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Autore: BellinianSwan    26/01/2017    2 recensioni
"Posò poi lo sguardo su di un ritratto che lo attrasse magneticamente con cieca irrazionalità. Vide due occhi neri fieri, apparentemente impregnati di uno scopo, di un mordente per cui vivere, allargò lo sguardo all'intera figura e si sentì ancora più solo al mondo, lei, chiunque fosse sembrava esperta dell'arte del vivere, quell'arte che era sempre stata refrattaria ad adattarsi alle sue sgradevoli sembianze. Eppure, uno sguardo più attento mise in luce gli angoli della sua bocca, carnosa e ben disegnata, leggermente piegati verso il basso, in un vano sforzo di resistere. [...] Sentì quella figura nel ritratto vicina, dannatamente vicina eppure distante anni luce, a causa di quella vaga luce che le ardeva negli occhi. Lei nonostante tutto aveva trovato un mordente, o forse indossava una maschera oramai divenuta un tutt'uno con il suo volto fiero."
- Gertrude Degl'Innocenzi è stata ispirata al personaggio protagonista del manga "La Rosa di Versailles", Lady Oscar -
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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"[...] Un bacio
non vorrai tu donarmi? un bacio solo
in tutto il viver mio? Grazia ch'ei chiegga
non si nega a chi muor. Né già vantarmi
potrò del dono, io semispento, a cui
straniera man le labbra oggi fra poco
eternamente chiuderà. — Ciò detto
con un sospiro, all'adorata destra
le fredde labbra supplicando affisse.

[...] Due cose belle ha il mondo: 
amore e morte."

G. Leopardi - Consalvo



 

 

 

 

Passarono i giorni, Giacomo continuò a frequentare Viesseux e tutti gli amici, soprattutto Ranieri, col quale presto strinse ancor di più quel legame che si era creato tre anni addietro. Un giorno, vinto dalla nostalgia Giacomo decise di tornare sulle rive del ruscello dove, per la prima volta aveva parlato con Gertrude scorgendo in lei un gioiello di raro valoree dopo aver osservato a lungo quelle acque che risplendevano sotto la luce del sole, decise di fare una passeggiata. All'improvviso però, si sentirono degli spari lontani e delle urla. 

Si avvicinò titubante, nutrendo la remota speranza che si trattasse d'una battuta di caccia. Subito dopo, due uomini su un calesse trainato da un cavallo alla corsa sfrenata, passarono veloci per la strada e subito dopo, qualche metro più distante, passò il cavallo nero di Gertrude che ansimava, sfrecciando per la strada. Tentò di prendere la mira e ne ferì uno al braccio. Quello passò le redini al compagno di sventura e le sparò un colpo. Gertrude sentì un dolore lancinante al fianco e il cavallo, spaventato, si sbilanciò scivolando sulla pietra della strada. La fanciulla per fortuna non batté la testa abbastanza violentemente da svenire, ma si portò una mano alla parte dolorante, digrignando i denti al sole, che la accecava. Adesso che aveva il viso scoperto, si poteva notare una brutta cicatrice che le attraversava l'occhio destro, dal sopracciglio fino a metà guancia.

- Gertrude, santi numi!

Gridò Giacomo precipitandosi verso di lei, le sollevò il capo per farla respirare meglio e le sfiorò il fianco osservando con raccapriccio che la sua mano era rimasta completamente insanguinata.

- Gertrude, vi prego parlatemi! 

Esclamò fissandola. Gertrude riusciva a respirare a stento, la gente si accalcava tutt'intorno. Aprì per un momento gli occhi. Quello solcato dalla cicatrice, il destro, era completamente ricoperto da una patina bianca. Li richiuse perché il sole glieli bruciava crudelmente. Dopo un po' si avvicinò un maresciallo che si fece spazio tra la gente, ordinando agli altri di smorzare la folla. 

- Fate passare, fate passare! Non c'è niente da vedere qui! Circolare!

L'uomo si avvicinò al corpo della donna e vide il sangue sulla mano del conte, per terra e sulla giacca. 

- Mmh... è una brutta ferita. Dobbiamo portarla da un dottore. Signore, ce la fate a trasportarla?

