorno allo studentato rigirandosela tra le mani, dove fossero riuscite a trovarle era un mistero, “Ovvio, no?” “No…” “Volevo dimostrare a tutti che sono mozzafiato anche vestita da uomo.” Le fece l’occhiolino e la sorella sospirò seccata, “Dì la verità, volevi attirare l’attenzione di Yukio.” Ma Lamia non l’ascoltò minimamente, “Un po’ devo dire che ti invidio, per te è stato facile sembrare maschio… Piatta come sei...” Ridacchiò la donna schernendola e Lilith gonfiò le guance buttando via la parrucca in un raptus muto.
“Sechs, Fünf, vier, drei, zwei… Eins… Null.” In quello stesso instante, Mephisto in piedi su una sorta di orologio gigante sospeso nel cielo sopra al Gate artificiale pronunciò un conto alla rovescia culminandolo con uno schiocco di dita e un ordine perentorio: “Fermati tempo.”. In men che non si dica, una barriera comparve sotto i suoi piedi avvolgendo tutto il territorio inglobato dalla porta dell’inferno arrestandovi il tempo al suo interno. Quando toccò di nuovo terra planando col suo bizzarro ombrello, fu accolto da un sommesso coro di stupore e dallo sguardo inceneritore di Angel. “Ho creato una barriera magica attorno alla porta fermando il tempo in quella zona circoscritta.” Annunciò ai presenti Mephisto pavoneggiandosi, “In questo modo riusciremo a rallentare l’ingrandimento del Gate.” Aggiunse ricomponendosi sotto lo sguardo vigile del Paladin e il suo fido braccio destro Ruin, “Tuttavia non sono in grado di fermare il tempo per sempre.” “E per quanto?” “Credo quattro o cinque mesi.” Rispose all’esorcista reggendosi al manico del suo ombrello, “Oltretutto temo che i numerosi incidenti che stanno avvenendo in giro per il mondo siano causati proprio da questo spiraglio aperto su Gehenna. Posso solo dirvi che se dovesse ingrandirsi la situazione non potrà che peggiorare.” “Dobbiamo assolutamente capire chi c’è dietro tutto questo.” Una delle voci dei Grigori provenne da un portatile aperto in braccio a uno degli esorcisti, “Ancora con questa storia?” Ruin Rite s’intromise nel discorso fischiettando, “Esiste una sola organizzazione in grado di avere conoscenze scientifiche e soldi necessari alla costruzione di un’opera tanto massiccia e complessa…”, Angel gli rivolse uno sguardo attonito, mentre Mephisto non disse beo guardando l’orizzonte pensieroso, “Sto parlando degli illuminati, la società di Venere.”.
“Aprite.” La voce secca di Yukio buttò giù dal letto Lilith che tra un colpo e l’altro dell’incessante bussare del ragazzo, riuscì a raggiungere la porta della loro stanza e ad aprirla. Spettinata e in pigiama se lo trovò davanti già lavato e vestito ma di umore più che discutibile. “Yu…Yukio?” si sforzò di tenere gli occhi aperti, “Che ore sono?” “Mattino.” “Cioè?” “È presto!” rantolò Lamia con la faccia sotto il cuscino. Yukio la ignorò sapientemente senza staccare gli occhi da Lilith, “Che succede?” chiese allora la piccola arricciando il naso, “Vogliamo parlare dello spettacolino di ieri notte?” “No!” gli rispose nuovamente Lamia mugugnando. “Ecco… Perché?” “Ah… Lasciamo stare, ormai non avrebbe neppure senso discuterne.” Sospirò Yukio rassegnandosi, “Sono venuto solo a riprendermi i vestiti.” “Oh.” Lilith fece un passo indietro lasciandolo accomodare. Lamia gli dette le spalle rigirandosi tra le coperte e lui con nonchalance raccolse gli abiti accartocciati dal pavimento. “Tanto per inciso, quando prendete le cose in prestito siete pregate di trattarle bene e… Restituircele.” Disse guardando male Lilith che deglutì guardando altrove. “Bene. Buona giornata.” Yukio senza ulteriori moine si fiondò in corridoio sbattendosi la porta alle spalle. In quel momento Lamia tirò fuori la testa dalle coperte mordendosi