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Autore: Mrs Montgomery    01/02/2017    3 recensioni
Piemonte, 1778.
Il duca Andrea Pietrarossa fa ritorno in patria. In seguito alla morte del padre deve occuparsi degli affari in sospeso e questo lo conduce dal marchese Guerra, il quale è in procinto di risposarsi con un’amica d’infanzia del duca. Alla tenuta del marchese incontrerà Giulia, sua figlia, appena tornata da un lungo soggiorno a Verona.
Giovane, ostinata e dall’anima ribelle, Giulia si scontrerà con l’altezzoso duca, sebbene egli si dimostrerà l’unica persona in grado di aiutarla nella ricerca della libertà.
Malate passioni, verità nascoste, feste mondane e perfidi intrighi uniranno lo sfrontato duca Andrea Pietrarossa e l’indomita Giulia Guerra fino a far sbocciare quel potente sentimento che abbatte ogni ostacolo.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Il fiore sabaudo



Capitolo 3
Comportamenti molesti

 

Una giornata, per cominciare bene, doveva iniziare sempre con un buon libro e la marchesina Giulia ne era pienamente convinta!
La nobile piemontese si rifugiava a leggere ogni mattina dopo essersi svegliata e ogni sera prima di addormentarsi. Era un’abitudine che si trascinava dietro fin da quando era bambina, tramandatale dalla sua defunta madre che era una divoratrice di libri.
Il libro preferito della precedente marchesa Guerra era “Romeo e Giulietta”, famosa tragedia Shakespeariana ambientata proprio nella sua città natale e da cui poi trasse ispirazione per nominare la sua bambina. La giovane Giulia era a conoscenza di questo fatto, specialmente perché, prima della sua dipartita, la Marchesa affidò la sua copia personale alla bambina, scrivendole una dedica nell’ultima pagina.

                                   

“Quando il coraggio ti verrà a mancare, rileggi questa storia e ricorda di questi due giovani innamorati che sono andati ognuno contro la propria famiglia - ciò di cui nulla è più sacro - per far valere loro stessi e il loro amore”


