"Ve
lo chiederò di nuovo,
siete abbastanza presentabile per uscire?" la voce dell'odioso Edward
Lamberth risuonò attraverso l'ingombrante porta di legno.
Sembrava impaziente.
Circa
10 minuti prima, i soldati vestiti di rosso avevano aperto la
porta della cella di custodia, e trascinato i due ragazzi nel corridoio
per
farli aspettare fuori, ancora ammanettati. Edward era entrato dentro e
aveva
messo con noncuranza una bacinella d'acqua vicino ad Alice.
"Rendetevi
presentabile, signorina, dovete incontrare il
Generale." L'uomo dagli occhi scuri aveva fatto di nuovo
quell'espressione
sprezzante, prima di uscire fuori.
Adesso
la porta fu aperta, quando Edward sbirciò dentro con un
aggrottamento delle sopracciglia, proprio mentre Alice si stava
asciugando le
mani bagnate sulla gonna e si stava picchiettando la faccia con gli
avambracci.
"State
cercando di farvi carina per quella prole di Satana? Non
capisco perché lo facciate con tanta diligenza."
Alice
ne aveva avuto abbastanza del suo comportamento da zotico e
cercò di insultarlo nella stessa maniera in cui lui stava
facendo con lei.
"Perché
diavolo mi preoccuperei di pettinarmi per il misero
comandante di certi operai
maleducati?" chiese Alice mentre incrociava le braccia sul petto,
battendo
con i piedi il pavimento, stizzosamente.
Gli
occhi di Edward Lamberth si strinsero in piccole fessure, mentre
faceva due passi verso di lei.
"Apprezzo
l'ironia nelle vostre parole, signorina. Ma non sono un
'operaio' di umili natali, come voi alludete."
"Non
faccio nessuna allusione, signore," Alice ribatté,
"e se voi non siete così sacrificabile, perché vi
è stato assegnato il
compito di badare a una donna incatenata chiusa in un buco di insetti
parassiti? Forse perché siete considerato come estremamente
scadente."
"Mi
riversate addosso queste dure parole, ragazza, ma voi siete
inferiore a chiunque io possa solo immaginare. Inferiore all'uomo
ammanettato
nell'altro corridoio che ha sparato a suo fratello per una disputa
riguardo alla
terra, e lui sarà impiccato in cortile per quel gesto
raccapricciante. Peggiore
persino della prostituta del campo, condannata a 100 sferzate per aver
diffuso
la sua pestilenza. E' solo due porte più giù."
Alice
fu punta da queste parole, ma Edward continuò a parlare
quando
notò che lei quasi quasi stava per ribattere.
"Loro
almeno non si sognerebbero mai di commettere l'atto
innaturale di rivoltarsi contro la propria razza e sporcare per sempre
il
proprio sangue. Avete pensato a cosa succederebbe, se decideste di fare
figli
con lui? Condannarli ad essere piccoli meticci, che è peggio
che essere un
selvaggio."
Alice
era senza parole, i suoi grandi occhi blu pieni di orrore.
Questo era un qualcosa che a malapena le aveva attraversato la mente.
Il
pensiero di fare dei figli, certamente, era qualcosa che aveva
aspettato
impazientemente, una volta che sarebbe diventata una moglie. Aveva
pensato a
quanto sarebbero felici lei e Uncas nella loro casa con una famiglia
crescente.
Lei capì ora che aveva evitato intenzionalmente tali brutti
pensieri, che nelle
sue fantasie fatte su misura riguardanti Uncas e alcuni figli, non
aveva
immaginato nemmeno una volta il mondo dei Bianchi o il fatto di dover
difendere
pubblicamente se stessa e la sua scelta.
Pensava
disperatamente a Nathaniel, che rivendicava la razza mohicana
più di quanto lo avrebbe mai fatto con il mondo europeo,
orgoglioso di avere un
padre come Chingachgook... Ma, una
voce traditrice le sussurrò dentro di sé, Nathaniel
sarà sempre Bianco, a prescindere dalla sua educazione.
Amelia
Warren entrò timidamente, attirata dalle voci alte. Il suo
sguardo su Edward era diffidente, ma non si poteva fraintendere la disapprovazione nel suo
tono di voce. "Signor
Lamberth, sarebbe meglio se voi abbassaste la voce. State parlando a
una
donna."
Edward
fece un'occhiataccia alla ragazza. "Non credo. Ed è mio
desiderio che tu stia fuori dai miei affari, Millie. Torna ad occuparti
del
bucato." Detto questo, la spinse fuori per la spalla, la sua mano
trattenuta sulla vita di lei mentre se ne andava. Gli occhi di Alice si
strinsero per questa sconvenienza.
Edward
Lamberth sembrò soddisfatto di sé nel vedere
l'espressione
colpita sulla faccia di lei, "Adesso sbrigatevi, il Generale e il
vostro
illustre fidanzato vi attendono."
Stephen,
stando fuori accanto ad Anicus, sentì un' imprecazione
smorzata e un rumore, seguiti dalla voce inconfondibile di Edward
Lamberth che
gridava con voce rauca, mentre i soldati correvano nella cella di
custodia.
Stephen e Anicus si fissarono l'un l'altro, con gli occhi spalancati e
ingenui,
prima che Stephen sorridesse tra sé e sé, "Brava
ragazza, Alice."
Anicus
piegò la testa di lato. La parola giusta esplose nella mente
di
Stephen.
"Wishi." Bene.
Anicus sorrise a Stephen per la prima volta, da quando si erano
incontrati.
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La
costosa sedia di palissandro scricchiolò pericolosamente,
quando il
Generale Waddell si sedette con una potente imprecazione. La sua
uniforme
scarlatta era stirata meticolosamente e adornata con trecce dorate.
Isaac si
chiedeva come i suoi bottoni non riuscissero a volare via dalla sua
pancia
rotonda e a mandare in frantumi i vetri delle finestre.
Quella
era un'altra cosa, gli occhi di Isaac guardarono velocemente le
costose lastre di vetro che il Generale Waddell aveva insistito per
comprare
con i finanziamenti della Corona per il suo quartier generale. Sarebbe
stato
difficile affermare che Isaac portasse molto rispetto a quel pomposo
Generale,
che ogni giorno faceva venire in mente a Isaac sempre di più
l'Imperatore
Nerone. Tutto ciò che mancava era vedere l'uomo adagiato con
il fondoschiena su
uno splendente trono dorato, che strimpellava con una lira.
"Hai
trovato qualcosa nelle tue perlustrazioni?" Waddell
chiese distrattamente mentre smistava la corrispondenza davanti a lui
quando si
sedette, senza nemmeno alzare lo sguardo su Isaac.
Isaac
si raddrizzò, con la faccia impassibile, "No, signore.
Abbiamo sentito i racconti degli invasori Irochesi, come anche degli
alleati
Francesi e Ottawa, ma quello sembra essere rimasto a nord. Come da
vostra
richiesta noi-"
"Sì,
sì," il grande uomo agitò una mano grassa in aria
e
gettò la testa in avanti, facendo sparire il mento nel suo
collo paffuto,
"assicurati soltanto che ciò sia puntualmente annotato nel
mio libro mastro.