un labbro, “Ho fame.” Disse mettendo il broncio. Non passò molto prima che ormai sveglie, si decidessero a scendere in cucina. Lilith senza essersi minimamente pettinata camminava davanti a Lamia ancora un po’ nel mondo dei sogni, intenta a pulirsi un orecchio con un mignolo. “Lamia da quant’è che non mordi Yukio?” “Boh…” “Sei di molte parole…” ma l’unica risposta della sorella fu il suo pulirsi il dito sulla sua spalla “Che schifo, Lamia!” strillò Lilith facendo echeggiare la sua voce per tutto il corridoio. Dalla cucina proveniva uno strano odore di cibo come se qualcuno stesse cucinando carne condita con petrolio. Le ragazze arricciarono il naso girando l’angolo e più si avvicinavano alla mensa e più l’odore si faceva intenso. Finché non notarono la coda di Rin fare capolino dallo stipite della porta. “Non di nuovo…” lo sentirono lamentarsi nel pieno dello sconforto. “Rin?” mormorò Lilith accodandosi a lui ma essendo molto più alto non riuscì a vedere che stesse succedendo. Lamia invece aveva alzato un sopracciglio riuscendo a scorgere la fonte dei suoi turbamenti. “Oh oh oh, buon giorno!” la voce che provenne dai fornelli rese tutto molto più chiaro all’altra che sgranando gli occhi ne riconobbe all’istante il proprietario. Trattenne il fiato mentre Lamia spintonando Rin mise piede per seconda in cucina fermandosi a fissare inorridita Mephisto in tenuta da massaia col grembiule e il cappello da cuoco intento a mescolare una brodaglia dai dubbi colori in un pentolone enorme. “Ma che sorpresa, non pensavo che anche tu facessi colazione al mattino!” commentò l’uomo vedendola di striscio, “E benvenuto Rin caro!” cinguettò tutto contento cominciando a fare le porzioni. “Dov’è mio fratello?” il ragazzo era sbiancato, “Orsù non fare complimenti e serviti pure.” “No grazie.” Rispose il ragazzo rabbrividendo, “Non ci cascherò di nuovo.” “Oh… Ma come, e io che mi sono impegnato tanto!” Mephisto si voltò deluso dal suo atteggiamento schivo e Lamia aveva le lacrime agli occhi un po’ per il puzzo e un po’ per la fragorosa risata che stava trattenendo. Mephisto era ridicolo. “Avanti, accomodatevi, non state lì impalati!” agitò il mestolo e Lamia non ce la fece più, “Ma come cavolo ti sei conciato!” lo additò starnazzando “Lilith, ti prego vieni a vederlo!” strillò e il demone strabuzzò gli occhi, “Lilith è qui?” disse serrando la bocca, “E certo ciccio, dimentichi che ci hai sbattute qua dentro entrambe?” “Oh oh oh ma chi pensava che faceste colazione tutti insieme…” l’altro si tappò la bocca con una mano restando un po’ sulle spine. Mentre la stanza veniva invasa dagli schiamazzi, Lilith immobile dietro lo stipite si era come pietrificata. Mephisto era lì dopo giorni di completo silenzio. Mentre era indecisa sul da farsi, Yukio le sfilò accanto flemmatico per poi arrestarsi di colpo vedendo il preside alle prese con la colazione. “Lord Pheles…” disse abbassando il tablet che stava reggendo tra le mani, “Professor Okumura, buon giorno! Caffè?” ma Yukio lo fulminò con lo sguardo, “Andiamo, ti ho già detto che mi dispiace per essere sparito nel nulla!” ridacchiò Mephisto prendendo la caffettiera, “Anzi, ieri al telefono potevi dirlo subito che Ukobach ha di nuovo fatto le bizze… Invece di farmi scomodare di persona.” Si voltò verso di lui con una bella tazza piena fumante. “Non berlo…” gli bisbigliò Rin all’orecchio e il fratello non mosse un muscolo. “Già. A proposito di questo come dobbiamo comportarci?” “Bella domanda, chi è stato a farlo arrabbiare?” a quella questione, Lilith mise piede in cucina a capo chino e fermandosi accanto a Lamia ancora con la ridarella, alzò gli occhi su Mephisto immobilizzandosi. Il demone stiracchiò il