La defunta marchesa Francesca era sempre stata una sognatrice e un’inguaribile romantica. Amata dalla sua servitù per la gentilezza del suo cuore e amata dalla sua famiglia per la passione che metteva nel curarsi di loro. Giulia non dubitava che sarebbe rimasta a lungo nei ricordi di chi le aveva voluto bene e non metteva neanche in dubbio che il burbero marchese la ricordasse con estremo affetto.
Il loro era stato un matrimonio di convenienza, come la maggior parte di quelli nobiliari, eppure riuscirono a stringere un rapporto amichevole e di gran fiducia. Forse Giulia era troppo piccola per ricordarsene, ma le persone attorno a loro ne erano state testimoni.
Tornando nel suo incubo peggiore, Giulia doveva pensare ogni giorno al coraggio dei protagonisti appartenenti al libro preferito di sua madre e lo fece, domandandosi anche come poteva una tragedia ispirarle coraggio. La storia di Romeo e Giulietta non possedeva alcun lieto fine e nessuna speranza.
L’opinione di Giulia era che la pace sancita dalle loro famiglie era stata raggiunta troppo tardi e ad un caro prezzo. La fanciulla era commossa dall’amore puro di quei due sfortunati innamorati, ma non le ispirava alcun coraggio. Nonostante ciò rilesse quella tragedia molte e molte volte ancora, siccome attraverso quel libro si sentiva più vicina alla sua defunta madre; era intenzionata a dedicargli quella mattinata.
Con il libro sottobraccio e una leggera brezza che carezzava i capelli scuri, Giulia scese la scalinata esterna che conduceva al gazebo. Sperava che nessuno l’avrebbe disturbata, detestava quando qualcuno interrompeva la sua lettura, ma non riuscì nemmeno a scendere l’ultimo gradino di pietra che sulla sua strada s’imbatté in un individuo non più sconosciuto.
Se la sera precedente il duca parve molto formale ed educato, quel mattino sembrò esser la stessa persona fastidiosa che interruppe la sua caccia. Non appena la vide scendere le scale, si fermò di colpo e cambiò la sua rotta. Si passò le mani sul panciotto azzurro, avvicinandosi a passo svelto, per poi appoggiarsi alla balaustra di marmo.
«Marchesina Giulia, buongiorno!»
«Buongiorno a voi».
«Duca Pietrarossa» le suggerì.
«Sì, me lo ricordo il vostro nome» rispose pungente Giulia.
L’uomo abbozzò un sorriso divertito e si morse il labbro. «Io e voi abbiamo una conversazione in sospeso, mi pare».
«A quale conversazione vi riferite?»
«A quella nel bosco, luogo del nostro primo vero incontro» sussurrò il duca, avvicinando il suo viso.
«Quella conversazione era finita». Giulia si lasciò scappare una risata divertita, ricordando il loro lungo battibecco nella foresta, in cui lei credette di esserne uscita più che vincitrice. «A proposito di questo, io... io volevo ringraziarvi per averlo omesso l'altra sera. Siete stato molto gentile».
«Non dovete ringraziarmi. Per quale motivo avrei dovuto mettervi in imbarazzo di fronte alla vostra famiglia?»
«Be'... non sono stata molto cordiale con voi. Potevate farmela pagare e affondare il colpo».
«E rischiare di litigare con vostro padre, mandando all'aria i nostri affari, perchè ho osato battibeccare con sua figlia?»
Giulia alzò le sopracciglia, abbozzando un sorriso ironico e amaro. «Credetemi, non sareste stato voi a litigare con lui».
«Marchesina Guerra, non è cosa da me gradita il mettere nei guai graziose donzelle» continuò il duca, tamburellando le dita sulla balaustra in pietra e rivolgendole uno sguardo furbo «anche se devo ammettere che la prima volta che vi ho visto sembravate una selvaggia. I vostri abiti non erano affatto eleganti e, non so se ve ne eravate accorta, ma tra i vostri capelli c’erano molte foglie…» 
«Mi avete appena chiamata selvaggia?» rise Giulia, non riuscendo nemmeno a fingere il broncio.
«Dovete ammettere che ne avevate tutto l’aspetto. Ora, invece, siete decisamente più presentabile» disse il duca  facendo scorrere lo sguardo sulla figura della nobile piemontese.
Ella era come baciata dai raggi del sole e i suoi grandi occhi brillavano come preziosi smeraldi. Andrea dovette ammettere che era molto graziosa, tanto quando Elena o quel briccone di Adriano le dissero, eppure la marchesina Guerra non era proprio come se l’era immaginata.
