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Autore: Persefone3    30/01/2017    1 recensioni
Spoiler per chi non segue la messa in onda americana. Questa storia è una rivisitazione della puntata 6x06 Dark Water.
Emma ed Hook hanno da poco iniziato la loro convivenza. Tutto sembra rosa e fiori ma cosa succede quando i delicati equilibri tra i potenziali membri di questa famiglia vengono messi in crisi dalla Regina Cattiva? La storia riprende l'impianto della puntata e si inserisce in tutto e per tutto nell'arco narrativo della 6 stagione, mi sono semplicemente divertita nel cercare di arricchirne un po' la trama.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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V.  Ambush and then Chasing
 
Al timone, Smee governava la nave con mano ferma ed esperta. Non era proprio come quella del capitano, ma da lui aveva imparato molto nei lunghi anni che lo aveva affiancato. Nessun pericolo in avvicinamento. Le onde, regolari e calme, si infrangevano sullo scafo della nave. Era tutto quieto. Sinistramente e maledettamente quieto. E questo Smee poteva sentirlo fin dentro le ossa.

Emma si era addormentata senza non poche difficoltà. Hook ci aveva messo molto a calmarla, a placare i suoi sensi di colpa verso Henry e questo non aveva fatto altro che amplificare i suoi. Emma aveva colto qualche lieve incertezza in lui e sapeva che c’era qualcosa che lo preoccupava al di là della situazione attuale. Aveva provato a fare qualche domanda con tatto e lui, fortunatamente, era riuscito ad uscirne quasi illeso. Quello, in fondo, era sempre stato il loro tacito accordo: non forzarsi mai più a dire qualcosa. Mentirle sul perché era andato al molo era stato tanto brutto quanto mentirle la prima volta. La cosa stava iniziando a diventare insostenibile. Giurò a se stesso che dopo quell’avventura non avrebbe mai più avuto un segreto con lei. Le ravviò dolcemente i capelli sulla fronte su cui, poi, depose un bacio. Era giunto il momento anche per lui di staccare la spina.

Furono i colpi di Smee alla botola a svegliarlo bruscamente.
 
- Capitano! Capitano! Sul ponte!
 
Killian si svegliò immediatamente seguito subito da Emma.
 
- Che succede? – chiese lei ancora un po’ assonnata.
- Non lo so. Vado su a vedere. Tu vestiti nel frattempo.
 
Emma lo vide rinfilarsi di corsa gli stivaletti e la camicia e salire di corsa la scala con la sua giacca in mano.

Sul ponte tirava un forte vento. Il contrasto tra il tepore della cabina e il freddo sferzante dell’esterno fece rabbrividire Killian. Ma c’era anche dell’altro. Una strana inquietudine sembrava serpeggiare nell’aria. Si diresse immediatamente al timone verso il suo primo ufficiale.
 
- Che succede Smee?
- Ho visto delle strane luci a prua, ma non capisco cosa siano.
- Rimango io al timone, vai a dare un’occhiata.
 
Smee iniziò a camminare verso la prua della nave a passi lenti. Le acque del mare, notò subito, avevano uno strano riflesso verde.

Killian, dal timone, stava cercando di capire qualcosa dai movimenti di Smee. Improvvisamente sentì una mano stringergli un braccio nel buio. Si girò di scatto, pronto a reagire.
 
- Swan! Mi hai fatto spaventare!
- Scusami non volevo, ma con questa poca luce non riesco ad orientarmi bene sulla nave come te. Che succede?
- Ancora non lo so sinceramente. Per evenienza rimani dietro di me.
 
Nonostante avesse la magia, Emma fece quello che lui aveva chiesto. I suoi tremori erano sempre in agguato.
 
- Allora Smee? – chiese il pirata al suo aiutante
 
Una volta sporto dal parapetto, Smee vide una figura fluttuare sulle onde e fargli segno di tacere.
 
- Nulla, capitano, credo di essermi sbagliato, mi scusi.
- Sei sicuro?
- Sì.
 
