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Autore: MartyFire    30/01/2017    2 recensioni
Questa storia racconta di come Roy e Riza scopriranno che il loro rapporto va oltre al rispetto e al semplice affetto, infatti scopriranno di amarsi. La storia incomincia da dove gli episodi di Fullmetal Alchemist Brotherhood finiscono.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Riza
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’uomo dagli occhi rossi stava riflettendo davanti alla finestra senza vetri del loro temporaneo rifugio, quando un rumore di passi lo distolse dai suoi pensieri.
“Comandante Kanso siamo tornati” annunciò asciutto l’uomo appena entrato nella stanza seguito da un altro ben più esuberante.
“Le siamo mancati Comandante?” chiese infatti questo con un sorriso.
“Sanga dovresti smetterla di comportarti così” disse il primo uomo rimproverando il fratello.
“Kumal dovresti smetterla di rimproverarmi così” rispose il più piccolo con un sorriso, imitando il tono del fratello.
“Finitela voi due” disse Kanso girandosi verso di loro.
Kumal e Sanga erano gemelli, identici nell’aspetto, eppure non potevano essere più differenti a livello caratteriale: il primo era sempre serio e disciplinato, pronto ad eseguire qualunque ordine senza discutere; il secondo invece era sempre allegro, pronto ad infastidire il fratello e a lamentarsi. Kanso però li aveva scelti per un unico motivo: fin da piccoli erano stati addestrati a spiare, rapire, combattere ed uccidere, erano due armi perfette nelle sue mani.
“Cos’avete scoperto?” chiese il Comandante sedendosi su una delle tre sedie attorno ad minuscolo tavolo rosicchiato dalle termiti.
“Nessuno sembra aver capito la vera causa del crollo dell’edificio” rispose Kumal rimanendo in piedi a braccia incrociate.
“Però quell’alchimista è tornato al cantiere ieri pomeriggio” aggiunse Sanga dondolandosi sulla sedia con i piedi appoggiati sul tavolo.
“Quale alchimista?” chiese curioso Kanso.
“Un alchimista dai capelli corvini e gli occhi neri, sulla trentina” descrisse Kumal.
“Ha una bella assistente dai capelli simili ai nostri” specificò Sanga con un sorriso malizioso.
Tutti e tre gli uomini avevano delle caratteristiche in comune: occhi rosso brace e capelli color della sabbia del deserto.
“Tenetelo d’occhio nei prossimi tre giorni e poi venite a riferirmi. Se quando tornerete non ci saranno cattive notizie procederemo con un altro esperimento su più ampia scala” ordinò Kanso.
“Ma siamo appena tornati e io ho fame!” si lamentò Sanga alzandosi in piedi.
“Smettila di lagnarti sempre” disse Kumal avviandosi verso la porta.
Continuando a borbottare e sbuffare Sanga seguì il fratello verso lo sgabuzzino delle provviste per rifornirsi prima della partenza.
 
Intanto a poca distanza da quell’isolato rifugio...
“Roy” chiamò Riza per la terza volta dalla cucina.
Non ottenendo risposta decise di andare a buttare giù dal letto quello scansafatiche del suo superiore.
“Roy Mustang” tentò un’ultima volta sulla soglia della camera.
Nessun movimento.
“L’hai voluto tu” disse prima di avvicinarsi con l’intento di rovesciarlo sul pavimento.
Quando fu accanto al letto lo sentì muoversi e si fermò.
“Riza…” sussurrò Roy in quel momento senza svegliarsi.
Sentirlo pronunciare così dolcemente il suo nome la fece rimanere immobile ancora per qualche secondo, il tempo necessario perché Roy si girasse inconsapevolmente verso di lei con un leggero sorriso sul volto. In quell’istante Riza sentì il bisogno di stargli più vicino e si sedette sul bordo del letto facendo attenzione a non svegliarlo; eppure non era ancora abbastanza, così con delicatezza iniziò ad accarezzargli i capelli.
Lentamente Roy aprì gli occhi sbattendo le palpebre un paio di volte per mettere a fuoco la scena davanti a lui.
Poi i loro occhi si incontrarono: Riza rimase incatenata  a quello sguardo di ossidiana per lei così familiare e rassicurante, allo stesso modo il moro non riuscì più a distogliere lo sguardo da quegli occhi ambrati che tanto amava. La bionda senza pensarci troppo gli accarezzò la guancia, sorridendo quando Roy chiuse gli occhi e si spinse contro il suo palmo in cerca di altre coccole.