Dalle voci di corridoio credeva che si sarebbe trovato una bambolina, in grado di parlare quando le veniva chiesto e tacere quando era dovuto, invece proprio il loro primo incontro dimostrò l’esatto opposto. Giulia si era mostrata sfrontata, impertinente e attorno a lei pareva arieggiare un pizzico di superbia. Dannazione, quanto le era apparsa insopportabile!
Insopportabile, ma almeno non noiosa quanto altre oche giulive che incontrò nelle più famose corti d’Europa. Molto probabilmente il duca Pietrarossa si sarebbe divertito in quel suo breve soggiorno in Piemonte, stuzzicando quella che pareva essere come un cane che abbaiava facilmente.
«Questa mattina avevate intenzione di leggere?» continuò l’uomo, lanciando un’occhiata al libro che Giulia teneva sotto braccio.
«In realtà HO intenzione di leggere».
«Ne siete sicura?»
La nobile fanciulla corrugò la fronte e si strinse il libro al petto, fissandolo confusa. «Che cosa vi da a credere che io abbia cambiato i miei piani mattutini?»
«Be’… la mia presenza, ovviamente» rispose Andrea, facendo un passo in avanti. «Questa tenuta è casa vostra, oltre che vostro padre, e quindi sono anche un vostro ospite. Non credete di avere dei doveri nei miei confronti?»
«Assolutamente no!» Giulia arrossì violentemente, mentre la sua mente partorì pensieri poco pudichi e decisamente non appropriati.
Il duca scoppiò a ridere, avendo la conferma tangibile certezza che Giulia avesse capito esattamente ciò che lui voleva che capisse. “Sì, sicuramente sarà un soggiorno più piacevole del previsto” si ritrovò a pensare Andrea.
«Che cosa avete capito, marchesina?» si finse ingenuo, assorbendo tutto l’imbarazzo creatosi. «Intendevo dire che potevate tenermi compagnia. Potremmo passeggiare per il vostro delizioso giardino, è così immenso che ci vorrà una giornata intera per visitare ogni suo angolo recondito… ma potremmo cominciare da questa mattina, volete?» le propose, mostrandole il braccio e accompagnando il gesto con un sorriso sornione.
La marchesina Giulia si prese un momento per osservarlo. Non era incantata dal suo aspetto, sebbene le toccasse ammettere che vide ben pochi nobiluomini che apparivano prestanti quanto lui. A farla tentennare era il comportamento ambiguo del duca, che la incuriosiva tanto quanto la irritava. Una passeggiata, però, non poteva rifiutargliela, non dopo che l’aveva coperta con suo padre.
«Sarà un piacere passeggiare al vostro fianco» rispose cortesemente Giulia, poggiando la sua mano sul braccio del duca.
Egli sorrise soddisfatto e cominciarono a camminare lentamente sul bel prato verde, raggiungendo le siepi tagliate accuratamente e passando accanto alle primule da poco sbocciate.
Guardandosi attorno, Giulia si rese conto della bellezza di quell’immensa terra, della quale vergognosamente si dimenticò durante il suo soggiorno a Verona. Tentando di rimuovere i brutti ricordi, eliminò anche quelli belli. Ripercorrendo quella terra, il passato le si scagliò addosso.
Alla mente le tornarono i ricordi di quando era bambina e correva spensierata tra le siepi e gli arbusti, giocando o nascondendosi dalla sua balia. Raccoglieva sempre fiori per sua madre, la quale passava gran parte del suo tempo sotto il gazebo a leggere, mentre la nobildonna alzava gli occhi dalle pagine unicamente per osservare sua figlia, che scorrazzava trasmettendo allegria ovunque passasse.
Rammentare quei momenti era una gioia e al contempo un dolore, perché nulla di simile sarebbe accaduto nuovamente. Per quanto quel giardino fosse ancora maestoso, con gli alberi di ciliegio e i cespugli di fiori, mancava di qualcosa.
«Marchesina, mi state ascoltato?»
Giulia volse lo sguardo al duca. Non si era proprio accorta che avesse aperto bocca. «Perdonatemi, ero sovrappensiero. Stavate dicendo?»
«Vi ho domandato che libro eravate intenzionata a leggere» ripetè l’uomo spazientito.
«Oh! “Romeo e Giulietta” di William Shakespeare, lo conoscete?»
«Ah, la famosa tragedia!» esclamò il duca con fare eclatante. «Sì… credo di averci buttato un occhio qualche anno fa. Tratta della storia di quei due innamorati che vennero ostacolati dalle rispettive famiglie, dico bene? Non fu ambientato nella stessa città da cui avete appena fatto ritorno?»