Dimmi dei nuovi prigionieri. C'è una ragazza, ho sentito?"
Isaac
digrignò i denti e guardò in giù per
evitare che il Generale
vedesse la frustrazione sulla sua faccia. Accidenti,
Edward. Chi altro sarebbe? A volte quel ragazzo gli faceva
venire in mente
una gallina che chiocciava con i suoi pettegolezzi. Waddell era tornato
da 15
minuti appena!
"Certo,
signore. Ci sono tre detenuti al momento, dalla Delaware
Valley. Un paesanotto di nome Mason, un ragazzo Indiano
dall'accampamento a
est-"
"Perché
diavolo hai arrestato uno di loro?" Waddell si
infuriò subito, mentre lasciò cadere diverse
guaine di pergamena, "non sei
consapevole di quali possono essere le ripercussioni?"
"Signore
- Con tutto il rispetto, il ragazzo ha avvicinato dei
civili bianchi molto vicino alle fattorie e lontano dal territorio
Lenape.
Ovviamente è coinvolto in qualche furberia. Quando sono
arrivato da loro, i
ragazzi si stavano azzuffando e due ragazze indiane, una bianca e una
indiana,
stavano cercando di intervenire."
Il
Generale Waddell sembrava riflettere su questo mentre si appoggiava
indietro, tirandosi la giacca rossa più stretta. Isaac
osservava con scarso
interesse; quasi si aspettava che la sedia si rompesse con il peso,
mandando il
suo Generale a gambe per aria.
"Vino,
per favore!" disse lui e Isaac prese una brocca di
bevanda fermentata alla frutta e la versò in un calice.
"Madeira,
signore," l'uomo porse il calice, anche se stava
cercando di trattenere una smorfia a quest'ennesima ostentazione di
lusso del
Generale . Trasportare per nave vino liquoroso al brandy attraverso
l'oceano,
mentre il resto di loro optava per birra annacquata e liquori
più economici.
Philip
Waddell assaporò il vino e schioccò le labbra
mentre pensava a
quello che aveva detto Isaac.
"Da
dove è stato imbarcato?" chiese Waddell, sbirciando nel
contenuto del recipiente.
Isaac
non aveva voglia di affrettarsi a cercare questa informazione e
così inventò una risposta plausibile, "Da una
zona a sud di Madeira,
signore, nota per il suo territorio incredibilmente arido e per l'uva
bianca.
Questo dà al vostro vino il suo caratteristico gusto
asciutto, senza essere
troppo amaro."
"Sono
giovani?" chiese Waddell dopo un paio di momenti di
silenzio. Isaac immaginò che l'uomo non si riferisse alla
presunta uva.
"Sì.
Direi che sono tutti sotto i 20 anni di età."
"Hmm...
Tutta questa faccenda è così noiosa e irritante,
ho anche
sentito che le loro famiglie sono venute a chiedere il loro rilascio.
Se quei
fastidiosi Indiani hanno mandato dei richiedenti per conto del
ragazzo-"
Waddell interruppe con un grande sospiro e mandò
giù il resto del suo vino.
"Perché
Lamberth è così interessato a quella sciocca
ragazza?
Come si chiama?" lui fissò Isaac con uno sguardo apatico,
bulboso, che
faceva venire in mente a Isaac un pesce morto che galleggiava in
superficie.
Ah, adesso avevano colto in pieno il problema.
Isaac
scelse le parole il più attentamente possibile.
"Il
suo nome è Alice Munro, è di Londra, signore. Suo
padre era
il Colonnello Edmund Munro. Morì durante il massacro a
William Henry, alcuni
dei sopravvissuti al suo reggimento massacrato sono arrivati qui a
piedi.
Questo accadde l'anno scorso, certamente. Prima che voi vi uniste alle
nostre
file, signore."
Waddell
sembrava leggermente colpito dalla discendenza di Alice e fece
un’ affermazione vaga sul fatto di ricordarsi del colonnello
defunto, e che
peccato fosse.
"Ma
perché Lamberth è così interessato a
lei e così... in
disapprovazione? Mi ha invitato a chiedervi i dettagli attinenti."
Edward
esitò abbastanza a lungo da far aguzzare gli occhi del
Generale
e si sporse in avanti, come un segugio rigonfio che ha catturato il
leggero
odore di preda umana. Isaac era sorpreso dal fatto che il grosso
disgraziato
non stesse salivando, niente lo elettrizzava come lo scandalo e
l'intrigo.
"Fuori
il rospo!"
"La
sua scelta sentimentale è ciò di cui certe persone stanno sentendo
chiacchierare," la leggera
frecciatina era persa su Philip Waddell. Lui annuì
impazientemente e Isaac
continuò, "soprattutto per la sua educazione da ceto sociale
alto e suo
padre era un colonnello così rispettato-"
"Perché
ti diverti a provocarmi, uomo? Qual è lo scalpore che lei
suscita?" lui batté un pugno teatrale sul tavolo e fece
tremare la coppa
d'argento.
"Lo
scalpore è che lei è fidanzata con un Indiano."
Ci
fu un improvviso acuto silenzio mentre i due uomini si fissarono
l'un l'altro. Per dargliene credito, il Generale non
sghignazzò come una
scolara, come era incline a fare ogni volta che sentiva qualcosa di
deliziosamente scandaloso.
"Questo-
No, non può essere, signore. Vi siete sbagliati,
ragazzi." Ma Isaac scosse la testa. Aveva voluto riferire lui stesso
questa informazione al Generale, invece di quel pettegolo lingualunga
di
Edward, perché sapeva che l'altro uomo avrebbe drammatizzato
l'intera
descrizione. Aveva già sentito da una preoccupata Amelia
Warren quanto Edward
fosse stato oltraggiosamente rude con la signorina Alice.
"Vorrei
essermi sbagliato, ma sono certo dei fatti. Lo dice lei
stessa. Ora ammetto di non essere sicuro di ciò che vi ha
detto Edward, ma
l'unica preoccupazione che ho è che la signorina Alice
è totalmente
inconsapevole delle sue azioni o delle conseguenze. Immersa com'era nel
suo
dolore per la morte di suo padre, come anche il trauma di essere
sopravvissuta
a tale barbarie, era comprensibilmente confusa e suscettibile. Poi ha
incontrato questo... questo ragazzo Indiano..."
Waddell
stava annuendo tra sé e sé mentre fissava la
parete di fondo,
illuminata dal cielo di mezzogiorno. "Sì, certamente, deve
aver preso di
mira la povera ragazza nel suo stato di fragilità. Le ha
promesso dolci cose e
dato un falso senso di sicurezza. Il ragazzo Indiano è qui?"
"Sì,
signore. Qui con la sua famiglia per reclamare gli altri,
come anche la sua sposa."
