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Autore: arangirl    27/01/2017    4 recensioni
Soulmates AU in cui ognuno ha l'iniziale del nome della sua anima gemella tatuata sul suo corpo.
Lexa ha una C tatuata sulla sua spalla sinistra, una storia disastrosa alle spalle e nessuna fiducia nell'assurda leggenda dell'anima gemella che le ha procurato solo guai. Ma quando vede la ragazza dei suoi sogni entrare nel bar in cui lavora, sente che forse non ha ancora abbandonato del tutto la speranza.
Clarke e Lexa sono anime gemelle, ma la faccenda potrebbe essere più complicata del previsto.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Non passò molto prima che la vita di Lexa cominciasse a orbitare attorno a quegli incontri pomeridiani. La presenza di quella ragazza spuntata dal nulla riusciva a ridare a Lexa emozioni che pensava fossero perdute per sempre; si sentiva più solare quando Octavia era nella stanza, più viva. Ma era più di questo.

 
 
Erano passate solo alcune settimane, eppure per la prima volta in quasi un anno Lexa aveva ricominciato a scrivere, non solo, ma desiderava farlo. Lasciava post-it ovunque a lavoro con idee che le venivano in mente all’improvviso, scriveva, cancellava e riscriveva pagine al computer dopo la fine del suo turno, chiusa nella camera del piccolo appartamento che condivideva con Anya sopra al bar, mentre tra una riga e l’altra i pensieri tornavano sempre a lei.
 
 

Nonostante questo, non era ancora riuscita a capire cosa fare. C’era una parte di lei che non voleva altro che chiedere ad Octavia di uscire, la sua parte più razionale però, quella che di solito l’aveva sempre vinta, le ricordava che non c’era futuro per loro, se non una storia destinata a finire male, malissimo.
 
 

Se lo doveva ricordare ogni volta che la vedeva studiare o leggere al tavolo vicino alla finestra, i capelli dorati che rispendevano alla luce del sole, l’espressione concentrata che le dava un’aria più matura. Così viveva in un limbo, grata per questa nuova presenza nella sua vita e allo stesso tempo disperata nel sapere che non sarebbe mai potuta essere altro che una semplice estranea.
 
 

Il fiume dei suoi pensieri fu interrotto da Anya, che le schioccò le dita davanti agli occhi per qualche secondo.
 
 

“Terra chiama Lexa, terra chiama Lexa.”
 
 

Lexa tirò via la mano di Anya come avrebbe fatto con una mosca fastidiosa.
 
 

“Che cosa vuoi? Sto lavorando.”
 
 

“Non mi sembra di pagarti per pensare a possibili scenari futuri con miss perfezione.” Lexa arrossì violentemente evitando lo sguardo della cugina.
 
 

“Si vedeva tanto?”
 
 

“Hai questa espressione… ebete quando pensi a lei. O quando lei è nella stanza. E’ inconfondibile.”
 
 

“Non posso farne a meno… Lei… lei mi fa sentire in un modo… è inspiegabile. Non capisco perché il destino ci ha fatto incontrare se non possiamo stare insieme.”
 
 

La voce di Lexa si era fatta all’improvviso triste, e Anya le strinse il braccio con la mano “Non mi sono mai sentita così. Ho persino ripreso a scrivere. Ed io so… so che è a causa sua. Non è giusto non poter avere nemmeno un’occasione.”
 
 

“Potresti provare a uscirci lo stesso. Non è detto che debba andare male.”
 
 

Lexa scosse la testa “L’ultima volta, con Costia… E’ stato terribile. Non potrei sopportarlo ancora.”
 


Anya la scosse un attimo, costringendola a guardarla negli occhi “Se non ti conoscessi bene cuginetta, direi che stai facendo la fifona.”
 
 

A quelle parole Lexa si liberò dalla presa, irritata “Non sono una fifona!”
 