La marchesina annuì.
«Francamente, mia signora, non ho trovato niente di così speciale in quel romanzo tanto decantato. Naturalmente è un mio personale parere, da non amante di quel genere di romanzo. Il romanticismo, sebbene in questo caso sia tragico, non fa per me. So invece che fa sognare le giovani fanciulle, come voi, o sbaglio?»
«Ebbene sbagliate».
«Davvero? Non desiderate una storia romantica come quella della fanciulla che condivide con voi il medesimo nome?»
«Oh sì, chi non desidera morire suicida?» replicò Giulia alquanto ironica.
«Dante scrisse che l’amor è ciò che move il sole e l’altre stelle» recitò il duca poco prima di pararsi di fronte alla fanciulla. «Non credete che la passione spinga le persone a compiere gesti estremi?»
«Una passione violenta conduce solamente ad una fine violenta» rispose la ragazza, lanciandogli uno sguardo di sfida. Pochi minuti di cortesia avevano rigenerato il botta e risposta che li unì la prima volta. «Spero di non recarvi offesa, ma non mi sembrate un uomo che sa parlar d’amore».
«E perché mai?»      
«Avete appena detto che non amate il romanticismo e non siete nemmeno sposato».
«Non serve amare il romanticismo per essere dei buoni amanti. Se capite cosa intendo dire…» disse il duca Andrea lanciandole un’occhiata poco casta, che fece arrossire violentemente la nobile piemontese. «Inoltre vi sono molti matrimoni fondati sul nulla, se non su convenienze dettate dal protocollo. Che cosa vi fa credere che una persona sa parlar d’amore solamente se unita in matrimonio?» la prese in contropiede il bel duca e in effetti non aveva tutti i torti.
Per la prima volta, Giulia si sentì fortemente in imbarazzo. Quella domanda retorica l’aveva scossa molto di più che l’allusione poco casta di qualche attimo prima. Era ben conscia che i nobili del suo rango non si sposavano per amore, però credeva che tra i due ci fosse almeno un minimo d’affetto.
«Vi prego di perdonarmi, mia signora. Lungi da me mettervi a disagio in casa vostra. Il vostro peccato è la giovane età. Col tempo imparerete molte nozioni di vita. Chissà che non vi farete un’idea più sicura dell’amore e della passione che può legare due persone».
A Giulia toccò incassare il colpo. Per quanto la sua lingua potesse allungarsi a dismisura in varie discussioni, il duca le bloccò ogni possibilità di rivalsa e, poiché la nobile non era poi così sciocca, rifletté che stare in silenzio era il comportamento migliore, sennonché quello più intelligente.
«Trattando sempre di letteratura, posso sapere quali sono i romanzi o i poemi che vi hanno maggiormente colpito?»
«La scorsa estate mia nonna mi ha regalato “L’orlando innamorato”. È un romanzo cavalleresco di Matteo Boiardo… un genere che mi piace molto, sebbene l’epoca in cui viviamo segue la corrente degli illuministi» rispose la marchesina Giulia con molta spensieratezza e riprese a passeggiare al fianco dell’affascinante duca Pietrarossa. «Condivido parte degli ideali dei grandi luminari, infatti sto leggendo il poemetto di Parini. Esso da una buona rappresentazione di quanto noi aristocratici sappiamo essere superficiali. Basta pensare che la nostra colazione è formata da almeno due briosche, un piatto pieno di biscottini e di pasticcini, tè caldo, pane fresco, marmellate… e passiamo le giornate a passeggiare, leggere, cantare, suonare. Per carità, alcun si occupano dei propri affari, ma ci sono persone che si spaccano la schiena dall’alba al tramonto e ciò che noi mangiamo a colazione, loro non lo mangiano neanche in una giornata intera. Credo che questa disuguaglianza sia troppo forte!»
Trattando di quell’argomento, Giulia rivolse i suoi pensieri al caro Giacomo.
Loro erano un chiaro esempio di quella situazione che da una parte vedeva la nobildonna cresciuta nella bambagia, servita e riverita, e dall’altra un semplice fabbro che fin da piccolo lavorava al fianco del padre per tutto il giorno.
Il ragazzo aveva piccoli momenti di pausa, quando il lavoro non era troppo, e Giulia ne approfittava per fargli una visita, in realtà non si faceva riguardi nemmeno quando lavorava. Non che lo volesse distogliere dai suoi doveri, alla nobile fanciulla bastava anche starsene seduta in un angolo ad osservarlo.
