Anime & Manga > Ao no exorcist
Segui la storia  |       
Autore: MAFU    28/01/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP 39

“Merda.” Lamia scattò verso Lilith controllando di avere la propria coda al posto giusto. “S…Shiemi!” Rin intuendo al volo la situazione corse alla porta per accogliere l’amica, “Rin, ciao!” lei lo salutò cordialmente ma lui si parò davanti al suo naso grattandosi la testa sotto pressione, “Yukio non è in casa…” ridacchiò nervosamente e la ragazza cambiò espressione. “Ah… va bene… Posso entrare?” “No! Ah… cioè, sono ancora in pigiama, mi vergogno…” “Ah! Oddio, scusami!” la ragazza accorgendosi di come le si era presentato il ragazzo, si tappò la bocca con le mani facendo ondeggiare il sacchetto che pendeva dal suo braccio arrossendo violentemente. “Scusami, scusami!” ribadì per poi allungargli la sportina, “Ecco, prendi… Dallo a Yukio da parte mia per favore!” disse inchinandosi e sparì dietro l’uscio esattamente com’era arrivata. Rin rilassò le membra abbandonandosi a un lungo sospiro poi dando le spalle alla porta tornò dalle ragazze che erano riuscite a placcare definitivamente Ukobach. Lilith, liberata dal groviglio si era alzata in piedi e guardando Rin sembrò chiedergli se avesse risolto con Shiemi. Al che il ragazzo annuendo la tranquillizzò. “Uh… Bene…” anche Lamia sospirò asciugandosi il sudore. “E ora che si fa?” guardò il demone ansimante seduto con le spalle al muro. “Chiedigli scusa.” Bisbigliò Rin suggerendole. Ukobach mosse le orecchie lievemente così il ragazzo ammutolì indietreggiando. “E va bene…” Lamia si inginocchiò decisa davanti alla bestiola sotto lo sguardo piacevolmente sorpreso di Mephisto. “Scusami se mi sono fatta un panino l’altra sera.” La donna chinò il capo sentendosi incredibilmente stupida. Lilith vedendola in quelle condizioni, spettinata e in pigiama fare la reverenza a un demone di basso rango cercò di trattenere le risate. Ukobach alzando gli occhi sulla succube la studiò a fondo e infine alzandosi sulle sue zampe, le andò a toccate la testa in silenzio. Avevano fatto pace. “Meno male!” Rin sembrò incredibilmente sollevato. Lilith guardò Mephisto grattandosi un braccio distrattamente e lui accennò a un sorrisetto assottigliando lo sguardo. “Bien, felicitazioni per la pace ritrovata!” infine, chiudendo gli occhi, l’uomo applaudì al gruppetto per il successo della loro impresa. “Ora, se non vi dispiace torno ai miei doveri.” Fece un breve inchino rivolgendo nuovamente gli occhi alla ragazza, “A presto.” Disse in un sussurro e schioccando le dita scomparve. I tre rimasti soli si guardarono gli uni con gli altri mentre Ukobach si avviò tranquillamente in cucina. Quando fu scomparso però, guardandosi attorno si accorsero del macello infernale causato dalla bestia. “Ma che… macello!” Lilith strabuzzò gli occhi sussultando di fronte agli avanzi sparsi da tutte le parti. Rin e Lamia dal canto loro si guardarono sospirando.
