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Autore: DreamerGiada_emip    27/01/2017    1 recensioni
Una nuova sposa sacrificale giunge nella villa Sakamaki, il profumo dolce del suo sangue fa impazzire subito i vampiri. Eppure lei è diversa da tutte le spose precedenti: i suoi occhi azzurro ghiaccio sono taglienti lame, i lunghi capelli corvini spargono il suo profumo facendo risaltare maggiormente il candore del suo fiso e il colore dei suoi occhi. È una giovane ribelle senza alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere. Chi ha il comando della situazione dunque? I vampiri ammaliati dalla misteriosa e provocante bellezza di lei, ma famelici del suo sangue, oppure la fanciulla attratta da quei ragazzi, ma con un carattere orgoglioso e strafottente?
In tutto questo, lei nasconde un segreto, un segreto di cui nemmeno lei stessa è a conoscenza. Nella lussuosa villa dei Sakamaki, verrà portato alla luce un mistero che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto nell'ombra.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Non appena finisco la colazione, volo su in camera per mettermi la divisa scolastica. Stavolta niente scappatelle con Raito o chiunque altro, Reiji non me lo perdonerebbe mai. Indosso i vestiti e mi specchio osservandomi attentamente. Aggrotto la fronte.
 
«Manca qualcosa…» mi guardo da diverse angolazioni, quel fiocco rosso è davvero orribile. Penserò una volta tornata a casa alla divisa, magari ne cucirò una io a mio piacimento. Sorrido al pensiero della faccia che farà Reiji vedendomi tagliare e riforgiare la divisa classica. Per oggi mi limito a togliere quell’orrendo fiocco rosso e ad abbottonare fino al penultimo bottone la camicetta. Mi rimetto la collana con la chiave di Subaru, intendo portarla sempre con me finché non dovrò restituirgliela. Scendo dalle scale e ritrovo già tutti gli altri davanti al portone d’ingresso.
 
«Ce ne hai messo di tempo» mi rimprovera Reiji, come al solito non si accontenta mai. Io appoggio il fianco sulla ringhiera delle scale e incrocio le braccia guardandolo dall’alto verso il basso.
 
«Ci ho messo il tempo di cui avevo bisogno» ribatto mentre salto sopra la ringhiera e mi lascio scivolare giù. Alla fine delle scale vengo presa per la vita da Shu che mi solleva per un attimo, per poi riappoggiarmi con i piedi per terra. «Grazie» gli sorrido e mi avvio verso l’uscita. Reiji scuote la testa.
 
«Andiamo» afferma il vampiro dai capelli viola e lo sguardo severo. Saliamo tutti in macchina e ci avviamo a scuola. «Inoltre, se evitassi di indossare la divisa a pezzi, sarebbe molto più decoroso» chiude gli occhi e incrocia le braccia appoggiandosi allo schienale. Io accavallo le gambe.
 
«Quel fiocco è davvero inguardabile, quindi o mi dai qualcosa di più carino da vedere o niente» sollevo le spalle ormai indifferente ai suoi continui rimproveri. Lui non risponde ed io smetto di tenere la mia attenzione su di lui, inizio a guardare fuori dal finestrino il paesaggio che scorre.
 
Raggiungiamo la scuola in una ventina di minuti e, quando scendiamo dalla lussuosa limousine, io e Raito raggiungiamo la nostra classe.
 
«Sicura di non voler fare un giro come la scorsa volta?» si lecca le labbra in modo lascivo e provocante. Gli prendo il bordo del cappello e lo tiro verso il basso per coprirgli gli occhi, lui in tutta risposta mette il broncio. Gli faccio una linguaccia e entro in classe seguita da lui. Lo spazio è ampio e i banchi sono disposti in grandi gradoni per controllare perfettamente anche quelli dell’ultima fila. Oltre a noi due ci sono soltanto altre cinque persone, di cui un’umana. Lei mi osserva entrare e mi rivolge un debole sorriso che ricambio con uno molto più aperto ed esposto. Mi dirigo verso di lei e siedo al suo fianco, Raito mi segue con le mani in tasca.
 
