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Autore: flama87    27/01/2017    1 recensioni
Ogni trecentosessantacinque anni, il Dio Sole sceglie una donna mortale da sposare e la indica ai fedeli con il suo Stemma. Quando il tempo è giunto, gli abitanti del regno di Lactea sono obbligati a consegnarla all'Ordine, il quale permetterà alla Dama Bianca di convolare a nozze con la divinità.
Eppure della Ventiquattresima Sposa non vi è alcuna traccia, il tempo del Viaggio di Nozze è oramai vicino. Impauriti davanti all'idea d'infrangere l'antica alleanza e non volendo incorrere nelle ire divine, il Sovrano di Gennaio e il Sommo Cardinale d'Agosto daranno il via a una caccia agli eretici sanguinosa e cruenta.
E se fosse la Sposa a non voler essere trovata?
Genere: Drammatico, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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20.1 380° Danza Solare

 

Il gradevole odore delle rose saliva verso il cielo, in un profumo dalle mille fragranze. Mithra stava seduta sul rudere di una colonna, mentre Sal sfiorava con le dita la sua cetra; pizzicando con delicatezza le corde, ogni nota che componeva si incastonava magistralmente in una sinfonia leggera e gradevole.

«Oggi sei silenziosa. A cosa stai pensando?»

Lei sorrise. «Che sono felice».

Gli occhi di lui la seguirono, sui lineamenti del suo viso. «Se tu sei felice, anche io sono felice», rispose.

«Però ho anche paura».

«Di cosa?»

«Che tutto questo potrebbe finire. Ho... visto qualcosa, nel mio Sogno».

Lui rallentò la musica, per poterla meglio ascoltare. «Davvero? E cosa?»

Allora Mithra portò le mani sul petto e le strinse sul cuore.

«Ho visto me stessa, camminando in un campo di fiori bianchi, e attorno a me ci sono tante rovine e palazzi antichi. Poi, da lontano, una musica mi attira a sé e, seduto sui gradini di una scala, c'è qualcuno».

Sal notò nel viso di lei un certo sgomento e ne fu preoccupato. «E chi è costui?»

Allora Mithra alzò la mani e indicò il divino Sole, ardente e radioso nel cielo. «Mi accoglie come se mi conoscesse da sempre».

«E poi?»

Mithra prese a tremare. «Io mi avvicinavo. Lui mi dice "bentornata, mi sei mancata" e mi viene incontro. Con me ho qualcosa, non so cosa però: qualcosa che può fargli del male. Mi avvicino e sto per vibrare a tradimento il colpo fatale, ma decido di non utilizzarlo più. Una sensazione di nostalgia mi assale. Cado in ginocchio e inizio a piangere. Lui mi stringe a sé e mi consola».

Sal interruppe la melodia, senza nemmeno farci caso. Deglutì sonoramente e osò chiederle: «E perché piangevi?»

«Perché era la mia ultima occasione per vendicarti».

«Vendicarmi? Perché, pensi che il dio Sole mi farà qualcosa?»

«Non lo so».

 

20.2 384° Danza Solare

 

Sal e Mithra erano amici da sempre, e da sempre quel sentimento puro e innocente che noi chiamiamo amore si era risvegliato nel cuore di entrambi; quando entrambi avevano che quindici danze per ognuno, furono costretti a separarsi per lunghe danze. Quando, alla soglia della 384° Danza Solare poterono finalmente rivedersi, compresero fin da subito che quei lunghi tempi d'assenza avevano rinvigorito nel sentimento, sbocciando nella convinzione che mai più dovessero separarsi.

Così, quell'Ide d'Oro, si sposarono. Un piccolo santuario dedicato alla Dea Luna sorgeva sopra un colle; celebrarono lì, alla presenza di poche persone, la loro unione. Si giurarono amore eterno e, come nelle più belle fiabe, di amarsi e onorarsi finché il sonno eterno non li avrebbe separati.

Ma la loro fu una storia sfortunata. In quei tempi, gli uomini si combattevano ferocemente: fratelli contro fratelli, genitori contro figli, finché il sangue non divenne l'unica valuta corrente che potesse acquistare, sui mercati della violenza, qualsiasi cosa si volesse. Sul volgere dell'Ultima Ide di quella Danza, strane calamità colpirono quella landa baciata dal Sole. Terremoti nelle lande dell'Est, strani geli improvvisi al nord, fiumi essiccati a sud e straripanti ad Ovest; quanto più aumentavano le violenze, le guerre e gli scontri, tanto più sembrava che la natura volesse porre un freno a quelle lotte senza senso.

Poi accadde, al volgere della nuova Danza, che il Sole divenisse improvvisamente scuro: un anello di fuoco lo circondava intorno, mentre quel suo viso sempre luminoso era ora come un abisso senza fondo. Si levò così, tra alcuni cori, la denuncia che l'operato degli uomini aveva indotto il Dio in collera e che, per tanto, quei cataclismi erano una conseguenza del divino iracondo.

Mithra, da quel fatidico suono, quando raccontò all'amato Sal di ciò che aveva visto nel Sogno, non fu più la stessa; lui però la seguì comunque ovunque, senza domandarsi né come e nemmeno perché.