Adesso
l'uomo si arrese alla risata. Edward guardava stoicamente
mentre il suo Generale e il comandante di così tanti uomini
rideva
fragorosamente, finché dovette respirare profondamente per
prendere aria,
concludendo con la stridula risata che Edward detestava così
tanto.
"E'
così? Marciano verso il mio forte, audaci e sfrontati, per
chiedere il rilascio dei miei prigionieri? Beh, io ho il forte e gli
uomini
alle armi - Sapete cosa, signor Bauman, fate venire la ragazza. Ora. Prendetela!"
Isaac
si voltò per nascondere la sua smorfia mentre la faccia del
suo
ufficiale di grado superiore diventò rossa chiazzata. Sapeva
che i tre
prigionieri stavano ancora aspettando nella loro cella di custodia.
Avrebbe
aspettato 5 minuti prima di portare Alice nel quartiere del Generale;
avrebbe
dato tempo all'uomo ottuso di smetterla con i capricci infantili.
Isaac
chiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò,
lisciandosi i
capelli scuri e sistemandosi i polsini e le maniche dell'uniforme.
Aspettava,
canticchiando lievemente una melodia che aveva sentito anni fa in un
festival
in Cornovaglia. Contò a mente i minuti che passavano, mentre
pensava alle
gitane dai capelli neri in una fiera paesana.
Con
un sospiro, Isaac si raddrizzò e si assicurò di
apparire
presentabile, prima di percorrere il lungo corridoio fatto di tavole di
legno,
tagliate approssimativamente. S'imbatté in diverse panche
sotto una finestra
aperta e, ecco, gli Indiani e lo Scozzese della scorsa notte che se ne
stavano
seduti lì, ad aspettare. I ragazzi nel gruppo si alzarono
velocemente.
Isaac
scosse la testa irosamente, la sua giornata non stava procedendo
come stabilito. Se avesse portato la signorina Alice dal Generale, lei
sarebbe
passata di qui, davanti a questo gruppo, cosa che sicuramente avrebbe
agitato
tutti loro. Notò che tutti loro sembravano leggermente
scarmigliati, come se si
fossero accampati fuori, nel bosco.
"Signor
Bauman," l'alto uomo scozzese si attorcigliò il
cappello tra le mani, "ci avete chiesto di venire intorno a mezzogiorno
per parlare con il vostro Generale. Ci è stato detto di
aspettare, possiamo
vedere l'uomo per favore?"
Isaac
notò il tono di supplica nella voce di Stewart e
sentì una fitta
di compassione, anche se evitò attentamente di guardare
nella direzione di
quell'Indiano che aveva adescato la signorina Alice.
"Infatti,
il Generale Waddell è al forte mentre parliamo - State
calmo, Poe - ma devo pregarvi di pazientare solo per un altro po'.
C'è una
questione più urgente di cui mi devo occupare e poi vi
porterò da lui. Prego,
fatemi la cortesia di aspettare fuori dal forte finché non
sarete
chiamati." Per completare l'effetto, la bocca di Isaac si contrasse in
ciò
che a malapena era considerato un sorriso, più simile a una
smorfia. Ma sembrò
calmarli tutti, con l'eccezione degna di nota di quell' indisponente
Nathaniel
Poe.
Camminando
velocemente verso destra e andando via dal gruppo, Isaac
disse silenziosamente ogni parolaccia che gli potesse venire in mente,
eccetto
quelle veramente turpi, poiché era un gentiluomo.
Spalancò la porta e sbirciò
dentro, la sua espressione cupa diventò perplessa e beffarda.
I
tre prigionieri erano seduti insieme; tutti, incluso il ragazzo
Lenape, avevano delle espressioni facciali che variavano dalla rabbia
all'estrema infelicità. Poi lui notò che Edward
sembrava furioso e ... bagnato?
"Buon
Dio, uomo, cambiati, metti un abbigliamento appropriato, il
Generale è qui!" disse lui velocemente e Edward
arrossì, poi -
"Perché la signorina Alice è così
incatenata? Ti ho già detto che è sufficiente
incatenarle solo i piedi."
Edward
Lamberth si impennò come un drago di una leggenda
scandinava,
"Mi ha vuotato addosso una bacinella d'acqua!"
Isaac
guardò velocemente la ragazza in questione che stava
guardando
in giù, i suoi occhi cerchiati di rosso e angosciati. Isaac
si sentì qualcosa
tirare nel suo intestino. Lei era così insudiciata e
abbattuta.
"Perché?"
fu l'unica domanda di Isaac ma lui poteva già
immaginare la ragione. Ci fu un silenzio significativo e Isaac fece il
punto
della situazione a mente, per mettere Lamberth di guardia per i
prossimi
giorni; i veri uomini non avvicinavano le ragazze verbalmente.
"Signorina
Alice, se permettete." Isaac fece cenno con la
mano sinistra. Alice alzò lo sguardo, con la faccia
inespressiva.
"Non
me ne andrò senza i miei amici."
Isaac
nascose un sorriso beffardo, "Ragazza, apprezzo il nobile
sentimento, ma se avete intenzione di martirizzarvi, assicuratevi che
sia per
una giusta causa. Non per questi stupidi."
"Loro
non sono stupidi per me," Alice borbottò.
"Alzatevi,
signorina Alice," Isaac stava diventando
impaziente, "andremo dal Generale Waddell e risolveremo questa cosa
oggi."
Alice
si alzò in piedi graziosamente e si scosse la gonna con le
mani
incatenate, la sua schiena dritta e il mento in su. Ciò la
diceva lunga sulla
sua educazione. Molto probabilmente una scuola di élite per
l'etichetta, oppure
un'istitutrice che gliela insegnava a casa.
"Liberatela,
ragazzi." Isaac guardò Alice in modo serio
quando la sua richiesta fu eseguita, "Siete attesa, signorina.
Venite."
Uscirono
per andare nel corridoio insieme, mentre Alice si voltò per
dare un'occhiata ai ragazzi che si stava lasciando alle spalle.
...................................................................................................................
Alice
tremò leggermente mentre stava dinanzi agli uomini imponenti
negli alloggiamenti del Generale. Erano imponenti in relazione ad
aspetti
diversi, il Generale in sé era più robusto del
signor Bauman e si presentava
con maggiore autorità. Era lui che avrebbe preso la
decisione finale del suo
rilascio e di quello dei ragazzi. Isaac era un uomo più
magro e più alto, di
giovane età - Forse 25 anni?- ma si comportava con un'aria
molto precisa e
c'era un'indifferenza in lui che era molto preoccupante. Lei doveva
ancora
riuscire a vederlo sorridere.
Il
Generale Waddell manteneva ancora una linea fisica elegante (non
importa quanto corpulenta) nel suo abbigliamento impeccabile, con la
sua
parrucca appena incipriata. Era strano il fatto che lei si sentisse
leggermente
a proprio agio con il suo comportamento, poiché lui
rappresentava molto della
sua vecchia vita. Suo padre molto probabilmente lo aveva conosciuto, e
Alice
cominciò a formulare un discorso sul posto. Tuttavia, fu
privata
dell'occasione, perché il Generale parlò prima di
lei.
