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Autore: DreamerGiada_emip    28/01/2017    1 recensioni
Una nuova sposa sacrificale giunge nella villa Sakamaki, il profumo dolce del suo sangue fa impazzire subito i vampiri. Eppure lei è diversa da tutte le spose precedenti: i suoi occhi azzurro ghiaccio sono taglienti lame, i lunghi capelli corvini spargono il suo profumo facendo risaltare maggiormente il candore del suo fiso e il colore dei suoi occhi. È una giovane ribelle senza alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere. Chi ha il comando della situazione dunque? I vampiri ammaliati dalla misteriosa e provocante bellezza di lei, ma famelici del suo sangue, oppure la fanciulla attratta da quei ragazzi, ma con un carattere orgoglioso e strafottente?
In tutto questo, lei nasconde un segreto, un segreto di cui nemmeno lei stessa è a conoscenza. Nella lussuosa villa dei Sakamaki, verrà portato alla luce un mistero che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto nell'ombra.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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«Ehy, hai intenzione di trascinarmi ancora per molto?» chiedo nervosamente standogli dietro a stento, la sua presa sul mio braccio è ferrea e lui non presta attenzione alle mie parole. Mi impunto con i piedi e lo faccio fermare.
 
«Cosa vuoi?» ringhia voltandosi leggermente e guardandomi con la coda dell’occhio. «Mi hai ricattato tu per addestrarti e ora ti tiri indietro? Spiacente, l’accordo è preso, quindi ora muoviti» il suo rabbioso tono di comando mi irrita e non poco. Assottiglio lo sguardo.
 
«Non ho intenzione di tirarmi indietro, ma posso camminare senza essere trainata» strattono il braccio e lui, dopo avermi dato un’ultima stretta, mi lascia libera. Sollevo la manica della divisa e trovo lo stampo rossastro delle sue dita, lo guardo male. «Non amo essere marchiata, sei consapevole di ciò?» ringhio posando una mano in corrispondenza del segno.
 
«Dipende dai punti di vista» fa un mezzo sorriso quando punta lo sguardo sullo stampo delle dita.
 
«Mi sta salendo l’irresistibile tentazione di prenderti a pugni su quel bel visino che ti ritrovi» sibilo tra i denti mentre tiro giù la manica coprendo il rossore. Si volta completamente verso di me e con un paio di passi si pone di fronte a me, molto più vicino di quanto una conversazione tale richieda. Sono costretta a sollevare il viso verso di lui a causa della differenza di altezza.
 
«Dunque pensi che io abbia un bel viso» sussurra incatenandomi con quello sguardo fatto di fuoco. Sono incantevoli. Oh no, incantevoli un accidente, resta concentrata Lilith! Chiudo gli occhi per un attimo e distolgo l’attenzione dai suoi occhi puntati su di me.
 
«Ho pensato anche che potrei togliertelo a suon di pugni, vuoi provare?» faccio un passo indietro, ma lui mi blocca riprendendomi il braccio, senza la stessa forza di prima, solo per impedirmi di spostarmi.
 
«Perché non provi a farlo durante l’addestramento? Vediamo se ne sarai davvero in grado» fa scorrere la mano sul mio braccio in una carezza. Lo continuo a guardare cercando di trovare nel suo sguardo le sue vere intenzioni, sguardo che non riesco a penetrare, come un muro di fiamme e sangue.
 
«Lo farò, ma dopo aver indossato qualcosa di più adatto ad allenarmi, non mi va proprio di sporcare la mia divisa con il tuo sangue» sogghigno allontanandomi, lui mi lascia andare senza distogliere lo sguardo da me, poi scompare. Corro in camera mia e tolgo immediatamente la divisa, nello specchio vedo il segno lasciato da Subaru sul mio braccio. Indosso qualcosa di sportivo e, prima di uscire per andare nell’armeria, strappo uno dei miei fazzoletti avvolgendolo intorno al segno. Quando finisco di prepararmi, vado verso l’armeria e lì fuori appoggiato al muro trovo Subaru ad aspettarmi.
 
«Abbiamo già perso abbastanza tempo» entra nella stanza e lascia la porta aperta per me, lo seguo sbuffando. «Decido io con quale arma allenarti, chiaro?» prende due spade e me ne passa una.
 
