Film > L'Ultimo Dei Mohicani
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Autore: Assiage    27/01/2017    1 recensioni
Alice e Uncas, entrambi così giovani e stanchi, guardano verso un futuro insieme con speranza. Presto capiranno che la strada per la felicità non è mai facile...
Traduzione: eliana81
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ve lo chiederò di nuovo, siete abbastanza presentabile per uscire?" la voce dell'odioso Edward Lamberth risuonò attraverso l'ingombrante porta di legno. Sembrava impaziente.

 

Circa 10 minuti prima, i soldati vestiti di rosso avevano aperto la porta della cella di custodia, e trascinato i due ragazzi nel corridoio per farli aspettare fuori, ancora ammanettati. Edward era entrato dentro e aveva messo con noncuranza una bacinella d'acqua vicino ad Alice.

 

"Rendetevi presentabile, signorina, dovete incontrare il Generale." L'uomo dagli occhi scuri aveva fatto di nuovo quell'espressione sprezzante, prima di uscire fuori.

 

Adesso la porta fu aperta, quando Edward sbirciò dentro con un aggrottamento delle sopracciglia, proprio mentre Alice si stava asciugando le mani bagnate sulla gonna e si stava picchiettando la faccia con gli avambracci.

 

"State cercando di farvi carina per quella prole di Satana? Non capisco perché lo facciate con tanta diligenza."

 

Alice ne aveva avuto abbastanza del suo comportamento da zotico e cercò di insultarlo nella stessa maniera in cui lui stava facendo con lei.

 

"Perché diavolo mi preoccuperei di pettinarmi per il misero comandante di certi operai maleducati?" chiese Alice mentre incrociava le braccia sul petto, battendo con i piedi il pavimento, stizzosamente.

 

Gli occhi di Edward Lamberth si strinsero in piccole fessure, mentre faceva due passi verso di lei.

 

"Apprezzo l'ironia nelle vostre parole, signorina. Ma non sono un 'operaio' di umili natali, come voi alludete."

 

"Non faccio nessuna allusione, signore," Alice ribatté, "e se voi non siete così sacrificabile, perché vi è stato assegnato il compito di badare a una donna incatenata chiusa in un buco di insetti parassiti? Forse perché siete considerato come estremamente scadente."

 

"Mi riversate addosso queste dure parole, ragazza, ma voi siete inferiore a chiunque io possa solo immaginare. Inferiore all'uomo ammanettato nell'altro corridoio che ha sparato a suo fratello per una disputa riguardo alla terra, e lui sarà impiccato in cortile per quel gesto raccapricciante. Peggiore persino della prostituta del campo, condannata a 100 sferzate per aver diffuso la sua pestilenza. E' solo due porte più giù."

 

Alice fu punta da queste parole, ma Edward continuò a parlare quando notò che lei quasi quasi stava per ribattere.

 

"Loro almeno non si sognerebbero mai di commettere l'atto innaturale di rivoltarsi contro la propria razza e sporcare per sempre il proprio sangue. Avete pensato a cosa succederebbe, se decideste di fare figli con lui? Condannarli ad essere piccoli meticci, che è peggio che essere un selvaggio."

 

Alice era senza parole, i suoi grandi occhi blu pieni di orrore. Questo era un qualcosa che a malapena le aveva attraversato la mente. Il pensiero di fare dei figli, certamente, era qualcosa che aveva aspettato impazientemente, una volta che sarebbe diventata una moglie. Aveva pensato a quanto sarebbero felici lei e Uncas nella loro casa con una famiglia crescente. Lei capì ora che aveva evitato intenzionalmente tali brutti pensieri, che nelle sue fantasie fatte su misura riguardanti Uncas e alcuni figli, non aveva immaginato nemmeno una volta il mondo dei Bianchi o il fatto di dover difendere pubblicamente se stessa e la sua scelta.

 

Pensava disperatamente a Nathaniel, che rivendicava la razza mohicana più di quanto lo avrebbe mai fatto con il mondo europeo, orgoglioso di avere un padre come Chingachgook... Ma, una voce traditrice le sussurrò dentro di sé, Nathaniel sarà sempre Bianco, a prescindere dalla sua educazione.

 

Amelia Warren entrò timidamente, attirata dalle voci alte. Il suo sguardo su Edward era diffidente, ma non si poteva fraintendere  la disapprovazione nel suo tono di voce. "Signor Lamberth, sarebbe meglio se voi abbassaste la voce. State parlando a una donna."

 

Edward fece un'occhiataccia alla ragazza. "Non credo. Ed è mio desiderio che tu stia fuori dai miei affari, Millie. Torna ad occuparti del bucato." Detto questo, la spinse fuori per la spalla, la sua mano trattenuta sulla vita di lei mentre se ne andava. Gli occhi di Alice si strinsero per questa sconvenienza.

 

Edward Lamberth sembrò soddisfatto di sé nel vedere l'espressione colpita sulla faccia di lei, "Adesso sbrigatevi, il Generale e il vostro illustre fidanzato vi attendono."

 

Stephen, stando fuori accanto ad Anicus, sentì un' imprecazione smorzata e un rumore, seguiti dalla voce inconfondibile di Edward Lamberth che gridava con voce rauca, mentre i soldati correvano nella cella di custodia. Stephen e Anicus si fissarono l'un l'altro, con gli occhi spalancati e ingenui, prima che Stephen sorridesse tra sé e sé, "Brava ragazza, Alice."

 

Anicus piegò la testa di lato. La parola giusta esplose nella mente di Stephen.

 

"Wishi." Bene. Anicus sorrise a Stephen per la prima volta, da quando si erano incontrati.

 

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La costosa sedia di palissandro scricchiolò pericolosamente, quando il Generale Waddell si sedette con una potente imprecazione. La sua uniforme scarlatta era stirata meticolosamente e adornata con trecce dorate. Isaac si chiedeva come i suoi bottoni non riuscissero a volare via dalla sua pancia rotonda e a mandare in frantumi i vetri delle finestre.

 

Quella era un'altra cosa, gli occhi di Isaac guardarono velocemente le costose lastre di vetro che il Generale Waddell aveva insistito per comprare con i finanziamenti della Corona per il suo quartier generale. Sarebbe stato difficile affermare che Isaac portasse molto rispetto a quel pomposo Generale, che ogni giorno faceva venire in mente a Isaac sempre di più l'Imperatore Nerone. Tutto ciò che mancava era vedere l'uomo adagiato con il fondoschiena su uno splendente trono dorato, che strimpellava con una lira.

 

"Hai trovato qualcosa nelle tue perlustrazioni?" Waddell chiese distrattamente mentre smistava la corrispondenza davanti a lui quando si sedette, senza nemmeno alzare lo sguardo su Isaac.