“Sono tornato. Perché non vi ho visti a lezione oggi?” Yukio mise piede al dormitorio posando la cartella accanto alla porta. Poi alzando un sopracciglio si dette da solo la risposta trovando il trio dell’ave o Maria armato di scope e stracci a ripulire la scia di schifezze lasciata da Ukobach. “Bentornato…” biascicò Rin esausto aggrappandosi al manico di scopa. “Avete risolto con Ukobach vedo.” “Già.” Rispose il fratello raccogliendo un mandarino spiaccicato da sotto un mobile. “Ottimo.” Yukio tagliò corto passandogli accanto per salire al piano di sopra. “Yukio!” sentì la voce di Lilith chiamarlo e si voltò a metà delle scale, “Shiemi ti ha portato delle erbe oggi…” “Ah, grazie per avermelo detto.” Disse freddamente riprendendo la salita. Lilith facendo spallucce tornò alle pulizie senza remore. Al piano di sopra, Yukio avanzando nella penombra trovò Lamia chinata su un cumulo di rifiuti. Trovando quell’ostacolo sul suo passaggio smise un istante di avanzare pensando a come comportarsi, ma non fece in tempo a ponderare la fuga che la donna si alzò in piedi voltandosi a guardarlo. “Oh. Tu…” disse un po’ distaccata senza però risparmiargli un ghigno sensuale. “Non fare quella faccia, abbiamo litigato.” “Andiamo, sembra che il tema di oggi sia la pace…” la succube mollando la ramazza si avvicinò ancheggiando al ragazzo che non si mosse di una virgola. “Sai, ho conquistato io Ukobach.” “Eri stata tu a farlo arrabbiare, era tuo dovere.” Rispose l’altro scacciandola con una mano riprendendo a camminare, “Oi! Vorrei ricordarti che se non fosse stato per il signorino, non sarebbe mai successo…” Lamia gli sgattaiolò dietro ignorando i suoi modi bruschi. Il ragazzo strinse i pugni senza risponderle. “Andiamo… Non fare così…” La donna mise un finto muso per impietosirlo ma non sembrò efficace. “Lamia, lasciami solo.” “No.” Si fermarono sulla soglia della stanza degli Okumura fissandosi in cagnesco. Lei incrociò le braccia stizzita studiandolo a fondo mentre lui non lasciò trasparire la benché minima emozione. “Non mangio da giorni.” “Lo so.” “Vuoi continuare a fare l’offeso lasciandomi morire di fame.” Non ottenne risposta. “Oggi ho fatto l’esame medico obbligatorio.” “E..?” “Sono sano.” “E per questo ce l’hai con me?” “Certo che no.” Scossò il capo esasperato, “lasciamo perdere.” Sbuffò aprendo la porta della camera ma le mani cominciarono a tremargli. Era al quinto giorno dal bacio e non poteva nasconderlo. Lamia lo fissò in silenzio entrare in stanza ma prima che potesse chiudersi la porta alle spalle, ce lo buttò dentro lei con una spinta mettendo piede in camera a sua volta. “Che accidenti combini!?” sbottò Yukio voltandosi di scatto rantolando nel buio. Lamia gli bloccava l’unica via di fuga con la schiena premuta e le braccia aperte contro la porta ansimando in preda all’istinto animale. “Stammi bene a sentire. Sono arrivata al limite.” “Lamia?” Yukio indietreggiò mantenendo il sangue freddo più che poté. Ma le parole furono messe da parte non appena la donna scattando in avanti lo spinse sul letto con un bacio prorompente. Il ragazzo spalancando gli occhi non si era reso nemmeno conto di cosa stesse succedendo per la rapidità con cui gli eventi avevano cambiato rotta. Dopo un primo bacio, Lamia gliene dette un secondo ancora più possessivo e Yukio non riusciva a ribellarsi. Ma prima che ne ricevesse anche un terzo, fu la stessa succube a fermarsi guardandolo dritto negli occhi nella penombra. Il silenzio era spezzato solo dal loro fiato rotto e il ragazzo attonito si stava a poco a poco accorgendo di cosa Lamia avesse appena fatto. Aveva appena accorciato il suo guinzaglio. Da sette giorni a cinque probabilmente per ripicca ma lui non riusciva ad esserne arrabbiato. Si sentiva stranamente in pace e la cosa gli stava creando non poca preoccupazione. Si aggrappò con tutte le forze alla sua razionalità e afferrandola per le spalle tentò di allontanarla badando bene a non essere troppo brusco temendo ritorsioni. Lamia tuttavia opponendo resistenza tornò ad abbassare il capo sfiorandogli ancora le labbra senza però baciarle. Nel più completo silenzio, scivolò lungo la sua mandibola annusandogli il collo e prima che potesse protestare lo morse avidamente mettendo fine alla questione.