“Generale. Capitano. Siete in casa?” chiamò una voce da fuori.
I due militari sobbalzarono e in un attimo furono entrambi in piedi. Riza guardò un’ultima volta Roy e poi andò velocemente ad aprire la porta. Intanto in camera il moro si passò una mano sul viso, il suo cuore battere come impazzito.
“Buongiorno Capitano” la salutò un sorridente Havoc.
“Buongiorno Tenente, come mai qui?” gli chiese Riza velocemente.
“Mi sono alzato presto e ho pensato che avremmo potuto fare colazione insieme” spiegò Jean continuando a sorridere.
“Si certo, entra pure” lo accolse quindi la bionda chiudendo la porta alle sue spalle.
“Il Generale dorme ancora?” chiese Havoc seguendo Riza in cucina.
“Ecco…no…si è svegliato poco fa” balbetto lei aggiungendo un posto in più in tavola e riprendendo a preparare la colazione.
“Sta bene Capitano?” domandò preoccupato Jean non abituato a quell’insolito comportamento.
Riza lo guardò stranita e poi fece un respiro profondo, ricomponendosi.
“Si sto bene grazie” gli rispose sorridendo.
In quel momento Roy entrò in cucina già vestito, ma con ancora i capelli bagnati.
“Dovevo immaginare fossi tu Havoc” disse sbuffando per poi sedersi.
“Buongiorno Generale” gli rispose il biondo sedendosi a sua volta.
“Cosa sei venuto a fare qui a quest’ora?” domandò Roy, mentre Riza versava il caffè in tre tazze.
“Come può notare da solo sono venuto a fare colazione con voi” rispose il biondo con un sorriso.
Iniziarono quindi a mangiare e nel silenzio Jean notò una cosa molto interessante: quella mattina non era solo Mustang ad osservare di nascosto la sua sottoposta, ma anche Riza guardava il suo superiore distogliendo lo sguardo quando pensava che stesse per scoprirla.
 “Comunque Capitano sono venuto ad avvisarla che Rebecca arriverà domani sera e rimarrà fino a lunedì mattina” disse Havoc sorseggiando poi un po' di caffè continuando ad osservarli, con l’unico risultato di scottarsi la lingua.
“Siamo qui neanche da una settimana!” affermò Riza sorpresa distogliendo finalmente la sua attenzione dal moro.
“Lo sa come è fatta Rebecca” le rispose ridendo cercando sollievo dalla scottatura bevendo un po' di succo d’arancia.
In pochi minuti finirono di fare colazione.
“Roy vado a farmi una doccia, ci pensi tu a sparecchiare?” gli chiese Riza sulla soglia della cucina guardandolo.
“Si tranquilla” le rispose lui con un sorriso alzandosi da tavola e seguendola con lo sguardo finché non scomparve in bagno.
Jean attese che l’acqua della doccia iniziasse a scorrere e poi si avvicinò a Roy.
“Cos’è successo Generale?” chiese piuttosto curioso, non stava più nella pelle.
“Cosa intendi?” rispose il moro iniziando a pulire la tavola.
“Avanti, non si faccia pregare ogni volta” supplicò quindi Jean.
 “Cosa gli passa per la testa adesso?! Non può riferirsi a poco fa” rifletté Roy, poi i suoi pensieri presero un’altra direzione “Vorrei che Riza mi svegliasse così tutte le mattine. Certo, se fosse accanto a me nel letto sarebbe ancora meglio e se mi baciasse poi…”
“Ormai è andato” pensò Jean osservando il suo superiore sorridere come un’idiota perso in chissà quali fantasie, eppure era ancora curioso, avrebbe detto a Rebecca di indagare quando sarebbe arrivata l’indomani.
Intanto sotto la doccia Riza continuava a rivedere la scena di quella mattina: Roy che diceva il suo nome nel sonno con il sorriso che a lei piaceva tanto e non aveva più pensato altro se non che voleva stargli vicino.
“Non avrei dovuto comportarmi in quel modo…” concluse decisa, ma poi sorrise “…certo che sembrava proprio un gatto”.
I suoi pensieri si interruppero e il suo sorriso scomparve quando, guardandosi allo specchio, notò il leggero rossore sulle guance che le era comparso pensando a Roy.


  
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