«Ehy» la saluto gentilmente, lei tiene entrambe le mani sul suo grembo e la testa incavata tra le spalle. Di fianco a lei, una delle creature soprannaturali che avevo visto la scorsa volta dentro questa scuola sonnecchia sul banco annoiato. Lo ignoro. «Lilith, piacere»
 
«Sarah…» sussurra impacciata, lancia timorose e frequenti occhiate verso il ragazzo al suo fianco. Io alterno lo sguardo da lei a lui. Questa umana dev’essere la sua preda. Chissà se viene trattata diversamente da come trattavano me. Improvvisamente il ragazzo si solleva e punta il suo sguardo contro di me, i suoi occhi sono gialli e dalla pupilla verticale simili a quelli di serpente. Prende la ragazza per la gola e la trascina sopra di sé con la forza.
 
«Sakamaki dovresti addestrare per bene la tua schiava, anziché lasciare che importuni chi non dovrebbe» la sua voce ricorda un sibilo subdolo e malvagio. Lo fulmino con un’occhiata glaciale.
 
«Io non sono la schiava di nessuno, viscido serpente» sbatto un pugno sul tavolo e assottiglio il mio sguardo. Lui fa lo stesso ringhiandomi contro, sposta con la forza la ragazza da sé e la getta per terra. Si alza di scatto pronto ad attaccarmi. Raito mi prende un braccio tirandomi dietro di lui.
 
«Aspides, non è il caso di iniziare una battaglia tra le mura di scuola, non ti pare?» dice senza togliere il braccio che tiene accanto a me in segno di difesa. Il cosiddetto Aspides sibila fra i denti, sembra in tutto e per tutto figlio di una serpe.
 
«Dopo le lezioni, fuori» lo spintona in chiaro segno di sfida, ma Raito non si muove di un millimetro, mi lancia uno sguardo con la coda dell’occhio ed io scuoto subito la testa. Non mi va proprio una rissa, o per meglio dire un duello. Lui si volta nuovamente contro lo sfidante.
 
«D’accordo» rilassa la postura di allerta che aveva assunto, si volta verso di me e insieme ci allontaniamo, lui mi tiene un braccio intorno alla vita sfiorandomi appena. Ci sediamo lontani da loro e subito la porta si spalanca mostrando una figura alta e snella, il ticchettio ritmico dei tacchi accompagna la creatura appena entrata. È una donna, ha una lunga coda di volpe e due orecchie appartenenti allo stesso animale, sul naso un paio di eleganti occhiali ovali.
 
«Sei stato uno stupido ad accettare» rimprovero Raito sottovoce coprendomi le labbra con una mano. Raio mi mostra un sorrisetto.
 
«Sarei stato un vigliacco se avessi rifiutato, no?» risponde tranquillo, sto per dire qualcos’altro per cercare di farlo desistere, ma la voce della giovane professoressa mi precede.
 
«Aprite il libro a pagina 394 e leggete il terzo paragrafo, avete 10 minuti, non ci sarà bisogno di parlare» lancia un’occhiata di ammonimento a me e Raito, i suoi occhi sono sottili e scrutano attentamente tutti i presenti. Prendo il libro da sotto il mio banco, mentre Raito fa lo stesso, e inizio a leggere. Si parla di creature mitologiche e le loro caratteristiche, leggo svogliata con la testa altrove, infatti dopo aver finito non ricordo assolutamente niente di ciò che ho appena letto.
 
La professoressa, passati esattamente i dieci minuti concessi, inizia a spiegare e il silenzio che mi circonda è innaturale. Nessuno sembra molto interessato alla lezione, tranne forse l’umana che prende appunti diligentemente. Prendo il mio block notes e inizio a disegnare, come ogni volta la mia mente cancella tutto ciò che non sia il mio foglio e ciò che voglio ci venga rappresentato. Si inizia: la mano si muove veloce e decisa, le tracce che lascia sul foglio sono precise e sottili anche se ripassate più volte. Il mio sguardo è perso nei ricordi e nella mia immaginazione. Mi risveglio dopo non so quanto tempo.
 