“Ra…Ragazze, credo che Yukio sia morto…” “CHE COSA!?” Lilith scattò in piedi sbattendo violentemente il bacino contro al tavolo della cucina trattenendo un urlo per il dolore mordendosi un labbro con gli occhi lucidi. Lamia alzò lo sguardo su Rin per nulla turbata, sorseggiando una tazza di caffè. A quanto pare sembrava aver trovato una bevanda di suo gusto. “Sono le undici di Sabato mattina e lui non dorme mai fino così tardi… Era immobile…” disse il ragazzo pallido in volto, ancora in pigiama, “Lamia!?” la sorella richiamò la sua attenzione facendole posare la tazza sul tavolo, “State calmi, sta solo dormendo.” Sospirò la donna assonnata, “Ieri ho finalmente potuto mangiare.” Riprese a bere guardando l’orizzonte, “E ci sei andata giù pesante a quanto pare.” Lilith la guardò storto, “Che vuoi? Se l’è meritato. Non si gioca col fuoco.” Lamia arricciò il naso seccata. “Quindi… sta bene?” Rin sembrò rilassarsi e vedendo le sorelle annuire, seppur non troppo convinte, trovò la forza per sorridere e andare flemmatico a prendere la sua colazione al bancone, “Meno male…” ridacchiò afferrando il vassoio, “Allora non mi preoccupo.”. Lilith lo guardò accigliata per poi sospirare e tornare seduta. Di fronte a lei non erano rimaste che ciotole spolpate. La ragazza dunque fissò la sorella lanciandole strane occhiate. Lamia incrociò il suo sguardo alzando un sopracciglio, “Che c’è?” ma Rin sedendosi a tavola interruppe le comunicazioni. “Gente… Servirebbe che qualcuno andasse a fare la spesa… Dopo ieri siamo a secco…” sbadigliò il ragazzo additando il frigorifero svogliatamente, “Ukobach ha svuotato il frigo in giro per il dormitorio, se ricordate…” “Vacci tu, no?” Lamia si abbandonò contro lo schienale della sedia mollando definitivamente il caffè, “Io?” Rin sbadigliò vigorosamente, “Ci andrei ma vista l’ora credo che preparerò qualcosa per pranzo con quello che è rimasto.” Disse prendendo un boccone di riso, “Ma Ukobach non si offenderà di nuovo se cucini?” Lilith tese i muscoli facciali memore delle massacranti pulizie della sera prima “Nah, ho il suo permesso!” sorrise l’altro mangiando con foga, “Piuttosto, bisognerebbe sbrigarsi… Mi fareste questo favore?” “Bello, e con che soldi paghiamo?” Lamia incrociò le braccia squadrandolo e lui smise un istante di ingozzarsi, “Beh…”.