 

Isaac si raddrizzò, con la faccia impassibile, "No, signore. Abbiamo sentito i racconti degli invasori Irochesi, come anche degli alleati Francesi e Ottawa, ma quello sembra essere rimasto a nord. Come da vostra richiesta noi-"

 

"Sì, sì," il grande uomo agitò una mano grassa in aria e gettò la testa in avanti, facendo sparire il mento nel suo collo paffuto, "assicurati soltanto che ciò sia puntualmente annotato nel mio libro mastro. Dimmi dei nuovi prigionieri. C'è una ragazza, ho sentito?"

 

Isaac digrignò i denti e guardò in giù per evitare che il Generale vedesse la frustrazione sulla sua faccia. Accidenti, Edward. Chi altro sarebbe? A volte quel ragazzo gli faceva venire in mente una gallina che chiocciava con i suoi pettegolezzi. Waddell era tornato da 15 minuti appena!

 

"Certo, signore. Ci sono tre detenuti al momento, dalla Delaware Valley. Un paesanotto di nome Mason, un ragazzo Indiano dall'accampamento a est-"

 

"Perché diavolo hai arrestato uno di loro?" Waddell si infuriò subito, mentre lasciò cadere diverse guaine di pergamena, "non sei consapevole di quali possono essere le ripercussioni?"

 

"Signore - Con tutto il rispetto, il ragazzo ha avvicinato dei civili bianchi molto vicino alle fattorie e lontano dal territorio Lenape. Ovviamente è coinvolto in qualche furberia. Quando sono arrivato da loro, i ragazzi si stavano azzuffando e due ragazze indiane, una bianca e una indiana, stavano cercando di intervenire."

 

Il Generale Waddell sembrava riflettere su questo mentre si appoggiava indietro, tirandosi la giacca rossa più stretta. Isaac osservava con scarso interesse; quasi si aspettava che la sedia si rompesse con il peso, mandando il suo Generale a gambe per aria.

 

"Vino, per favore!" disse lui e Isaac prese una brocca di bevanda fermentata alla frutta e la versò in un calice.

 

"Madeira, signore," l'uomo porse il calice, anche se stava cercando di trattenere una smorfia a quest'ennesima ostentazione di lusso del Generale . Trasportare per nave vino liquoroso al brandy attraverso l'oceano, mentre il resto di loro optava per birra annacquata e liquori più economici.

 

Philip Waddell assaporò il vino e schioccò le labbra mentre pensava a quello che aveva detto Isaac.

 

"Da dove è stato imbarcato?" chiese Waddell, sbirciando nel contenuto del recipiente.

 

Isaac non aveva voglia di affrettarsi a cercare questa informazione e così inventò una risposta plausibile, "Da una zona a sud di Madeira, signore, nota per il suo territorio incredibilmente arido e per l'uva bianca. Questo dà al vostro vino il suo caratteristico gusto asciutto, senza essere troppo amaro."

 

"Sono giovani?" chiese Waddell dopo un paio di momenti di silenzio. Isaac immaginò che l'uomo non si riferisse alla presunta uva.

 

"Sì. Direi che sono tutti sotto i 20 anni di età."

 

"Hmm... Tutta questa faccenda è così noiosa e irritante, ho anche sentito che le loro famiglie sono venute a chiedere il loro rilascio. Se quei fastidiosi Indiani hanno mandato dei richiedenti per conto del ragazzo-" Waddell interruppe con un grande sospiro e mandò giù il resto del suo vino.

 

"Perché Lamberth è così interessato a quella sciocca ragazza? Come si chiama?" lui fissò Isaac con uno sguardo apatico, bulboso, che faceva venire in mente a Isaac un pesce morto che galleggiava in superficie. Ah, adesso avevano colto in pieno il problema.

 

Isaac scelse le parole il più attentamente possibile.

 

"Il suo nome è Alice Munro, è di Londra, signore. Suo padre era il Colonnello Edmund Munro. Morì durante il massacro a William Henry, alcuni dei sopravvissuti al suo reggimento massacrato sono arrivati qui a piedi. Questo accadde l'anno scorso, certamente. Prima che voi vi uniste alle nostre file, signore."

 

Waddell sembrava leggermente colpito dalla discendenza di Alice e fece un’ affermazione vaga sul fatto di ricordarsi del colonnello defunto, e che peccato fosse.

 

"Ma perché Lamberth è così interessato a lei e così... in disapprovazione? Mi ha invitato a chiedervi i dettagli attinenti."

 

Edward esitò abbastanza a lungo da far aguzzare gli occhi del Generale e si sporse in avanti, come un segugio rigonfio che ha catturato il leggero odore di preda umana. Isaac era sorpreso dal fatto che il grosso disgraziato non stesse salivando, niente lo elettrizzava come lo scandalo e l'intrigo.

 

"Fuori il rospo!"

 

"La sua scelta sentimentale è ciò di cui certe persone stanno sentendo chiacchierare," la leggera frecciatina era persa su Philip Waddell. Lui annuì impazientemente e Isaac continuò, "soprattutto per la sua educazione da ceto sociale alto e suo padre era un colonnello così rispettato-"

 

"Perché ti diverti a provocarmi, uomo? Qual è lo scalpore che lei suscita?" lui batté un pugno teatrale sul tavolo e fece tremare la coppa d'argento.

 

"Lo scalpore è che lei è fidanzata con un Indiano."

 

Ci fu un improvviso acuto silenzio mentre i due uomini si fissarono l'un l'altro. Per dargliene credito, il Generale non sghignazzò come una scolara, come era incline a fare ogni volta che sentiva qualcosa di deliziosamente scandaloso.

 

"Questo- No, non può essere, signore. Vi siete sbagliati, ragazzi." Ma Isaac scosse la testa. Aveva voluto riferire lui stesso questa informazione al Generale, invece di quel pettegolo lingualunga di Edward, perché sapeva che l'altro uomo avrebbe drammatizzato l'intera descrizione. Aveva già sentito da una preoccupata Amelia Warren quanto Edward fosse stato oltraggiosamente rude con la signorina Alice.

 

"Vorrei essermi sbagliato, ma sono certo dei fatti. Lo dice lei stessa. Ora ammetto di non essere sicuro di ciò che vi ha detto Edward, ma l'unica preoccupazione che ho è che la signorina Alice è totalmente inconsapevole delle sue azioni o delle conseguenze. Immersa com'era nel suo dolore per la morte di suo padre, come anche il trauma di essere sopravvissuta a tale barbarie, era comprensibilmente confusa e suscettibile. Poi ha incontrato questo... questo ragazzo Indiano..."

 

Waddell stava annuendo tra sé e sé mentre fissava la parete di fondo, illuminata dal cielo di mezzogiorno. "Sì, certamente, deve aver preso di mira la povera ragazza nel suo stato di fragilità. Le ha promesso dolci cose e dato un falso senso di sicurezza. Il ragazzo Indiano è qui?"