«Che stai facendo?» chiede Raito a quel punto risvegliandomi completamente dal mio torpore. Osservo il mio disegno. Sullo sfondo due ali nerissime spiegate e macchiate di sangue scarlatto, tra di essere un serpente d’argento con gli occhi di smeraldo luminoso, infine sulla base del disegno il corpo esanime di un ragazzo. Gli unici punti di colore sono nel sangue sulle ali e nel verde degli occhi del serpente a fauci spalancate.
 
«Disegno, scarabocchi» rispondo senza farmi sentire ne vedere dalla professoressa dalle orecchie di volpe. Raito fa scivolare verso di sé il block notes e osserva attentamente il disegno sfiorando le ali come se si aspettasse di sentirne la morbidezza.
 
«Sei molto brava, ma chi è il ragazzo steso a terra?» la sua voce è così bassa che quasi non la sento. Sfioro anch’io la figura disegnata, ma non mi viene in mente niente, non gli ho fatto alcun tratto distintivo, sono consapevole solo che si tratta di qualcuno a cui tengo molto.
 
«Non lo so, la mia mano si è mossa da sola disegnando quel ragazzo, ma non ho in mente il nome» istintivamente vado a stringere la chiave che porto al collo, la sfioro con le dita, ci gioco. La lezione passa molto lentamente ed io non presto attenzione allo scrosciare di parole che escono dalle sottili labbra della professoressa, durante la quale noto ogni tanto gli occhi verdi di Raito su di me e quelli gialli di Aspides che mi fissano in un modo che non mi piace per nulla. Una volta finita però tiro un sospiro di sollievo e mi avvio insieme a Raito fuori dalla classe, quando usciamo dalla scuola il vampiro al mio fianco si blocca in cortile voltandosi verso l’uscita.
 
«Non starai davvero pensando di aspettare quell’abominio per sfidarlo?» mi metto di fronte a lui e gli appoggio le mani sulle spalle stringendo un po’. Lui mi osserva con quel sorrisetto. «Non mi guardare così e togliti quel maledetto ghigno, non c’è niente di divertente in tutto questo, quel tizio non è certo un essere carino e pacioccoso» lo scuoto leggermente.
 
«Non mi tiro indietro di fronte a una sfida, cosa che non faresti nemmeno te» mi mette una mano sulla testa e mi arruffa piano i capelli. «Cosa c’è? Sei in pena per me, piccola Lilith?» scende con la mano sulla mia guancia e mi solleva il viso verso il suo, per poi piegarsi in avanti e mettere il suo viso a un soffio dal mio.
 
«Non voglio che tu ti butti in un duello inutile» roteo gli occhi e sbuffo. Il suo sguardo si sposta da me e punta alle mie spalle. Mi volto e vedo Aspides con dietro la ragazza che cammina a testa bassa, si dirige verso di noi. Raito mi fa cenno con la testa di allontanarmi e vedo poco lontano da noi tutti gli altri fratelli che guardano nella nostra direzione. Reiji sembra davvero furioso. Guardo Raito per l’ultima volta prendendogli il viso in una mano. «Non fare cazzate, ok?» lo fisso negli occhi. Lui mi sorride e mi da un bacio sulla fronte. Una cosa incredibilmente dolce fatta da uno come Raito.
 
«Vai dagli altri, non voglio tu ti faccia male, faremo un po’ di casino» stringo leggermente il suo avambraccio e vado verso i Sakamaki a passo svelto.
 
«Pensavo saresti scappato, voi nobili siete solitamente dei vigliacchi, preferite far combattere altri al vostro posto» sibila velenoso Aspides un sorriso folle sul volto. Affianco Ayato e Subaru fissando il mio sguardo verso Raito.
 
«Cosa ha combinato Raito?» chiede Raiji guardandomi con una severità disarmante. Gli rivolgo una veloce occhiata per poi tornare a guardare i due.
 
«Ho cercato di parlare con la ragazza umana che a quanto pare è stata adottata da Aspides, questo non ha gradito e Raito ha accettato un duello per difendermi» sento un sottile tremito di preoccupazione che mi attraversa la spina dorsale. Dopo attimi di intensi sguardi, Aspides si scaglia verso Raito iniziando questa sfida senza senso. È una serie di botta e risposta, attacchi e parate, contrattacchi e schivate. Quando Aspides sferra un forte calcio a Raito facendolo cadere a terra, d’istinto la mia mano va ad afferrare il braccio di Ayato per stringerlo.
 