"Spero
che siate stata trattata bene, vero signorina Alice?"
l'uomo parlò con fare intimidatorio mentre si sosteneva ai
bracci della sua
sedia, e si mosse pesantemente con i suoi piedi. "Questi eventi sono
stati
estremamente sfortunati, davvero."
Alice
si leccò le labbra screpolate mentre i suoi occhi guardarono
velocemente il perimetro della stanza. Isaac esaminò Alice
con la sua faccia
simile a una maschera, con entrambe le mani giunte dietro la schiena.
"A
cos'è dovuto quel putiferio, ragazza? Perché hai
attaccato uno
dei miei soldati?" Gli occhi di Waddell sembravano avidamente
interessati
mentre pose questa domanda.
"E'
stato estremamente maleducato, signore. Perdonate la mia
irruenza, ma il suo linguaggio era rozzo e impertinente." Alice
replicò
così. Le sue mani cominciarono ad essere appiccicaticce.
"Che
cosa ha detto che vi ha fatta irritare così tanto?"
Alice
guardò istintivamente Isaac poiché non sapeva
come rispondere.
Lui piegò la testa di lato per una frazione di secondo ma
rimase in silenzio.
"Una
ragazza della vostra educazione non dovrebbe sognarsi di
commettere una tale sfrontata manifestazione di inciviltà,
signorina." Il
Generale camminò intorno alla sua scrivania, facendo
scricchiolare forte le
assi del pavimento. Per qualche ragione, Alice trovò il
rumore irritante e fece
un respiro posato. Stava cedendo al panico, poteva sentirlo.
Il
Generale Waddell si appoggiò indietro leggermente sulla sua
scrivania, di fronte a lei.
"Signor
Bauman, prendete una sedia per questa ragazza."
Waddell ringhiò improvvisamente, guardando ancora Alice.
Una
volta che il ragazzo se ne andò e lei e l'uomo rimasero da
soli,
Alice non disse niente; lei guardò solo il pavimento con
insolito interesse.
"Vino,
mia cara?"
La
faccia di Alice si alzò mentre balbettò una
risposta, "Io...
perché no, il vino mi farebbe bene, signore. Grazie."
Waddell
si affaccendò per prendere una caraffa e versò il
liquido
opaco in un calice, poi versò il vino per Alice in un
bicchiere da vino più
piccolo con lo stelo attorcigliato. Glielo porse e Alice lo
annusò cautamente
prima di fare un piccolo sorso.
"Madeira,"
mormorò, e lo ringraziò in segno di
apprezzamento. Poteva sentire il sapore del brandy per il quale il vino
era
famoso, rendeva il vino buono per anni, al contrario di un vino
più tipico
oppure lo sherry.
Il
brandy rafforzava la sua potenza e fortificava i nervi della
ragazza. Alice continuava a sorseggiare disinvoltamente,
finché Isaac ritornò
con una robusta sedia di legno che mise dietro di lei, invitandola a
sedersi.
Alice
si sedette pudicamente. Non fu detto niente di più per
diversi
minuti, finché-
"Quel
ragazzo indiano è qui a cercarti."
Alice
si strozzò e sputacchiò fuori il vino, tossendo
forte finché gli
occhi le lacrimarono. Isaac sollevò un sopracciglio, le
prese il bicchiere
dalla presa vacillante e camminò a grandi passi verso un
angolo. Dopo aver
riempito di nuovo un boccale, glielo premette sulle mani e insistette
per farla
bere.
Acqua.
Alice la trangugiò. Sbirciando Waddell, Alice
notò che l'uomo
continuava a sorriderle piacevolmente, come se non fosse successo
niente fuori
dal comune. I secondi continuarono a scorrere mentre i due si
guardavano negli
occhi.
"Dov'è
lui adesso?" Alice superò il suo shock iniziale,
"Deve essere così preoccupato! Per favore, devo parlare con
lui. Andiamo,
è stato risolto. Non vi disturberemo mai più,
signore."
Il
Generale Waddell sembrò rimuginare sulle sue parole ma poi
scosse
lentamente la testa. Il suo tono stava diventando più freddo.
"Come
avete perso il senno che Dio vi ha dato? Perché diavolo
flirtereste con quel... quel pagano?
Non potete in alcun modo immaginare come avete distrutto la vostra
reputazione
con questa sciocchezza."
"Chiedo
scusa, signore," Alice replicò a voce bassa, "e
vi ringrazio per la vostra preoccupazione, ma conosco il mio cuore e
conosco le
mie azioni. Voi parlate di pagani, ma gli Europei commettono le stesse
azioni
vili nel nome della guerra."
Il
Generale Waddell sembrò umiliato e oltraggiato da questo,
sbuffò e
scosse la testa mentre la guardava in malo modo.
"Non
posso credere a quello che sto sentendo. Cosa direbbe vostro
padre se fosse vivo?"
Le
parole ferirono Alice, come lei immaginava farebbe un coltello
nell'intestino. Lei conosceva la risposta; era esattamente
perché suo padre era
defunto che Alice poteva vivere con Uncas e sposarsi. Se il Colonnello
Munro
fosse sopravvissuto, avrebbe ordinato al suo intero esercito di
cercarla, e una
volta trovata, molto probabilmente l'avrebbe legata e messa su una nave
diretta
per l' Inghilterra. Non l'avrebbe mai lasciata vivere pacificamente con
Uncas.
Tuttavia,
questo era qualcosa che non avrebbe detto a voce alta. Era
d'obbligo che lei non si allontanasse dalle sue convinzioni.
"Mio
padre valutava il benessere e la felicità dei suoi figli
sopra ogni altra cosa. Avrebbe capito." Alice disse questo in un tono
freddo.
Isaac
scosse la testa, la sua bocca era una linea sottile. Alice
proseguì.
"C'è
differenza tra ciò che è giusto e ciò
che ci si aspetta. Non
voglio più abbandonare la mia felicità per il
bene dell'apparenza."
Gli
uomini la guardarono come se le fosse cresciuta un'altra testa,
c'era una tale mancanza di comprensione nelle loro facce sconvolte. In
verità,
Alice non li biasimava. Se qualcuno le avesse detto in Inghilterra che
un
giorno lei avrebbe perso le sue ricchezze e la sua famiglia, che si
sarebbe
innamorata di un uomo rosso delle Americhe, sarebbe scoppiata a ridere.
"Suppongo
che voi vi sistemerete in miserabile povertà?"
disse Waddell in una furia sussurrata, "Non avrete la nausea nel
guadagnarvi da vivere lavorando la terra; sarete una contadina, dunque?
Sarete
così felice quando lui deciderà di prendervi a
schiaffi come una qualsiasi
sgualdrina dell'osteria?"
"Uncas-
Non lo farebbe mai -"
Alice cambiò linea di condotta, "Non avete una ragione
legale per tenermi qui,
signore. So che le leggi dell'Inghilterra sono state portate nelle
colonie. Mi
avete arrestata illegalmente. Non ho commesso nessun crimine, signore.