volto in un sorrisone oltremodo colpevole e posando la tazza sul piano di lavoro tentò di sembrare completamente padrone di se stesso: “Buon giorno, Lilith cara.” Disse guardandola fisso. La ragazza immobile si stava massacrando un labbro coi denti ma non per rabbia, bensì per il disagio. “Hai fame?” le chiese quasi in falsetto e lei si avvicinò a larghe falcate al cucinotto a pugni serrati. “Oh. Calma, posso spiegare!” l’uomo alzò le mani in alto arrendevole e la ragazza si fermò a un metro da lui. Lamia aveva smesso di ridere e fischiettando si era seduta a tavola godendosi la scena col mento tra i palmi delle mani e un sorrisetto beffardo. Mephisto notando la sua faccia da schiaffi si leccò il labbro inferiore impassibile. “Devo andare.” Esordì Yukio nel silenzio facendo retrofronte e la succube lo guardò con la coda dell’occhio andarsene senza che nessuno fiatasse. “Che fine avevi fatto?” domandò infine Lilith a Mephisto guardandolo dritto negli occhi un pelo irritata. “Mi aspettavo per lo meno un messaggio con dei chiarimenti, insomma! Possibile che per giorni non ti fai sentire e poi di punto in bianco ti trovo a fare la perfetta casalinga nel mio dormitorio!?” sbottò impuntando i piedi. Rin non sapendo che fare in quella situazione si era seduto di fianco a Lamia a guardare gli sviluppi pregando affinché alla fine non dovesse mangiare niente di quello che Mephisto aveva preparato. “Ecco… Ne sono veramente affranto, ti scongiuro di credermi… Ma ho dovuto lavorare incessantemente.” L’uomo chinò il capo melodrammatico come suo solito ma Lilith non abboccando lo guardò seria incrociando le braccia. “Lo giuro e spergiuro, fanciulla. Poi ero convinto che Lamia ti avesse portato le mie scuse.” A quelle parole entrambe le succubi sussultarono. La più piccola si voltò di scatto verso la maggiore che con gli occhi a palla aveva distolto lo sguardo rivolgendolo al vuoto sudando freddo. “Lamia?” disse interrogativa la ragazza confusa più che mai, “Vi siete incontrati in questi giorni?” guardò prima l’uno poi l’altro senza sapere dove fermare lo sguardo e mentre la piccola non le prestava attenzione, la donna fece un gesto molto chiaro a Mephisto mimando con un pollice l’azione del tagliare la testa passandoselo in silenzio sulla gola. Il demone alzò un sopracciglio per nulla intimidito ma poi realizzò che il vero pericolo poteva essere la rabbia di Lilith quindi si spicciò a prendere la tazza di caffè che aveva offerto a Yukio riciclandola per la ragazza, “Ecco qui, prendi questo come ulteriori scuse!” le disse recuperando quel suo ghigno che destabilizzò la ragazza rimasta a fissare il liquido scuro traballare davanti al suo naso. “Ci sono delle mele per caso qua dentro?” fiutò il contenuto guardando Mephisto sospettosa ma lui tramutando il ghigno in un sorriso teso scossò la testa lievemente buttando l’occhio a Rin in ascolto.  “Ok…” Lilith allora prese la tazza e lentamente gli dette le spalle andando a sedersi a tavola di fronte al ragazzo. Mephisto sembrò rilassare i muscoli e lesto riprese a spadellare l’amorevole pasto che aveva preparato per loro. Lilith in silenzio lanciò un’occhiata a Lamia che ricambiò il suo sguardo facendo la gnorri per poi rivolgerlo a Mephisto di schiena avvicinando con garbo le labbra al bordo della tazza di caffè. “Non lo bere. Non farlo.” Rin la fermò a metà strada teso come una corda di violino. “Perché?” la ragazza allora posò la tazza sconcertata e lui sottolineò il concetto scossando il capo, “L’ultima volta che ho assaggiato del cibo cucinato da quello…” accennò al cuoco improvvisato dietro al bancone, “Sono quasi passato a miglior vita.” Sussurrò tra i denti pallido più che mai. “Oh.” Lilith guardò