“Lamia… Avete fatto pace o l’hai obbligato a farsi mordere?” “Domanda di riserva?” Le succubi passeggiavano per le strade dell’accademia dirette al supermercato.  Lilith teneva in mano la lista della spesa scritta da Rin e il portafoglio di Yukio nell’altra. Rin glielo era andato a rubare mentre dormiva mandando le sorelle in missione. Il suo sguardo fisso fece sentire Lamia a poco a poco sempre più a disagio finché stringendo stressata la borsa da shopping attorno al braccio, non si decise a parlare. “Diciamo che abbiamo fatto pace… A forza.” “Gli hai parlato dell’imprinting?” “Ma sei matta!?” sbottò la donna arrestando il passo arrossendo di colpo. “Non glielo dirò mai, tsk!” schioccò la lingua riprendendo a camminare impettita, “Ah… E allora come lo hai convinto?” “L’ho baciato… Più volte…” “Lamia, non si fa!” “Che vuoi!? Mi ha costretta… Poi con questa storia dell’imprinting non volevo lasciarmelo sfuggire per mancanza di fegato e… Ho placato la sua rabbia con la forza.” A quelle parole, Lilith scossò il capo sospirando, “Quando si sveglierà credi che si ricorderà qualcosa?” “Probabilmente… ma sarà sicuramente molto più predisposto nei miei confronti.” Si pavoneggiò l’altra sculettando, “Se lo dici tu…”. Giunsero di fronte al supermercato sudando per il caldo cocente del mezzogiorno. Lilith stava usando addirittura la lista per farsi aria mentre Lamia boccheggiava assonnata. “Così questo è un supermercato.” Osservò la donna alzando un sopracciglio, “Così pare…” L’altra si guardò attorno osservando il comportamento delle altre persone, “Entriamo?” domandò poi e senza ulteriore indugio avanzarono verso la porta automatica che spalancandosi le inebriò con l’aria condizionata. “Ohh grazie al cielo.” Sospirò Lamia chiudendo gli occhi restando impalata sotto il getto rinfrescante. “Ehrm.” Una signora si schiarì la voce trovandosi il passaggio sbarrato. “Lamia, spostati, blocchi la strada…” Lilith si voltò di scatto un po’ in imbarazzo e la succube svogliatamente si fece da parte lasciando passare la vecchia e il suo carrello. “Che palle.” La donna affiancò la sorella rimasta a guardare le casse, “Quindi, da dove cominciamo?” le chiese posando una mano sul fianco, “Per di là!” disse la piccola indicando il varco per accedere al primo reparto, “Andiamo…” cominciò ad avviarsi fermandosi soltanto per raccogliere un cestino verdastro vedendo che tutti ne avevano preso uno. “A quanto pare le cose che si comprano vanno qua dentro.” Disse a Lamia guardando il bizzarro cesto di plastica, “Come vuoi.” Sbuffò l’altra, “Cosa dobbiamo comprare in sintesi?” “Aspetta, ci guardo…” mentre attraversarono le sbarre automatiche, Lilith lesse pensierosa la lista punto per punto con gli occhi, “Qui dice come prima cosa carne di manzo…” quando però alzò gli occhi si trovò davanti una fila di cassette ricolme di mele di ogni colore. La ragazzina smise di parlare con gli occhi sbarrati e un rigolo di bava che le usciva a lato della bocca, “Allontaniamoci immediatamente da questo fottuto reparto.” Lamia la prese per le spalle spingendola lontano dalla zona ortofrutticola. “Hai detto carne di Maiale?” la donna cercò di distrarla facendola tornare in sé, “Ah… sì…” “Eccoci qua.” Disse allora la maggiore senza entusiasmo fermandosi davanti a una fila interminabile di frigoriferi colmi di carni crude e sanguinolente di ogni genere. “Splendido.” Alzò un sopracciglio fiutando l’aria, “E che profumino…” fu il suo turno di sbavare. “Lamia, no!” Lilith la tirò per un braccio cercando con lo sguardo il pezzo giusto da mettere nel cestino, “Dici che si possono assaggiare?” “Non lo so… Le altre persone non lo fanno…” ma mentre le parlava tirandosela dietro, la donna aveva agguantato con le unghie una confezione aprendola ancor prima di ricevere una risposta. Sentendo opporre resistenza, Lilith si voltò a guardarla accorgendosi della fila di braciole e petti di pollo dilaniati che si erano lasciate alle spalle, “Lamia! A te non dovrebbe interessare il cibo umano!” strillò la ragazza vedendola