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Autore: Ellery    01/02/2017    2 recensioni
[Heaven’s Door Yaoi GDR]
Un triste giorno, tuttavia, il re si ammalò ed Iye fu convocato immediatamente al suo capezzale.
Giunto nella stanza, ordinò ai servitori di lasciarli soli e si inginocchiò accanto allo sfarzoso letto, tendendo la mano per afferrare quella del padre:
“Eccomi. Mi avete fatto chiamare?” disse solo, sentendo le dita ossute intrecciarsi alle proprie.
Storia (ridicola) di una principessa da salvare e di un gruppo di avventurieri disposti a tutto per riuscire nell'eroica impresa di riportare la pace e, forse, la giustizia... sempre che avanzi tempo!
“Figlio diletto, i miei giorni stanno per finire” la voce del sovrano era spenta ed apatica “Ben presto, il regno passerà nelle tue mani. Tu diventerai il nuovo re, Iye”
“Preferirei di no, grazie. Declino l'offerta”
“Nessuna offerta! È un obbligo, un impegno morale che devi onorare. Tuttavia, non puoi diventare re senza una adeguata consorte ed un curriculum degno di nota”
Genere: Avventura, Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II. La Compagnia dell'Aspide
 

Avevano varcato le porte della città di buon mattino, inoltrandosi nella periferia abitata dai ceti medio bassi. I mendicanti si accalcavano ai lati della strada, protendendo le mani callose in attesa di qualche moneta; i ladri tentavano di borseggiare i passanti, mentre meretrici d'ogni età si affollavano alla ricerca di clienti.

Il passaggio della piccola comitiva a cavallo, ovviamente, aveva destato sospetti e canzonature: quello era il nuovo sovrano? Perché indossava quell'orrendo abito turchese? Chi erano i due che lo seguivano? Un menestrello che non sapeva stare zitto e... oh, Rin Walker! Quello sì che era un figo. Valeva la pena cacciare un autografo.

“Firmereste la mia stampella, signor Walker?”

“Autografereste la borsa che ho appena scippato alla vecchia?”

“Vi prego, baciate mia figlia. Da grande, voglio diventi famosa come voi.”

Quei discorsi li inseguivano sin da quando avevano abbandonato la cinta muraria che separava i bassifondi dai quartieri borghesi ed aristocratici.

“Uff, così non si può!” sbottò Iye, notando che Rin si era fermato a benedire l'ennesimo fanciullo prodigio con la propria soave voce “Rin!” chiamò, indicando poi la strada “Noi ci avviamo. Raggiungici quando avrai finito”

Ottenne solo un cenno affermativo e si affrettò a spronare l'equino con un pungolare dei talloni.

Oh, disdetta che non son famoso || Si fossi più avvenente, gaudente e curioso || Invece m'han fatto strano e nulla è concesso || Neppure agognare al bel gentil sesso

“Genji, ti prego.”

Poco dopo una svolta, una minuta piazza si profilò davanti ai loro occhi: era un semplice spiazzo di terra battuta, al centro del quale si stagliava una misera casupola di legno. La porta era chiusa, così come le imposte dipinte di verde. Tuttavia, il fumo proveniente dal comignolo lasciava intendere che fosse abitata.

Iye scese da cavallo, affrettandosi verso l'ingresso. Batté un paio di volte le nocche, prima di annunciare:

“Sono Iye, il principe! Potete aprire, di grazia?”

“Parola d'ordine?” una voce profonda giunse dall'interno.

“Emh... non la so. Sono il principe, comunque”

“Parola d'ordine?”

“Vi ho detto che non la conosco. Sarei il futuro re e sto cercando dei mercenari che si fanno chiamare... la Compagnia dell'Aspide. Siete voi?”

“Aspide? Oh.. amh, sì. Aspettate”

Si udì lo scattare di un chiavistello e, poco dopo, sulla soglia apparve un giovane dai capelli bianchi e grandi occhi verdi. Un albino, probabilmente. Non era molto alto, ma snello e scattante. Il fisico era avvolto da una casacca di un rosa pallido, completata da pizzi e merletti; intonata ai pantaloni ed alle calze di seta bianca. Le scarpe, per finire, erano di cuoio lucido ed adornate di una elegante fibbia dorata. Se non fosse stato nei bassifondi, Iye lo avrebbe scambiato per il rampollo d'una famiglia aristocratica.