 

"Sì, signore. Qui con la sua famiglia per reclamare gli altri, come anche la sua sposa."

 

Adesso l'uomo si arrese alla risata. Edward guardava stoicamente mentre il suo Generale e il comandante di così tanti uomini rideva fragorosamente, finché dovette respirare profondamente per prendere aria, concludendo con la stridula risata che Edward detestava così tanto.

 

"E' così? Marciano verso il mio forte, audaci e sfrontati, per chiedere il rilascio dei miei prigionieri? Beh, io ho il forte e gli uomini alle armi - Sapete cosa, signor Bauman, fate venire la ragazza. Ora. Prendetela!"

 

Isaac si voltò per nascondere la sua smorfia mentre la faccia del suo ufficiale di grado superiore diventò rossa chiazzata. Sapeva che i tre prigionieri stavano ancora aspettando nella loro cella di custodia. Avrebbe aspettato 5 minuti prima di portare Alice nel quartiere del Generale; avrebbe dato tempo all'uomo ottuso di smetterla con i capricci infantili.

 

Isaac chiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò, lisciandosi i capelli scuri e sistemandosi i polsini e le maniche dell'uniforme. Aspettava, canticchiando lievemente una melodia che aveva sentito anni fa in un festival in Cornovaglia. Contò a mente i minuti che passavano, mentre pensava alle gitane dai capelli neri in una fiera paesana.

 

Con un sospiro, Isaac si raddrizzò e si assicurò di apparire presentabile, prima di percorrere il lungo corridoio fatto di tavole di legno, tagliate approssimativamente. S'imbatté in diverse panche sotto una finestra aperta e, ecco, gli Indiani e lo Scozzese della scorsa notte che se ne stavano seduti lì, ad aspettare. I ragazzi nel gruppo si alzarono velocemente.

 

Isaac scosse la testa irosamente, la sua giornata non stava procedendo come stabilito. Se avesse portato la signorina Alice dal Generale, lei sarebbe passata di qui, davanti a questo gruppo, cosa che sicuramente avrebbe agitato tutti loro. Notò che tutti loro sembravano leggermente scarmigliati, come se si fossero accampati fuori, nel bosco.

 

"Signor Bauman," l'alto uomo scozzese si attorcigliò il cappello tra le mani, "ci avete chiesto di venire intorno a mezzogiorno per parlare con il vostro Generale. Ci è stato detto di aspettare, possiamo vedere l'uomo per favore?"

 

Isaac notò il tono di supplica nella voce di Stewart e sentì una fitta di compassione, anche se evitò attentamente di guardare nella direzione di quell'Indiano che aveva adescato la signorina Alice.

 

"Infatti, il Generale Waddell è al forte mentre parliamo - State calmo, Poe - ma devo pregarvi di pazientare solo per un altro po'. C'è una questione più urgente di cui mi devo occupare e poi vi porterò da lui. Prego, fatemi la cortesia di aspettare fuori dal forte finché non sarete chiamati." Per completare l'effetto, la bocca di Isaac si contrasse in ciò che a malapena era considerato un sorriso, più simile a una smorfia. Ma sembrò calmarli tutti, con l'eccezione degna di nota di quell' indisponente Nathaniel Poe.

 

Camminando velocemente verso destra e andando via dal gruppo, Isaac disse silenziosamente ogni parolaccia che gli potesse venire in mente, eccetto quelle veramente turpi, poiché era un gentiluomo. Spalancò la porta e sbirciò dentro, la sua espressione cupa diventò perplessa e beffarda.

 

I tre prigionieri erano seduti insieme; tutti, incluso il ragazzo Lenape, avevano delle espressioni facciali che variavano dalla rabbia all'estrema infelicità. Poi lui notò che Edward sembrava furioso e ... bagnato?

 

"Buon Dio, uomo, cambiati, metti un abbigliamento appropriato, il Generale è qui!" disse lui velocemente e Edward arrossì, poi - "Perché la signorina Alice è così incatenata? Ti ho già detto che è sufficiente incatenarle solo i piedi."

 

Edward Lamberth si impennò come un drago di una leggenda scandinava, "Mi ha vuotato addosso una bacinella d'acqua!"

 

Isaac guardò velocemente la ragazza in questione che stava guardando in giù, i suoi occhi cerchiati di rosso e angosciati. Isaac si sentì qualcosa tirare nel suo intestino. Lei era così insudiciata e abbattuta.

 

"Perché?" fu l'unica domanda di Isaac ma lui poteva già immaginare la ragione. Ci fu un silenzio significativo e Isaac fece il punto della situazione a mente, per mettere Lamberth di guardia per i prossimi giorni; i veri uomini non avvicinavano le ragazze verbalmente.

 

"Signorina Alice, se permettete." Isaac fece cenno con la mano sinistra. Alice alzò lo sguardo, con la faccia inespressiva.

 

"Non me ne andrò senza i miei amici."

 

Isaac nascose un sorriso beffardo, "Ragazza, apprezzo il nobile sentimento, ma se avete intenzione di martirizzarvi, assicuratevi che sia per una giusta causa. Non per questi stupidi."

 

"Loro non sono stupidi per me," Alice borbottò.

 

"Alzatevi, signorina Alice," Isaac stava diventando impaziente, "andremo dal Generale Waddell e risolveremo questa cosa oggi."

 

Alice si alzò in piedi graziosamente e si scosse la gonna con le mani incatenate, la sua schiena dritta e il mento in su. Ciò la diceva lunga sulla sua educazione. Molto probabilmente una scuola di élite per l'etichetta, oppure un'istitutrice che gliela insegnava a casa.

 

"Liberatela, ragazzi." Isaac guardò Alice in modo serio quando la sua richiesta fu eseguita, "Siete attesa, signorina. Venite."

 

Uscirono per andare nel corridoio insieme, mentre Alice si voltò per dare un'occhiata ai ragazzi che si stava lasciando alle spalle.

 

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Alice tremò leggermente mentre stava dinanzi agli uomini imponenti negli alloggiamenti del Generale. Erano imponenti in relazione ad aspetti diversi, il Generale in sé era più robusto del signor Bauman e si presentava con maggiore autorità. Era lui che avrebbe preso la decisione finale del suo rilascio e di quello dei ragazzi. Isaac era un uomo più magro e più alto, di giovane età - Forse 25 anni?- ma si comportava con un'aria molto precisa e c'era un'indifferenza in lui che era molto preoccupante. Lei doveva ancora riuscire a vederlo sorridere.

 

Il Generale Waddell manteneva ancora una linea fisica elegante (non importa quanto corpulenta) nel suo abbigliamento impeccabile, con la sua parrucca appena incipriata. Era strano il fatto che lei si sentisse leggermente a proprio agio con il suo comportamento, poiché lui rappresentava molto della sua vecchia vita. Suo padre molto probabilmente lo aveva conosciuto, e Alice cominciò a formulare un discorso sul posto. Tuttavia, fu privata dell'occasione, perché il Generale parlò prima di lei.