titubante il caffè traballare alle vibrazioni della stanza e mordendosi un labbro non seppe come comportarsi. Lamia intanto vedendo Lilith tranquilla poté rilassarsi a sua volta. Anche se immaginava che non sarebbe finita lì. Si era genuinamente dimenticata di portarle il messaggio di Mephisto ma non le avrebbe mai creduto. Fece spallucce rassegnandosi alle botte che avrebbe ricevuto. Di nuovo. “Eccomi qua!” d’un tratto Lord Pheles comparve al tavolo con in mano un vassoio coi loro piatti colmi di minestra. “Oh no.” Rin si sentì percorrere da un brivido ma l’occhiataccia dell’uomo lo immobilizzò. Posando il vassoio sul tavolo, cominciò a distribuire pacatamente le scodelle e quando anche Lamia ne ricevette una alzò gli occhi sul demone sconcertata, “Pizzetto, lo sai benissimo che non mangio cibo umano.” “Sciocchezze, questo è una vera chicca! Assaggia.” lui le fece l’occhiolino saltellando di nuovo in cucina per riporre il portavivande. “Orsù, bon apetì!” cinguettò ilare ma nessuno sembrava avere appetito. Persino Lilith che di norma era ben disposta a provare nuovi sapori fissava il suo riflesso in quel liquido fucsia ribollente. Lamia fiutandone il pessimo odore arricciò il naso facendo per alzarsi disgustata ma Mephisto tornato da loro vigilava il tavolo con le mani dietro la schiena in attesa di commenti positivi sul suo cucinato. La succube sentendosi quello sguardo terrificante addosso tornò a sedersi afferrando il cucchiaio. “E va bene.” Digrignò i denti e tuffandocelo dentro ne prese una cucchiaiata. “Al mio tre.” Guardò gli altri ragazzi che titubanti la imitarono. “Uno…” cominciarono ad avvicinare il boccone fumante alle loro labbra, “Due…” toccarono il metallo incandescente trattenendo le lacrime, “Tre!” contemporaneamente si ficcarono il cucchiaio in bocca e dopo un attimo di silenzio lugubre ci furono le reazione più disparate. Sotto lo sguardo attento di Mephisto, Rin cominciò a tossire sentendosi come strangolare reclamando acqua, “CRISTO SANTISSIMO!” Lamia sputò tutto sul tavolo mentre Lilith diventata viola in volto cadde all’indietro collassando priva di sensi sulla sedia. Il preside attonito fissò i ragazzi con una faccia quasi mortificata. “Andiamo… non può essere tanto male…” Avvicinandosi al piatto abbandonato da Rin, corso al rubinetto, assaggiò un po’ della sua zuppa con un dito ma se ne pentì all’istante.
“Professor Okumura, lei è sano come un pesce.” “Eh? Davvero? Cioè… Bene.” Yukio seduto su uno sgabello davanti al medico dell’accademia si sistemò gli occhiali per poi abbottonarsi nuovamente la camicia dopo la visita. “Sì, i valori sono nella norma, non ha davvero niente che non vada. È libero di andare.” “Capito…” Yukio alzandosi un po’ confuso approfittò del fatto che il dottore gli stesse ora dando le spalle per toccarsi il collo. I fori erano scomparsi ma continuava a chiedersi come fosse possibile che fosse tutto nella norma. Le succubi non lasciavano un qualche tipo di liquido in circolazione dopo il morso? E quegli occhi demoniaci che avevano fatto la loro comparsa nello scontro con Todo che fine avevano fatto? Per la prima domanda ipotizzò immediatamente che i giorni di pausa che si era preso fossero stati sufficienti a sfuggire al primo problema mentre per il secondo non riusciva a darsi una spiegazione. Prendendo la fotocopia dei risultati datagli dall’uomo, la studiò con cura ma di fronte alla sua evidente sanità non poté che divenire ancora più dubbioso. La visita obbligatoria era andata ma non riusciva a gioire di questo. Rimettendosi l’uniforme da esorcista uscì dallo studio facendo un rapido inchino e salutando il medico uscì in corridoio chiudendosi la porta alle spalle con un sospiro.