Si conoscevano da quando erano bambini, dal momento che la madre se lo trascinava dietro quando doveva consegnare qualche stoffa ricamata alla defunta marchesa Francesca, ed erano soliti giocare in giardino. Giulia gli era veramente affezionata e gli dispiaceva vedere quanto fossero diverse le loro vite.
C’era un mondo intero a dividerli. Quando andava a trovarlo gli portava sempre qualcosa da mangiare, cercando di non farla sembrare un atto di pietà e non lo era davvero. La rendeva appagata poterlo aiutare e miglioragli la giornata.
Se Giulia avesse potuto cambiare il passato, non ci avrebbe meditato due volte. Ma quella era un’altra storia.
«Si tratta di gerarchia sociale, marchesina. Non tutti possiamo essere uguali, perché non tutti possiamo ricoprire lo stesso ruolo nel mondo» affermò il duca spostando il suo sguardo sulla natura circostante. «Provate a pensarci. Ognuno al suo posto. I contadini lavorano la terra, dedicano la loro vita a coltivare qualche ortaggio, qualche vigna o qualcos’altro e potrebbero vivere di ciò che producono, ma dubito che siano in grado di vestirsi con il cibo, lo trovo anche piuttosto disgustoso. Come i contadini, che lavorano la terra, ci sono i tessitori che fanno il loro dignitoso mestiere, così come ci sono i pastori che portano al pascolo il bestiame e così via…» lasciò scialacquare il discorso con un gesto della mano.
La marchesina Giulia era molto attenta alle sue parole e intuì dove aveva intenzione di arrivare.
«La storia dell’uomo ha origini antiche. Se l’avete studiata con la dovuta attenzione, ricorderete che un tempo eravamo suddivisi in caste. I nostri avi facevano parte di una casta superiore per diritto divino e non possiamo farcene una colpa per questo» continuò il duca Pietrarossa con molta naturalezza.
Traspariva una profonda sicurezza dal sagace tono di voce, dal capo che teneva sempre alta e ritta, e dalle occhiate che ogni tanto - durante il suo discorso - le rifilava. Il duca Andrea Pietrarossa sapeva in fatto suo!
«Nell’antica Roma la nobiltà di fatto era legata all’amministrazione del potere per conto del sovrano, or dunque non si intrallazzava nella bambagia, seppur non nego che possedevano dei privilegi. Nei secoli precedenti al nostro la nobiltà divenne un po’ più di diritto che di fatto. Solamente gli aristocratici poterono divenir soldati oppure iscriversi ai collegi più importanti per acculturarsi e chissà, magari scoprire qualcosa di utile all’umanità. A proposito di questo, è stato lo scorso autunno che quel tale… ehm  Alessandro Volta, mi pare… ha scoperto un nuovo tipo di aria infiammabile?».
«Ehm… sì, mi pare» gli diede corda Giulia, anche se non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando. Non aveva mai prestato chissà quale grande intenzione agli inventori o scopritori scientifici. La baronessa Piacentini, sua nonna materna e grande sostenitrice degli Illuministi, le ripeteva spesso che sarebbe dovuta nascere nel Rinascimento vista il suo interesse per l’arte e la letteratura.
Il duca Pietrarossa si voltò e le mostrò un gran sorriso, parendo quasi aver intuito il suo disinteresse, ma non fece alcun commento a riguardo. C’era tutt’altro di cui dibattere. «Il punto, mia cara marchesina, è che ognuno ha il suo posto fin dai tempi più antichi e nulla potrà mai cambiarlo, che voi lo vogliate o meno. Si tratta di puro equilibrio».
«Forse avete ragione...»
«Non forse. Io HO ragione!»
Giulia inarcò un sopracciglio, di fronte a quella sua arroganza che non tardava mai troppo a manifestarsi, e gli lanciò un’occhiata alquanto stranita.
«A voi non garba il vostro ruolo nella società? Vivere di privilegi, non avere alcuna preoccupazione sul futuro perché a voi penserà sempre vostro marito?» continuò l’uomo.
«Certamente, sperando che non mi capiti un marito deplorevolmente negato negli affari» rise Giulia, contagiando quella sua ironia anche lo scaltro duca.
«Mi auguro per voi non sarà così! Vostro padre vi ha già sottoposto qualche possibile candidato?»
«Nessuno. Non che io sappia».
«Dovete sbrigarvi, marchesina. Ormai siete in età da marito e il tempo scorre in fretta».