 

"Spero che siate stata trattata bene, vero signorina Alice?" l'uomo parlò con fare intimidatorio mentre si sosteneva ai bracci della sua sedia, e si mosse pesantemente con i suoi piedi. "Questi eventi sono stati estremamente sfortunati, davvero."

 

Alice si leccò le labbra screpolate mentre i suoi occhi guardarono velocemente il perimetro della stanza. Isaac esaminò Alice con la sua faccia simile a una maschera, con entrambe le mani giunte dietro la schiena.

 

"A cos'è dovuto quel putiferio, ragazza? Perché hai attaccato uno dei miei soldati?" Gli occhi di Waddell sembravano avidamente interessati mentre pose questa domanda.

 

"E' stato estremamente maleducato, signore. Perdonate la mia irruenza, ma il suo linguaggio era rozzo e impertinente." Alice replicò così. Le sue mani cominciarono ad essere appiccicaticce.

 

"Che cosa ha detto che vi ha fatta irritare così tanto?"

 

Alice guardò istintivamente Isaac poiché non sapeva come rispondere. Lui piegò la testa di lato per una frazione di secondo ma rimase in silenzio.

 

"Una ragazza della vostra educazione non dovrebbe sognarsi di commettere una tale sfrontata manifestazione di inciviltà, signorina." Il Generale camminò intorno alla sua scrivania, facendo scricchiolare forte le assi del pavimento. Per qualche ragione, Alice trovò il rumore irritante e fece un respiro posato. Stava cedendo al panico, poteva sentirlo.

 

Il Generale Waddell si appoggiò indietro leggermente sulla sua scrivania, di fronte a lei.

 

"Signor Bauman, prendete una sedia per questa ragazza." Waddell ringhiò improvvisamente, guardando ancora Alice.

 

Una volta che il ragazzo se ne andò e lei e l'uomo rimasero da soli, Alice non disse niente; lei guardò solo il pavimento con insolito interesse.

 

"Vino, mia cara?"

 

La faccia di Alice si alzò mentre balbettò una risposta, "Io... perché no, il vino mi farebbe bene, signore. Grazie."

 

Waddell si affaccendò per prendere una caraffa e versò il liquido opaco in un calice, poi versò il vino per Alice in un bicchiere da vino più piccolo con lo stelo attorcigliato. Glielo porse e Alice lo annusò cautamente prima di fare un piccolo sorso.

 

"Madeira," mormorò, e lo ringraziò in segno di apprezzamento. Poteva sentire il sapore del brandy per il quale il vino era famoso, rendeva il vino buono per anni, al contrario di un vino più tipico oppure lo sherry.

 

Il brandy rafforzava la sua potenza e fortificava i nervi della ragazza. Alice continuava a sorseggiare disinvoltamente, finché Isaac ritornò con una robusta sedia di legno che mise dietro di lei, invitandola a sedersi.

 

Alice si sedette pudicamente. Non fu detto niente di più per diversi minuti, finché-

 

"Quel ragazzo indiano è qui a cercarti."

 

Alice si strozzò e sputacchiò fuori il vino, tossendo forte finché gli occhi le lacrimarono. Isaac sollevò un sopracciglio, le prese il bicchiere dalla presa vacillante e camminò a grandi passi verso un angolo. Dopo aver riempito di nuovo un boccale, glielo premette sulle mani e insistette per farla bere.

 

Acqua. Alice la trangugiò. Sbirciando Waddell, Alice notò che l'uomo continuava a sorriderle piacevolmente, come se non fosse successo niente fuori dal comune. I secondi continuarono a scorrere mentre i due si guardavano negli occhi.

 

"Dov'è lui adesso?" Alice superò il suo shock iniziale, "Deve essere così preoccupato! Per favore, devo parlare con lui. Andiamo, è stato risolto. Non vi disturberemo mai più, signore."

 

Il Generale Waddell sembrò rimuginare sulle sue parole ma poi scosse lentamente la testa. Il suo tono stava diventando più freddo.

 

"Come avete perso il senno che Dio vi ha dato? Perché diavolo flirtereste con quel... quel pagano? Non potete in alcun modo immaginare come avete distrutto la vostra reputazione con questa sciocchezza."

 

"Chiedo scusa, signore," Alice replicò a voce bassa, "e vi ringrazio per la vostra preoccupazione, ma conosco il mio cuore e conosco le mie azioni. Voi parlate di pagani, ma gli Europei commettono le stesse azioni vili nel nome della guerra."

 

Il Generale Waddell sembrò umiliato e oltraggiato da questo, sbuffò e scosse la testa mentre la guardava in malo modo.

 

"Non posso credere a quello che sto sentendo. Cosa direbbe vostro padre se fosse vivo?"

 

Le parole ferirono Alice, come lei immaginava farebbe un coltello nell'intestino. Lei conosceva la risposta; era esattamente perché suo padre era defunto che Alice poteva vivere con Uncas e sposarsi. Se il Colonnello Munro fosse sopravvissuto, avrebbe ordinato al suo intero esercito di cercarla, e una volta trovata, molto probabilmente l'avrebbe legata e messa su una nave diretta per l' Inghilterra. Non l'avrebbe mai lasciata vivere pacificamente con Uncas.

 

Tuttavia, questo era qualcosa che non avrebbe detto a voce alta. Era d'obbligo che lei non si allontanasse dalle sue convinzioni.

 

"Mio padre valutava il benessere e la felicità dei suoi figli sopra ogni altra cosa. Avrebbe capito." Alice disse questo in un tono freddo.

 

Isaac scosse la testa, la sua bocca era una linea sottile. Alice proseguì.

 

"C'è differenza tra ciò che è giusto e ciò che ci si aspetta. Non voglio più abbandonare la mia felicità per il bene dell'apparenza."

 

Gli uomini la guardarono come se le fosse cresciuta un'altra testa, c'era una tale mancanza di comprensione nelle loro facce sconvolte. In verità, Alice non li biasimava. Se qualcuno le avesse detto in Inghilterra che un giorno lei avrebbe perso le sue ricchezze e la sua famiglia, che si sarebbe innamorata di un uomo rosso delle Americhe, sarebbe scoppiata a ridere.

 

"Suppongo che voi vi sistemerete in miserabile povertà?" disse Waddell in una furia sussurrata, "Non avrete la nausea nel guadagnarvi da vivere lavorando la terra; sarete una contadina, dunque? Sarete così felice quando lui deciderà di prendervi a schiaffi come una qualsiasi sgualdrina dell'osteria?"