 

“E allora smettila di piangerti addosso e vai a prenderti la tua ragazza! Qui il caffè potrebbe annacquarsi con tutte le tue lacrime.”
 
 

Lexa stava per risponderle a tono quando il soggetto della loro discussione entrò nel bar sorridendo. L’umore di Lexa cambiò improvvisamente, solo per affievolirsi di nuovo nel vedere che la ragazza non era sola.
 
 

“Ciao Lexa!” Anya sbuffò spazientita ed entrò nel retro mentre Octavia le indicava la ragazza accanto a lei “Questa è Raven, la mia coinquilina.”
 
 

Lexa fece per stringerle la mano, ma dietro di lei Anya sbucò quasi dal nulla, spostando Lexa e mettendosi davanti alla nuova arrivata.
 
 

“Hai detto Raven?”
 
 

La ragazza sorrise “Esatto. Raven Reyes.”
 
 

Gli occhi di Anya s’illuminarono per un attimo mentre si girava a guardare Lexa “Ci sono pure due R. Molto piacere, Anya, la cugina intelligente della famiglia Woods.”
 
 

Anche Raven sembrava incuriosita da sua cugina, e Lexa rimase interdetta per un attimo mentre le due donne si guardavano intensamente da un capo all’altro del bancone; si girò per intercettare lo sguardo di Octavia, ed entrambe si misero a ridere.
 
 

“Sai Anya, io e la mia coinquilina siamo venute qua giusto per invitare Lexa alla festa d’inaugurazione del nostro appartamento, dovresti venire anche tu.”
 
 

“Festa?” Octavia la guardò confusa, ma Raven non si scompose “Certo, ne avevamo parlato, sei tu che non ricordi mai niente.”
 
 

La ragazza fece per ribattere, ma Raven fu più veloce “Venerdì alle nove a casa nostra, ditemi che ci sarete!”
 
 

Octavia ci provò di nuovo, guardando Lexa con imbarazzo “Raven, non penso che abbiano voglia di venire a una festa di gente sconosciuta…”
 
 

Lexa cercò di darle appoggio, perché la sola idea di passare una sera a casa di Octavia le faceva rigirare lo stomaco per il nervosismo “In effetti forse venerdì abbiamo da fare, vero Anya?”
 
 

“Ma no Lexa, tu non esci mai, hai la vita sociale di un bradipo!” La cugina le diede una lieve pacca sulle spalle “Veniamo molto volentieri!”
 
 

“Anya…”
 
 

“Ti do il mio numero di telefono Raven, così puoi scrivermi l’indirizzo.”
 
 

Lexa guardò uscire le due ragazze con espressione frastornata, mentre Anya la guardava con un sorriso sornione “Visto? Ti ho fatto guadagnare un appuntamento.”
 
 
*
 

Clarke rincorse Raven per strada mentre l’amica si dirigeva a passo spedito verso casa.
 
 

“Raven, cosa diavolo ti è saltato in mente? Non volevamo dare nessuna festa.”
 
 

Raven si fermò un attimo per guardarla negli occhi “Clarke, hai visto il feeling tra me e Anya? Perché io riuscivo a percepirlo benissimo. Non potevo lasciarmi scappare l’occasione!”
 
 

“E che ne è stato del favore che dovevi farmi? Ti ho chiesto di venire con me perché non volevo più parlare da sola con Lexa dopo l’ultima volta e tu l’hai invitata a casa nostra!”
 
 

“Senti Clarke, stai diventando paranoica. Se ti piace parlare con lei parlale, non è successo niente l’ultima volta, e non deve succedere per forza.”
 
 

Clarke sospirò passandosi la mano tra i capelli “E’ questo il problema. E’ quasi successo qualcosa. Quando sono da sola con lei… E’ più forte di me, rischio di espormi troppo. Quando mi ha portato il caffè all’università avevo così tanta voglia di baciarla Raven… mi sono trattenuta a stento. Non voglio restarci male, e non voglio che ci resti male lei; è una delle persone più speciali che io abbia mai incontrato.”
 