“Rivoglio Ukobach!” piagnucolò Rin dopo una ventina di gargarismi con acqua gelida. “Lilith… Lilith rispondi…” Lamia era intenta a scossare la sorella collassata per le spalle mentre Mephisto aveva raggiunto il ragazzo alla fonte per bere acqua a fiumi. Appena finito di abbeverarsi, si girò appoggiandosi al lavabo col fondoschiena spazzandosi la bocca con la manica del grembiule, “Mh… Devo avere esagerato col sale.” Si ricompose infine grattandosi il pizzetto pensieroso, “DIREI CHE NON ERA SOLO QUELLO IL PROBLEMA!” strillò Rin divenendo paonazzo. L’uomo decise di ignorare quel suo commento poco elegante cambiando argomento, “Comunque Ukobach non tornerà a cucinare per voi finché chi l’ha fatto arrabbiare non implorerà il suo perdono.” Alzò un po’ il tono di voce per farsi sentire da Lamia al tavolo. La donna sentendosi chiamare in causa alzò la testa abbandonando la sorella al suo destino. Lilith con la schiuma alla bocca avrebbe dormito per un bel pezzo. “Magari più tardi. Mi hai quasi ucciso la sorella.” “Eh? Lilith!? Sta male?” saltò su Rin un po’ agitato e Mephisto strizzò le labbra spalancando gli occhi. “No scemo, sta benissimo. Deve solo riprendersi dallo shock.” Roteò gli occhi la succube avvicinandosi a loro ancheggiando. “Allora? Dove sarebbe sto Ukobach di cui parlate?” “Non lo so… di solito stava qui.” Rin s’infilò un dito nel naso per pensare. “Quindi sei stata tu a farlo alterare…” Mephisto la guardò con aria di sufficienza ricevendo un’occhiata seccata in risposta. “Ora che abbiamo appurato di chi è la colpa possiamo sbrigarci? Si dà il caso che abbiamo lezione.” Incrociò le braccia la donna. “Oh ma certamente… Anche se dubito che oggi riuscirete ad andarci.” Rispose il preside slacciandosi il grembiule, “Dovete assolutamente risolvere la questione.” “Dovete? Senti tu, vedi di collaborare.” “Oh, ma mica è mia la colpa.” L’uomo si tolse anche il cappello da cuoco e i guanti da cucina andandosi a sedere al tavolo di fronte a Lilith guardandola rapito con la testa tra le mani. “E non fissare mia sorella in quel modo, maniaco.” “Sciò sciò, trovate Ukobach voi.”, Lamia inorridì al suo atteggiamento e così fece Rin ma in maniera molto più manifesta. “Se non vi sbrigate comincerò a dire frasi sdolcinate.” Mephisto li guardò con la coda dell’occhio per poi tornare a rivolgersi alla ragazzina addormentata, “Oh Lilith… Mi sei mancat…” “UKOBACH DOVE SEI!??” Lamia prese a fare un baccano infernale sbattendo sue coperchi gli uni contro gli altri per coprire la voce suadente del demone e stanare la bestiaccia. Rin basito aveva assistito al teatrino raccapricciante in silenzio scegliendo accuratamente di non farsi domande e per tenere occupato il cervello aveva incominciato ad aprire sportello dopo sportello guardandoci dentro schioccando la lingua come per chiamare un gatto. Mephisto ridendo sotto i baffi li osservò spulciare la cucina incrociando le gambe sotto al tavolo poi prendendo una ciocca di capelli di Lilith cominciò a giochicchiarci assorto nei suoi pensieri. La ricerca sembrò non dare esiti se non quando Rin aprendo il frigo si trovò finalmente davanti al naso il muso del tanto cercato Ukobach. La bestiolina sembrava oltraggiata. “Eccoti qua!” strillò il ragazzo ma il piccolo demone uscì di corsa dal frigo balzandogli sulla faccia. Lamia voltandosi di scatto mollò pentole e coperchi saltando all’indietro per evitare quel bolide cornuto che si stava scagliando contro di lei fallendo però il suo intento. Balzandole in testa facendola cascare come una pera cotta, il mostro si defilò in corridoio facendo bizzarri versi di rimprovero. “Dannazione.” Lamia si soffiò via dalla