 

"Uncas- Non lo farebbe mai -" Alice cambiò linea di condotta, "Non avete una ragione legale per tenermi qui, signore. So che le leggi dell'Inghilterra sono state portate nelle colonie. Mi avete arrestata illegalmente. Non ho commesso nessun crimine, signore. Anche se lo avessi fatto, la cosa dovrebbe essere affrontata con uno sceriffo o un agente di polizia."

 

Il Generale ora sembrava scioccato - era uno sciocco per non essersi ricordato che lei era la figlia di un colonnello dell'esercito britannico. Lei conosceva le leggi del territorio.

 

"Questo potrebbe benissimo essere così, ragazza," Waddell replicò velocemente, "ma ci sono, infatti, delle leggi contro questa farsa a cui voi state pensando."

 

"A cosa vi riferite, signore?"

 

"Le razze non si posso mescolare nel matrimonio, signorina. O procreare. Anche se quel ragazzo fosse un Cristiano, sarebbe illegale per un predicatore persino officiare la cerimonia nuziale."

 

"Non ho sentito parlare di nessun impedimento del genere, signore." Alice si appoggiò indietro e cercò di tenere la sua padronanza di sé; era certa che lui la stava portando fuori strada.

 

"La legge all'inizio è stata promulgata nell'anno di nostro Signore 1660, nel tentativo di regolare i matrimoni e limitare la mescolanza di sangue che si stava verificando all'epoca," l'uomo grande ripeté questo velocemente, "essa dichiarava che nessun matrimonio potesse verificarsi tra un Bianco e uno schiavo o un servo a contratto-"

 

"Ma lui non è nessuno dei due!"

 

"La legge è stata cambiata non molto più tardi per includere qualsiasi mulatto o Indiano." Waddell andò avanti senza darle alcun riconoscimento. Fece una pausa per riprendere fiato. "Così brillante come vi ritenete di essere riguardo alla natura della legge e dei diritti civili, non hai colto quella legge lì, vero?"

 

Alice si sentì messa alle strette, tuttavia esisteva ancora un dettaglio che rimaneva da dire.

 

"Non infrangerò nessuna legge, dunque, signori." Alice si sedette dritta, reprimendo il tremore che le avrebbe rubato le parole, "Non lo sposerò in nessuna cerimonia religiosa."

 

La faccia del Generale Waddell si fece di un intenso color prugna mentre farfugliava, con i suoi piccoli occhi pietrificati dall'orrore, fissi sulla faccia di lei. "Non ci credo-"

 

Un colpo secco alla porta fermò qualsiasi commento che il Generale aveva in mente di dire.

 

"Entrate!" Waddell ordinò imperiosamente, guardando ancora Alice con fascino e avversione.

 

La porta si aprì con un cigolio tremolante e Amelia Warren sbirciò dentro. Sembrava nervosa.

 

"Che c'è, signorina Amelia? Sono occupato al momento!" il Generale ringhiò.

 

"Chiedo perdono, signore. Un gruppo di uomini chiede di parlare con voi. Dicono che stanno aspettando da ieri..." la ragazza guardò inconsciamente Alice, "Bianchi e Indiani, signore."

 

Alice si raddrizzò e guardò Waddell e Isaac. Il giovane aveva uno sguardo minaccioso mentre ribatté che aveva esplicitamente detto al gruppo di aspettare finché fossero stati chiamati. Waddell piegò la testa di lato e guardò pensieroso la giovane lavandaia. Alice poteva percepire che lui stava valutando le sue opzioni.

 

"Mandateli dentro."

 

"Signore-?" Isaac sembrava preoccupato e sembrava quasi pronto a discutere, ma uno sguardo severo del suo mastodontico Generale lo fece tacere.

 

Gli occhi di Alice erano grandi e ansiosi quando la giovane ragazza andò via per obbedire all'ordine del suo comandante. Lei catturò di nuovo lo sguardo di Waddell; i suoi occhi luccicavano per la collera e il disprezzo, e Alice sentì qualcosa attorcigliarsi nel suo stomaco.

 

...................................................................................................................

 

La ragazza ritornò dopo aver parlato con il Generale Waddell e gli uomini alzarono lo sguardo cautamente. Aveva detto di chiamarsi signorina Amelia, era di bassa statura e di piccola corporatura, e sembrava giovane e malnutrita. Sembrava perennemente nervosa come un topolino di campagna e non poteva avere più di 18 estati.

 

Uncas mantenne la sua espressione stoica e impassibile, proprio come suo padre e Hopocan. Ciò sembrava sempre rendere nervosi gli uomini bianchi.

 

Lui sapeva che Alice si trovava negli alloggiamenti davanti a loro con il Generale Waddell. Lo sapeva perché le tracce di lei permanevano ovunque in questo corridoio. Il profumo di Alice era ancora nell'aria; Uncas manteneva la speranza che la sua abilità di cacciatore fosse immancabilmente accurata e messa a punto. Per lui questa era più una certezza che una vanità. Si riempì i polmoni fino all'orlo con il profumo affievolito del dolce sapone di Alice. Floreale, dolce e delicato - Proprio come lei. Lavanda? Alice continuava a fare il sapone grezzo di cenere con gli Stewart, ma lei aggiungeva anche erbe aromatiche e fiori. Alice Munro ora era una donna di frontiera, una laboriosa bracciante agricola come qualsiasi uomo... tuttavia era ancora una gentildonna.

 

Questi erano i pensieri che attraversarono la mente di Uncas, quando la ragazza nervosa invitò tutti loro a entrare.

 

Con tutto il suo stoicismo e la sua intenzionale mancanza di espressione, Uncas si sentì il cuore quasi stretto nel petto, una volta che si furono affollati nella stanza e lui vide Alice alzarsi velocemente, allungando il collo intorno per vederli bene. I suoi occhi erano grandi.

 

Alice non sembrava indisposta, più che altro era stanca e spaventata. Loro si guardarono l'un l'altra per un lungo momento e Uncas notò i gesti che lei faceva, innervosita, per pura abitudine. Raggruppò le mani nella sua gonna, chiuse in pugni stretti, si strofinò i palmi delle mani sulle guance, si mise una ciocca libera di capelli biondi dietro l'orecchio.

 

"Alice!" disse James ansiosamente, facendo un passo verso di lei. Fu immediatamente bloccato da quella faccia dura di Isaac Bauman.

 

"Pensavo di avervi detto di aspettare fuori!" l'uomo borbottò ferocemente, "stiamo discutendo i dettagli di una questione piuttosto delicata con la signorina Alice. Allontanatevi da lei." Isaac guardò Uncas mentre diceva questo, con la sua espressione di disgusto e Uncas capì. Sapevano la verità su di loro, che Alice doveva essere sua moglie.

 

"Stai bene, Alice?" chiese Uncas calmo, "sei stata trattata bene?"

