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Autore: reggina    26/01/2017    2 recensioni
Il difficile periodo post-operatorio, in un reparto neurochirurgico, sviscera i sentimenti più reconditi di due genitori, una giovane fidanzata, un amico, una sorella e un piccolo eroe che ce l'ha fatta di nuovo. Un caleidoscopio di emozioni in cui vorticano speranze, paure, passato e futuro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Guarire è un processo in salita: lento, faticoso, insidioso e senza certezze ma, dopo essere scampato alla morte, Colin ha una voglia disperata di rinascere.

La riabilitazione procede con movimenti incongrui e faticosi per rimettersi in piedi, per camminare tra le parallele, per usare il tripode o salire qualche scalino e, nonostante la prudenza, è ancora l'insicurezza a dominare il ragazzo. Non sono rari i momenti in cui vede tutto nero, in cui vorrebbe semplicemente fuggire da sé stesso, dalla sua testa e diventare una palla di vuoto.

È soprattutto merito di Amy e di Laynie se quell'aria di enigmatica indifferenza trascolora, il più delle volte, in un sorriso che si insinua tra la pelle soffice e calda della mano di Amy a contatto con la sua mentre la sorella diventa un'abile narratrice: certe volte recita, mette in scena ricordi e situazioni, che scorrono come le sequenze di un film.

Laynie racconta della città dal nome algonchino e di come nel Seicento John Smith venne scacciato dalle tribù indiane.

Parla delle passeggiate nell'orto botanico, parla della poesia, della storia e della bellezza macabra nel museo dedicato ad Edgar Allan Poe, e di Monticello dove ha dato un'occhiata alla vita personale di Thomas Jefferson il terzo presidente degli Stati Uniti.

"È davvero una giramerica la mia sorellina!"


Neppure una volta, però, Laynie accenna alle lunghe ore che è rimasta appesa al telefono per avere notizie più precise, finché la comunicazione con sua madre non si era interrotta. Non racconta mai di quel giorno di fine primavera quando le emozioni, la paura, l'amore e la delusione che credeva di poter dominare l'hanno travolta. Si era messa a piangere senza ritegno e senza sosta e nessuna delle ragazze del collegio era riuscita a consolarla.

Voleva stare sola mentre continuava a piangere e a parlare, inveendo contro tutto e tutti.

Lei ed Amy non hanno un manuale di comportamento ma ad entrambe basta lo sforzo di Colin di addobbare la situazione e mascherarla d'allegria.

E quando riesce a malapena a restare cosciente o si assopisce nessuno obietta sul fatto che abbia guadagnato quel riposo!

È un sonno a singhiozzo, chimico ed agitato, che non ristora.


Bright non sa cosa fare quando arriva nel mezzo di quegli sbuffi e lamenti simili ad un pianto; così resta in piedi in mezzo alla stanza in penombra con gli zigomi alti e le labbra abbassate.

Il suo migliore amico è così indifeso e fragile mentre dorme, ben lontano dal giovane simulatamente coraggioso e fatalista che è andato a cercarlo subito dopo aver deciso per l'operazione, come un giocatore d'azzardo che punta e perde, senza calcolare niente.

Quel giorno, però, Colin aveva ponderato ogni minimo dettaglio del suo testamento disperatamente giovane.

"Promettimi che avrai cura di Amy! È ancora così bambina, cemento umido dove tutto ciò che la colpisce lascia un’impronta! Tienila d’occhio quando ricomincerà ad uscire con i ragazzi e quando arriverà quello giusto incoraggiala e fa in modo che la sua vita sia perfetta. Fai in modo che quando vostro padre l’accompagnerà all’altare non si lasci tradire dall’emozione mettendosi il piede in bocca e dicendo la cosa sbagliata.

Vai alla Notre Dame, Bright! Non sprecare il tempo vivendo la vita di qualcun altro. Segui il tuo cuore e la tua intuizione, in qualche modo essi sanno cosa vuoi davvero diventare!”

Quella forza serafica di Colin nel cercare soluzioni inaspettate a problemi irrisolvibili lo avevano confuso e, in un tumulto crescente di emozioni, Bright aveva superato il disorientamento iniziale infervorandosi.

"“Lascia stare i sogni a lungo termine! Queste cose non hanno senso se non ci sei tu a condividerle con noi. Io e te andremo insieme all’università e quando, un giorno, mio padre accompagnerà Amy con uno dei suoi improponibili papillon, ci sarai tu ad aspettarla all’altare e io cercherò di metterti in ordine la cravatta, all’ultimo secondo da bravo testimone. Andrà così Colin. Andrà così!”


Gli tremano ancora le gambe se ripensa a quella conversazione così assurda e matura nel giardino di casa sua e scatta ad impulso appena l'amico si risveglia all'improvviso sudato e tremante.

"Stai bene? Lo so che non è una grande domanda ma mi interessa, per davvero!"

Colin non ha la forza di fingere e sa che le attenzioni di Bright sono sincere.

“Mi sembra che la testa sia stata messa tra l’incudine e il martello e colpita più volte. Tutta la stanza mi sembra che giri e non riesco a stare seduto!”

La sua schiettezza lo imbarazza ma è anche una ventata d'aria fresca: Bright è l'unico che può tirarlo fuori da quel buio cavernoso, profondo e vuoto.


Dieci minuti più tardi la sedia a rotelle avanza tra peonie, rose e ortensie, tra i colori del cielo e del mare che fioriscono nel giardino terapeutico.

Ordine, armonia, bellezza, colori e profumi accarezzano il ritorno alla vita di Colin. Ha una voce strana, eccitata ed impaziente, quando chiede a Bright di fermarsi.

"Vieni qui e reggimi, Bright! Adesso mi rimetto in piedi sul serio!"

Sono entrambi così concentrati nel far funzionare quel piccolo miracolo che, soltanto quando Colin tenta di fare qualche passo da solo, si accorgono di Amy e di Laynie che si tengono per mano e non riescono a nascondere la loro commossa felicità.

Bright sorregge l'amico che vacilla e gli sussurra all'orecchio, con complicità:

"Andiamo dalle tue donzelle, tartaruga zoppa! Facciamogli vedere come macini giri di corridoio!"

   
 
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