Gli chiese.

- Non credo...

- D'accordo, ci penso io.

- Dovremmo far chiamare una carrozza...!

Esclamò il poeta, con la voce rotta dall'ansia, mentre il maresciallo si avvicinava alla ragazza, ma quello, sentendo le parole del conte, lasciò stare e andò a posizionarsi in mezzo al viale per fermare una carrozza che sarebbe passata di lì.
Giacomo  poi si avvicinò a Gertrude e le accarezzò i morbidi capelli biondi facendo scorrere una mano sulla sua guancia, le tamponò delicatamente la ferita con un fazzoletto che tirò fuori dalla tasca interna della giacca, mormorandole:

- Non temete, Gertrude, ci sono io con voi, non siete sola, non lo sarete mai più... 

Sentì le sue guance perdere progressivamente tepore e sperò che la ragazza ricevesse assistenza al più presto. Mentre la vezzeggiava con dolci carezze, si concentrò sul viso della fanciulla e notò la vistosa cicatrice sull'occhio destro. Non ne rimase affatto impressionato, era ruvida al tatto, come il dolore e il tempo che l'avevano rimarginata. Pensò agli insulsi monili delle nobildonne e concluse che non aveva mai visto gioiello più splendente. Le sollevò ulteriormente il capo e lo appoggiò sul suo petto, per scaldarla.
 Quando giunse la carrozza con grande sforzo la fece salire, grazie anche all'aiuto del maresciallo e comunicò al cocchiere l'indirizzo del suo appartamento. Mise Gertrude in posizione semiseduta sul sedile della carrozza, con la testa poggiata sulle sue gambe, poi estrasse un suo manoscritto dalla finanziera e iniziò a farle vento, non smise un attimo di accarezzarla con le sue lunghe mani affusolate e scarne. Non poteva più fare a meno di sentirla presente, fisicamente. Non si spiegò come avesse sopravvissuto tre anni senza di lei e si rese conto d'essere vissuto di morte, per tre lunghi anni.  

Quando furono arrivati a destinazione, il maresciallo, che li aveva seguiti, si assicurò che giungesse un medico assieme a loro. La fecero sdraiare sul letto del poeta, dato che egli stesso aveva stabilito che la mettessero lì. La spogliarono degli abiti sporchi e il medico poté iniziare l'operazione. Giacomo accese impacciatamente il camino nella minuscola cucina, per mettere a bollire dell'acqua calda come gli era stato chiesto dal dottore. Procurò alcune bacinelle piene d'acqua e si diresse in camera da letto, osservando con ansia il dottore mentre estraeva il proiettile dal fianco sanguinante di Gertrude. La fanciulla respirava lentamente.Riusciva con grande sforzo a trattenere i gemiti per il dolore causatole dalle operazioni del medico. Le lenzuola la coprivano dal bacino in giù e sul petto teneva come sempre le bende che le contenevano e appiattivano i seni.Non riusciva a comprendere dove si trovasse, ma sentiva che qualcuno la stava curando. Teneva gli occhi chiusi. Fu una delle poche volte in cui si ebbe visione, seppur parziale, del suo corpo perfettamente scolpito.
 Giacomo le prese delicatamente una mano, sfiorandola appena con le labbra. Capì di amarla immensamente, più di quanto amasse se stesso. Vide in lei una fanciullezza mai vissuta, una giovinezza rubata e capì che aveva immensamente bisogno d'affetto, di quell'affetto ch'egli mai aveva conosciuto appieno.

La mercenaria sentì l'ago ricucirle la ferita. Era la seconda volta, a distanza di un anno. Non era avvezza a quel tipo di dolore ma di sicuro lo conosceva bene, lo sopportò smorzando i gemiti tra le labbra e riconobbe anche la mano che stringeva la propria, quella mano scarna e morbida: il Conte...Aprì appena gli occhi e cercò di rendersi conto di dove fosse in quel momento: quel luogo le era totalmente estraneo.  

- Gertrude, siete al sicuro ora. Guarirete e vi rimettere presto...

Mormorò Giacomo stringendole la mano. Gertrude, sentendo quelle parole, si voltò verso di lui.

- Conte...

- Sono qui, sono qui.