L’uomo tornò verso di loro per riprendere il controllo del timone. Sapeva che la magia della Salvatrice non era più così forte come prima e sapeva che era giunto il momento. Senza dare troppo nell’occhio scivolò alle loro spalle. I due erano così intenti ad osservare e studiare la direzione dell’arpione che non si resero minimamente conto della figura che, nascosta dal mantello della notte, era silenziosamente salita a bordo.  Approfittando della loro distrazione, Smee sfoderò silenziosamente la spada e si avvicinò a Emma e Killian. Avanzò lentamente: il capitano era intento a calcolare le distanze con un sestante e stava dettando ad Emma le coordinare sulla mappa per tracciare la rotta. Con la morte nel cuore la afferrò e le puntò la spada alla gola.

Quando Killian si sentì strattonare la manica non si rese immediatamente conto di quello che stava accadendo.
 
- Emma. Che diavolo succede?
 
Si girò di scatto e quando vide Smee minacciarla con la spada portò la mano all’elsa della sua, pronto a intervenire se necessario.
 
- Smee … che diavolo stai facendo? Lascia andare Emma, immediatamente.
- Non posso capitano, mi spiace.
- Qualunque sia il motivo di questa tua condotta, ti assicuro che la cosa riguarda noi. Te lo ripeto lascia andare Emma.
 
Hook mosse un passo per avvicinarsi. Smee premette ancora di più la lama alla gola di Emma.
 
- Non fate un ulteriore passo?
- Altrimenti? – replicò Killian alquanto infastidito e con la mano sull’elsa.
- Altrimenti gli ordinerò di affondare quella lama nella gola della tua dolce metà – rispose una voce alle spalle di Smee.
 
Dal buio della notte, emerse una figura avvolta in un mantello nero come la pece. Stringeva nella mano un cuore pulsante, quello di Smee.
 
- La Regina Cattiva – ringhiò Killian
- Esatto pirata. Sono io che sto guidando il caro vecchio Smee fin da quando è salito a bordo.
- Mi dispiace capitano – disse Smee mortificato – non ho potuto esimermi …
- So cosa vuol dire essere in balia di qualcuno Smee, non è colpa tua – lo rassicurò Hook.
- Se ora la smettiamo con questo nauseante teatrino, io avrei altri programmi. Smee, porta qui Emma!
 
Il primo ufficiale della Jolly Roger indietreggiò fino a raggiungere la Regina Cattiva. Emma cercò disperatamente di divincolarsi senza successo.
 
- Buona salvatrice – rispose la Regina per farla stare ferma – o il tuo pirata farà davvero una brutta fine.
 
La immobilizzò con la magia e poi tornò ad occuparsi di Killian.
 
- Allora Capitano, immagino tu abbia capito chi ti sta cercando.
- Certo che l’ho capito, quello che non capisco è cosa hai a che fare tu in questa storia.
- Ho i miei motivi, anzi uno a dir la verità.
- Dove hai portato Henry? – gridò Emma disperata.
- E cosa ti fa credere che te lo dirò? – rispose la Regina avvicinandosi ad Emma.
- Se gli hai fatto del male …
- È mio figlio Emma, non gli farei mai del male, ma deve capire come vanno alcune cose e tu e Regina non avete fatto altro che rammollirlo! Ma ora è giunto il momento di cambiare le cose. Prima di tutto, occupiamoci del superfluo.
 
E senza battere ciglio la Regina frantumò il cuore di Smee che si accasciò a terra dopo aver sussurrato le sue scuse al capitano.
 
- No! – gridò Killian avvicinandosi al corpo del suo primo ufficiale – perché lo hai fatto? Non era necessario!
- Ma si capitano! Lo era eccome, devi essere solo per quello che sto per chiederti.
- E cosa sarebbe?
 
La Regina afferrò Emma per la vita e la trascinò verso il parapetto della nave. Approfittando di un momento di incertezza Emma riuscì a divincolarsi. Fece appello a tutte le sue forze per provare a sprigionare la magia. Sollevò la mano, ma questa iniziò a tremare in maniera irrefrenabile.
 
- Non ci riuscirai salvatrice! – ringhiò la Regina
 
Più la sua mano tremava, più la paura in lei cresceva, come un cane che si morde la coda.
 
- Lascia stare Salvatrice, non ne sei più in grado.
 
La Regina la colpì al volto. Killian si slanciò immediatamente ma fu bloccato dalla magia oscura.
 