 

Raven sembrò rendersi conto della tristezza di Clarke e abbassò lo sguardo “Scusami, non avevo capito che era una cosa così seria per te. Ma Anya… lei sta cercando una R e io una A, e mi sembra davvero che possa esserci una connessione tra noi due.”
 
 

Clarke accennò una smorfia “Non eri tu quella che diceva che l’anima gemella era solo una stronzata?”
 
 

Raven sorrise “Perché non mi era mai successo niente del genere. Octavia aveva ragione, capisci subito che c’è qualcosa. Non dirle che l’ho detto!”
 
 

Clarke scosse la testa “Promesso. Ma se facciamo questa festa devi promettermi che mi starai vicina tutto il tempo, così eviterò situazioni imbarazzanti con Lexa.”
 
 

Raven le strinse la mano “Promesso.”
 
 
*
 
 
Clarke l’avrebbe uccisa. Avrebbe ucciso Raven in un modo molto doloroso per farle rimangiare le sue promesse false e ingannevoli. C’erano voluti circa due minuti prima che Raven e Anya sparissero dopo l’arrivo di quest’ultima, lasciando Clarke e Lexa da sole nel bel mezzo della festa.
 
 

Avevano invitato parecchia gente del loro corso, e la casa era piena di musica e schiamazzi, ma Lexa non conosceva nessuno a parte lei. E lei naturalmente aveva cercato di evitarla per quasi tutta la sera.
 
 

Era stato facile dileguarsi con una scusa, lasciandola a parlare con il suo compagno di corso Monty, cercando di sparire tra la gente.
 
 

Era una cosa terribile da fare, ma sapeva di non essere abbastanza forte per stare da sola con Lexa, che si era presentata alla sua porta vestita come una modella. Non l’aveva mai vista fuori dai suoi abiti da lavoro, e quella sera aveva addosso una camicia che metteva in risalto il suo corpo slanciato e tonico. Era bella, bella da morire, e Clarke si sentiva debole.
 

Si era lasciata distrarre più di una volta dalla figura affascinante della ragazza, persino mentre stava cercando di evitarla, parlando con persone a caso all’altro lato della sala, senza prestare attenzione ad una sola parola.
 

I loro sguardi si incrociarono per un istante, ma Clarke non riuscì più a distogliere gli occhi dall’oceano verde che erano quelli di Lexa. Persino a quella distanza Clarke riusciva a capire che qualcosa non andava; sotto una calma impassibile, poteva leggere la delusione nel suo sguardo. Il senso di colpa le attanagliò il cuore, bloccandola per un attimo. Ma quando la vide prendere la giacca e dirigersi verso la porta, qualcosa scattò in lei. Non poteva lasciarla andare così.
 
 

“Lexa!” Clarke la raggiunse a metà delle scale, e la ragazza si fermò nel sentire la sua voce, i grandi occhi verdi puntati verso di lei “Lexa non andare via per favore.”
 
 

“Non mi sembrava di essere una presenza molto desiderata.” Si girò per riprendere a scendere le scale, ma Clarke le afferrò il braccio, costringendola a guardarla negli occhi, le dita che sembravano bruciare al solo contatto con la pelle di Lexa “Scusami se non ti ho parlato…”
 
 

Lexa alzò le spalle “Se ti dà fastidio essere vista con la ragazza che serve i caffè all’angolo della strada bastava che non mi invitassi.”
 
 

“Non è quello Lexa… Per favore lasciami spiegare. Andiamo a fare due passi.”
 
 

Lexa rimase in silenzio per un lunghissimo istante prima di annuire, e camminarono insieme in silenzio fino al piccolo parco davanti all’appartamento di Clarke.
 
 

“Io volevo davvero… passare del tempo con te. Ma mi fai paura.”
 