Come spinta da una energia sconosciuta, la fanciulla girovagò in lungo e in largo per quel regno malandato. Lì dove doveva, si fermava e operava carità. Laddove era necessario, impiegava il suo tempo per lenire i malati e i sofferenti. Sal, fedelmente al suo fianco, si batteva contro i marrani e le creature selvatiche che, spesso, li aggredivano; era inoltre un ottimo cuoco, e sapeva bene come accamparsi anche nei posti più impervi. Per tre lunghe danze i due girovagarono, guadagnandosi lentamente una ricca nomea: di una santa e il suo cavaliere, giunti per ripristinare ciò che di buono c'era nel cuore degli uomini.

Un suono accadde, che fermatisi a riposare presso un ruscello, Mithra rimase ferma in silenzio. Sal, sempre vicino a lei, intonò un canto per rassicurarla e iniziò a suonare. Lei però, di lì a poco, lo interruppe.

«Sal» iniziò, tremante.

«Dimmi».

«Viaggiamo da così tanto. Ancora non so se ciò che ho visto nel Sogno sarà realtà o meno. Ogni nuovo dì ho paura che ti capiti qualcosa, ma il pensiero che tu non sia qui, vicino a me, mi terrorizza. Avresti potuto abbandonarmi tante volte: perché mi hai seguito fin qui?»

Sal sorrise e si avvicinò a lei, abbracciandola.

«Per starti vicino».

 

20.3 388° Danza Solare

 

Sal stava a terra, ferito e agonizzante. Su di lui un manipoli di soldati lo tenevano ben fermo, puntellando le armi; se avesse fatto un movimento sbagliato, o al primo comando del Sommo Sacerdote, l'avrebbero infilzato.

«Mithra! Mithra!» gridava.

Lei era poco più avanti, vestita di bianco. Camminava accompagnata da molti sacerdoti, lungo una scalinata bianca. Sal la chiamò, fin quasi a perdere la voce. Lei però non si voltò. Quando giunse in cima, fu distesa su di un altare e il più alto tra i sacerdoti impose le mani sul ventre di lei. Una luce mistica, radiosa e dirompente, li avvolse.

Ci fu un breve momento di disattenzione. Sal, cogliendolo al volo, si liberò e sguainò la sua fidata spada. Corse come un forsennato verso la cima di quella scalinata, mentre, in estremo ritardo, le guardie reagivano alla sua corsa. Le poche che fecero in tempo a frapporsi sui suoi passi, furono assopite rapidamente. Anche i sacerdoti e l'officiante, senza rimorso, furono aggrediti con violenza. Quando finalmente fu presso la sua amata Mithra, la luce che proveniva dal suo corpo esplose e, poco dopo, d'entrambi non rimase più niente.

 

20.4 Grande Casa del Cosmo

 

Sal cadde con il viso a terra. Si sentiva stanco e affaticato. A malapena riusciva a reggersi in piedi ma, nonostante tutto, si sforzò oltre ogni umano limite; barcollò malfermo nel niente, avendo come unico punto di riferimento una grossa costruzione all'orizzonte.

Il luogo dov'era finito aveva un che di idilliaco: un prato di fiori bianchi si estendeva a perdita d'occhio, mentre rovine e colonne, bianche come marmi, svettavano alla rifusa ovunque. Sal non aveva mai visto quel genere di architettura e non comprese, non subito, dove fosse finito.

«Mithra?» chiamò.

Alzò il tono di voce. Non ricevette nessuna risposta.

Lacrime solcarono il suo viso iracondo. La mano tremava attorno all'elsa della spada. Folle e incontrollabile, un passo dopo l'altro, giunse al capezzale del Dio Sole. E lì li vide.

Lei era tra le sue braccia, immobile. Lui, in lacrime, la adagiava su di un giaciglio. Sal gridò con tutto il fiato che avesse nei polmoni e si avventò contro la divinità. Questa, indecisa su come reagire, attese un attimo di troppo e la spada dell'aggressore, con sua enorme sorpresa, si conficcò nel fianco. Spaventato, il Dio Sole emise un lampo di energia e colpì il suo aggressore. Scaraventandolo via, per molti e molti metri.

«Mi dispiace» fece il Dio, sfiorandosi il fianco ferito. Gocce di luce imperlavano i suoi abiti e il pavimento.

«Non avrei voluto che finisse in questo modo. Perdonami».

Sal, che ancora stringeva la sua lama, riuscì a lanciare un ultimo feroce ruggito.

«Tu sia maledetto. Verrà il giorno che la mia spada, di nuovo, ti trafiggerà!»

E sparve in un lampo di luce, bandito per sempre dal quel luogo, a molti, irraggiungibile.

 

20.5 Luogo ignoto

 

I primi a trovarlo furono un gruppi di pescatori. Lo aveva visto prima un bambino del vicino villaggio, che andava spesso lì a giocare. Poco dopo, tre adulti gli erano già vicini e cercavano di rianimarlo. Aveva profonde ustioni su gran parte del corpo; la corazza che indossava si era quasi disciolta su di lui, mentre la spada, misteriosamente, era perfettamente intatta. I pescatori tentarono di rianimarlo, ma non riuscirono a capire le parole che pronunciava. Tutto ciò che riusciva a ripetere era Sal, forse il suo nome.

I pescatori che lo trassero in salvo e gli salvarono la vita, da quel giorno gli affibbiarono un nomignolo: in uso al loro antico dialetto, al nome della persona si aggiungeva un termine che ne descrivesse, in qualche modo, la personalità.

Lui divenne Sal'Olmar.

Sal venuto dal mare.

   
 
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