«Non troppo se voi siete ancora scapolo» gli rispose a tono Giulia.
Non fu una provocazione voluta, ma una semplice battuta amichevole che il duca incassò con divertimento. Si scambiarono un sorriso e continuarono a camminare per il giardino della tenuta.
Il pensiero che sfiorò la mente di entrambi fu che la persona che, in quel momento, stava al proprio fianco non era di spiacevole compagnia. Battibeccavano un minuto sì e l’altro pure, ma almeno non potevano affermare di annoiarsi, anzi le risate sembravano assicurate.
Attorno a loro si creò un’atmosfera soave e allegra.
Non passarono inosservati né ai giardinieri impegnati a tagliare le siepi e né alle domestiche, che non sembravano poi così tanto indaffarate nel loro mestiere. Non v’era niente di compromettente o malizioso, era solamente una scena spensierata a cui non erano più abituati.
Solitamente assistevano al pavoneggiarsi  di Adriano e raramente si vedevano Elena e il marchese Pietro a passeggio, per via della cagionevole salute della donna che non le permetteva di trattenersi troppo all’aria aperta.
Il duca Andrea e la marchesina Giulia si trattennero per un bel po’ a chiacchierare, toccando vari argomenti contemporanei, e pur non trovandosi spesso sulla stessa linea d’onda, riuscirono a continuare a vivere quella passeggiata in armonia.
Per star più comodi ad argomentare i loro punti di vista, andarono a sedersi sotto il gazebo e molto probabilmente avrebbe passato lì l’intera mattinata, se non fosse stato per un ostacolo.
«Andrea! Giulia!»
Il sorriso di Giulia si spense non appena vide la sua dolce matrigna camminare nella loro direzione, con un gran bel sorriso stampato in faccia.
«Buongiorno Elena! Siete uscita anche voi per una passeggiata?» domandò il duca, ricambiando lo stesso sorriso gentile.
«Mio caro amico, sapete bene che non posso intrattenermi troppo qua fuori quando c’è anche solo un filo di aria fresca» rispose la donna, sedendosi sul divanetto opposto a quello dei primi arrivati. «Sono uscita perché vi ho visto dal balcone e siccome mio marito… ehm… intendevo dire, il mio futuro marito è fuori per affari, pensavo di stare in vostra compagnia».
«Il marchese è partito alla buon’ora?» chiese il duca Andrea.
«Sì. È partito con mio padre, ricordate che ieri sera disse che la sua visita era di breve durata».
«Certamente! Ora si giustifica il forte nitrito dei cavalli che ho sentito stamane all’alba».
Per Giulia era qualcosa d’insopportabile rimanere ad ascoltare quella donna anche solamente per due minuti. Non le interessava quanti bei sorrisi le rivolgesse, quanto mostrasse affetto per suo padre o in che buoni rapporti fosse con il duca Pietrarossa.
La marchesina non era solita dimenticare, a meno che non avesse ricevuto delle scuse ufficiali e di ciò dubitava fortemente, dal momento che la sua verità era stata ritenuta una farsa.
«Se volete scusarmi, credo che mi ritirerò» disse alzandosi dal divanetto senza troppa non-chalance. «Duca, vi ringrazio per la vostra compagnia e mi auguro che il vostro soggiorno continui ad essere piacevole».
«È mio dovere ringraziare voi per la compagnia, non il contrario» replicò l’uomo alzandosi a sua volta «e sono certo che l’ospitalità che voi e la vostra famiglia mi state offrendo sia, e continuerà ad essere, la migliore» poi le prese la mano e vi porse sopra un veloce bacio, come volevano le regole. Senza mai staccare gli occhi da quelli smeraldini della fanciulla sussurrò: «Vi auguro una piacevole giornata, marchesina».
Lei sorrise per cortesia e poi, senza proferir parola alcuna, girò sui tacchi per andarsene. Il saluto che negò ad Elena non passò inosservato.
«Vi prego di non farci caso. Io… io non le piaccio» anticipò la donna, con tristezza nella sua voce.
«Non ne capisco veramente il motivo» commentò burbero Andrea, risiedendosi sul divanetto. «Forse non dovreste farci caso voi. In fondo è molto giovane e questo può giustificare la sua infantilità, ma dubito che possa provare chissà quale rancore verso la vostra persona. Sarò sincero Elena, visto che ti conosco da quando eravamo dei ragazzini, voi siete la donna che possiede più gentilezza e generosità del Regno di Sardegna!»