leccarsi le dita sporche di sangue, “Beh?” “Vieni, andiamo via!” Lilith, nel pallone, si sbrigò a trovare quanto richiesto per poi fuggire lontano dal banco carni pregando che nessuno si fosse accorto di loro. “Prossimo punto?” domandò Lamia quando furono al sicuro in una corsia neutrale di detersivi. “Sedano…” lesse l’altra deglutendo rumorosamente, “Dobbiamo tornare in quella zona maledetta?” alzò gli occhi incrociando quelli della sorella che strinse le labbra inebetita. “Ho un’idea: dividiamoci i compiti.” Se ne uscì con una proposta piuttosto intelligente che spiazzò Lilith. “Oh… Va bene!” saltellò sul posto guardandola con un sorriso, “Allora… Aspetta…” con uno strattone spezzò il foglio a metà dando alla sorella la parte vegetale, “Tieni.” Gliela porse con delicatezza e la donna la prese facendo una smorfia, “Bene. Troviamoci qua una volta finito.” “Perfetto.” Si dettero le spalle l’una con l’altra andando per la loro strada. Lamia camminando per nulla invogliata dallo svolgere quell’incarico, passò per le casse raccattando un altro cesto verde per poi tornare al reparto frutta e verdura venendo sommersa da vegetali di ogni genere. Con una smorfia di disgusto, sbirciò la lista per ricordarsi cosa dovesse prendere e cominciò a buttare dentro al cesto cose a caso in quantità discutibili. “Tanto paga Yukio.” Pensò facendo spallucce. Nel frattempo, Lilith camminava col naso per aria in cerca dei cereali. Vide quasi per caso quelli che voleva Rin stagliarsi sullo scaffale più alto e avvicinandosi notò che non ci sarebbe mai arrivata. “Perché!?” sospirò seccata fissando la scatola con la testa all’indietro. “E anche questa è fatta…” Lamia pensò ad alta voce inserendo l’ultimo tassello in quel cesto di verdure pieno fino all’orlo. C’era giusto stato l’ultimo porro piantato di traverso. Avviandosi verso la sezione detersivi dove aveva appuntamento con Lilith, si trovò però a passare di nuovo per la zona frigoriferi. Passato un primo scomparto dedicato al tofu e al natto, il suo naso tornò a guizzare sentendo profumo di sangue. Le vaschette che aveva aperto erano rimaste tali irradiando l’aria con un intenso odore di macello. Immobilizzandosi di colpo, il cesto le cadde di mano ribaltandosi sul pavimento mentre lei inerme fissava il rosso di quei grossi e succosi cosciotti invitanti. “Porca… Miseria…” Lilith in bilico sul cestino ribaltato e un altro paio di scatole prese in prestito per fare una scala, stava tendendo in vano un braccio allo stremo per afferrare i cereali, “Ci sono… quas…” toccando il cartone trattenendo il fiato però, le scatole sotto lei cedettero facendola cadere all’indietro. Atterrò di schiena urlando contro lo scaffare alle sue spalle sbalzando via i prodotti che vi erano stati impilati facendo crollare l’intera fila sul pavimento con un fracasso infernale. Il baccano fece sollevare di scatto la testa a Lamia intenta a succhiare un pezzo di bistecca al sangue. Si era accovacciata dentro al frigorifero con gli occhi da rettile e l’atteggiamento da bestia selvatica, mentre un commesso accortosi di lei non sapeva che fare. Il tizio addetto alle pulizie, la fissava a bocca spalancata con in mano lo spazzone per pavimenti. La donna, percependo il pericolo, saltò allora fuori dal refrigeratore con un salto a piè pari e recuperando il suo cesto con in bocca ancora il pezzo di carne corse verso la fonte del rumore. Il commesso vedendola scappare via, si avvicinò allora alle confezioni dilaniate mettendosi le mani nei capelli. “Lilith?” Lamia sputò il boccone divenuto bianco per la totale assenza di sangue trovandosi davanti la sorella sommersa da scatole e lattine varie. Sotto quell’ammasso colorato, la ragazza mosse una gamba lamentandosi con un lungo gemito. “Che succede qui?” Una donna con degli occhialetti da topo comparve accanto a Lamia sconvolta dallo spettacolo, doveva trattarsi della responsabile del supermercato. Accanto a lei, la succube riconobbe il commesso che l’aveva vista e sbiancò. “Ops…” le sfuggì di bocca un sussurro.