Anche se
lo avessi fatto, la cosa dovrebbe essere affrontata con uno sceriffo o
un
agente di polizia."
Il
Generale ora sembrava scioccato - era uno sciocco per non essersi
ricordato che lei era la figlia di un colonnello dell'esercito
britannico. Lei
conosceva le leggi del territorio.
"Questo
potrebbe benissimo essere così, ragazza," Waddell
replicò velocemente, "ma ci sono, infatti, delle leggi
contro questa farsa
a cui voi state pensando."
"A
cosa vi riferite, signore?"
"Le
razze non si posso mescolare nel matrimonio, signorina. O
procreare. Anche se quel ragazzo fosse un Cristiano, sarebbe illegale
per un
predicatore persino officiare la cerimonia nuziale."
"Non
ho sentito parlare di nessun impedimento del genere,
signore." Alice si appoggiò indietro e cercò di
tenere la sua padronanza
di sé; era certa che lui la stava portando fuori strada.
"La
legge all'inizio è stata promulgata nell'anno di nostro
Signore 1660, nel tentativo di regolare i matrimoni e limitare la
mescolanza di
sangue che si stava verificando all'epoca," l'uomo grande
ripeté questo
velocemente, "essa dichiarava che nessun matrimonio potesse verificarsi
tra un Bianco e uno schiavo o un servo a contratto-"
"Ma
lui non è nessuno dei due!"
"La
legge è stata cambiata non molto più tardi per
includere
qualsiasi mulatto o Indiano." Waddell andò avanti senza
darle alcun riconoscimento.
Fece una pausa per riprendere fiato. "Così brillante come vi
ritenete di
essere riguardo alla natura della legge e dei diritti civili, non hai
colto
quella legge lì, vero?"
Alice
si sentì messa alle strette, tuttavia esisteva ancora un
dettaglio
che rimaneva da dire.
"Non
infrangerò nessuna legge, dunque, signori." Alice si
sedette dritta, reprimendo il tremore che le avrebbe rubato le parole,
"Non lo sposerò in nessuna cerimonia religiosa."
La
faccia del Generale Waddell si fece di un intenso color prugna
mentre farfugliava, con i suoi piccoli occhi pietrificati dall'orrore,
fissi
sulla faccia di lei. "Non ci credo-"
Un
colpo secco alla porta fermò qualsiasi commento che il
Generale
aveva in mente di dire.
"Entrate!"
Waddell ordinò imperiosamente, guardando ancora
Alice con fascino e avversione.
La
porta si aprì con un cigolio tremolante e Amelia Warren
sbirciò
dentro. Sembrava nervosa.
"Che
c'è, signorina Amelia? Sono occupato al momento!" il
Generale ringhiò.
"Chiedo
perdono, signore. Un gruppo di uomini chiede di parlare
con voi. Dicono che stanno aspettando da ieri..." la ragazza
guardò
inconsciamente Alice, "Bianchi e Indiani, signore."
Alice
si raddrizzò e guardò Waddell e Isaac. Il giovane
aveva uno
sguardo minaccioso mentre ribatté che aveva esplicitamente
detto al gruppo di
aspettare finché fossero stati chiamati. Waddell
piegò la testa di lato e
guardò pensieroso la giovane lavandaia. Alice poteva
percepire che lui stava
valutando le sue opzioni.
"Mandateli
dentro."
"Signore-?"
Isaac sembrava preoccupato e sembrava quasi
pronto a discutere, ma uno sguardo severo del suo mastodontico Generale
lo fece
tacere.
Gli
occhi di Alice erano grandi e ansiosi quando la giovane ragazza
andò via per obbedire all'ordine del suo comandante. Lei
catturò di nuovo lo
sguardo di Waddell; i suoi occhi luccicavano per la collera e il
disprezzo, e
Alice sentì qualcosa attorcigliarsi nel suo stomaco.
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La
ragazza ritornò dopo aver parlato con il Generale Waddell e
gli
uomini alzarono lo sguardo cautamente. Aveva detto di chiamarsi
signorina
Amelia, era di bassa statura e di piccola corporatura, e sembrava
giovane e
malnutrita. Sembrava perennemente nervosa come un topolino di campagna
e non
poteva avere più di 18 estati.
Uncas
mantenne la sua espressione stoica e impassibile, proprio come
suo padre e Hopocan. Ciò sembrava sempre rendere nervosi gli
uomini bianchi.
Lui
sapeva che Alice si trovava negli alloggiamenti davanti a loro con
il Generale Waddell. Lo sapeva perché le tracce di lei
permanevano ovunque in
questo corridoio. Il profumo di Alice era ancora nell'aria; Uncas
manteneva la
speranza che la sua abilità di cacciatore fosse
immancabilmente accurata e
messa a punto. Per lui questa era più una certezza che una
vanità. Si riempì i
polmoni fino all'orlo con il profumo affievolito del dolce sapone di
Alice.
Floreale, dolce e delicato - Proprio come lei. Lavanda? Alice
continuava a fare
il sapone grezzo di cenere con gli Stewart, ma lei aggiungeva anche
erbe
aromatiche e fiori. Alice Munro ora era una donna di frontiera, una
laboriosa
bracciante agricola come qualsiasi uomo... tuttavia era ancora una
gentildonna.
Questi
erano i pensieri che attraversarono la mente di Uncas, quando
la ragazza nervosa invitò tutti loro a entrare.
Con
tutto il suo stoicismo e la sua intenzionale mancanza di
espressione, Uncas si sentì il cuore quasi stretto nel
petto, una volta che si
furono affollati nella stanza e lui vide Alice alzarsi velocemente,
allungando
il collo intorno per vederli bene. I suoi occhi erano grandi.
Alice
non sembrava indisposta, più che altro era stanca e
spaventata.
Loro si guardarono l'un l'altra per un lungo momento e Uncas
notò i gesti che
lei faceva, innervosita, per pura abitudine. Raggruppò le
mani nella sua gonna,
chiuse in pugni stretti, si strofinò i palmi delle mani
sulle guance, si mise
una ciocca libera di capelli biondi dietro l'orecchio.
"Alice!"
disse James ansiosamente, facendo un passo verso di
lei. Fu immediatamente bloccato da quella faccia dura di Isaac Bauman.
"Pensavo
di avervi detto di aspettare fuori!" l'uomo
borbottò ferocemente, "stiamo discutendo i dettagli di una
questione
piuttosto delicata con la signorina Alice. Allontanatevi da lei." Isaac
guardò Uncas mentre diceva questo, con la sua espressione di
disgusto e Uncas
capì. Sapevano la verità su di loro, che Alice
doveva essere sua moglie.
"Stai
bene, Alice?" chiese Uncas calmo, "sei stata
trattata bene?"
"Certo
che sì!" il mastodontico Generale camminava a fatica
sui suoi piedi e verso tutti loro. Fece una pausa e
indietreggiò. "Tu
sei... il suo fidanzato?" lui pronunciò le parole come se ci
fosse un
sapore schifoso nella sua bocca.
