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Autore: Layla    27/01/2017    1 recensioni
Tamao Ishida è una delle tante schiave senza nome che lavorano come sarte per la yakuza.
La sua vita cambierà il giorno in cui deciderà di scappare e finirà per nascondersi nel pullman dei Pierce The Veil e si unirà a loro. Scoperta dall'Immigrazione verrà sposata da Jaime, per cui ha una cotta, riuscirà a farlo innamorare di lei o il loro rimarrà solo un matrimonio di facciata?
Yukari Yidashi è la merchgirl dei Pierce The Veil cotta di Vic Fuentes, ma non è detto che sia lui l'uomo che davvero ama.
Forse è una persona del suo passato che aveva considerato sempre e solo un amico.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jaime Preciado, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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17)Passato e futuro

 
Tamao p.o.v.

 
Ci sono cene che sono cruciali e questa è una di queste: vedrò per la seconda volta i genitori di Jaime e voglio fare una bella figura a tutti i costi.
Sono in accappatoio davanti all’armadio e mi chiedo cosa posso mettere, ho persino pensato di mettermi un chimono – Yukari ne ha di molto belli – ma poi ho pensato che avrebbe accentuato il mio aspetto straniero ed estraneo. Devo solo trovare un abito carino e mi sembra un’impresa impossibile, mi sento un mostro, una ragazza brutta. Alla fine ne trovo uno nero senza maniche, con lo scollo a cuore e una fascia in vita, una gonna larga corta fino alle ginocchia davanti e lunga dietro.
Me lo metto e proprio in quel momento Jaime entra e mi fa un lungo applauso.
“Stai benissimo, sfigurerò davanti a te.”
Lui indossa solo un paio di jeans neri e io arrossisco.
“Sei tenera.”
“Sono solo stupida.”
Borbotto.
“No, sei tenera. Caso chiuso.”
“Va bene.”
Lui si mette una camicia bianca e sembra indeciso se mettersi o meno una cravatta, alla fine rinuncia.
“Dovrei metterla per fare onore al tuo vestito, ma le odio.
Odio quella sensazione di sentirsi compresso al collo, mi perdoni?”
“Che domanda assurda! Certo che ti perdono.
Pensi che piacerò ai tuoi genitori o penseranno che questo vestito sia eccessivo?”
“No, piacerai a loro e questo vestito è bellissimo.”
“Grazie, Jaime.”
“Di nulla.”
Lui scuote le spalle, mi piace come sia completamente a suo agio in una situazione imbarazzante come questa, forse perché gliene sono capitate di peggio nel corso della sua carriera.
“Non ti sembra strano tutto questo?”
“Cosa?”
“Presentare ai tuoi genitori una ragazza che è tua moglie, ma che allo stesso tempo non ami e che hai sposato solo per evitarle di tornare in Giappone.”
“Un po’, ma c’è di peggio.”
“Ti sei mai pentito di quello che hai fatto?”
“Mai e adesso andiamo.”
Io annuisco.
Indosso un paio di sandali, prendo una sciarpa e la borsa e sono pronta, lui invece si mette un paio di scarpe da tennis. Scendiamo e saliamo sulla macchina a noleggio, Jaime guida con tranquillità verso il centro di Londra fino a un piccolo ristorante che ha l’aria di essere immensamente costoso.
I genitori di Jaime ci aspettano fuori dal locale, noi parcheggiamo e li raggiungiamo, mi salutano con cordialità e non sembrano affatto pericolosi, solo una coppia di mezza età.
“Ciao, Jaime.
Ciao, Tamao.”
Ci abbracciano e poi guardano il ristorante.
“Non hai badato a spese.”
“Ci vediamo così poco che non mi è sembrato il caso.”
I due sorridono.
“Entriamo.”
Jaime ci precede e io vengo lasciata indietro con i suoi genitori.
“Bel vestito, Tamao.
Te l’ha preso Jaime?”
“No, l’ho trovato nei vestiti di Yukari, la proprietaria dell’appartamento in cui viviamo.”
“Mi sembra di avere già sentito questo nome.”
“È la merchgirl dei ragazzi, ma non so se lo sarà ancora.”
“È successo qualcosa?”
“Non so se ne posso parlare dato che non sono affari miei, ma quando Vic ha salutato tutti prima che partissimo è stato freddo con lei.”
I due annuiscono.
“Deve essere successo qualcosa, di solito Vic è un ragazzo molto cordiale.”
“Sì, mi piace molto.”
