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Autore: SandraJPerkins    01/02/2017    0 recensioni
Un viaggio. Il viaggio. Andare avanti, tornando indietro di secoli. Conoscere l'amore, odiandolo.
Lei è Elisabeth, piena di contraddizioni, alla ricerca di sentimenti e sensazioni vere.
Ghiaccio nel cuore. Indifferenza negli occhi.
Fiducia per nessuno. Appassionato solo per sé stesso, ma costretto a fronteggiare un uragano in biblioteca.
Lui è Percy, disincantato e cinico, ma da un forte senso dell'onore e voglia di amare. Solo che deve ancora scoprirlo.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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«Devo sedermi» Elisabeth senza grazia sprofondò nella poltrona. Le girava la testa. Troppe informazioni. Troppe novità. Troppe.

Percy guardava con indifferenza e distacco la donna. Non gli importava. Certo la situazione era oltremodo bizzarra e straordinaria, ma aveva già sentito una storia simile in tempi ormai remoti.

«Miss Vaughan permette?» Percy si intromise nei pensieri di Elisabeth. Trasognata riuscì a pronunciare a fior di labbra un leggero si. Ciò bastò a Percy che iniziò a raccontare quella che poteva sembrare una storiella per bambini.

“C’era una volta una maga molto potente, era una donna buona e di gran cuore. Usava la magia solo in poche occasioni per aiutare il prossimo. Dal villaggio era amata e ben voluta. Ma oltre ad essere una maga era una giovane donna, dai lunghi capelli rossi e occhi color smeraldo.
La sua bellezza era rinomata tra gli uomini e invidiata dalle donne. E come ogni donna, conobbe un uomo e se ne innamorò. Lui non la amava.
Era avaro ed egoista, ma apprezzava la sua bellezza e monetizzava il guadagno dalla magia. Così la sfruttò. La giovane donna non si rese conto di ciò che stava accadendo.
La sua magia non era più al servizio dei bisognosi, ma al servizio dei più potenti e facoltosi. Lei non aveva occhi che per il suo amato, ogni suo desiderio per lei era un ordine. Voleva solo compiacerlo. Ma le menzogne e i sotterfugi hanno vita breve e la povera donna scoprì ben presto e nel peggiore dei modi la sua sorte. Aspettava un bambino. Per lei non poteva esserci miglior gaudio.
Tutto ora era perfetto e meraviglioso. Con il sorriso sulle labbra e la gioia nel cuore corse a dare la lieta novella al suo sposo. Ciò che trovò fu fredda indifferenza, e solo un consiglio, di bere una pozione e ucciderlo. Le crollò il mondo addosso, povera donna. L’amore della sua vita era una menzogna, inesistente. L’uomo che amava un mostro.
Decise che l’umiliazione subita sarebbe stata ripagata con la vendetta verso colui che l’aveva brutalmente ingannata.
Sapeva che facendo quell’incantesimo il dolce germoglio che stava crescendo dentro di sè sarebbe nato senza una goccia di magia nel sangue, ma continuava a ripetersi che era meglio così. Suo figlio  non sarebbe mai stato sfruttato per le sue capacità.”

Elisabeth ascoltava attentamente, forse più per non pensare alla propria situazione, che per la storia in sè; non la riteneva veritiera.

“Optò non per la morte, ma per la vita. Rinunciò alla sua magia per costruire un portale e spedire in un’epoca fatta di menzogne, arrivismo e crudeltà gratuita il suo sposo, cosicchè lui potesse vivere sulla propria pelle ciò che aveva inflitto all’ingenua donna.”

Percy prese fiato, quella storia gli era sempre e solo parsa una storia. Erano inutili gli spergiuri e i giuramenti della sguattera che glieli raccontava.
Ora, però, tutto sembrava fin troppo vero e reale. Cercava di ricordarsi ogni parola della serva, ora tutto aveva una vitale importanza.

“Così fu. L’uomo non fu più visto e la donna perse la sua magia, ma non la sua bravura come guaritrice. Nacque una bambina, e si narra essere la capostipite della famiglia Gordon.”

«E questo è quanto?» quasi gridò Elisabeth, con gli occhi pieni di una silenziosa supplica.
«Ovviamente no. Sono sempre stato un uomo di scienza e non ho mai creduto a queste fandonie, ma mia madre qualche anno fa mi confermò la storia. Continuai a non crederci, seppur mi risultasse difficile credere ad una sua burla in punto di morte…» si interruppe e ingollò il magone che gli si era formato in gola «ma ora ho la certezza che non fu una storia ad essermi raccontata, ma la verità. Ma ditemi cosa avete fatto o toccato o pronunciato.»

Elisabeth riflettè a lungo. Cosa aveva toccato, pronunciato. Niente. Stava solo leggendo un nuovo libro. Balzò in piedi.

«Potrebbe essere libro!»

«Come dire?»

«Il libro. Il libro, stavo leggendo un libro dannazione. Ma dov'è!»

Guardò intorno a sé alla ricerca del libro ma non lo vide. Allora pensò di cercarlo nella biblioteca. L’ordine era completamente differente e molti volumi non li aveva mai visti.

Percy si avvicinò poco dopo. Reggeva una candela, aveva intuito la situazione.

«Ricordate il nome del libro?»

Un fremito lungo la schiena, il cuore che iniziò a battere più forte. Quella voce calda e la sua presenza rassicurarono Elisabeth. Dovette convogliare le sue forse per tornare al suo compito. Tutto però lavorava contro di lei.

Passò al vaglio ogni tomo, scaffale dopo scaffale, libreria dopo libreria. Con Percy accanto le sembrarono trascorsi pochi minuti, ma il fuoco nel camino era quasi spento e il cielo che si stagliava nel rettangolo delineato dalla finestra, mostrava ormai primi bagliori che precedevano l’alba.

«Eccolo!» la soddisfazione di Elisabeth era tangibile. Lo aprì di scatto, lo toccò, lo sfogliò.

Nulla accadde.

«Miss Vaughan ho il timore che non sia così semplice come speravamo.»

Lei lottava contro sé stessa. Stava combattendo una dura battaglia, ma la più famosa; quella tra cuore e mente. Ragione e sentimento.

“Ora cosa farò”

«Miss Vaughan mi sento responsabile per ciò che vi è accaduto. Se quel che vi ho narrato è la verità, questa disavventura è da imputare unicamente alla mia famiglia. Non posso evitare, come uomo d’onore, di offrirvi il mio aiuto»

Elisabeth tirò un sospiro di sollievo. Aveva letto tanto, troppo su quell’epoca per sapere che non avrebbe mai potuto cavarsela da sola. La prima cosa da fare era trovare degli abiti adeguati.

«In primis le occorreranno degli abiti più consoni ad una donna e che non destino scalpore. Potrete restare qui, come mia ospite. Siete una lontana cugina proveniente dall’Hempshire, venuta a trovare un parente. Ora seguitemi.»

 
 
   
 
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