«Finirà per farsi male davvero» sussurro tra me e me, non distolgo lo sguardo dai due duellanti. Raito è a terra in un solco creato dall’impatto, ma si rialza e riparte all’attacco. Di nuovo, si affrontano sferrando pugni, calci, ginocchiate di una forza inaudita, più volte vengono scagliati indietro. Aspides a un certo punto si allontana e con un sorriso malvagio e subdolo guarda Raito. Noto che nelle sue mani iniziano a crescere lunghi e affilati artigli.
 
«Adesso iniziano i guai, finora hanno solo giocato» dice Ayato abbassandosi verso di me. Lo guardo mezza sconvolta.
 
«Scherzato? Hanno smontato il giardino e tu dici che finora hanno scherzato, cos’hanno un bomba a mano addosso per fare peggio?» stringo ancora di più il suo braccio, il vampiro abbassa lo sguardo sulla mia mano attaccata al suo avambraccio. Lo lascio immediatamente, mentre lui mi guarda ammiccante. Vedo gli occhi di Raito incredibilmente luminosi, verdissimi come smeraldi alla luce del sole. Ripartono e sono obbligata a dar ragione ad Ayato, i loro movimenti sono più veloci e i colpi che sferrano sono aumentati ulteriormente di forza. Raito viene graffiato sulla guancia, ma alla fine riesce a immobilizzare Aspides che si arrende.
 
«Grazie al cielo» esclamo e mi dirigo verso di lui in fretta e furia. «Non avresti dovuto accettare, guarda come ti sei conciato» tiro fuori un fazzoletto dalla tasca e glielo appoggio sulla guancia graffiata.
 
Non appena arriviamo a casa, ordino a Raito di andarsene in camera e sdraiarsi. Io vado a prendere qualcosa per alleviargli il dolore dei lividi e delle ferite che sono certa stia provando nonostante si ostini a negarlo.
 
«Incosciente e irresponsabile» borbotto mentre mi avvio in camera sua con tutto il necessario tra le mani. Entro spingendo la porta con la schiena, Raito è sdraiato a letto con il viso puntato verso la porta, mi siedo accanto a lui sul letto e inizio a disinfettargli i graffi sulla guancia e il labbro spaccato.
 
«Preferirei di gran lunga un altro tipo di attenzioni» la voce è un po’ diversa a causa del labbro inferiore spaccato, ma comunque riesce a metterci la solita malizia.
 
«Dovrai accontentarti di queste» roteo gli occhi e faccio pressione su livido che ha all’altezza degli addominali provocandogli dolore. Una smorfia sofferente compare sul suo viso, gli faccio un sorrisetto furbo. «Metti gli impacchi di ghiaccio sui lividi e massaggiali un po’ con questa crema, dovrebbe attenuare il dolore» gli passo il ghiaccio avvolto in un panno e la crema. Lui si solleva togliendosi la giacca e la maglietta. Mi lancia un’occhiata di malizia, io sollevo gli occhi al cielo con un sorriso. Prende il ghiaccio e lo appoggia su petto e stomaco.
 
«Dopo mi fai te il massaggio?» si passa la lingua sulle labbra arrossate, sollevo la mano minacciandolo di dargli una pacca sui lividi. Raito ridacchia e solleva le mani in segno di resa.
 
«Siete diventati molto intimi voi due» mi volto verso la porta e appoggiato allo stipite vedo Subaru che ci osserva con sguardo affilato. Raito lo osserva tranquillo e circonda la mia vita con un braccio poggiandomi la mano sulla coscia.
 
«Subaru» dice il ragazzo al mio fianco facendo un sorrisetto tra il malizioso e l’ammiccante. Subaru mi osserva senza cambiare espressione.
 
«Devi allenarti, muoviti» avanza verso di me e mi prende il braccio facendomi alzare. Raito mi lascia andare facendomi un occhiolino. Mentre Subaru mi trascina letteralmente fuori, Raito se ne esce con una delle sue battute. La prossima volta, se non viene ucciso nelle rissa, lo finisco io.
 
«Grazie del servizio, ci vediamo dopo, sgualdrinella»
   
 
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