«Agli ordini» sussurro ironicamente prendendo tra le mani la spada sottile e affilata. Non succede niente, mi aspettavo una delle visioni, ma nulla. «Per lo meno posso scegliere io con quale spada combattere?» chiedo porgendogli nuovamente la spada. Lui osserva me e l’arma, poi annuisce lentamente. Mi dirigo senza esitazione verso le spade gemelle dall’elsa nera che avevo già adocchiato durante l’addestramento con Raito, le afferro e, come pensavo, la visione raggiunge la mia mente. Di nuovo mi vedo in un duello contro un uomo, entrambi dotati di una spada ci affrontiamo ferocemente, vedo che lui parla, ma non ne sento le parole. È bravo, abile e veloce, non riesco a tenere il confronto.
 
«Lilith!» l’urlo di Subaru che chiama il mio nome mi fa riprendere, sbatto le palpebre e lo guardo stralunata, ancora in parte persa in quella visione. «Che diamine stai facendo?» chiede alterato facendo roteare la spada nella mano.
 
 
«Io… niente, arrivo» abbasso lo sguardo e scuoto la testa per tornare alla realtà, mi avvicino a lui al centro della grande palestra. Subaru mi mostra la posizione in cui è più facile parare e attaccare, mi gira intorno sollevandomi un po’ il gomito, spostandomi il piede, aggiustando i dettagli.
 
«Bene, cominciamo» esclama quando è soddisfatto di come sono messa. Il suo modo di insegnare è parecchio diverso da quello di Raito, si irrita facilmente e vorrebbe che facessi costantemente tutto come pare a lui. Mi addestra più che altro all’attacco anziché alla difesa, predilige gli attacchi diretti.
 
Le pause non sono contemplate nel suo programma? È un’ora e passa che mi tortura! Dopo l’ennesimo attacco di Subaru, perdo l’equilibrio per la stanchezza e crollo per terra, lui senza esitare punta la spada alla mia gola. Lo guardo con il fiatone.
 
«Sei consapevole che saresti morta almeno sei volte in questo duello?» mi rimprovera senza traccia di stanchezza, è perfettamente ordinato, senza un rivolo di sudore, senza il respiro accelerato. Possibile che non conoscano la stanchezza questi vampiri? Io sono a terra, la maglietta in parte strappata da un suo fendente, i capelli completamente allo sbaraglio.
 
«Considerando il fatto che non mi dai tregua da un’ora e mezza, ho anche il diritto di essere esausta» cerco di rimettermi in piedi, ma non appena mi alzo i muscoli mi abbandonano e collasso per terra per la seconda volta.
 
«Visto che a quanto pare non ce la fai più…» non conclude la frase che mi porge la mano. Cerco di afferrarla per tirarmi su, ma non appena avvicino la mia alla sua, lui la allontana. «Voglio la mia chiave» dice inespressivo. Io resto con una mano sospesa in aria a guardarlo sconvolta. Mi alzo in piedi con fatica.
 
«Si può sapere che hai? Ok, che sei stronzo di natura, ma oggi ti stai superando» gli rivolgo un’occhiata indagatrice.
 
«Rivoglio solo ciò che è mio» infila la punta affilata della spada dietro la catenella che regge la chiave, la allontana leggermente da mio petto. Scosto la sua spada da me con un colpo della mia e la punto contro di lui.
 
«Avanti, non abbiamo ancora finito noi due» lo sfido spavalda, nonostante i miei muscoli brucino e implorino pietà, li costringo ad assumere la posizione e ad attaccarlo. Lui schiva il fendente senza problemi.
 
«Prevedibile» giudica spostandosi di lato, ritento con una falciata orizzontale, ma lui mi para senza nemmeno guardare la spada, tiene gli occhi fissi su di me. Stringo i denti e provo un affondo, lui evita di nuovo e approfitta di essere dietro di me dandomi un colpetto sul sedere con la parte piatta della spada.
 
«Smettila di giocare!» urlo furiosa, lui mi mostra un sorrisetto bastardo. Fa roteare un paio di volta la spada passandola da una mano all’altra.
 
«Se facessi sul serio, tu ti faresti male, piccola e incapace Lilith» mi schernisce, riesco solo a stringere i denti e i pugni in risposta. Incrocio la mia lama con la sua.
 
«Smettila di giocare, ho detto, faresti sul serio se volessi uccidere Mihael, no? Quindi combatti come se dovessi ucciderlo per davvero e io stessi cercando di impedirtelo» un lampo attraversa i suoi occhi e subito scatta verso di me, velocissimo. A stento riesco a parare quei colpi che si susseguono instancabili, il fragore del metallo è assordante, abbastanza da frastornarmi. Ci mette poco più di trenta secondi a farmi un profondo taglio sulla coscia che mi fa inginocchiare a terra. Il dolore mi fa stringere gli occhi.
 