“Rin…” Yukio, rientrato in possesso del suo portafoglio vide che non vi era rimasto più nemmeno un centesimo. Erano le cinque del pomeriggio e le sorelle Evangeline erano tornate piuttosto provate dall’esperienza al supermercato. Loro e Rin erano in quel momento in camera dei ragazzi a testa china e sudavano freddo, “…Ti ammazzo.” Yukio chiuse gli occhi ancora steso nel letto, pronunciando quelle parole con un filo di voce. Il fratello sorrise sgranando gli occhi terrorizzato per poi guardare le ragazze con molto imbarazzo, “Sta scherzando…” ridacchiò sommessamente seppur tesissimo. “Yukio, ci dispiace…” Lilith guardò altrove troppo orgogliosa per scusarsi guardandolo in faccia, “Ma è successo un incidente te lo abbiamo raccontato…” “Già.” Lamia ripensò al fatto che oltre alla loro spesa, avessero dovuto rimborsare il supermercato di tutte le confezioni di carne martoriate e le scatole danneggiate dalla caduta di Lilith. In più la proprietaria aveva insistito affinché fossero loro stesse a rimettere tutto in ordine obbligandole a restare al negozio fino al tardo pomeriggio. “Siamo senza un soldo?” Rin girò involontariamente il coltello nella piaga facendo sospirare Yukio, “No…” disse prendendo fiato per poi alzarsi a sedere dopo un’intera giornata di riposo. Ora sembrava essere alquanto lucido, “Ma presenterò un conto con le spese extra a Lord Pheles per un rimborso.” A quella frase, Lilith rabbrividì. “Ora…” Yukio schiarendosi la voce buttò l’occhio all’orologio vedendo che ore fossero, “Conviene che le ragazze si vadano a preparare.” “Eh? Per cosa?” Lamia fece una smorfia stranita, “Oggi ci occuperemo del terzo punto della lista, saltando momentaneamente il secondo…” Il professorino si alzò in piedi sgranchendosi, “E quindi?” “La missione comprende l’esorcizzare un fantasma nel bagno del dormitorio femminile che compare solo in presenza di donne… Perciò…” sfilò loro accanto andando a mettersi la casacca, “Oggi tocca a voi.”.
“Buon pomeriggio a tutti.” Yukio accolse anche il resto degli studenti davanti al dormitorio femminile dell’accademia. “Oggi svolgeremo il terzo incarico della lista, approfittando dell’assenza delle studentesse. Perciò cerchiamo di concludere tutto entro sera.” “Ma come… E io che pensavo ci saremmo intrufolati di notte…” “Shima!” Koneko gli dette una gomitata arrossendo. “Bene…” Yukio si sistemò gli occhiali impassibile per poi rivolgersi a Shiemi e Kamiki. “Questa missione, visto che la scorsa è stata androcentrica, sarà svolta dalle nostre ragazze.” Il professore lasciò scivolare gli occhi anche su Lilith e Lamia. La più piccola sembrava alquanto turbata. Non le sembrava il caso di partecipare sul serio a questi incarichi. Venir scoperte sarebbe stato assai facile. “Ci sono domande?”. Notando che nessuno osava fiatare, il ragazzo proseguì col dare le direttive: “Dunque, innanzitutto voi quattro…” accennò alle ragazze, “Andrete al secondo piano fermandovi di fronte alla porta dei bagni nord.” “E voi che farete?” Izumo squadrò i ragazzi uno ad uno, “Noi vi raggiungeremo, non temete.” “D’accordo!” sorrise Shiemi tutta contenta. Lilith sbirciò verso Lamia preoccupata ma la donna era come suo solito molto menefreghista. “Se non ci sono dubbi, andate.” “Sì.” Kamiki si avviò per prima tenendo stretti tra le dita i talismani per l’evocazione delle sue volpi, mentre Ryuji la osservava intensamente senza apparente motivo mentre si allontanava. “Andiamo.” sbuffò Lamia girando i tacchi e Lilith buttando l’occhio verso Rin, non disse niente limitandosi a seguirla. “Yuki, ti vedo molto meglio!” Shiemi si fermò un attimo davanti