 

"Certo che sì!" il mastodontico Generale camminava a fatica sui suoi piedi e verso tutti loro. Fece una pausa e indietreggiò. "Tu sei... il suo fidanzato?" lui pronunciò le parole come se ci fosse un sapore schifoso nella sua bocca.

 

Uncas aprì la bocca per parlare, ma fu interrotto.

 

"Sì. Sì, lo è." Alice guardò apertamente le giacche-rosse. Nathaniel si scambiò delle occhiate con Uncas e James. Lui sembrava preso alla sprovvista e colpito dal suo coraggio.

 

"Questo è un problema, davvero." Waddell poggiò i suoi palmi delle mani carnosi sulla sua scrivania, i suoi occhi che guizzavano tra loro.

 

"Questa ragazza qui afferma che ha intenzione di sposarvi, signore." Waddell lo disse in modo brusco, all'improvviso. Uncas tenne lo sguardo dell'uomo, anche se aveva sentito che era considerato un atteggiamento sgarbato tra gli Inglesi.

 

"E' vero. Diventerà mia moglie."

 

"Ah. Quando, posso chiederlo?"

 

"Presto. La nostra casa è finita. Non appena ce ne andremo da questo posto." Uncas guardò Alice e lei gli sorrise, i suoi occhi lucidi per la notizia che la loro casa era completata. Uncas guardò Hopocan e lo presentò come padre di Anicus. Allora Chingachgook parlò apertamente, spiegando che erano qui come parte di una delegazione della tribù Lenni Lenape, per conto del ragazzo indiano che era detenuto qui. Il passo successivo sarebbe stato parlare con il governatore. Waddell non aveva previsto questa cosa e sembrava turbato.

 

"Davvero, non voglio che il governatore interceda in questa piccola questione-"

 

La porta scricchiolò aperta e Edward Lamberth entrò a grandi passi, passando vicino a una perplessa e curiosa Millie Warren, che stava ancora accanto alla porta. Edward si gonfiò il petto, come uno che sapeva di fare un annuncio importante. Si fermò davanti al Generale e fulminò Nathaniel con lo sguardo. Uncas sentì uno slancio d'intuizione e fece attentamente piccoli passi verso suo fratello.

 

"Signore," dichiarò Edward pomposamente, "Ho delle notizie relative a un certo gentiluomo in questa stanza."

 

"Di che parlate, Lamberth?" chiese Waddell, le sue dita grasse che esaminavano pigramente i bottoni sulla sua giacca rossa.

 

"Quell'uomo lì, il presunto fratello del selvaggio, è un traditore ed è ricercato per diserzione!" Edward disse ciò con voce sonora e infatti, gli abitanti erano così stupiti che le ultime parole sembrarono riecheggiare entro le pareti.

 

"No..." Alice piagnucolò debolmente, scuotendo la testa.

 

Il Generale Waddell si raddrizzò e la sua voce rimbombò. "Signor Lamberth, quella è un'accusa molto seria, davvero. Fareste meglio ad avere qualche specie di prova, dato che non tollererò le dicerie!"

 

"E' vero, signore!" Edward Lamberth disse in tono lamentoso, "Nathaniel Poe fu condannato all'impiccagione per sedizione e diserzione. L'ordine, secondo cui lui doveva essere ricatturato e tenuto in qualsiasi forte inglese finché poteva essere giustiziato per i suoi crimini, era scaduto."

 

Nathaniel borbottò irosamente, "Scommetterei che la tua coda senza spina dorsale non avrebbe tutte queste pretese, se non fosse circondata da soldati di grado superiore a voi."

 

Uncas si guardò intorno, desiderando di avere le sue armi che erano stati costretti a cedere, prima di parlare con il Generale. Almeno un'accetta per reclamare lo scalpo dell' idiota piagnucoloso davanti a loro, che stava rivelando chi fosse suo fratello con un sogghigno felice. Non c'era via di fuga. Erano circondati da soldati Yengeese, nel cuore di un forte. Uncas alzò gli occhi verso il comandante del forte che stava parlando di nuovo, con la faccia cauta.

 

"Ragazzo," si rivolse a Nathaniel, "legalmente ho il diritto di tenerti qui finché questa informazione potrà essere verificata. Per motivi di efficienza, ci asteniamo dal ritardare l'inevitabile. Sei tu l'uomo in questione, Nathaniel Poe?"

 

James era fuori di sé per la collera, "Il signor Lamberth non è altro che un ratto che passeggia su due gambe-"

 

"Calmatevi, signore." Waddel aggrottò le ciglia.

 

Alice notò che Isaac era diventato molto silenzioso durante lo scambio, ma non prestò alla cosa nessuna attenzione.

 

"Se c'è giustizia in questo mondo, un giorno qualcuno infilerà una pallottola nel suo cuore nero..." lei fece una pausa per riprendere fiato, "e gli starebbe bene!"

 

"Vedo che desiderate terminare la conversazione che abbiamo avuto stamattina, signorina." Edward ribatté irosamente. "La vostra mancanza di decoro non dovrebbe essere una sorpresa, considerando che frequentate selvaggi e traditori."

 

Tutti parlarono apertamente in quel momento, tranne due persone, Isaac e Uncas, e Uncas osservava l'Inglese di nome Bauman, che continuava a mantenere il suo studiato silenzio. 

 

"Basta!" urlò Waddell, e chiamò altri due soldati che arrestarono subito Nathaniel. Anicus e Stephen dovevano essere rilasciati ma non Alice, non ancora, stabilì il Generale.

 

"Devo riflettere su questa faccenda a lungo. Se la signorina Alice sapeva la verità su Nathaniel Poe, vuol dire che stava consapevolmente ospitando un criminale ricercato." Con ciò, Waddell ordinò a tutti di andare via e Uncas si voltò per vedersi chiudere la porta in faccia.

 

"Non fate errori, non ce ne andremo." James sussurrò furiosamente agli altri. Uncas osservò mentre Nathaniel veniva portato in una direzione, e Alice in un'altra.

 

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Le sue braccia erano impacciate per la pesantezza di dover portare pesanti carichi di lenzuola macchiate e sporche. Amelia Warren le sollevò più in alto, mentre cercava di fare manovra intorno alla porta d'ingresso che portava verso l'esterno. Aveva bisogno di lavare le lenzuola dei prigionieri e poi stenderle ad asciugare. A dire la verità, il Generale Waddell aveva ordinato che le lenzuola fossero lavate solo ogni mese. Millie si era assunta la responsabilità di lavarle ogni 15 giorni; era un' abitudine in ogni abitazione rispettabile, e Fort Letort non avrebbe dovuto essere diverso.

 

Inoltre, lei pensava, solo perché sono prigionieri non vuol dire che meritino di essere mangiati vivi dalle pulci e stare nella loro sporcizia.