Uncas
aprì la bocca per parlare, ma fu interrotto.
"Sì.
Sì, lo è." Alice guardò apertamente le
giacche-rosse.
Nathaniel si scambiò delle occhiate con Uncas e James. Lui
sembrava preso alla
sprovvista e colpito dal suo coraggio.
"Questo
è un problema, davvero." Waddell poggiò i suoi
palmi
delle mani carnosi sulla sua scrivania, i suoi occhi che guizzavano tra
loro.
"Questa
ragazza qui afferma che ha intenzione di sposarvi,
signore." Waddell lo disse in modo brusco, all'improvviso. Uncas tenne
lo
sguardo dell'uomo, anche se aveva sentito che era considerato un
atteggiamento
sgarbato tra gli Inglesi.
"E'
vero. Diventerà mia moglie."
"Ah.
Quando, posso chiederlo?"
"Presto.
La nostra casa è finita. Non appena ce ne andremo da
questo posto." Uncas guardò Alice e lei gli sorrise, i suoi
occhi lucidi
per la notizia che la loro casa era completata. Uncas guardò
Hopocan e lo
presentò come padre di Anicus. Allora Chingachgook
parlò apertamente, spiegando
che erano qui come parte di una delegazione della tribù
Lenni Lenape, per conto
del ragazzo indiano che era detenuto qui. Il passo successivo sarebbe
stato
parlare con il governatore. Waddell non aveva previsto questa cosa e
sembrava
turbato.
"Davvero,
non voglio che il governatore interceda in questa piccola
questione-"
La
porta scricchiolò aperta e Edward Lamberth entrò
a grandi passi,
passando vicino a una perplessa e curiosa Millie Warren, che stava
ancora
accanto alla porta. Edward si gonfiò il petto, come uno che
sapeva di fare un
annuncio importante. Si fermò davanti al Generale e
fulminò Nathaniel con lo
sguardo. Uncas sentì uno slancio d'intuizione e fece
attentamente piccoli passi
verso suo fratello.
"Signore,"
dichiarò Edward pomposamente, "Ho delle
notizie relative a un certo gentiluomo in questa stanza."
"Di
che parlate, Lamberth?" chiese Waddell, le sue dita
grasse che esaminavano pigramente i bottoni sulla sua giacca rossa.
"Quell'uomo
lì, il presunto fratello del selvaggio, è un
traditore ed è ricercato per diserzione!" Edward disse
ciò con voce sonora
e infatti, gli abitanti erano così stupiti che le ultime
parole sembrarono
riecheggiare entro le pareti.
"No..."
Alice piagnucolò debolmente, scuotendo la testa.
Il
Generale Waddell si raddrizzò e la sua voce
rimbombò. "Signor Lamberth,
quella è un'accusa molto seria, davvero. Fareste meglio ad
avere qualche specie
di prova, dato che non tollererò le dicerie!"
"E'
vero, signore!" Edward Lamberth disse in tono lamentoso,
"Nathaniel Poe fu condannato all'impiccagione per sedizione e
diserzione.
L'ordine, secondo cui lui doveva essere ricatturato e tenuto in
qualsiasi forte
inglese finché poteva essere giustiziato per i suoi crimini,
era scaduto."
Nathaniel
borbottò irosamente, "Scommetterei che la tua coda
senza spina dorsale non avrebbe tutte queste pretese, se non fosse
circondata
da soldati di grado superiore a voi."
Uncas
si guardò intorno, desiderando di avere le sue armi che
erano
stati costretti a cedere, prima di parlare con il Generale. Almeno
un'accetta
per reclamare lo scalpo dell' idiota piagnucoloso davanti a loro, che
stava
rivelando chi fosse suo fratello con un sogghigno felice. Non c'era via
di
fuga. Erano circondati da soldati Yengeese, nel cuore di un forte.
Uncas alzò
gli occhi verso il comandante del forte che stava parlando di nuovo,
con la
faccia cauta.
"Ragazzo,"
si rivolse a Nathaniel, "legalmente ho il
diritto di tenerti qui finché questa informazione
potrà essere verificata. Per
motivi di efficienza, ci asteniamo dal ritardare l'inevitabile. Sei tu
l'uomo
in questione, Nathaniel Poe?"
James
era fuori di sé per la collera, "Il signor Lamberth non
è altro
che un ratto che passeggia su due
gambe-"
"Calmatevi,
signore." Waddel aggrottò le ciglia.
Alice
notò che Isaac era diventato molto silenzioso durante lo
scambio, ma non prestò alla cosa nessuna attenzione.
"Se
c'è giustizia in questo mondo, un giorno qualcuno
infilerà
una pallottola nel suo cuore nero..." lei fece una pausa per riprendere
fiato, "e gli starebbe bene!"
"Vedo
che desiderate terminare la conversazione che abbiamo avuto
stamattina, signorina." Edward ribatté irosamente. "La
vostra
mancanza di decoro non dovrebbe essere una sorpresa, considerando che
frequentate selvaggi e traditori."
Tutti
parlarono apertamente in quel momento, tranne due persone, Isaac
e Uncas, e Uncas osservava l'Inglese di nome Bauman, che continuava a
mantenere
il suo studiato silenzio.
"Basta!"
urlò Waddell, e chiamò altri due soldati che
arrestarono subito Nathaniel. Anicus e Stephen dovevano essere
rilasciati ma
non Alice, non ancora, stabilì il Generale.
"Devo
riflettere su questa faccenda a lungo. Se la signorina
Alice sapeva la verità su Nathaniel Poe, vuol dire che stava
consapevolmente
ospitando un criminale ricercato." Con ciò, Waddell
ordinò a tutti di
andare via e Uncas si voltò per vedersi chiudere la porta in
faccia.
"Non
fate errori, non ce ne andremo." James sussurrò
furiosamente agli altri. Uncas osservò mentre Nathaniel
veniva portato in una
direzione, e Alice in un'altra.
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Le
sue braccia erano impacciate per la pesantezza di dover portare
pesanti carichi di lenzuola macchiate e sporche. Amelia Warren le
sollevò più
in alto, mentre cercava di fare manovra intorno alla porta d'ingresso
che
portava verso l'esterno. Aveva bisogno di lavare le lenzuola dei
prigionieri e
poi stenderle ad asciugare. A dire la verità, il Generale
Waddell aveva
ordinato che le lenzuola fossero lavate solo ogni mese. Millie si era
assunta
la responsabilità di lavarle ogni 15 giorni; era un'
abitudine in ogni
abitazione rispettabile, e Fort Letort non avrebbe dovuto essere
diverso.
Inoltre,
lei
pensava, solo perché sono
prigionieri non
vuol dire che meritino di essere mangiati vivi dalle pulci e stare
nella loro
sporcizia.
Millie
girò l'angolo e s'imbatté quasi in Edward
Lamberth - non poté
fare a meno di notare che lui aveva un sorrisetto soddisfatto di
sé scolpito in
faccia.