- Ora capitano hai davanti a te una scelta – continuò la Regina sollevando Emma– e non sarà per niente facile. Pensa bene pirata: o cerchi di portare in salvo il tuo grande amore e per capire dove l’ho portata dovrai tornare in porto, oppure continui la ricerca del Nautilus e scopri se Henry vuole venire con te.
- Non puoi chiedermi questo!
- Oh sì e lo sto facendo in questo momento
 
La Regina Cattiva si avvicinò sempre più al parapetto della nave.
 
- Me la pagherai molto cara!
- Vedremo capitano!
 
E così dicendo la Regina scavalcò il parapetto e si lasciò cadere in mare, tirandosi giù anche Emma. Quando Hook si affacciò da esso vide solo una nuvola di magia galleggiare sul pelo dell’acqua. Battè un pugno sul legno e i suoi occhi si soffermarono sul cadavere del povero Smee. Prima di prendere la sua decisione doveva fare ancora una cosa.

Tornò sottocoperta per prendere un lenzuolo e poi tornò sul ponte. Vi avvolse il corpo del suo primo ufficiale e poi, come era usanza sulla sua nave, dopo un breve canto commemorativo, lasciò che il sudario fosse accolto dalle acque. Smee era stato un marinaio leale con lui, non meritava di fare quella fine nelle mani della Regina, tradendo le persone a lui care. Prima di staccarsi dal bordo del parapetto fece una promessa al suo ex-primo ufficiale: la Regina Cattiva l’avrebbe pagata cara e l’onore di Smee sarebbe stato sanato da quella ultima ignobile onta.
Tornò al timone. L’arpione indicava sempre la direzione da seguire per trovare Henry. E qui sentì l’anima lacerarsi in due. Cosa doveva fare? Come poteva scegliere tra le due persone più importanti che aveva, tra i due componenti della sua famiglia? Sentì le assi della nave aprirsi sotto ai piedi. Non erano scelte che si potevano fare, quelle. Mai.
 

Quando Emma riprese i sensi, si ritrovò in una strana spartana stanza. Attorno a lei c’era solo silenzio ed un’atmosfera ovattata. Si ritrovò stesa su una brandina. Non appena si fu messa a sedere sul letto, la finestrella sulla porta si aprì facendo filtrare un po’ di luce. Non riuscì a vedere la faccia della persona che si era affacciata ma riuscì a sentirne solo la voce.
 
- Sei sveglia. Bene. Tra poco avrai visite.
 
Emma non ebbe il tempo di fare domande che la finestrella si chiuse. Tutti i suoi sensi erano in allerta, ma niente intorno sembrava fornirle un indizio su dove si trovasse. Ma soprattutto, quali erano i reali progetti della Regina Cattiva? Perché l’aveva portata in quel posto? L’ultimatum imposto a Hook era qualcosa di atroce, poteva ben immaginare in quale tormento dovesse trovarsi il suo uomo in quel momento. Ma conosceva il suo cuore e quanto poteva essere forte e tenace. Prima avrebbe salvato Henry e poi sarebbe corso da lei.
Rimanere ferma l’avrebbe fatta impazzire. Detestava essere impotente di fronte agli eventi. Si alzò lentamente dalla brandina ed iniziò a ispezionare la stanza a tastoni. Le mura erano spoglie e, a parte la brandina, non sembrava esserci molto altro attorno a lei. Improvvisamente la porta alle sue spalle si aprì senza preavviso. I suoi occhi, abituati al buio, furono accecati da un fascio di luce proveniente dall’esterno. Si portò una mano sul viso per cercare di ripararsi e ricadde sulla brandina.
 
- Molto bene – sentì pronunciare da una voce a lei assolutamente sconosciuta – finalmente ho il piacere di incontrare la famosa Salvatrice, la Emma Swan di cui tutti parlano. Sam, accendi immediatamente tutte le lampade. Non è carino trattare così una nostra ospite di riguardo.
 
Emma percepì i passi di un altro uomo dirigersi verso le pareti della stanza. In pochi istanti, l’ambiente fu tenuemente illuminato e gli occhi della Salvatrice iniziarono ad abituarsi a quella luce.
 
- Chi sei? – chiese improvvisamente – cosa vuoi da me? Dove mi trovo?
- Quante domande Salvatrice. Andiamo con ordine: sei sulla mia nave, il Nautilus; più che te, voglio che qualcuno si precipiti a salvarti, ed io sono il capitano Liam Jones.
 