I due mi guardano e io mi rendo conto dell’implicito doppio senso.
“Come amico, nulla di più.”
“Sì, capisco.”
“Davvero, signora Preciado. Non ho pensato al doppio senso implicito, tra me e Vic non c’è nulla: solo amicizia. È stato molto buono con me.”
“Stai tranquilla, Tamao.
Ti crediamo, anche se so che a volte mia moglie può sembrare un po’ spaventosa.”
“Juan!”
“Su, non prendertela, Maria.”
Lei sospira e non dice nulla, spero di non essere stata la causa di un litigio tra loro due, la cosa mi dispiacerebbe alquanto, non voglio che ci siano guai a causa mia.
“Mamma, papà, Tamao?”
“Sì, Jaime?”
“La signorina ci mostrerà dove è il nostro tavolo, tutto bene?”
“Sì, tua madre faceva un po’ l’acida sul vestito di tua moglie e sulla sua amicizia con Vic.”
“Non è vero! Tuo padre è il solito esagerato.”
“Su, non litigate.”
Seguiamo Jaime e una giovane donna in una sala dal pavimento bianco e le pareti dello stesso colore decorati da neon azzurri e viola. Il nostro tavolo dà su una vetrata da cui si vede un giardino decorato con le lucine.
Ci sediamo tutti e la donna ci lascia i menù, io mi seppellisco nella lettura e cerco di non pensare alla situazione imbarazzante in cui sono. Dopo un’attenta lettura ed aver evitato i piatti che sembrano fighi, ma non lo sono – tipo le lumache note sotto l’affascinante nome di escargot – decido di prendere del riso ai fungi e quella che viene chiamata cotoletta imperiale.
La donna spunta di nuovo per ricevere le ordinazioni e poi siamo di nuovo lasciati con i genitori di Jaime.
“Come mai avete deciso di venire a Londra?”
“Non siamo riusciti ad andare in luna di miele a causa del tour e allora alla fine Yukari ci ha offerto di stare nel suo appartamento a Londra. Mi sembrava una buna idea per una luna di miele visto che Tamao voleva da sempre visitare questa città.”
“È vero, Tamao?”
“Sì, mi è sempre piaciuta Londra. In Giappone avevo un poster della città in camera.”
“Sei una ragazza fortunata allora.”
“Molto.”
“Mamma, ma perché metti sempre in dubbio quello che dice Tamao?”
“Non lo so, preoccupazione materna credo.
L’hai sposata, ma noi la conosciamo così poco.”
“Avrete tutto il tempo per conoscerla, credo che prima dell’autunno torneremo a  San Diego.”
“Passerete l’estate qui?”
“Qui e a Brighton. Ci vanno anche Yukari e i Bring Me The Horizon, sarà molto divertente e abbiamo bisogno di divertirci per scaricare lo stress.”
“Sì, immagino.
Non avrei mai detto che la tua passione ti avrebbe portato a un lavoro stressante, le vie del Signore sono infinite.”
“Mh, qualcosa del genere.”
Per la prima volta siamo in armonia e spero che possa durare a lungo, non mi piace essere la causa di una divisione in famiglia.
“Ti conviene riposarti perché in autunno dovrai presentare Tamao a tutti i parenti, inclusi quelli in Messico.
 Da quando hai annunciato a tutti che ti eri sposato con lei siamo stati tartassati da chiamate da tutti e non sapevamo che dire loro.”
“Mi dispiace di avervi messo in questa posizione, è che non sapevo come spiegare la presenza di Tamao, quello che Jess diceva in giro e quindi ho deciso di chiudere la questione così.
So che è stato piuttosto infantile, ma non è stato premeditato, non volevo incasinare nessuno.”
“Lo sappiamo, Jaime, ma è dura spiegarlo ai parenti.”
“Chi si è arrabbiato di più?”
“La nonna, dice che non gliel’hai fatta conoscere prima e che questo è grave perché sei il suo nipote preferito.”
“Mi dispiace.”
Mormoro io con gli occhi bassi.
“Non è colpa tua, è colpa dell’impulsività di Jaime. È sempre stato così anche da piccolo e con la band. Prima di suonare nei Pierce The Veil suonava in un’altra band con Tony, poi ha incontrato i fratelli Fuentes e ha deciso quasi su due piedi di mollare la vecchia band e suonare con loro.”
“Oh, è vero. Sei impulsivo.”
Lui si gratta la testa.
“Sì, lo sono e non mi pento.