a lui sorridendo raggiante, prima di seguire le compagne, “Oh…” il ragazzo alzò le sopracciglia sorpreso da quell’affermazione, “Le mie erbe devono aver funzionato!” ma la ragazza lo congedò rapida saltellando via soddisfatta. Il sorriso pacato di Yukio si tramutò all’istante in serietà e mentre gli altri ragazzi chiacchieravano alle sue spalle, si toccò i fori sul collo nascosti dietro al colletto aggrottando le sopracciglia. “Che silenzio…” Shiemi si era accodata alle sue amiche guardandosi intorno un po’ preoccupata, “A quest’ora saranno tutte ai club.” Rispose Izumo dalla testa della fila. In mezzo a quel sandwich, Lamia camminava flemmatica subito dietro a Lilith, intenta ad esaminare il corridoio. Notò con la coda dell’occhio i foglietti di Kamiki e si sentì attanagliare da una morsa allo stomaco. Aveva detto a Yukio di voler aspirare a diventare una Tamer solo perché sapeva di avere un certo controllo sui demoni minori ma esercitare tale controllo l’avrebbe portata a rivelare la sua vera forma e doveva assolutamente evitarlo. Quella era stata una pessima mossa. Non pensava che si sarebbe mai dovuta mettere in mostra. “Ehrm… Ecco…” la vocina di Shiemi ruppe di nuovo il silenzio mentre le quattro rallentarono il passo sempre più vicine ai bagni, “Voi…” si rivolse alle sorelle Evangeline affiancandole, “Cosa aspirate diventare?” “Che?” Lamia le rivolse un’occhiata sconcertata mentre Lilith rabbrividì sentendosi leggere il pensiero, “Sì ecco… Io col mio Nii-chan sto studiando per il meister di Tamer, così anche Izumo… Ma di voi non so ancora niente…” sorrise pacata la ragazza sforzandosi di non rompere il contatto visivo con la maggiore. Kamiki si voltò di sfuggita aggrottando le sopracciglia. “Bella domanda!” sghignazzò maliziosa Lamia incrociando le braccia, “Io a quanto pare studio per diventare Doctor.” “Come sarebbe a dire a quanto pare?” Izumo si voltò completamente posando le mani sui fianchi, “Parrebbe essere la cosa a cui sono più portata.” Tagliò corto Lamia fulminandola, la ragazza non disse altro facendo spallucce. “E tu… Lilith?” continuò Shiemi, la piccola sobbalzò evitando di guardarla, “Al test ho scelto… Tamer ma non ne sono molto sicura.” “Come non ne sei sicura? Hai mai evocato qualcosa?” “Deve averlo fatto. Altrimenti il professore non le avrebbe dato il via libera.” Kamiki tornò ad aprire bocca facendola rabbuiare. All’epoca avevano convinto Yukio con dei giri di parola ma non avevano mai dovuto svolgere dimostrazioni pratiche. “Ora che mi ci fai pensare, non ti ho mai vista evocare niente… Hai almeno i foglietti con te?” si preoccupò Shiemi, genuinamente interessata al suo andamento scolastico più che sospettosa di qualcosa. Prima che Lilith potesse risponderle, Lamia si fermò di colpo davanti a una porta, “Eccoci.” Disse secca facendo dimenticare alle ragazze di che si stesse parlando. “Oh… Il bagno nord.” Moriyama si avvicinò all’uscio estraendo dal taschino dell’uniforme il foglietto per evocare il suo piccolo green man. Pungendosi il dito in silenzio procedette col chiamarlo e la creaturina comparve sulla sua spalla saltellando, “Sono pronta!” annunciò la ragazza. Izumo in disparte, guardò i suoi sigilli infilandoseli in tasca, “Io aspetto.” Disse guardando Lilith. “Quindi, come ci muoviamo?” chiese Lamia guardando le altre, “Dobbiamo aspettare il professore Okumura se non sbaglio.” Le rispose Kamiki incrociando le braccia, “Cazzate, io entro. Prima finiamo e prima posso andare a fare i fatti miei.” La succube avanzò decisa verso la porta aprendola con uno strattone, “Ah!! Ferma, ma che fai!?” squittì Shiemi, mentre Izumo non sembrò in fin dei conti dispiaciuta di quella mossa. “Bene.” Disse infatti avanzando, “Se ci faremo male, Lamia penserà a noi.” Disse seguendo la donna, “Mentre tu, Lilith…” si voltò un istante a guardare la biondina rimasta immobile col volto pallido, “Cerca di non essere d’intralcio.”