Hook aveva navigato senza sosta per tutta la notte. Aveva seguito la direzione dell’arpione senza concedersi il minimo riposo. Ci aveva riflettuto a lungo e sapeva esattamente cosa Emma gli avrebbe chiesto di fare: prima di tutto doveva pensare ad Henry e poi avrebbe pensato a lei. Per questo aveva ripreso la rotta senza troppe esitazioni. Prima riusciva a recuperare Henry, prima avrebbe potuto iniziare le ricerche di Emma. Dopo tre abbondanti ore di navigazione, l’arpione cadde sul timone improvvisamente. Il che voleva dire una sola cosa: aveva finalmente trovato il Nautilus. Il capitano si affacciò dal parapetto della nave per cercare di vedere qualcosa, ma le acque erano troppo scure per riuscire a scorgere il fondo. Non aveva altre alternative, doveva scendere in quelle acque. Prima di immergersi però doveva assicurare la Jolly Roger e fare in modo che la nave fosse pronta a ripartire non appena fosse tornato a bordo con Henry. Ammainò le vele e piantò l’ancora. Poi scese nuovamente nella sua cabina.
Quando fu dentro, i suoi occhi si fermarono subito sul letto disfatto. Lo fissò un momento. Pensare che fino a poche ore prima, Emma aveva dormito tra le sue braccia e sotto quelle lenzuola con lui. Una fitta al cuore lo colse alla sprovvista, ma allo stesso tempo lo riportò con i piedi per terra. Con passo fermo si diresse alla cassapanca, che era accanto al suo armadio, per prendere ciò che gli avrebbe permesso di raggiungere il Nautilus.
La sua fama di grande e temuto pirata, non era stata alimentata solo dalla sua abilità con la spada o dalla sua scaltrezza, ma anche dalla sua straordinaria capacità di occultare i tesori di cui entrava in possesso. Il segreto delle sue straordinarie doti era frutto del suo straordinario talento nel cifrare le mappe in suo possesso e della tuta che aveva sottratto a bordo del Nautilus come souvenir. Quella tuta e l’attrezzatura per respirare sotto l’acqua gli avevano permesso di raggiungere punti dell’oceano che erano preclusi agli altri pirati. Aprì la cassapanca ed iniziò a tirare fuori tutto il necessario per immergersi. Si sfilò la giacca e rimase in maniche di camicia. Sopra i suoi vestiti iniziò a indossare quella tuta, cosa che lo riportò alle tragiche circostanze che l’avevano fatta cadere in suo possesso.
Ricordava tutto di quel momento: la sua permanenza sul Nautilus era stata piuttosto pacifica, dopo il primo momento di incertezza. E Nemo era quasi riuscito a convincerlo a rimanere a bordo, fino a che Killian aveva notato un familiare coltello tra le sue mani, quello che aveva usato per uccidere suo padre. Con insistenza, aveva chiesto al capitano dove avesse preso quel coltello e lui aveva risposto che apparteneva al suo primo ufficiale. Da quando era a bordo, Killian non aveva fatto molto caso agli altri membri dell’equipaggio, ma il primo ufficiale, come aveva potuto notare dai gradi sulla divisa del ragazzo, sembrava molto leale al capitano e al suo credo. Aveva chiesto al capitano Nemo cosa sapeva di quel ragazzo. Nemo gli aveva risposto che il ragazzo era rimasto orfano di padre da giovanissimo e che aveva vissuto di espedienti fino a che non era stato accolto tra il suo equipaggio. Quelli che erano dei piccoli indizi divennero una prova schiacciante quando Nemo gli aveva detto come si chiamava quel ragazzo: Liam. Tutto era diventato chiaro in un lampo. Era per questo motivo che aveva declinato l’offerta di una vita pacifica a bordo del sommergibile. La sua repentina decisione di abbandonare immediatamente lo scafo, aveva insospettito non poco il capitano che aveva insistito affinché gli raccontasse tutto. Con la tuta indosso, Killian si era diretto al bocchettone che permetteva di entrare e uscire dalla nave, mentre questa era in movimento.
 