Con la band è andata bene, meglio di quanto pensassi quando i Pierce The Veil si sono formati.
Non avrei mai pensato che avrei suonato davanti a stadi interi ed è successo.
Con Tamao è lo stesso, sta andando davvero bene.”
Io sorrido e sento che in qualche modo ha ragione, ce la stiamo cavando bene.
Dio, innamorati di me, Jaime.
Penso con tutta l’energia che ho, mandando una sorta di messaggio all’universo affinché mi accontenti, non voglio la Luna perché so che il suo posto è nel cielo a illuminare le anime che viaggiano ma non sono perse, vorrei solo lui.
Abbiamo un grande potenziale e lo sento vicino.
Adesso però sorrido e aspetto da mangiare, spendo che non si concluda come ieri, con me che scappo e piango.
Il cameriere arriva con i piatti e io guardo il mio riso ai funghi, sembra buonissimo.
“Buon appetito!”
Esclamo allegra.
“Buon appetito!”
Mi rispondo in coro Jaime e i suoi genitori.
Io inizio a mangiare di buon umore, in fondo finché hai del cibo nel piatto e un tetto sopra la testa va tutto bene.
Sul tavolo scende il silenzio, le conversazioni sono sostituite dal rumore delle forchette che grattano il piatto e dei rumori delle mascelle dei commensali.
Non c’è niente come del buon cibo per mettere d’accordo le persone e tacitare i vari malumori.
“Davvero buona.”
Commenta la signora Preciado riferendosi alla sua pasta allo scoglio.
“Sì, davvero.”
Le fa eco il marito
“Hai del buongusto, figliolo.”
“Grazie, mamma.”
Risponde Jaime con un sorriso che va da un orecchio all’altro, vuole davvero bene ai suoi genitori ed è ricambiato, un po’ lo invidio: vorrei che anche la mia famiglia fosse così invece siamo quattro persone che si odiano l’un l’altro per motivi più che validi.
Non si può avere tutto dalla vita, immagino.
Non ho una famiglia, ma posso costruirne una mia con Jaime.

 

La cena, complice il buon cibo e il fatto che sono un po’ più calma sul fatto che i genitori di mio marito non mi odino, è un successo.
Non sento la necessità di scappare via piangendo e tutto sommato sento di aver passato questo esame almeno con la sufficienza.
Adesso stiamo camminando lungo il Tamigi chiacchierando tranquillamente, i miei suoceri mi raccontano episodi dell’infanzia di Jaime e io cerco di raccontare qualcosa della mia. Ovviamente devo fare una selezione ed eliminare quelli in cui mio padre è violento e mia madre sottomessa.
Non mi sento ancora pronta a condividere questa parte della mia vita con loro, se le cose andranno come spero un giorno lo farò.
“Ehi, il London Eye!”
Urla Jaime.
“L’abbiamo visto, figliolo, è un po’difficile non vederlo.”
Risponde il signor Preciado.
“Non vi andrebbe di farci un giro, ieri non ci siamo andati.
Di notte dovrebbe essere ancora più figo con le luci che si riflettono sul fiume.”
“Perché no? Maria, potremmo fare i fidanzatini.”
“Non siamo un po’ vecchi per certe cose?”
Commenta la signora Preciado.
“Non si è mai vecchi per certe cose.”
“Immagino di sì e poi visto che siamo a Londra tanto vale farlo, a San Diego non potremmo.”
La decisione è presa e il nostro gruppetto si dirige verso la grande ruota panoramica, magistralmente illuminata, perfettamente integrata in una città che parla di passato con il suo racconto sul futuro.
Un futuro che parla di modernità, di vetro, plastica e metallo.
Jaime prende i biglietti e paga per tutti, anche se suo padre protesta dicendo che almeno quelli per sé e sua moglie vorrebbe pagarli lui.
“Non se ne parla, papà!
Già state pagando l’hotel quando avreste potuto stare da me.”
“Alle giovani coppie serve privacy non i suoceri in giro per casa.”
“Papà, state pagando per niente.”
“Oh, sta zitto!”
Finalmente arriva il nostro turno per salire e noi ci separiamo dai signori Preciado, c’è una cabina per ogni coppia. Sento un’emozione nuova salire lungo la mia spina dorsale: è eccitazione.
Tra poco io e Jaime saremo in uno spazio stretto, vicini, senza i suoi genitori, potremmo baciarci!
Sarebbe bellissimo se succedesse, sarebbe così romantico.