 

Lexa la guardò confusa e Clarke scosse la testa, sorpresa della sua stessa ammissione “Mi fa paura quello che provo per te. Perché tu piaci Lexa, e molto.”
 
 

Lexa la guardò negli occhi per un secondo, con un’espressione di stupore e contentezza in volto che Clarke non le aveva mai visto.
 
 

“Anche tu mi piaci. Mi sei piaciuta dal momento in cui ti ho vista in piedi davanti al bancone del bar. Mi piace parlare con te, e guardarti leggere. Mi piace pensare al momento in cui entrerai dalla porta e illuminerai la mia giornata. Continuo a pensarti e non riesco a smettere.”
 
 

Clarke aveva voglia di piangere; sentire quelle parole la faceva essere così felice e così triste allo stesso tempo che era spiazzante.
 
 

“Ma sappiamo entrambe che non può esserci… questa cosa tra noi.”
 
 

Lexa abbassò lo sguardo “Non capisco come possa essere possibile.”
 
 

Una lacrima solitaria solcò il viso di Clarke “Nemmeno io. Credimi Lexa, sono giorni che ci penso. Ma non vedo una soluzione. Io non posso rischiare di ripetere i miei errori, non ci sarebbe futuro per noi.”
 
 

Quando Lexa alzò lo sguardo pochi secondi dopo, Clarke riuscì a leggerci dentro una luce nuova “Io so cosa vuol dire soffrire per amore. E sono rimasta ferita già una volta. Ma per te…”
 
 

Lexa le prese la mano “Per te sono disposta a rischiare ancora. E’ solo una lettera, non vuol dire niente.” La ragazza prese un respiro profondo prima di continuare “Ed io penso di amarti. Questo dovrebbe voler dire molto di più.”
 
 

Le prese il volto tra le mani e la baciò, appoggiando delicatamente le sue labbra su quelle di lei, e Clarke non riuscì a resisterle a lungo.
 
 

Ricambiò il bacio con foga, stringendo Lexa con una disperazione che non pensava di avere in lei, e dentro il suo cuore sapeva che quello era il momento che aveva aspettato più di ogni altra cosa dall’istante in cui l’aveva incontrata; il profumo di Lexa le inebriava la mente, i suoi capelli le accarezzavano il viso, e lei si sentiva esattamente dove avrebbe voluto essere, come se in quel momento avesse trovato il suo posto nel mondo.
 
 

Lexa le accarezzò i capelli con la mano, stringendola ancora di più a sé, e Clarke si lasciò scappare un gemito quando sentì la lingua di Lexa accarezzarle le labbra, chiedendole con dolcezza di aprirsi a lei. E per poco Clarke non si lasciò completamente andare in quel bacio, incapace di fermare quella voce dentro di sé che le diceva che quello che stavano facendo era sbagliato.
 

 
Allontanarsi da Lexa si rivelò più difficile del previsto, più difficile di qualsiasi altra cosa avesse mai fatto. Non appena le loro labbra si staccarono Clarke sentì la pelle orfana di quel contatto che tanto aveva desiderato.
 
 

“Scusami Lexa io… io non posso. Non posso davvero.”
 
 

Corse via senza guardarsi indietro, lasciando Lexa sola e sconvolta nel cuore della notte, mentre il cuore che le si spezzava in petto.









Note: Ciao a tutt*! Sono davvero super felice della risposta che sta avendo questa storia, non me l'aspettavo davvero! Quindi grazie mille a tutti quelli che commentano e seguono, mi interessa moltissimo saperela vostra opinione! Lo so che doveva essere una storiella leggera, ma se non scrivo angst io non sono contenta, e poi dai, serve per dare quel pizzico in più alla storia secondo me, anche se fa male... Quindi fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo, spero vi sia piaciuto!
Alla prossima!

Ps: Io amo la Ranya, sorry but not sorry
  
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