“Posso parlare con voi?” chiese, ma il ragazzo gli indicò un tavolo al centro della stanza. Due sedie erano libere, mentre l'ultima era occupata da un gigante nerboruto, dalle spalle scolpite e le braccia muscolose. Il volto squadrato era solcato da una barba ispida, mentre i capelli presentavano una insolita tonalità verde. Occhi del medesimo colore, ma con una insolita pupilla verticale; denti affilati, scoperti da un sorriso pomposo. Iye riconobbe immediatamente la sua natura: un Kemo, senza dubbio. Strano... suo padre non li aveva banditi tutti? Che ci faceva lì, quell'ibrido?

Scosse il capo: non era il momento di farsi prendere dai dubbi e dai pregiudizi. Quelle persone erano le sole che potessero aiutarlo.

Si accomodò, mentre Genji prendeva posto al suo fianco.

“Buongiorno” attaccò, squadrando il suo curioso interlocutore “Lasciate che mi presenti. Sono...”

Vostra Altezza, lo so. Non sono mica sordo” il mercenario si accarezzò il pizzetto “Cosa ci fate da queste parti? Credevo che i nobili non amassero mescolarsi alla plebaglia” un sogghigno, mentre una mano robusta batteva sul pianale di legno “Kim! Portaci qualcosa da bere, suvvia... che sia alcolico, mi raccomando”

L'albino sgattaiolò via, in direzione di una scarna cucina da cui riemerse con tre boccali di birra chiara.

“Dite, maestà... in cosa possiamo esservi utili?”

“Ebbene, sto reclutando avventurieri e combattenti per una nobile impresa. Mio padre, in punto di morte, mi ha chiesto di raggiungere l'Impero di Kemonomimi e di sconfiggere il perfido Ukoku che, a quanto pare, tiene segregata la principessa, nonché legittima erede al trono del regno”

“Una donzella da salvare, dunque? Mi piace!” l'uomo mimò un altro dei suoi inquietanti sogghigni “E poi... ho un conto aperto con quell'imbecille di Ukoku. Io ci sto!”

“è lui che vi ha esiliato?” Iye si gustò l'espressione sorpresa dell'altro per un lungo istante “Ho capito che siete un ibrido. Che ci fate a Prometheus? Mio padre...”

“Lo so... il re aveva scacciato tutti i Kemo. Che stronzo, eh?”

“State parlando di mio padre...”

“Questo non lo rende meno stronzo” di nuovo quel grattarsi la barba “Comunque, sì. Con Ukoku ho una questione che mi piacerebbe risolvere. Questo, ovviamente, non significa che lavorerò gratis”

“Immaginavo, signor... come vi dovrei chiamare?”

“Murdock. Stan Murdock. E questo” un cenno al compagno “è Kim. Un giovane piuttosto promettente e sveglio. Naturalmente, se la smettesse di vestirsi di rosa sarebbe meglio. Insomma, è complicato mimetizzarsi quando ti conci come un confetto”

Iye si guardò attorno deluso: si era aspettato di trovare una potente masnada, non una coppia di ubriaconi troppo intenti a scolarsi boccali di birra ed indossare completini vezzosi. Forse, però, quei due possedevano qualche talento segreto, qualche asso della manica che poteva fare al caso suo. Annuì piano, aggiungendo un:

“Siete tutti qui?”

Stan scosse il capo:

“In realtà, c'è qualcun...”

Non riuscì a terminare la frase. Un sordo bussare lo interruppe e lo costrinse a marciare verso l'uscio. Spalancò la porta, battendosi poi una mano sulla fronte:

“Non dirmi che lo hai fatto di nuovo!” ringhiò.

Iye si sporse all'indietro, dondolando sulla seggiola per poter scorgere l'ultimo arrivato: dimostrava poco meno di trent'anni, ma il viso affilato era solcato da un paio di occhiaie profonde. Le guance pallide erano scavate da una coppia di fossette, mentre le labbra strette erano atteggiate in un sorriso trionfante. Una massa di capelli neri, disordinati sulla fronte e rasati sulla nuca, accompagnava le sopracciglia sottili ed un unico occhio grigio, il sinistro. Il destro era coperto da una spessa fasciatura bianca. Anche il rispettivo braccio era mancante: la manica della camicia penzolava vuota, scivolata fuori dalla tasca del gilet color vinaccia. Un paio di pantaloni scuri e di alti stivali rifinivano l'abbigliamento, seminascosti da un mantello blu.