Sarebbe da coppia e anche se noi non lo siamo ancora del tutto, nulla mi impedisce di sperare che possa succedere. In fondo lo dice anche lui che si sta avvicinando sempre di più a me e forse sono più vicina al mio sogno di quanto creda.
Entriamo nella cabina e l’addetto la chiude, poco dopo inizia a salire e io mi perdo a osservare i riflessi delle luci che danzano sul fiume, è così bello.
All’improvviso Jaime mi stringe la mano e la mia attenzione è calamitata dai suoi occhi scuri, due pozzi profondi e morbidi come velluto, un cielo senza stelle, un eclisse da ammirare.
In un attimo le sue labbra sono sulle mie, è un bacio veloce, violento, passionale, come a rimarcare che sono sua, poi si calma e diventa dolce. Le mie labbra si schiudono per accogliere le sua lingua e insieme iniziamo la danza più antica del mondo, lui mi accarezza il volto e le spalle, io i suoi capelli.
Potrei baciarlo all’infinito e non stancarmi mai perché lo amo, forse più di me stessa e sono felice così.
La serata non potrebbe andare meglio, mi sento come dentro a un sogno e non voglio svegliarmi, voglio stare così per sempre.
Quando ci stacchiamo ci sorridiamo per un attimo e riprendiamo a baciarci, nemmeno dovessimo recuperare il tempo perduto!
La felicità mi invade piano, ma completamente, sono in pace con il mondo.
Alla fine del giro scendiamo con un sorriso che va un orecchio all’altro, Jaime ha il mio rossetto sulle sue labbra e i suoi genitori lo notano subito. Si sorridono complici, manca poco che si diano di gomito, sembrano felici.
“Ah, la gioventù!”
Esclama il signor Preciado.
“Ti ricordi quando lo facevamo noi alla ruota panoramica di San Diego.”
Lei annuisce, gli occhi persi in qualche lontano ricordo.
“Sì, me lo ricordo.
Era così bello, eravamo così giovani e a volte ho nostalgia di quei tempi.”
Lui le stringe teneramente la mano tra le sue.
“Ma anche adesso siamo felici, abbiamo due figli splendidi e una buona nuora. Magari tra qualche anno avremo anche dei nipoti.”
Io e Jaime ci guardiamo un attimo a disagio.
“Juan non esagerare, hai messo a disagio i ragazzi.
Sono appena sposati, forse ai figli non ci pensano ancora.”
Effettivamente è così, non avevo mai pensato a dei figli prima d’ora, forse perché a causa della vita che facevo prima sapevo che non ne avrei mai avuti. Stare tutto il giorno a cucire abiti non ti lascia tempo per la vita sociale, soprattutto se sei sorvegliata a vista da omoni giganteschi e armati.
“Hai ragione, Maria.
Scusate ragazzi.”
“Di niente, è ovvio che voi pensiate a dei figli, in fondo io ho trent’anni.”
Commenta Jaime.
Forse lui vuole dei figli e io gli sono d’ostacolo?
Forse pensava alla paternità con Jess e poi sono arrivata io a rompere le uova nel paniere?
Devo assolutamente chiederglielo quando saremo da soli, a casa, adesso ho un nuovo dubbio che mi assilla, avrò mai un momento di pace che duri?
Scomparirà mai la sensazione di essere un peso per lui?
Non lo so, forse quando e se mi dirà che mi ama e che il nostro matrimonio è diventato vero e non una farsa, a volte allegra a volte tragica.
I Preciado notano il mio disorientamento.
“Non avevate mai pensato o parlato di figli?”
Mi chiede gentile la madre di Jaime.
“No, e io non avevo mai pensato a essere madre. Sono così giovane…”
La mia voce sfuma in un tono sempre più spaesato tanto che lei finisce per sorridermi comprensiva.
“Non temere, anche io non pensavo ai figli nei primi tempi del mio matrimonio con Juan, sono arrivati con il tempo e con naturalezza. Prima Jaime e poi Chris.”
Io annuisco e cerco di mostrarmi meno confusa e spaventata, Jaime mi stringe la mano e questo mi spinge a sorridere, nonostante tutto: lui è la mia roccia.
“Beh, forse succederà così anche a noi. Vedremo, giusto, Jaime?”
“Giusto, Tamao.
Mamma, papà, dove volete andare?”
“Possiamo passeggiare semplicemente lungo il Tamigi, mi sembra molto animato come luogo.”
“Va bene.”
