Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Raven_Phoenix    30/01/2017    1 recensioni
Spesso e volentieri essere inquilini in una numerosa palazzina non deve essere facile. Vite diverse, divise soltanto da una parete o da un soffitto, che però, ad un certo punto, si intrecciano inevitabilmente. Incrociarsi per le scale, chiedere in prestito qualcosa al vicino, litigare per il turno in lavanderia, spettegolare a bassa voce sulle scale, ritrovarsi per giocare a carte o per guardare insieme i Golden Globes awards...
Ryan Astor ne é forse solo in parte consapevole quando riceve le chiavi del suo primo appartamento, situato in un palazzo non proprio nuovo di zecca, pronto ad iniziare la sua nuova vita.
Non sa cosa l'abbia spinto a scegliere proprio quel posto in mezzo a tutti gli altri, ma appena inizia a fare conoscenza con i suoi nuovi vicini, in particolare la giovane e imprevedibile scrittrice Jane Heart, capisce che forse loro avevano bisogno di lui... o lui di loro.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciao a tutti! Rieccomi ad arrecare fastidio! XD
Mi ero imposta di riuscire a pubblicare un capitolo a settimana, ma inutile dire che ho già fallito miseramente, anche se solo di qualche giorno.
Sono sempre più contenta del riscontro che stanno avendo i primi due capitoli, dal numero di lettori mi sembra di aver capito che a qualche anima sta piacendo quello che scrivo, quindi intendo impegnarmi sempre di più <3
Eccovi quindi il terzo capitolo delle disavventure del povero Ryan!
Buona lettura ^^


Capitolo 3:
 
 
Al contrario dei giorni precedenti quella mattina pensai di essermi svegliato troppo presto, era ancora parecchio buio. Mi accorsi solo in un secondo momento, quando guardai pigramente che ore erano sul mio cellulare, che tanto presto non era in realtà. Mi misi a sedere sul letto e mi accorsi che il buio era dovuto ad una giornata terrificante. Pioveva a dirotto e il cielo era carico di nuvole grigio scuro.
Mi lasciai ricadere pesantemente sul materasso con uno sbuffo.
E io che avevo la mezza idea di uscire a farmi un giro…
Cosa si poteva inventare un ragazzo senza hobby e senza nulla da fare in una giornata come quella? Grazie al tempestivo aiuto dei miei nuovi vicini di casa qualche giorno prima ero già riuscito a sistemare tutto, ed ero anche stato piuttosto bravo a pulire da cima a fondo l’appartamento, come una casalinga professionista.
Mi misi a guardare distrattamente il cellulare, passando dai giochini stupidi a leggere le notizie online. Quella era davvero una giornata inutile, talmente noiosa che quasi mi ero messo a desiderare di poter iniziare a lavorare con quasi una settimana d’anticipo.
Alla fine decisi di alzarmi comunque, partendo con il buon proposito di riuscire a trovare qualcosa da fare, perciò mi vestii con fin troppo entusiasmo, mi lavai velocemente ed uscii.
-Ciao, Clod.- salutai mentre passavo per l’atrio.
-Buongiorno, ragazzino.- rispose lui senza alzare gli occhi, quella mattina le riviste erano state sostituite da un tablet che stava facendo scorrere attentamente.
Mi chiesi se quel “ragazzino” fosse un ripiego perché ancora non aveva imparato il mio nome.
Mi lanciai al più vicino negozietto di souvenir per comprare un ombrello, il look da pulcino annegato non mi attirava per niente, e mi misi a passeggiare per le strade dove non si rischiava di essere presi di mira da qualche taxista che si divertiva a spruzzare i passanti centrando le pozzanghere. C’erano parecchi negozi in quella zona, e cercai di capire se ci fosse qualcosa di interessante. Chissà, magari la mia passione nascosta era lì, proprio dietro l’angolo, e aspettava solo che la scovassi. L’unica cosa che mi diede qualche stimolo fu un LEGO store abbastanza grande con diversi modellini da collezionismo esposti, e per un attimo mi chiesi se non fosse il caso di provare a montare uno di quei cosi, paragonandolo ai puzzle. Quando mi scappò l’occhio sul cartellino dei prezzi, però, cambiai immediatamente idea tirando dritto per la mia strada, facendo attenzione a non perdermi.