«Sei contenta adesso?» chiede guardandomi dall’alto in basso. E di nuovo accade come con Raito, il mondo sembra rallentare intorno a me e io inizio a vedere grigio. Mi alzo in piedi e scatto in avanti puntando al suo petto con la spada. Adesso vedo chiaramente la sua difficoltà nello schivare i miei fendenti sempre più veloci e letali.
 
«Si, ora sono molto più contenta» la mia voce è storpiata come venisse da lontano, simile a un ruggito. Con una falciata gli provoco un taglio orizzontale sul petto, il sangue gli macchia la maglietta bianca. Non mi fermo, veloce e precisa miro alla gola, Subaru non riesce a parare. Vedo la spada avvicinarsi inesorabilmente a lui. No, no! La mia coscienza ritorna e la lama si ferma a pochi millimetri dal suo collo. Subaru mi guarda mezzo sconvolto.
 
«Di nuovo…» sussurro con gli occhi sbarrati, lascio cadere la spada e indietreggio fino a trovare il muro, scivolo con la schiena su di esso e mi siedo a terra. Osservo le mie mani tremanti. Cosa stavo per fare?
 
«Devi spiegarmi cosa diavolo ti succede» si avvicina a me dopo aver abbandonato la spada a terra. Io lo osservo senza muovermi da quella posizione, le gambe strette al mio petto. Cosa mi sta succedendo? Vorrei saperlo anch’io.
 
«Non ti avvicinare, non so quando questa cosa scatta o cosa la faccia scattare» lui non si ferma e si accuccia di fronte a me. Sto tremando come una foglia. «Stavo per ucciderti» dico in un soffio, pronunciare quelle parole ad alta voce rende l’accaduto ancora più reale. Stringo le mie gambe tra le braccia.
 
«Non l’hai fatto» nonostante il tono sia menefreghista come suo solito, so perfettamente che è il suo modo di rassicurarmi. Abbasso gli occhi verso il pavimento, diventato improvvisamente molto interessante. Non riesco a reggere il suo sguardo. «Dovresti parlarne con qualcuno, quello che ti succede non è normale»
 
«Parli come se non fosse la prima volta che mi vedi in una situazione simile» lo guardo tra le ciglia, lui non cambia espressione.
 
«Non è la prima volta, ho assistito al duello contro Raito, ma anche quando disegni hai quell’espressione persa e assente» tende per un attimo la mano verso le mie, ma poi all’ultimo la ritira. Mi chiedo solo mentalmente come e perché ha assistito al duello di me e Raito.
 
«Non so cosa mi succede, sono come in uno stato di trance, vedo ciò che accade intorno a me a rallentatore, ma il mio corpo si muove indipendente dalla mente e non riesco a controllarmi» spiego ancora tremante, ho paura che tutto ciò ricominci da un momento all’altro.
 
«Ti capita solo quando duelli o disegni?» chiede osservando le reazioni del mio corpo al parlare di ciò. Io annuisco lentamente, poi chiudo gli occhi e in un attimo getto le braccia al collo di Subaru e mi stringo a lui che resta spiazzato e immobile.
 
«Ho avuto paura» ammetto con la guancia appoggiata sul suo petto. Spalanco gli occhi stupita quando solo per un attimo sento il battito del suo cuore. Subito dopo silenzio di nuovo. L’avrò immaginato? Subaru appoggia le mani sulle mie braccia e mi allontana da sé. Quando cerco di rialzarmi il taglio sulla mia coscia si fa nuovamente sentire, durante il mio stato di trance il dolore era scomparso completamente. Tolgo il fazzoletto che avevo avvolto sopra lo stampo della mano di Subaru e lo stringo forte intorno al taglio sanguinante.
 
«Va a riposarti» dice Subaru aiutandomi ad alzarmi. Zoppico leggermente e Subaru sembra notarlo, infatti mi guarda fare un paio di passi, poi mi prende in braccio.
 
«Non serve, davvero» affermo a bassa voce mentre lui esce dalla palestra. Come al solito non risponde ed io sbuffo. Percorriamo tutto il corridoio senza dirci nulla, io gioco con le mie dita, mentre mi lascio trasportare. Una volta arrivati Subaru mi adagia sul letto e fa per uscire.
 
«Aspetta» lo blocco e lui si volta a guardarmi. Mi tolgo la chiave da intorno al collo e gliela porgo. «Scusa se ho usato questa per obbligarti ad allenarmi» distolgo i miei occhi dai suoi, sento le guance scaldarsi. Lui prende la chiave e se ne va senza aggiungere altro. Davvero, io questo vampiro non lo capisco e credo che mai lo capirò.
   
 
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