faccia una ciocca di capelli restando a terra appoggiata sui gomiti. “Dobbiamo seguirlo!” Rin barcollando la raggiunse aiutandola a rialzarsi. “Mephisto! Dacci una mano per carità!” sbottò Lamia paonazza vedendolo armeggiare con un boccolo della sorella fischiettando, “Buona fortuna!” le rispose ignorandola. La succube ringhiò seccata e prendendo Rin per la collottola se lo trascinò in corridoio seguendo la scia di Ukobach. Sul più bello, Lilith socchiuse gli occhi nel ritrovato silenzio. Trovandosi a stretto contatto con Mephisto, scivolò all’indietro strisciando la sedia per allontanarsi stando sulla difensiva. “Scusa, ti ho svegliata.” Disse lui ritraendo la mano un po’ sorpreso, “Che è successo?” la piccola si agitò guardandosi intorno freneticamente. L’ultima cosa che ricordava era di aver bevuto quell’intruglio disgustoso. “Niente di che.” In quel momento Ukobach sfrecciò davanti alla porta aperta della stanza con alle calcagna Lamia e Rin armati di mestoli e mattarelli. Passandole davanti con un fracasso inimmaginabile, come lo portarono se lo tirarono dietro in una parentesi di caos durata un istante. Lilith sgranò gli occhi ammutolendo per poi guardare Mephisto sbattendo più volte le palpebre in cerca di risposte. “Ah… mettiti comoda.” L’uomo vedendo la sua reazione si stiracchiò le dita preparandosi a raccontarle la natura del problema di quella mattinata. Intanto al secondo piano, Rin e Lamia stavano continuando la disperata caccia al demone cercando di fare gioco di squadra fallendo miseramente. “Ti avevo detto di aspettare di sotto!” strillò Lamia al ragazzo che continuava a correrle dietro, “No ci sono quasi!” rispose lui scattando al primo posto. Ukobach gli stava però facendo mangiare la polvere, “Ah… Non lo prenderemo mai.” Sospirò Lamia cercando di risparmiare fiato per la corsa. Il demone saltava da tutte le parti facendo versi indescrivibili e il dormitorio sembrava un campo di battaglia. Il demone infatti aveva seminato ovunque brandelli di cibo che si era inavvertitamente portato dietro fuggendo dal frigo. “Che macello!” Lama evitò per un pelo una banana caduta a terra, scesero le scale per il piano terra col fiatone ma quando girarono l’angolo, Ukobach si trovò faccia a faccia con una nuvola di riccioli biondi, “Fermo!” lo intimò Lilith in tutto il suo metro e mezzo scarso. Ma la bestia lanciata a velocità troppo elevata per frenare la travolse in pieno ruzzolando assieme per una decina di metri. Mephisto fece capolino sulla soglia con una faccia di stucco. Lilith si ritrovò seduta a terra nel corridoio aggrovigliata al demone e nell’impatto il suo pigiama si era sollevato liberano la coda che adagiata sul pavimento aveva formato un disegno arricciato contribuendo a ingarbugliarli ancora di più. “Merda…” si massaggiò le testa dolorante. Ukobach era riverso faccia a terra col fiatone e non si muoveva. Rin si arrestò col fiato grosso a fissare la ragazza seduta sul pavimento e Lamia fece lo stesso fermandosi accanto a lui e Mephisto sulla soglia. “Nice catch!” l’uomo sfoggiò allora un sorrisone alzando verso di loro il pollice ma venne guardato immediatamente storto dagli altri due. “È permesso?” Ad un tratto una voce familiare li fece voltare tutti verso la porta d’ingresso alla loro sinistra. La testa di Shiemi fece capolino timidamente, “Yuki-chan ti ho portato altre erbe…” disse per poi azzardare un passo dentro l’edificio. I pensieri dei presenti vennero quasi immediatamente convogliati a Lilith, con la coda in bella vista proprio dietro l’angolo. La situazione si era improvvisamente fatta critica.
   
 
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