Poco dopo passai davanti a una libreria ben illuminata, con diversi libri esposti con ordine in vetrina, e subito mi vennero in mente le parole di Pam.
“Lavora in una libreria”.
Rimasi per qualche istante indeciso, poi mi misi a sbirciare con discrezione attraverso il vetro. Riuscivo soltanto a vedere un angolo della cassa, posta al centro del locale e con un grosso pilone davanti.
Scossi la testa, dandomi mentalmente dell’idiota; chissà quante altre librerie dovevano esserci nei dintorni, non potevo davvero credere di aver trovato proprio quella dove…
Eccola.
Sbucò da dietro uno scaffale, intenta a parlare con un uomo sulla quarantina, tenendo in mano un paio di libri formato tascabile.
Non l’avevo più rivista da quando si era presentata alla mia porta, e mi ero iniziato a chiedere quale delle due versioni che avevo visto fosse “l’originale”.
Quel giorno portava i capelli legati in una coda di cavallo, una T-shirt con il logo di Batman che si intravedeva sotto alla felpa con la zip aperta un po’ troppo grande per lei, e dei semplici jeans attillati infilati in un paio di stivali alti fino al ginocchio.
Nessuna traccia di trucco colato o irascibilità, chiacchierava amabilmente con il suo cliente mentre lo accompagnava alla cassa.
Rimasi lì con le mani in mano ancora per una manciata di secondi, indeciso sul da farsi.
Entrare o non entrare?
Che poi, per dirla tutta, Ryan Astor in una libreria sembrava l’inizio di una barzelletta che come minimo avrebbe fatto sbellicare tutti quelli della Lemon House.
“Fanculo, non venderanno per forza solo libri.” pensai mentre prendevo coraggio (coraggio per cosa, poi?!) e spingevo la porta venendo investito da un’ondata d’aria calda che profumava di carta.
L’ambiente tutto sommato era invitante, c’era una leggera musica di sottofondo, persone pensierose che scrutavano gli scaffali alla ricerca del titolo che gli serviva, e in fondo alla sala c’era una scala a chiocciola che portava ad un piano superiore a balconata che fungeva da angolo lettura. Un cartello troneggiava appeso al parapetto: “Angolo relax, gustati gratuitamente un libro usato!”
Dentro di me pensai che non doveva essere una brutta idea, dalla quantità di persone comodamente sedute ai tavolini doveva piacere parecchio.
Mi misi a ciondolare da una parte all’altra del negozio, osservando tutto come se entrassi davvero per la prima volta in un posto simile. Fortunatamente, come avevo previsto, c’era altro oltre ai libri, tra cui piccole lampade da lettura a clip, segnalibri, cartoline, qualche scaffale con articoli da cartoleria e addirittura qualche pupazzo nell’area per i più piccoli.
-Ehi!-
Trasalii quando sentii una voce squillante alle mie spalle, manco fossi stato un ladro in una gioielleria.
Mi voltai e me la ritrovai davanti, i suoi occhi che mi scrutavano incuriositi.
Mi accorsi in quel momento che avevano qua e là qualche striatura di azzurro.
-Eh... ehi, ciao!- risposi goffamente al suo saluto, fingendomi sorpreso di vederla –Non pensavo di vederti qui.-
Bugiardo che non sei altro.
-Nemmeno io- disse lei sorridendo –io ci lavoro.-
-Ma dai?- dissi sorridendo anch’io di riflesso come un ebete.
Bugiardo e stupido incapace che non sei altro.
-Eh, già! È il mio piccolo angolo di paradiso.- disse soddisfatta guardandosi brevemente intorno con aria pacifica per poi tornare a fissarmi –Cercavi qualcosa in particolare? Ryan… giusto?- chiese cortesemente.
Pensa velocemente.
Pensa velocemente.
Pensa velocemente.
Feci scivolare gli occhi sulla pila di libri ribassati che avevo accanto e inquadrai quello con la copertina che mi ispirava di più.