«Io riservo una buona gentilezza verso quella fanciulla. Le voglio bene come se fosse mia figlia, credetemi, e desidero solamente il meglio per lei. Certo… non posso negare che abbia un animo fiero ed è una caratteristica che ammiro profondamente» affermò Elena, portandosi una mano al petto e guardando negli occhi il suo amico d’infanzia. «La verità è che credo che non abbia ancora superato il lutto per sua madre. È rimasta orfana quando aveva dieci anni e non nego che Pietro possa averla trascurata perché era più concentrato sugli affari della tenuta. Sappiamo bene ciò che significa, giusto?»
«Be’ io mia madre non l’ho nemmeno conosciuta e mio padre… anche lui era impegnato nei suoi affari, ma trovava sempre un po’ di tempo da dedicarmi e mi è bastato».
Parlare del suo passato non gli portava alcun piacere. Solitamente cambiava argomento, ma conosceva Elena da molti anni e con lei faceva meno fatica ad aprirsi.
«Giulia era molto affezionata a sua madre e probabilmente non vorrebbe che nessuno la sostituisca» continuò Elena.
«La marchesina non vi ha mai dimostrato affetto?»
«Oh no! Un tempo eravamo riuscite a stringere un buon rapporto!» esclamò la donna con entusiasmo.
I suoi occhi grigi si illuminarono, come se avesse visto qualcosa che le piaceva e invece fu un ricordo a provocarle quell’emozione commossa.
«Rammento ancora il primo giorno in cui la incontrai. Aveva compiuto da poco quindici anni e indossava un abito azzurro. Tra i suoi capelli c’erano dei fiori appena raccolti, probabilmente era appena stata a giocare con qualche figlio della servitù. Sapete lei era una bambina davvero molto umile. Una volta tentò di convincere una cameriera a farsi aiutare a portare i panni puliti in camera sua perché secondo lei avrebbe riposato di più».
Raccontando quell’aneddoto, era ben visibile la contentezza sul viso di Elena. L’affetto che provava per quella bambina, ormai cresciuta, era sincero o perlomeno Andrea ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
Il duca non stentava nemmeno a credere alle parole dell’amica, notò fin da subito che Giulia non era come alcune nobili viziate. Non era riuscito ad inquadrarla ancora per bene e per questo si mostrava incuriosito ad ogni parola che Elena proferiva sulla figliastra.
«La ricordo come una bambina molto dolce. Mi portava sempre un mazzolino di fiori quando mi ammalavo e dovevo starmene a letto. A descriverla così sembrava un vero angioletto, però ti dirò che già a quell’età dimostrò di avere un bel caratterino. Avresti dovuto vederla quando si impuntava su qualcosa, nessuno era in grado di farle cambiare idea».
«In realtà, se me lo permettete, credo che possegga ancora quel bel caratterino. Non pensate male, è sempre stata molto educata nei miei riguardi» eccetto forse nel bosco, ma il duca decise di omettere quella parte. «È ancora molto giovane, ma sembra avere un’ottima strada di fronte a sé. Trovarle marito non sarà un’impresa ardua».
«Vi state proponendo?» lo prese in giro Elena.
Andrea rise di gusto e scosse il capo. «Assolutamente no. Nulla a togliere alla vostra figliastra, ma mi conoscete fin troppo bene e sapete che sono uno spirito libero».
«Non siete così diversi» commentò a bassa voce la donna e probabilmente l’amico non udì quelle parole, in caso contrario avrebbe certamente commentato. «Giulia è tornata da pochi giorni, ma non sembra che la permanenza a Verona abbia soppresso la sua indole ribelle».
«Indole ribelle? È per questa ragione che l’avete mandata via?»
Naturalmente Elena non gli avrebbe raccontato ciò che, secondo lei e il marchese Pietro, era accaduto tre anni prima. Per quanto fosse affezionata ad Andrea, non poteva rivelargli fatti intimi accaduti in casa sua.
«Diciamo che Giulia ha subìto un repentino cambiamento da quando sono entrata nella sua vita» rispose Elena, tentando di rimanere sul vago. «È vero che inizialmente sembravamo aver stretto un buon rapporto, ma in seguito credo che la sua gelosia sia fuoriuscita e ha cominciato a detestarmi. La decisione di allontanarla è stata sofferta, ma necessaria per la sua educazione e per alleviare quel rancore che sembra ancor portar nei miei confronti. Farla tornare in procinto delle mie nozze con Pietro è stata una mia decisione. Credevo che sarebbe stato un modo gentile per riavvicinarla alla sua terra Natale e inoltre scoprire della nostra unione tramite una lettera poteva solamente aumentare la sua rabbia. Nonostante tutto io le voglio molto bene».