Insieme ci avviamo verso il lungoTamigi mano nella mano, chiacchierando di cose poco importanti, forse per dimenticare la figuraccia di poco prima in cui mi sono fatta cogliere impreparata su un argomento importante come i figli.
Alla fine i genitori di mio marito non sono poi così terribili come pensavo, forse li sto convincendo che sono la moglie giusta per loro figlio.
Spero tanto di sì, sarebbe bellissimo sentirsi accettata.
A dire il vero la band mi ha accettato, ma è completamente diverso ricevere l’approvazione dei genitori di tuo marito perché – in un certo senso – loro saranno la tua famiglia e nel mio caso l’unica famiglia dato che la mia mi ha diseredato.
Che serata lunga è questa!
“Com’è San Diego?”
“Molto bella, è una città sul mare molto vivace con un meraviglioso zoo, ti ci porterò.
Potremo chiedere anche a Tony ed Erin di venire, lui ama le tartarughe, ti racconterebbe vita, morte e miracoli e poi mi sembra che tu vada d’accordo con la ragazza di Tone.”
“Sì, è una brava ragazza.”
“Sono felice che andiate d’accordo.
Quando andremo in tour sarete una specie di grande famiglia, so che lei, Danielle e Alysha si vedono e organizzano uscite per le ragazze dei Pierce The Veil.”
“Figo.”
“Di cosa state parlando?”
“Del fatto che le ragazze si vedono quando noi siamo in tour e dello zoo di San Diego.”
“Ah, è molto bello! Jaime cercava sempre i dinosauri da piccolo, vero Juan?
Pensava che se ci avevano fatto un film da qualche parte dovessero esistere, non sapeva ancora degli effetti speciali.”
Io sorrido al commento della mamma di Hime, immaginandomelo bambino alla ricerca di animali immaginari, correndo per tutto lo zoo.
“E tu, Tamao?”
“Io cosa?”
“Il posto in cui sei vissuta.”
“Oh, certo. Sono vissuta nella campagna giapponese fino a che sono andata all’università di Tokyo e poi ho fatto uno scambio culturale con la Columbia University ed eccomi qui.”
“Com’è la campagna giapponese?”
“Molto zen, immagino che direbbero gli occidentali. Calma, poche macchine, ci sono ancora case tradizionali, l’unico rumore è quello delle macchine agricole e dei grilli.”
“A te piaceva?”
“In un certo sì, mi piaceva fare lunghe passeggiate e perdermi nei campi, ma non so se ci tornerei.”
“Beh, dopo aver visto la Grande Mela difficilmente si vuole tornare a casa o almeno così dicono, io non ci sono mai stata. Ho visto solo il Messico e San Diego.”
Io annuisco, più per cortesia che per altro, ho visto solo il lato peggiore di New York, quello squallido e degradato delle periferie, dei grandi stanzoni, sporchi, umidi, freddi, pieni di scarafaggi e uomini pronti a picchiarti se non fai costantemente il tuo lavoro.
Non una bella New York, non quella che vedono i turisti, non quella che consiglierei di vedere.
È solo un posto da dimenticare.
Dopo la lunga passeggiata, ci separiamo: i signori Preciado vanno in hotel e noi due torniamo a casa.
Jaime non molla la mia mano nemmeno per un secondo e non posso lamentarmi, mi piace come sensazione: mi fa sentire protetta e amata.
Forse dovrei persino ringraziare i miei suoceri, perché grazie a loro ci siamo avvicinati, come se avessimo bisogno solo di una piccola spinta esterna.
Saliamo in casa e non appena chiudiamo la porta iniziamo a baciarci con foga, due persone affamate una dell’altra. Le mani corrono sul corpo, i respiri si mischiano e diventano ansiti e gemiti, per la prima volta posso accarezzare i muscoli del petto di Jaime.
Lui mi prende in braccio come se fossi una sposa e si avvia verso la nostra camera da letto, i rumori dei passi gentilmente attutiti dalla paglia del tatami.
Mi appoggia sul letto e finalmente quello che ho sognato fin dalla prima volta che l’ho visto sta per succedere: stiamo per fare l’amore.
Il cuore sta per scoppiarmi per la felicità, ringrazio tutti i kami finché ho il controllo di me stessa poi mi lascio andare alle sensazioni.
Sono al settimo cielo e non desidero scendere per un bel po’.

Angolo di Layla

Ringrazio Nico_Ackerman per la recensione :)

   
 
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