-Ah, eccolo! Sapevo che da qualche parte l’avrei trovato.- dissi prendendolo in mano.
-Wow, non pensavo fossi il tipo da autori svedesi.- commentò lei con un leggero entusiasmo.
Lessi solo allora il titolo: “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” di Jonas Jonasson.
-Eh già. Sono molto… originali.- dissi mentre mentalmente mi chiedevo chi potesse aver ideato un titolo tanto strano.
-Anch’io li adoro! Hanno qualcosa di speciale, vero?- disse mentre gli occhi le brillavano.
-Certo!- esclamai.
Emerito coglione!
Sperai che non mi leggesse in faccia quanto fossi nel panico più totale.
-Se questo ti piace fammelo sapere, posso consigliartene altri simili, a meno che tu non li abbia già letti.- disse senza fare la minima piega.
Mi guardai bene dal reprimere qualunque istinto di aggiungere qualche altra frase da persona brillante e mi limitai ad annuire.
-Ti serve altro?-
-No, sono a posto. Leggo con molta calma quindi un libro alla volta per ora mi basta.- risposi cercando di non incespicare nei miei stessi piedi mentre ci avviavamo verso la cassa.
-Non sei venuto al poker abusivo, alla fine.- disse mentre faceva passare il mio “fantastico acquisto” allo scanner e rovistava per cercare una busta della dimensione giusta.
-Ero un po’ stanco. Sai, il trasloco…- dissi dicendo, questa volta, una mezza verità.
-Giusto, che stupida. Potevo arrivarci anch’io, effettivamente.- si diede un leggero colpetto in fronte con il palmo della mano –L’invito però è sempre valido, tutti i martedì sera.-
-Magari la prossima volta ci faccio un pensierino.- risposi mentre mi guardavo attorno nell’attesa.
L’occhio casualmente mi cadde su un piccolo libro appoggiato accanto al registratore di cassa. Non sembrava di gran qualità, era rilegato in malo modo, come se fosse una copia di prova fatta di fretta. La copertina blu scuro non aveva nessun disegno, solo il titolo, l’autore era nascosto da un paio di ricevute accartocciate.
“CHARLENE”.
-Ehi, cos’è quello?- chiesi incuriosito.
Lei seguì il mio sguardo, e quando vide l’oggetto in discussione fece una piccola smorfia.
-Ah… quello. Non è niente, è solo una bozza.- rispose con una punta di amarezza nella voce.
-Sembra carino.- enfatizzai –Semplice e pulito.- bell’idea fare un commento simile mentre stavo comprando un libro con il titolo più chilometrico e assurdo del mondo.
-L’ho scritto io.- lo disse quasi come se si vergognasse.
Strabuzzai gli occhi mentre le parole di Pam mi risuonavano nuovamente in testa.
“In realtà è una scrittrice”.
-Davvero?- allungai cautamente il braccio e lo presi, liberandolo dalle cartacce, rivelando il nome dell’autore.
Jane Heart.
Era davvero suo.
-Niente di ché, solo il parto di qualche notte insonne.- disse senza guardarmi, come se avesse paura che la potessi giudicare –Infatti la casa editrice alla quale l’avevo mandato l’ha respinto. C’era da aspettarselo, del resto.-
Non sapevo esattamente descrivere il perché, ma un’improvvisa ondata di curiosità mi investì. Quel titolo così anonimo mi attirava inspiegabilmente.
-Posso prendere anche questo?- lo dissi di slancio, senza pensare.
Jane alzò lo sguardo sorpresa e batté un paio di volte le palpebre.
-È solo una brutta copia. Non è nemmeno in vendita.- disse cercando comunque di sorridere, come per far capire che aveva apprezzato il mio sforzo.
-Te lo pago lo stesso, ovviamente. Non è un problema.- replicai alla svelta –Davvero, mi piacerebbe leggerlo. E… non lo dico perché sei la mia vicina di casa, eh.- cercai di sdrammatizzare… come se ne fossi capace.
Lei sorrise di nuovo e con delicatezza me lo sfilò dalle mani, riponendolo sotto alla scrivania della cassa.