Il giovane portava qualcosa sulle spalle. Un sacco? No. Era un uomo privo di sensi: una figura massiccia, dai capelli dorati e la carnagione rosea e curata. Indossava abiti di ottima fattura ed eleganti: un completo di lana marrone, con scarponcini lucidi ed un panciotto ricamato con fili argentati.

“Shinji” colse la voce di Murdock farsi aspra “è il quarto questo mese!”

“Lo so!” lo storpio montò un broncio seccato “Posso tenerlo?”

“Direi di no”

Strinse maggiormente al suo bottino:

“Ti prego. Per favore... è quello giusto, me lo sento!”

“Dici sempre così...”

“Questa volta è diverso, ne sono sicuro”

“Beh, non possiamo mica lasciarlo sulla porta” Kim intervenne, indicando un basso divanetto, dai cui cuscini sbucavano ciuffi di imbottitura “Vieni dentro, portalo qui”

Iye seguì la scena in silenzio: i mercenari depositarono il ferito sul sofà, bagnandogli la fronte con dell'acqua fresca. Non riusciva a capacitarsi: Rin lo aveva davvero indirizzato a quei tre? Era solo quella la forza di cui disponeva? Ridicolo! Sarebbero morti subito, non appena messo piede fuori da Prometheus. Cercare la Compagnia dell'Aspide non era stata una grande idea, dopo tutto. Fece per alzarsi, ma la voce soave di Genji lo trattenne:

L'avventura sta per iniziare || Quattro prodi intenti a partire || Una donzella dovranno salvare || Pronti per lei persino a perire”

“Perire?” quella parola fu sufficiente a richiamare l'attenzione del mezzo serpente. Stan tornò ad accomodarsi al tavolo, tornando a montare un'espressione sicura “Allora, stavamo parlando del compenso. Missione rischio morte, dunque?”

“Beh, forse il bardo esagera...” Iye cercò inutilmente di rimediare.

Oh, quanti cavalieri mai più tornati || Sul monte Sasha rimasti feriti || Dal cane a tre teste furon divorati || Lamenti di vedove e pianti compiti ||”

“Splendido! Questo alza il compenso di un pochetto.”

“Io... pensavo di offrirvi ventimila monete”

Stan emise un fischio ammirato:

“A testa?”

“Mh... no, in totale”

Lo schiocco scontento delle labbra:

“A testa o non se ne fa nulla. Trenta prima della partenza e trenta a missione compiuta. Più un piccolo extra per rimborsare il nostro ospite” la mano del mercenario si mosse in direzione del divano “Dovremo una spiegazione a questo poveretto ed un risarcimento danni. Ve ne incaricherete voi”

Iniziava male, molto male, quell'avventura. In meno di due giorni, aveva perso la fiducia dei propri cavalieri, aveva insediato sul trono un bardo più interessato ad autografare cinture di castità che a governare e, per finire, si era affidato ad un gruppo di sbandati strozzini. Scosse piano il capo, aprendo la bocca e richiudendola poco dopo, interrotto da un basso lamento. Volse l'attenzione al sofà, dove il viandante si era tirato a sedere:

“Dove sono?” la voce forte, mentre gli occhi azzurri roteavano sui presenti “Chi siete?”

“Io ti ho salvato!” Shinji si accovacciò immediatamente accanto ai cuscini, cercando con l'unica mano quella dell'altro “Un... mh... un tizio poco raccomandabile ha cercato di rapinarti, ma... l'ho messo in fuga”

“Un tizio? Oh, ricordo qualcosa. Era basso, con un mantello blu notte e...”

Shinji si liberò immediatamente della cappa scura, lanciandola sotto al mobilio:

“Ti sbagli! È stato un signore alto, molto alto e... con i capelli viola e...” scosse le spalle, come a cancellare quegli ultimi farneticamenti “Va beh, l'importante è che tu stia bene. Stai bene, no?”

“Ho solo un gran mal di testa... come se qualcuno mi avesse colpito con un randello sulla nuca”

“Ah? No, no! È solo un'impressione. Vedrai che poi ti passa” un sospiro teatrale “Come ti chiami?”