 

Millie girò l'angolo e s'imbatté quasi in Edward Lamberth - non poté fare a meno di notare che lui aveva un sorrisetto soddisfatto di sé scolpito in faccia.

 

"Ciao, tesoro. Mi sei mancata tanto..." lui sussurrò mentre cercò di avvolgere la vita di Millie con le sue braccia. Amelia guardò nei suoi occhi e poté vedere esattamente per che cosa si stesse struggendo. Lei si guardò velocemente intorno e si allontanò lentamente da lui.

 

"Io-io devo fare il bucato adesso e finire di pulire gli alloggiamenti, Edward." Amelia disse a voce bassa, cercando di scansare l'uomo dai capelli scuri.

 

"Più tardi," insistette lui, fermandola con una mano sul suo carico di bucato. Millie si appoggiò indietro cautamente e Edward aggrottò le ciglia, abbassando la mano.

 

"Che c'è, ragazza?"

 

"Edward, lasciami stare..." Millie sussurrò, guardandosi intorno per vedere se qualche individuo li stesse spiando. Il Generale Waddell era estremamente rigido riguardo al codice di condotta nel suo forte e aveva proibito qualsiasi "scambio licenzioso" tra i soldati e le donne. Il Generale era della vecchia generazione e molto puritano. Mi caccerebbe e frusterebbe Edward a morte, pensò Amelia tristemente.

 

Millie continuò a esaminare Edward Lamberth, incerta. Lei era stata una semplice ragazza proveniente dalla città vicina, quando sua madre l'aveva mandata a lavorare a Fort Letort 2 anni prima; ormai era già scoppiata la guerra tra Francia e Inghilterra e quindi il forte tipicamente in disuso era abitato dai soldati. Millie era stata una sedicenne timida e aveva incontrato Edward qui. L'aveva inseguita con tale determinazione, ma in segreto, ovviamente. Era passato tanto tempo da quando lui le aveva conquistato il cuore e promesso di sposarla.

 

Tuttavia questo non era avvenuto. Non più parole di matrimonio, nemmeno un accenno alla cosa, e ancora lui continuava a... a volere... cose...

 

"Scambi licenziosi..." sussurrò Millie, guardando in giù, per terra.

 

"Cosa?" Edward scattò, con le sopracciglia impostate in linea retta mentre guardava Millie in cagnesco. Quello era completamente un altro discorso- quando Edward era diventato così crudele? Lei era stata così sciocca e presa che aveva ignorato la cosa? A volte lui sembrava rallegrarsi nel vedere la sofferenza negli altri, le esecuzioni e le frustate non lo infastidivano, anche se facevano star male Millie. Non gliene importava un fico secco degli altri... proprio stasera aveva sorriso francamente al signor Nathaniel Poe, mentre lo stava consegnando a morte certa. Edward faceva sempre quel sorrisetto con le fossette quando si stava preparando per l'uccisione.

 

"Niente," sospirò Millie; il carico delle lenzuola stava diventando pesante e fece cambio per usare l'altro suo braccio. Edward si voltò per allontanarsi, quando un pensiero colpì la giovane donna.

 

"Edward!" lei chiamò, poggiando il cesto delle lenzuola a terra e inseguendolo leggermente.

 

"Cosa vuoi, Millie?" Edward sembrava annoiato e disinteressato ora che non era in grado di avere un incontro con la ragazza diciottenne.

 

Amelia fece un respiro profondo, "Come hai... scoperto della diserzione del signor Poe da Fort William Henry?"

 

Edward fece il suo ghigno felino, piegando la sua testa di lato. Millie sorrise esitante.

 

"Ho frugato nella corrispondenza del Generale."

 

Millie pensava di aver capito male mentre guardava Edward, sbattendo le palpebre. "Tu-?"

 

Il soldato fece un forte cenno col capo, "Davvero, l'ho fatto. Waddell a malapena presta attenzione ai resoconti che riceve, cosa che dovrebbe fare innanzitutto. Ritengo prudente sapere gli andirivieni di questi forti. Ho intercettato la corrispondenza tra Waddell e Webb di Fort Edward."

 

Millie ancora non riusciva ad avere fiducia in se stessa per parlare-Edward stava commettendo una seria violazione del protocollo. Alla sua espressione di stupore, Edward sbuffò e roteò gli occhi, come se la trovasse eccessivamente noiosa.

 

"Millie," spiegò lui in un tono pianificato di forzata pazienza, "in quale altro modo devo salire lungo le corde scivolose delle forze armate? Devo usare il mio ingegno. Guarda quel grasso bastardo di Waddell, nato in una famiglia di militari, ma persino una ragazzina in una scuola ha più cervello di lui. Di gran lunga!" Arrivò al cesto delle lenzuola e lo raccolse e lo poggiò sulle mani flosce di lei.

 

"Inoltre," lui continuò il suo discorso enfatico, "i Generali Webb e Pritchard sono della piccola nobiltà di campagna e pensano di essere al di sopra di noi, miseri mortali. Devo tenermi nelle grazie di uomini così in alto, Millie, e non importa cosa io debba fare."

 

"Ma Edward, se il Generale Waddell scopre che sei andato a sbirciare i suoi documenti privati..."

 

Edward all'improvviso incombeva su di lei e le afferrò il nudo avambraccio in una presa simile a una morsa, fissando duramente la ragazza pietrificata. Lui abbassò la testa finché era circa al livello del suo naso. "Non dirai niente, Millie, sono stato chiaro?"

 

Millie annuì freneticamente, cercando estremamente di divincolarsi dalla sua stretta forzata. Le stava facendo male...

 

"Bene. Non sarebbe molto saggio parlare di questo con qualcuno, Amelia." Edward sorrise ampiamente e le lasciò il braccio. "Anche se so che non lo faresti, quindi...starai meglio per questo."

 

Amelia si strofinò la pelle che le faceva male e sollevò più in alto il cesto senza dire una parola, osservando mentre lui se ne andava via con un sorriso spensierato. Millie si guardava il braccio senza parole, era rosso intenso e sapeva che sarebbero usciti dei lividi prima del crepuscolo.

 

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Alice strizzò i suoi occhi chiusi.

 

Poteva percepire il ritmo delle pulsazioni dentro di lei, il tonfo del cuore che le batteva velocemente da dentro. Inspirò profondamente ed espirò aria per parecchi istanti. Alice poteva percepire ogni cosa nell'ambiente circostante così acutamente che non osò muoversi; la robustezza della parete dietro di lei, che le grattava leggermente la schiena; il sudore che le si raccoglieva nel collo e nelle scapole; la ruvidezza delle sue mani e dei polpastrelli delle dita per un anno di lavoro in una fattoria. La faccia di Alice si chinò sul petto mentre cadde sempre più profondamente in questo stato simile alla catalessi. Ripensò ai momenti della sua infanzia e della sua giovinezza, ma specialmente al punto cruciale nella sua vita - il suo viaggio alle colonie.