. Lilith sussultò sentendosi colpita nell’orgoglio e le fu alquanto difficile trattenersi dall’evocare seduta stante un bestione da combattimento come solo lei sapeva fare. Ma non era il caso, né il luogo o il tempo adatto. Sarebbe stato sconveniente trasformarsi in quell’occasione e avrebbe significato non solo darla vinta a lei ma anche a Eva. Così si atteggiò a superiore, entrando nel bagno ancor prima di Shiemi, rimasta a boccheggiare per l’agitazione. Avrebbe trovato un modo alternativo per combattere il fantasma. “Inari, dea delle messi io ti evoco con rispetto!” Izumo si decise ad evocare le volpi mentre si addentrava sempre di più in quel bagno inquietante. Il silenzio era pressante e stranamente anomalo. Sembrava che persino le gocce d’acqua che colavano dai rubinetti non emettessero suono. “Che bagno splendido…” si lasciò sfuggire Shiemi entrando. Si trattava di una stanza molto ampia, finemente decorata e arredata con incredibile classe che non soltanto comprendeva una fontana di lavabi centrale, ma anche un circondario di stazioni per il trucco e un accesso alla sala da bagno e toilette. Piccoli coal tar fecero capolino proprio dal fondo di quel corridoio destando la loro attenzione. I numerosi specchi rifletterono le sagome guardinghe delle ragazze frammentando lo spazio in decine di cornici. Lilith si fermò per ultima fiutando l’aria e inorridì vedendo i piccoli pulviscoli neri volteggiare tutti intorno a loro. “Lamia…” bisbigliò chiamando a sé la sorella senza farsi sentire dalle altre, “Che c’è?” la succube indietreggiò con nonchalance e si fermarono dietro i lavabi mentre le altre due proseguirono verso i gabinetti, “Come faccio a dimostrare di essere una brava Tamer senza evocare nulla?” mormorò la piccola guardando la sorella agitatissima, “Lo sai vero che mi stai chiedendo di calcolare la massa solare con due arance?” “Lamia, aiutami…” “Oh, no… Sei stata tu a voler insistere per segnarti Tamer, mica io.” “Ma chi ha insistito? Mica pensavo di doverlo dimostrare a tutti!” “Questo è un problema tuo.” Fischiettò Lamia facendole l’occhiolino, “Lamia, devo ripeterti per l’ennesima volta che se mi succede qualcosa, nostra madre…” “Psst, hey!” la voce di Yukio le interruppe. Le due si voltarono verso la porta e lo videro fare capolino ben nascosto dietro l’uscio, “Ci siamo anche noi, ditelo alle vostre compagne che per ogni emergenza siamo pronti a intervenire…” ma non fece in tempo a finire la frase che un urlo provenne dalla fine del corridoio allarmando tutti i presenti.
“Amaimon, sono io…” Mephisto seduto in poltrona guardava l’orizzonte da una delle grandi finestre del suo studio, teneva ben saldo all’orecchio il suo telefono cellulare con una mano e nel frattempo giochicchiava con un pezzo di scacchi dondolandolo tra le dita dell’altra. “No… no… Non ce n’è bisogno… Ho capito la prossima mossa da fare…” girò su se stesso spingendo la sedia per affacciarsi alla scrivania, dove una scacchiera era diventata teatro di un solitario agguerrito. “Non serve che tu faccia niente, vedi solo di tornare dopodomani sera…” con il pezzo che aveva in mano mangiò un cavallo dichiarando scacco matto, “…Se non vuoi perderti lo spettacolo.”.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ao no exorcist / Vai alla pagina dell'autore: MAFU