“Heinrich”

“Awww”

“Von Stauffenberg”

“Awwww”

“Sono un medico e...”

“Awwwwww”

Iye scosse il capo. Ne aveva sin sopra i capelli di quel branco di pazzi! Per di più, il cognome del malcapitato gli sembrava stranamente familiare. Frugò nei cassetti della memoria, sino a recuperare l'indizio che cercava:

“Von Stauffenberg? Siete un nobile?”

“Beh, sì... ma nel tempo libero, cerco di dedicarmi ai poveri; ho una formazione da cerusico e... quando non ho nulla da fare – quindi sette giorni su sette, visto che sono aristocratico e non ho altra occupazione che stare in panciolle – preferisco dedicarmi ai bisognosi. Cerco di tenere dei prezzi vantaggiosi, così che tutti possano permettersi cure e medicinali”

“Capisco. Avevo sentito la vostra storia, ma stentavo a credere fosse vera. Si sussurrava fosse solo una leggenda”

“Awwwwwwwwwww”

Heinrich abbassò lo sguardo sullo storpio, che ancora gli stringeva le dita:

“Emh, che gli prende?” chiese solo, cercando spiegazioni tra gli astanti.

“Niente. Fa sempre così quando sequestra qualcuno; poi gli passa” Stan tornò a picchiettare sul tavolo con il fondo del boccale, per richiamare l'attenzione “Torniamo a noi. Sessantamila monete, dunque. Verremo tutti e tre. Anzi, tutti e quattro! Sono certo che il signor Von Staufqualcosa non si tirerà indietro davanti a quest'avventura”

“Veramente... io preferirei rimanere qui. Ho del lavoro da sbrigare e un figlio da crescere”

“SEI SPOSATO?” un grido terrorizzato risuonò nella stanza, mentre Shinji scattava in piedi e si allontanava bruscamente dal suo ospite.

“No, no... ho solo un figlio, che la madre ha pensato bene di abbandonare. Non posso certo lasciarlo qui”

“Certo che potete!” Heirich sembrava l'unica persona assennata, in quella strana combriccola: per nulla al mondo Iye lo avrebbe lasciato indietro. Un buon medico, inoltre, serviva sempre nelle spedizioni suicide: riduceva drasticamente le possibilità di tornare indietro in un sacco “Affideremo il vostro Raggio di Sole alle balie di corte. Sono molto in gamba, sapete? Non avete di che temere” sapeva di non essere stato abbastanza convincente “Inoltre, alla ricompensa aggiungerò altri ventimila soldi per voi, per gli studi di vostro figlio e come aiuto ai poveri. Che dite?”

“è una offerta gentilissima, maestà, ma dev...”

Una mano arrivò ad interrompere quelle parole: Shinji si era sporto, premendo le dita sulle labbra del biondo.

“Viene, viene!” tagliò corto lo storpio.

“Molto bene. È deciso” Stan si alzò, mimando un leggero applauso “Tra tre giorni partiremo alla volta dell'Impero. Viaggeremo leggeri, con lo stretto indispensabile: armi in abbondanza e cibo. Riempite tutti le otri di acqua e non lesinate con il vino, mi raccomando. Heirich porterà le sue pozioncine da medico. Un solo cambio di vestiti: se si sporcano le mutande, potete sempre girarle dentro-fuori” finse di non sentire le proteste degli altri “Kim, puoi portare il tuo set da manicure, se ci tieni. Shinji, niente collezione di saponette” concluse, stendendo la mano nel vuoto.

Iye gliela strinse con riluttanza.

“Abbiamo un accordo!” sentenziò, infine, mimando un altro sorriso appuntito “Preparatevi, Compagnia dell'Aspide! Che ora è?”

Un coro si levò dal centro della stanza:

“L'ora dell'avventura!”

 

Così si amplia la compagnia dei temerari || Quelli che non temono morte e pericoli || Le loro gesta raccolte nei diari || Saranno cantate per molti secoli”

 

Angolino: Dopo questa, vado a dormire XD
Personaggi citati:
Iye -> Il prode principe che vuol salvare donzelle.
Genji -> Gaudente menestrello
Kim -> il confetto della situazione
Stan -> Il capo della Compagnia dell'Aspide
Shinji -> il sequestratore anonimo
Heinrich -> quello che passava per caso
Rin -> quello che benedice giovani talenti per Maria de Filippi.
  
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