-Sei tanto gentile, Ryan- disse con un certo imbarazzo –ma davvero, è meglio di no. Hai fatto di gran lunga una scelta migliore con questo.- mi porse il libro che avevo scelto prima in una busta di plastica sforzandosi di rimanere allegra, ma potevo avvertire lo stesso un certo disagio.
Mi sentii ancora più coglione di prima.
-Certo, scusa io non volevo… sei l’autrice, sei tu che comandi.- balbettai mentre rovistavo nelle tasche dei pantaloni alla ricerca del portafogli.
-Figurati, non volevo fare la superiore, anzi- sembrava mortificata –sono quindici sterline.- cercò di cambiare palesemente discorso.
Pagai e mi assicurai che il fantomatico libro svedese fosse al riparo dalla pioggia, che non accennava a smettere.
-Bene, allora ci si vede al poker.- dissi mentre recuperavo l’ombrello.
-Certo, contaci!- rispose lei accompagnandomi alla porta.
Visto che quel giorno avevo deciso di essere un irrecuperabile stupido mi decisi a fare un ultimo tentativo, peggio di così non poteva andare.
-Comunque, fammi sapere quando riuscirai a pubblicare il tuo libro. Verrò sicuramente a prenderlo.- dissi lanciandole un’occhiata fugace.
La sua espressione sembrava indecifrabile.
-Non credo uscirà mai.- mormorò, quasi come se non volesse farsi sentire.
-Beh, allora rovisterò nella spazzatura aspettando il giorno che lo butterai, per recuperarlo.- dissi accennando a una patetica risatina.
Ok, battuta peggiore non potevo inventarmi.
Lei non disse niente, abbozzò un altro sorriso e mi tenne aperta la porta mentre aprivo l’ombrello.
-Ci si vede al poker.- mi salutò allegramente.
 
La sequenza di insulti che mi autoinflissi nel tragitto dalla libreria a casa fu pressoché infinita, mentre schivavo la gente sul marciapiede, tenendo accuratamente sottobraccio la busta per paura che il libro si bagnasse.
In una decina di minuti scarsi ero probabilmente riuscito a farmi odiare dalla mia nuova vicina di casa in tempo di record. Cosa mi era saltato in testa di entrare in quella dannata libreria come uno stalker pretendendo che una quasi estranea mi cedesse la bozza del suo libro della quale si vergognava palesemente?
-And the Oscar goes to Ryan Astor!- borbottai tra me e me a voce abbastanza alta mentre aprivo il portone d’entrata del palazzo.
-Che?!-
Mi ritrovai davanti Jamie, la mano ancora alzata per afferrare la maniglia della porta prima che lo precedessi.
Inutile dirlo, mi aveva sentito.
-Ahem…ciao.- dissi mentre mentalmente mi davo del coglione ancora un paio di volte, tanto per rincarare la dose.
-Stai facendo le prove per quando diventerai famoso?- disse con un sorrisetto appena visibile dall’enorme sciarpa che aveva attorno al collo.
-Lasciamo perdere.- bofonchiai esasperato, preso dall’improvvisa voglia di prendere a testate i citofoni.
-Giornata di merda, eh?-
-Abbastanza.-
-Evvai.-
-Già.-
Rimase a fissarmi un altro po’.
-Parli sempre a monosillabi, tu?- chiese scherzosamente.
-Non è vero!- protestai.
-Dai su, scherzavo.- alzò le mani in segno di resa –Ehi, hai qualcosa da fare oltre a deprimerti oggi?- chiese poi come colto da un’idea improvvisa.
-Veramente no, hai indovinato perfettamente i miei patetici piani.- risposi mentre mi immaginavo tutto il giorno sul divano a guardare film.
-Vuoi venire con me? Devo andare in centro città, e l’idea di andarci da solo è ancora più deprimente della tua visione della giornata. Potremmo fare schifo insieme, che dici?- chiese come se avesse avuto l’idea più geniale del mondo.
Effettivamente l’idea di chiudermi in casa non era delle migliori, e mi servivano giusto un paio di cose.