Le ripeté quello, quasi vinto dalla commozione.

- Dove sono...?

-  Nel... mio appartamento. 

Le rispose non poco a disagio. Mentre parlavano, il medico fasciò la ferita e infine si dileguò. Il maresciallo, che aveva atteso fuori dalla stanza, si assicurò che Gertrude non avesse bisogno di nient'altro e la lasciò sola col poeta.

- Avete bisogno di qualcosa? 

Chiese poi Giacomo, premurosamente. Gertrude lo guardò negli occhi, come incantata dal loro colore celeste così splendido da ricordarle il ciel sereno. Ma sapeva bene che dietro di essi quel cielo era tutt'altro che sereno. 

- Giacomo... Ho sentito così tanto la vostra mancanza...

- Non... esiste parola umana in grado di esprimere quanto strazio m'ha causato la lontananza da voi.

Mormorò lui, tremando. Gertrude si sforzò di tirarlo a sé, tremando anch'ella e si strinse a lui. 

- Stringetemi a voi... vi prego...

Sussurrò. Giacomo non se lo fece ripetere due volte. 

- Non vorrei farvi male, la vostra ferita è ancora aperta. 

Si sedette sul letto accanto a lei, facendole appoggiare il capo sulla sua spalla ossuta, Gertrude gli cinse il collo con le braccia e rispose: 

- Ogni dolore, accanto a voi, passerà... 

E chiuse gli occhi, rilassandosi tra le sue braccia. Giacomo le diede un lieve bacio sui morbidi capelli biondi. 

- Ho temuto di perdervi, tre anni fa, quando abbiamo avuto quell'incomprensione... ditemi che è tutto risolto.

Gertrude, sentendo quelle parole, si distaccò per poterlo guardare negli occhi. 

- E voi ditemi che non avete avuto nessun approccio con quella donna... 

Se fosse stata la Gertrude di tre anni addietro, probabilmente adesso avrebbe avuto già gli occhi colmi di lacrime. Ma il giorno in cui suo padre morì, giurò al mondo e a sé stessa che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe pianto. Giacomo la osservò a fondo. 

- Voi siete l'unica a non aver mai provato ribrezzo nei miei confronti... ammetto d'essermi invaghito in quella donna, tuttavia si è trattato di mero opportunismo, non appena ha avuto occasione non ci ha pensato due volte a gettarmi nello sconforto... Ma... aspettate un momento... Voi... come fate a saperlo?

Le chiese infine, stupito. 

- La figura incappucciata ero io...

Rispose lei stringendosi di più a lui.

- Non ho smesso di vegliarvi da quando siete tornato...

- Sapete... non ci volevo credere ma... è come se in cuor mio io abbia sempre saputo ch'eravate voi... non sapete quanto le vostre parole mi riscaldino il cuore, nessuno ha mai avuto a cuore la mia vita... nemmeno mia madre, ve l'assicuro.

Le disse stringendola un poco

- Giacomo... Voi... Voi mi amate? 

Gli chiese lei timidamente, quello esitò a risponderle, quasi timoroso di distruggere l'ultimo frammento della sua anima rimasto integro. Infine annuì tenendo gli occhi bassi, invaso da un'agitazione incontrollabile. 

- Abbiate cura del mio cuore, troppe volte è stato impietosamente pugnalato a tradimento. 

Le rispose con un fil di voce. Allora lei gli prese dolcemente il viso tra le mani, gli sollevò il capo e posò le labbra sulle sue, sottili come il filo rosso che li univa. Quelle labbra che avevano tanto agognato un bacio.

- Anch'io vi amo...

Giacomo ricambiò timidamente accarezzandola, e mentre si baciavano, lei si stringeva di più a lui.

- Giuratemi che ci saranno mille altri momenti come questo. 

Mormorò quasi implorante come se ogni bacio lo rendesse sempre più assetato di affetto del precedente. Gertrude sorrise e lo baciò nuovamente, con più passione. Il Poeta dell'Amore e la Morte si abbandonò a quella sensazione di gioia, senza considerarla più tanto ingannevole. La strinse per paura di perderla. Lei unica ancora sull'abisso.

 

 

   
 
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