 

"Andrà tutto bene, figliola." Papà, con l'amore austero che aveva sempre dimostrato a loro. Ritornava dalle campagne militari e si appollaiava sul bordo del letto che le sue figlie condividevano... sempre con i racconti di gloria e terre lontane. Adesso ricordo le cose che non ha detto. I ricordi che cercava di dimenticare. L'odore della polvere da sparo e dei cavalli. Sentivo l'odore del sangue e della sofferenza che veniva da lui. Papà diceva sempre che le nostre faccine gli davano la forza durante quelle notti oscure. Non si sarebbe mai sognato che un giorno sarei finita in una cella.

 

"Mio Dio, come sei cresciuta!" Erano passati soltanto 10 anni da quando lei e Duncan passeggiavano attraverso i campi di grano dorato in Scozia? Da quando si sdraiavano sull'erba e mangiavano mele e pere con Cora? Da quando facevano le gare di velocità, correndo? Duncan, così forte e coraggioso, e molto amato da lei e Cora. Duncan rallentava sempre in quelle gare, per me. Cercava di proteggermi. Che cosa avrebbe fatto in questa posizione?

 

"Ecco, noi ci mettiamo con il nord di fronte - Ed improvvisamente giriamo a sinistra."

 

"Devi vivere, non importa quello che accadrà!" Tutto era bagnato e freddo... Alice si era già sentita esanime, come un minuscolo passero annegato che galleggiava delicatamente sul fiume. Sapevo che sarei morta... eppure-

 

"Penso che siete bellissima. Anche coraggiosa."

 

Alice strizzò gli occhi chiusi, strofinandosi le dita incallite. L'unica cosa che desiderava ardentemente era essere portata via da qui, Uncas e una vita al suo fianco. Alice era entrata nel mondo degli adulti in un tratto di tempo molto veloce, la sua vita a Londra era come se fosse un qualcosa risalente a una vita fa. Alice sapeva cosa aveva pensato il Generale Waddell dopo aver saputo la verità riguardo alla condotta vergognosa di Nathaniel a William Henry. Lui sapeva che qualsiasi legame tra Alice e Nathaniel era molto sottile; sì, era stata in contatto con lui durante l'anno in cui avevano vissuto nella Valley, ma sarebbe stato un ordine esagerato accusarla di ogni sorta di tradimento. Nessuno l'avrebbe condannata, Alice lo sapeva, ma l'intuito le diceva che Waddell non era interessato ad accusarla di aver ospitato un traditore. Lui aveva bisogno di tempo, aveva bisogno di tenere Alice al forte. Perché una ragazza bianca che sceglieva di sposarsi con un uomo rosso era più di quanto l'Inglese potesse immaginare o tollerare.

 

Devo andare via da qui, pensò Alice tra sé e sé, devo scappare da questa gabbia. Non abbandonerò Nathaniel a questo crudele destino perché lui non mi ha mai abbandonata. Ma quando-come?

 

La porta si aprì e Alice percepì una presenza proprio mentre il pensiero giunse nella sua mente.

 

Millie.

 

"Signorina Alice, vi ho portato una cena anticipata." La voce della ragazza a cui stava pensando echeggiava delicatamente nella stanza semi-oscura, vuota, ora che Stephen e Anicus erano stati rilasciati. Alice ancora non aveva risposto, era troppo occupata a formulare un piano e a elaborare le parole.

 

"E' solo un po' di carne di pecora e pane. Anche acqua. L' agnello è un po' salato ma..." la sua voce si spense.

 

Alice alzò lo sguardo, "Vi siedereste vicino a me per un po', signorina Millie? Mi sento molto sola."

 

Amelia guardò Alice, combattuta. Alla fine, dopo ciò che sembrava essere un dibattito mentale furioso, l'altra ragazza si sedette attentamente di fronte ad Alice. "Solo per un attimo, signorina, ho molte faccende."

 

"Grazie, signorina Millie. Mi avete mostrato la massima gentilezza e rispetto, siete un vanto per questo reggimento." Alice cominciò a mangiare il cibo delicatamente; aveva il sapore della cenere nella sua bocca.

 

Millie arrossì furiosamente e borbottò una risposta. Le ragazze cominciarono a parlare tranquillamente delle loro vite personali. Alice apprese che Millie aveva solo una madre che dipendeva molto da lei, poiché la povera donna era indebolita dagli attacchi di tubercolosi. Suo padre e due fratelli più grandi erano morti.

 

"Una tale tragedia nella vita di una ragazza così giovane," mormorò Alice in tono compassionevole. Amelia fece spallucce, sembrando sottomessa.

 

"Per quanto riguarda me, signorina Millie, mio padre è stato portato via da me e dalla mia sorella maggiore, abbiamo anche perso la nostra mamma molti anni fa. Tutto ciò che mi è rimasto è Uncas..."

 

"L'Indiano?"

 

Alice annuì, spiegando come Uncas era quasi morto per salvarla, come avevano superato ostacoli apparentemente impossibili per stare insieme in pace. Millie sembrava commossa dal triste racconto.

 

"Millie-posso rivolgermi a te così?- ecco, Millie, capisco che hai una stretta conoscenza con il signor Lamberth."

 

L'altra ragazza si raddrizzò e sembrava allarmata. Dopo che Alice insistette che sarebbe stata in silenzio, Millie frettolosamente disse che Edward non era così cattivo, le aveva promesso di sposarla e che, una volta che questa orribile guerra fosse finita, si sarebbero sposati e forse si sarebbero imbarcati per l'Inghilterra. Alice si chiedeva perché Lamberth non l'avesse sposata ora, era ovvio che i due fossero molto in confidenza.

 

"Dici che è un brav'uomo," disse Alice attentamente, sgranocchiando un pezzo di pane e cercando di non sbottare che l'uomo aveva le maniere di una capra, "lo conosci molto bene. Ma immagina che l'uomo che amavi ti fosse strappato via con forza, e un tuo caro amico fosse condannato all'impiccagione. Tu e io non siamo così diverse, Millie, perché siamo donne che vivono nel mondo degli uomini. Dimmi, fino a che punto decideresti alla fine di lottare per te stessa, per coloro che ami, e per la tua felicità? Non arriveresti a fare l'impossibile?"

 

Amelia si alzò all'improvviso e Alice parlò più veloce che poté, "Per favore, Amelia! Aiutami... sai nel tuo cuore che quello che sta accadendo qui è sbagliato. Ci penserai, non è vero?" Alice la supplicò con gli occhi, "è tutto quello che chiedo."

 

Millie Warren fece una pausa mentre raggiunse la porta, con la sua esile e pallida mano poggiata momentaneamente sulla maniglia della porta.

 

"Ci penserò su," fu la sua risposta sussurrata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   

 

 

 

 

  

 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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