"Ciao,
tesoro. Mi sei mancata tanto..." lui sussurrò mentre
cercò di avvolgere la vita di Millie con le sue braccia.
Amelia guardò nei suoi
occhi e poté vedere esattamente per che cosa si stesse
struggendo. Lei si
guardò velocemente intorno e si allontanò
lentamente da lui.
"Io-io
devo fare il bucato adesso e finire di pulire gli
alloggiamenti, Edward." Amelia disse a voce bassa, cercando di scansare
l'uomo dai capelli scuri.
"Più
tardi," insistette lui, fermandola con una mano sul suo
carico di bucato. Millie si appoggiò indietro cautamente e
Edward aggrottò le
ciglia, abbassando la mano.
"Che
c'è, ragazza?"
"Edward,
lasciami stare..." Millie sussurrò, guardandosi
intorno per vedere se qualche individuo li stesse spiando. Il Generale
Waddell
era estremamente rigido riguardo al codice di condotta nel suo forte e
aveva
proibito qualsiasi "scambio licenzioso" tra i soldati e le donne. Il
Generale era della vecchia generazione e molto puritano. Mi
caccerebbe e frusterebbe Edward a morte, pensò
Amelia
tristemente.
Millie
continuò a esaminare Edward Lamberth, incerta. Lei era stata
una semplice ragazza proveniente dalla città vicina, quando
sua madre l'aveva
mandata a lavorare a Fort Letort 2 anni prima; ormai era già
scoppiata la
guerra tra Francia e Inghilterra e quindi il forte tipicamente in
disuso era
abitato dai soldati. Millie era stata una sedicenne timida e aveva
incontrato
Edward qui. L'aveva inseguita con tale determinazione, ma in segreto,
ovviamente. Era passato tanto tempo da quando lui le aveva conquistato
il cuore
e promesso di sposarla.
Tuttavia
questo non era avvenuto. Non più parole di matrimonio,
nemmeno un accenno alla cosa, e ancora lui continuava a... a volere... cose...
"Scambi
licenziosi..." sussurrò Millie, guardando in giù,
per terra.
"Cosa?"
Edward scattò, con le sopracciglia impostate in
linea retta mentre guardava Millie in cagnesco. Quello era
completamente un
altro discorso- quando Edward era diventato così crudele?
Lei era stata così
sciocca e presa che aveva ignorato la cosa? A volte lui sembrava
rallegrarsi
nel vedere la sofferenza negli altri, le esecuzioni e le frustate non
lo
infastidivano, anche se facevano star male Millie. Non gliene importava
un fico
secco degli altri... proprio stasera aveva sorriso francamente al
signor
Nathaniel Poe, mentre lo stava consegnando a morte certa. Edward faceva
sempre
quel sorrisetto con le fossette quando si stava preparando per
l'uccisione.
"Niente,"
sospirò Millie; il carico delle lenzuola stava
diventando pesante e fece cambio per usare l'altro suo braccio. Edward
si voltò
per allontanarsi, quando un pensiero colpì la giovane donna.
"Edward!"
lei chiamò, poggiando il cesto delle lenzuola a
terra e inseguendolo leggermente.
"Cosa
vuoi, Millie?" Edward sembrava annoiato e disinteressato
ora che non era in grado di avere un incontro con la ragazza
diciottenne.
Amelia
fece un respiro profondo, "Come hai... scoperto della
diserzione del signor Poe da Fort William Henry?"
Edward
fece il suo ghigno felino, piegando la sua testa di lato.
Millie sorrise esitante.
"Ho
frugato nella corrispondenza del Generale."
Millie
pensava di aver capito male mentre guardava Edward, sbattendo
le palpebre. "Tu-?"
Il
soldato fece un forte cenno col capo, "Davvero, l'ho fatto.
Waddell a malapena presta attenzione ai resoconti che riceve, cosa che
dovrebbe
fare innanzitutto. Ritengo prudente sapere gli andirivieni di questi
forti. Ho
intercettato la corrispondenza tra Waddell e Webb di Fort Edward."
Millie
ancora non riusciva ad avere fiducia in se stessa per
parlare-Edward stava commettendo una seria violazione del protocollo.
Alla sua
espressione di stupore, Edward sbuffò e roteò gli
occhi, come se la trovasse
eccessivamente noiosa.
"Millie,"
spiegò lui in un tono pianificato di forzata
pazienza, "in quale altro modo devo salire lungo le corde scivolose
delle
forze armate? Devo usare il mio ingegno. Guarda quel grasso bastardo di
Waddell, nato in una famiglia di militari, ma persino una ragazzina in
una
scuola ha più cervello di lui. Di gran lunga!"
Arrivò al cesto delle
lenzuola e lo raccolse e lo poggiò sulle mani flosce di lei.
"Inoltre,"
lui continuò il suo discorso enfatico, "i
Generali Webb e Pritchard sono della piccola nobiltà di
campagna e pensano di
essere al di sopra di noi, miseri mortali. Devo tenermi nelle grazie di
uomini
così in alto, Millie, e non importa cosa io debba fare."
"Ma
Edward, se il Generale Waddell scopre che sei andato a
sbirciare i suoi documenti privati..."
Edward
all'improvviso incombeva su di lei e le afferrò il nudo
avambraccio in una presa simile a una morsa, fissando duramente la
ragazza
pietrificata. Lui abbassò la testa finché era
circa al livello del suo naso.
"Non dirai niente, Millie, sono stato chiaro?"
Millie
annuì freneticamente, cercando estremamente di divincolarsi
dalla sua stretta forzata. Le stava facendo male...
"Bene.
Non sarebbe molto saggio parlare di questo con qualcuno,
Amelia." Edward sorrise ampiamente e le lasciò il braccio.
"Anche se
so che non lo faresti, quindi...starai meglio per questo."
Amelia
si strofinò la pelle che le faceva male e sollevò
più in alto
il cesto senza dire una parola, osservando mentre lui se ne andava via
con un
sorriso spensierato. Millie si guardava il braccio senza parole, era
rosso
intenso e sapeva che sarebbero usciti dei lividi prima del crepuscolo.
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Alice
strizzò i suoi occhi chiusi.
Poteva
percepire il ritmo delle pulsazioni dentro di lei, il tonfo del
cuore che le batteva velocemente da dentro. Inspirò
profondamente ed espirò
aria per parecchi istanti. Alice poteva percepire ogni cosa
nell'ambiente
circostante così acutamente che non osò muoversi;
la robustezza della parete
dietro di lei, che le grattava leggermente la schiena; il sudore che le
si
raccoglieva nel collo e nelle scapole; la ruvidezza delle sue mani e
dei
polpastrelli delle dita per un anno di lavoro in una fattoria. La
faccia di
Alice si chinò sul petto mentre cadde sempre più
profondamente in questo stato
simile alla catalessi. Ripensò ai momenti della sua infanzia
e della sua
giovinezza, ma specialmente al punto cruciale nella sua vita - il suo
viaggio
alle colonie.