-Dove devi andare di preciso?-
 
Venti minuti dopo stavo curiosando tra gli scaffali di un negozio di elettronica gigantesco, accorgendomi solo ora di quanti accessori inutili potessero esistere per un computer.
-Ma dai, chi aveva così tanto tempo da perdere per inventare una chiavetta USB a forma di tostapane?- dissi prendendo in mano la confezione.
-Secondo me era un designer messo a dieta forzata dalla moglie e che sognava un panino.- replicò Jamie alle mie spalle, intento ad esaminare una fila di hard disk esterni.
-Questo posto è fantastico. Mai visto così tante cose utili e inutili tutte insieme.- commentai resistendo all’impulso di tenermi la chiavetta USB tostapane e comprarla, riponendola al suo posto.
-Le donne dicono che noi uomini non sappiamo cosa voglia dire fare shopping, il problema è che ci trascinano nei negozi sbagliati.- ridacchiò infilando nel suo cestino l’ennesimo oggetto elettronico sconosciuto di cui non riuscivo a capire l’utilizzo.
-Ho qualche vago ricordo.- rabbrividii pensando ad uno dei rari appuntamenti che avevo avuto in passato con qualche ragazza.
-Allora non sei gay! Lo sapevo!- esclamò Jamie alzando un pugno al cielo, attirandosi addosso qualche occhiataccia.
-Cosa?!- feci io stizzito.
-Oh, niente. Avevo solo fatto qualche supposizione. Sei così riservato e taciturno…- scoppiò a ridere –Scusa!-
-Mi conosci da appena qualche giorno, è ovvio che non mi metto a raccontare alle prime persone che incontro di che colore porto i boxer.- replicai cercando di calmarlo, ottenendo esattamente l’effetto contrario.
-Come le tiri fuori, queste cazzate?- disse mentre si riprendeva dopo aver tossicchiato un paio di volte.
-Da dove vuoi che le tiri fuori?-
-Non chiedermelo, potrei anche risponderti.- fece il gesto teatrale di piegarsi e fissarmi il didietro.
Stavolta fu più forte di me, non riuscii a trattenere un risolino che innescò una reazione a catena.
Andò a finire che ci ritrovammo a ridere come due imbecilli per qualunque cosa, e uscimmo dal negozio di elettronica con le lacrime agli occhi.
-Dammi tregua!- alzai le mani in segno di resa mentre sentivo i crampi allo stomaco.
-Amico, tu sei pazzo.- disse Jamie, le spalle ancora in preda agli spasmi delle risate.
-Io sarei pazzo? Ricordo che sei tu ad aver comprato una custodia per pc con sopra dei polli arrosto.- replicai sghignazzando indicando il suo sacchetto.
-Uuuh! Meschino!- mi additò scherzosamente –Lo sapevo che tanto monosillabe non eri.-
Ed effettivamente, per una volta era vero. Non mi capitava da tempo di fare conversazioni così spigliate, e soprattutto di divertirmi così tanto. Forse era perché non vivevo con la convinzione che Jamie prima o poi se ne sarebbe andato via come gli ospiti della Lemon, o forse perché quel tizio mi andava davvero a genio. Era pura fortuna o forse avevo sempre vissuto in un mondo troppo sterile e riservato?
Di sicuro non mi sarei mai aspettato un’accoglienza di quel genere, né di trovarmi così discretamente bene così presto. Avevo sentito di ex ragazzi della Lemon che una volta usciti ci avevano impiegato settimane, se non addirittura mesi, per instaurare dei veri rapporti, invece volente o nolente quelle nuove persone si stavano insinuando nelle mie giornate a poco a poco, senza che io potessi farci niente, come se fosse destino.
 
 
Andò a finire che passammo tutta la giornata fuori, andando da un negozio all’altro anche solo per commentarne gli articoli, fermandoci più volte a bere qualcosa dove capitava. Jamie mi raccontò un po’ di lui e io raccontai un po’ di me, senza nessuno sforzo particolare.
Ero rimasto sollevato quando mi ero reso conto che anche lui, tutto sommato, non aveva avuto una vita molto più entusiasmante della mia, perciò da un lato avevamo parecchi punti in comune (o forse era meglio chiamarli non-punti, siccome si riferiva a cose che non avevamo fatto entrambi).