- Non devi andartene – aveva detto Nemo ad un certo punto.
- Sì amico, devo – aveva replicato Killian con fermezza
- Scappare da Liam non risolverà le cose.
- Forse, ma almeno mi terrà in vita.
- Non ti farà del male, non vuole più vendetta.
- Già e sai perché? Perché non ha ancora trovato chi ha ucciso suo padre.
- Non è così. Non mi tradirebbe mai in questo modo, è come un figlio per me.  
- Ero figlio di qualcun altro una volta
 
Qualcun altro era entrato nella stanza in cui i due credevano di essere soli. Liam era alle loro spalle, torvo e sconvolto. Aveva accidentalmente ascoltato tutta la loro conversazione.
 
- Liam – aveva cercato di calmarlo Nemo.
- Quindi è vero? – aveva replicato il ragazzo visibilmente scosso.
 
Nemo si era frapposto tra i due per cercare di mettere pace tra loro.
 
- So come ti senti – aveva continuato Nemo – ma uccidere quest’uomo non estinguerà il fuoco che hai dentro.
- Una volta mi avete detto come avete dato la caccia agli uomini che avevano ucciso la vostra famiglia, come li avete massacrati …
- Ma questo non significa che debba farlo anche tu.
- È facile dirlo, voi vi siete vendicato!
 
Killian, alle spalle di Nemo non era intervenuto, lasciando tutto in mano al capitano. Incontrò gli occhi pieni di odio di suo fratello e capì che le cose non sarebbero andate a finire bene. Ma poi Liam aveva estratto un coltello dalla cintura dei pantaloni e lo aveva puntato verso suo fratello. Nemo avena cercato di farlo ragionare ancora.
 
- Liam, me ne sono pentito non sai quanto da allora, tu sei più forte di come ero io. Manca così poco per trovare finalmente una casa.
- Mi dispiace capitano, ma avevate torto. Il mio cuore non è più forte del vostro.
 
E così dicendo, Liam si era avventato su Killian per vendicare la morte di suo padre. Ma quello che fece Nemo lo colse alla sprovvista. Il capitano, infatti, parò il colpo con il suo stesso corpo. Quando il giovane aveva visto il capitano accasciarsi a terra, l’odio che lo aveva posseduto sembrò diradarsi.
 
- No! No! No!! Sei stato tu! – aveva detto rivolgendosi al fratello che era rimasto immobile
- Gli avevo detto di lasciarmi andare.
- Non dare la colpa a lui adesso! La pagherai per quello che hai fatto!
- Meriti più di questo fratello. Spero che tu riesca a trovarlo.
 
E con queste parole, Killian si era tuffato nel bocchettone per lasciare il sommergibile.

Era ovvio che Liam, ora, reclamasse la sua vendetta. Sconsolato, Hook si avviò sul ponte della nave. Non solo doveva affrontare l’odio di Liam, ma anche la diffidenza di Henry e poi c’era anche Emma da salvare. Lo avrebbe perdonato ancora una volta?
Fissò per un momento il pelo dell’acqua. Doveva innanzitutto calmarsi e rimanere lucido, solo così avrebbe avuto una speranza di uscire da quella situazione. Emma ed Henry erano la sua famiglia e, dopo tutto quello che aveva affrontato per averne una, non avrebbe permesso a nessuno di fare lo del male. Neanche a suo fratello.


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Innanzitutto devo chiedervi scusa per questa forzata assenza da efp. Purtroppo vengo da un periodo un po' incasinato quindi non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla stesura di questa ff. Chi già mi segue sa quanto tengo a postare con regolarità, quindi sono io la prima a dispiacermi per questa lunga pausa. Spero di riuscire a tornare ai ritmi di sempre, spero che in questo sarete un po' pazienti con me. :)
Che dire la Evil Queen ha teso la sua trappola e a farne le spese è proprio il povero Smee. Ovviamente Killian si è precipitato salvare Henry, ma non sa che anche Emma è a bordo del Nautilus. Quando, come e se lo scoprirà sarà al centro dei prossimi capitoli.
Liam sta facendo una chiacchierata con Emma mentre Hook sta per salire a bordo: stiamo per vederne delle belle, questo è certo!
Come sempre grazie a tutti per letture, recensioni e inserimenti, non ho mai mancato di leggervi.
Un bacione e alla prossima settimana
Persefone
  
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