"Andrà tutto bene, figliola."
Papà, con l'amore austero che aveva sempre dimostrato a
loro. Ritornava dalle
campagne militari e si appollaiava sul bordo del letto che le sue
figlie
condividevano... sempre con i racconti di gloria e terre lontane. Adesso ricordo le cose che non ha detto. I
ricordi che cercava di dimenticare. L'odore della polvere da sparo e
dei
cavalli. Sentivo l'odore del sangue e della sofferenza che veniva da
lui. Papà
diceva sempre che le nostre faccine gli davano la forza durante quelle
notti
oscure. Non si sarebbe mai sognato che un giorno sarei finita in una
cella.
"Mio
Dio, come sei cresciuta!" Erano
passati soltanto 10 anni da quando lei e Duncan passeggiavano
attraverso i campi di grano dorato in Scozia? Da quando si sdraiavano
sull'erba
e mangiavano mele e pere con Cora? Da quando facevano le gare di
velocità,
correndo? Duncan, così forte e coraggioso, e molto amato da
lei e Cora. Duncan rallentava sempre in
quelle gare, per
me. Cercava di proteggermi. Che cosa avrebbe fatto in questa posizione?
"Ecco,
noi ci mettiamo con il nord di
fronte - Ed improvvisamente giriamo a sinistra."
"Devi
vivere, non importa quello che
accadrà!" Tutto
era bagnato e freddo... Alice si era già
sentita esanime, come un minuscolo passero annegato che galleggiava
delicatamente sul fiume. Sapevo che sarei
morta... eppure-
"Penso
che siete bellissima. Anche
coraggiosa."
Alice
strizzò gli occhi chiusi, strofinandosi le dita incallite.
L'unica cosa che desiderava ardentemente era essere portata via da qui,
Uncas e
una vita al suo fianco. Alice era entrata nel mondo degli adulti in un
tratto
di tempo molto veloce, la sua vita a Londra era come se fosse un
qualcosa
risalente a una vita fa. Alice sapeva cosa aveva pensato il Generale
Waddell
dopo aver saputo la verità riguardo alla condotta vergognosa
di Nathaniel a
William Henry. Lui sapeva che qualsiasi legame tra Alice e Nathaniel
era molto
sottile; sì, era stata in contatto con lui durante l'anno in
cui avevano
vissuto nella Valley, ma sarebbe stato un ordine esagerato accusarla di
ogni
sorta di tradimento. Nessuno l'avrebbe condannata, Alice lo sapeva, ma
l'intuito le diceva che Waddell non era interessato ad accusarla di
aver
ospitato un traditore. Lui aveva bisogno di tempo,
aveva bisogno di tenere Alice al forte. Perché una ragazza
bianca che sceglieva
di sposarsi con un uomo rosso era più di quanto l'Inglese
potesse immaginare o
tollerare.
Devo
andare via da qui,
pensò Alice tra sé e sé, devo
scappare da questa gabbia. Non abbandonerò Nathaniel a
questo crudele destino
perché lui non mi ha mai abbandonata. Ma quando-come?
La
porta si aprì e Alice percepì una presenza
proprio mentre il
pensiero giunse nella sua mente.
Millie.
"Signorina
Alice, vi ho portato una cena anticipata." La
voce della ragazza a cui stava pensando echeggiava delicatamente nella
stanza
semi-oscura, vuota, ora che Stephen e Anicus erano stati rilasciati.
Alice
ancora non aveva risposto, era troppo occupata a formulare un piano e a
elaborare le parole.
"E'
solo un po' di carne di pecora e pane. Anche acqua. L'
agnello è un po' salato ma..." la sua voce si spense.
Alice
alzò lo sguardo, "Vi siedereste vicino a me per un po',
signorina Millie? Mi sento molto sola."
Amelia
guardò Alice, combattuta. Alla fine, dopo ciò che
sembrava
essere un dibattito mentale furioso, l'altra ragazza si sedette
attentamente di
fronte ad Alice. "Solo per un attimo, signorina, ho molte faccende."
"Grazie,
signorina Millie. Mi avete mostrato la massima
gentilezza e rispetto, siete un vanto per questo reggimento." Alice
cominciò a mangiare il cibo delicatamente; aveva il sapore
della cenere nella
sua bocca.
Millie
arrossì furiosamente e borbottò una risposta. Le
ragazze cominciarono
a parlare tranquillamente delle loro vite personali. Alice apprese che
Millie
aveva solo una madre che dipendeva molto da lei, poiché la
povera donna era
indebolita dagli attacchi di tubercolosi. Suo padre e due fratelli
più grandi
erano morti.
"Una
tale tragedia nella vita di una ragazza così giovane,"
mormorò Alice in tono compassionevole. Amelia fece
spallucce, sembrando
sottomessa.
"Per
quanto riguarda me, signorina Millie, mio padre è stato
portato via da me e dalla mia sorella maggiore, abbiamo anche perso la
nostra
mamma molti anni fa. Tutto ciò che mi è rimasto
è Uncas..."
"L'Indiano?"
Alice
annuì, spiegando come Uncas era quasi morto per salvarla,
come
avevano superato ostacoli apparentemente impossibili per stare insieme
in pace.
Millie sembrava commossa dal triste racconto.
"Millie-posso
rivolgermi a te così?- ecco, Millie, capisco che
hai una stretta conoscenza con il signor Lamberth."
L'altra
ragazza si raddrizzò e sembrava allarmata. Dopo che Alice
insistette che sarebbe stata in silenzio, Millie frettolosamente disse
che
Edward non era così cattivo, le aveva promesso di sposarla e
che, una volta che
questa orribile guerra fosse finita, si sarebbero sposati e forse si
sarebbero
imbarcati per l'Inghilterra. Alice si chiedeva perché
Lamberth non l'avesse
sposata ora, era ovvio che i due fossero molto
in confidenza.
"Dici
che è un brav'uomo," disse Alice attentamente,
sgranocchiando un pezzo di pane e cercando di non sbottare che l'uomo
aveva le
maniere di una capra, "lo conosci molto bene. Ma immagina che l'uomo
che
amavi ti fosse strappato via con forza, e un tuo caro amico fosse
condannato
all'impiccagione. Tu e io non siamo così diverse, Millie,
perché siamo donne
che vivono nel mondo degli uomini. Dimmi, fino a che punto decideresti
alla
fine di lottare per te stessa, per coloro che ami, e per la tua
felicità? Non
arriveresti a fare l'impossibile?"
Amelia
si alzò all'improvviso e Alice parlò
più veloce che poté,
"Per favore, Amelia! Aiutami... sai nel tuo cuore che quello che sta
accadendo qui è sbagliato. Ci penserai, non è
vero?" Alice la supplicò con
gli occhi, "è tutto quello che chiedo."
Millie
Warren fece una pausa mentre raggiunse la porta, con la sua
esile e pallida mano poggiata momentaneamente sulla maniglia della
porta.
"Ci
penserò su," fu la sua risposta sussurrata.