«Ne sono più che certo, Elena» disse il duca Andrea, sorridendole amabilmente. «Mi dispiace vedervi in difficoltà e confido che la vostra buona fede riuscirà a ricucire questo sgradevole drappo nella vostra famiglia. Magari ci vorrà del tempo. Quando si spargono buoni semi, non si può far altro che attendere buoni frutti!»
«Quanto vorrei avere il vostro ottimismo, caro amico».
«Il vostro comportamento nei suoi confronti di Giulia è impeccabile. La vostra figliastra sarebbe una gran stupida a non apprezzarvi. Forse non sarete nobile dalla nascita, ma credetemi mia signora, avete un animo più nobile di tanti miei simili».
Le labbra di Elena s’incresparono verso l’alto, formando il primo sorriso sincero da quando era scesa in giardino. L’ostilità di Giulia dava un grande peso al suo animo e fece calare un’ombra oscura sulla sua vita - fino ad allora - radiosa.
La donna posò le sue mani sopra quelle dell’amico.
«Vi ringrazio per il supporto. Qualche volta avrei proprio bisogno di queste parole».
«Dunque sarà mio compito ripetervele ogni giorno, fino a quando sarò ospite nella vostra dimora» rise allegro Andrea.
Ad interrompere il loro tenero momento d’amicizia sincera venne interrotto da alcune cameriere che necessitano di Elena. In assenza del marchese Pietro, era lei la padrona della tenuta e solamente lei poteva dare disposizioni. La donna si scusò con l’amico, ringraziandolo nuovamente per la premura mostrata nelle sue parole, e lo abbandonò a bearsi di quella bella giornata. Il duca non si trattenne molto tempo sotto il gazebo, preferì passeggiare  un altro po’ per poi tornarsene all’interno della tenuta.
Fu proprio sulla strada del ritorno che s’imbatté in qualcosa, che lui trovò piuttosto strano. Stava voltando l’angolo per raggiungere l’entrata principale del grande maniero, quando vide la marchesina Giulia intenta a discutere con Adriano.
Andrea non li spiò di proposito, poco gli importava del rapporto che intercorreva tra quei due. S’insospettì, quando notò il cambiamento del suo amico d’infanzia, non appena furono soli, senza neanche un membro della servitù.
Un attimo prima Adriano pareva l’incarnazione della cortesia e subito dopo afferrò la marchesina per un braccio.
Dall’espressione sofferta sul viso della fanciulla, non serviva possedere chissà quale acuto intelletto per capire che l’uomo le stava facendo male. Il duca vide Giulia respingerlo con tutta la forza che possedeva, ma era ben visibile chi fosse il più forte.
La giovane marchesina non si arrese e tentò in ogni modo di fuggire dalle grinfie di Adriano, sbattendogli ripetutamente il libro in testa. Lui le stava rivolgendo una serie di parole incomprensibili alle orecchie di Andrea, che era troppo lontano per udirle nitidamente.
Di lì a poco il duca sarebbe intervenuto, ai suoi occhi era una scena raccapricciante oltre che sleale, e invece bastò un semplice stalliere che passando di lì interruppe quella diatriba senza far alcunché.
Era chiaro che Adriano si comportasse in maniera totalmente diversa quando c’era qualcuno presente, pur trattandosi solamente di un servitore. La marchesina Giulia riuscì a fuggire da lui e rifugiarsi all’interno della tenuta, dove forse sarebbe stata al sicuro.
Ma per quanto ancora lo sarebbe stata?



 





Mrs. Montgomery
Pian piano il duca Pietrarossa e la nostra Giulia imparano a conoscersi. Ci vorrà un po' prima che scocchi la scintilla e ancora di più prima che lo ammetterano.
Insomma si andrà per gradi com'è giusto che sia.
Qualcosa nell'aria sta già girando. Nell'ultima scena Andrea inizia ad insospettirsi, ma scoprire cosa accadde tre anni prima non sarà molto facile.

Vi ringrazio per aver letto. Grazie a chi inserirà la storia nelle varie categorie e chi vorrà recensire.
Se volete seguirmi su facebook ecco il mio profilo. Nelle foto troverete i prestavolto dei protagonisti -- > Charlotte Montgomery
-Baci

 

 

 

 

 

   
 
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