Per la prima volta mi sentii davvero a mio agio, e quel nodo di angoscia da quando ero arrivato nell’appartamento si era quasi del tutto allentato.
Che mi stessero trascinando nella rete dei pazzi?
Quando rientrammo salutammo entrambi Clod che aveva quasi finito di “lavorare”, e perfino lui ora mi sembrava quasi “normale”.
-Allora scrivimi se hai bisogno di una mano per montare quel coso.- dissi io quando l’ascensore si era fermato al piano di Jamie; mi riferivo ad un modellino LEGO che aveva comprato poche ore prima (ebbene sì, aveva anche lui quella fissa di unire piccoli pezzi).
-Ovvio, puzzle man!- rispose lui con un ampio sorriso –Ci si vede!- mi salutò mentre le porte dell’ascensore si richiudevano.
Arrivai al mio piano e mi misi a frugare nelle tasche per trovare le chiavi, sogghignando ancora tra me e me, cercando di non far cadere le varie buste dei miei acquisti di quel giorno.
Notai solo all’ultimo qualcosa appeso alla maniglia della mia porta.
Mi avvicinai incuriosito, scoprendo essere un piccolo e anonimo sacchetto di carta riciclata.
-Ma che…- mormorai mentre lo prendevo diffidente, saggiandone il peso, deducendo che era troppo leggero per essere una bomba artigianale.
Ci sbirciai dentro, vedendo solo qualcosa di rettangolare e non troppo grande. Infilai la mano ed estrassi l’oggetto misterioso con cautela, rimanendo spiazzato quando lo riconobbi.
Un libro mal rilegato con la copertina blu scuro.
“CHARLENE”
Rimasi a fissarlo stupito, e subito dopo mi voltai in automatico verso la porta di Jane. Non si sentiva volare una mosca dal suo appartamento. Forse mi stava guardando attraverso lo spioncino per vedere la mia reazione.
Mi aveva davvero lasciato il suo libro?
Entrai spaesato in casa, fissando quella copertina spoglia, ancora incredulo.
-Forse mi ha fatto uno scherzo e sono solo pagine bianche.- mormorai alzando le spalle.
Appoggiai tutto sul tavolo, libro compreso, e andai a mettermi una tuta per stare più comodo, deducendo poi di non avere assolutamente voglia di cucinare, quella sera. Presi un paio dei volantini che avevo raccattato con Jamie nel corso della giornata e optai per un take away messicano con consegna a domicilio non molto distante. Composi il numero e feci la mia comanda sperando di essermi fatto capire dal tizio che aveva risposto, e mi annunciò che il mio ordine sarebbe arrivato in una ventina di minuti.
Presi il telecomando della TV dal tavolino, e stavo per sedermi sul divano pensando a quale inutile programma avrei potuto guardarmi nell’attesa.
Poi, improvvisamente come se avessi visto un fulmine a ciel sereno… cambiai idea.
Andai al tavolo e presi il libro blu. Notai solo in quel momento che dalle pagine sporgeva un post-it che staccai con cautela.
Poche righe in una calligrafia estremamente ordinata.
 
“Sei libero di farne ciò che vuoi.
Usalo anche come carta da cesso
per emergenza, se ti va! XD
Magari non andrà a finire in carta sprecata
nella spazzatura come dicevi tu.
Odio la carta sprecata.
J.”
 
Scossi la testa facendomi scappare un risolino per poi tornare verso il divano.
Mi misi comodo dove avevo più luce ed iniziai a leggere. 




Ed eccoci di nuovo!
Ryan sta iniziando ad uscire lentamente dal guscio, che ne dite? Sta facendo bene o si sta andando a cacciare in qualche guaio catastrofico? Da un lato abbiamo l'inizio di una sana amicizia con Jamie, dall'altra un approccio abbastanza maldestro di conversazione con Jane, che in fin dei conti sembra essere almeno in parte riuscito.
Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! ^^
Come sempre ringrazio chi sta seguendo la storia <3
Al prossimo capitolo!
Raven :3
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Raven_Phoenix