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Autore: ZeldaFitzgerald    02/02/2017    0 recensioni
[Henrik Holm / Tarjei Sandvik Moe]
Fanfiction su Henrik Holm e Tarjei Sandvik Moe attori norvegesi protagonisti della terza stagione di SKAM. La chimica tra i due è talmente forte che non ho potuto fare a meno di immaginare qualcosa fra di loro al di fuori del set...
Ispirata dalle canzoni di Nas e dalla caratterizzazione dei personaggi Isak ed Even nella serie tv.
Il primo capitolo parla della prima volta che si sono incontrati.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per forze di causa maggiore hai dovuto rinunciare a quel piacevole appuntamento quotidiano con la mano diafana che ti serve il latte caldo con cioccolato per più di una settimana, ne hai contato le ore, i minuti e persino i secondi cercando di ricreare attraverso le immagini scandite dal ticchettio delle lancette l’esatto istante in cui lui avrebbe fermato il suo operare per dedicarti un pensiero. La tua anima romantica è convinta che avvenga ogni volta che il tuo orologio segna le 19:01, il minuto in cui, circa 192 ore prima, ti eri precipitato fuori dalla caffetteria, attraverso la porta vetrata e avevi visto un raggio di sole spezzare il buio di quel freddo inverno. Hai così deciso di impostare l’allarme del tuo iPhone 6 golden pink ogni giorno alle 19 in punto in modo tale da avere il tempo di sgombrare la mente da ogni pensiero superfluo e cercare di stabilire una connessione che ti portasse direttamente dall’altra parte della città sotto forma di vibrazione. Inutile dire che fino ad adesso non avevi mai sentito niente di speciale. Puntualmente due minuti dopo sei lì a maledirti, testa bassa, mani fra i capelli di grano, per non avergli chiesto il numero né tanto meno per aver provato a far si che fosse lui a farlo. Probabilmente se non fosse stato lui, con il suo ciuffo all’indietro a pronunciare rocamente quel nome così comune, non avresti neanche idea di come si chiami. Quel ragazzo continua ad impegnarti la mente, le idee, i pensieri. E’ presente persino nei gesti e nelle movenze altrui, mai nei sorrisi.
 

Ti cerco nei sorrisi degli altri che non sorridono mai come te, quanta verità.
 
 
Dovresti concentrati sullo studio ma la telefonata di Julie di due giorni fa ti ha totalmente distolto dall’obiettivo. Ti ha chiamato per dirti che Isak sarebbe stato il main character della terza stagione, se ne eri contento e se fossi disponibile a metterci dentro molto più te di quanto non fosse necessario per gli altri personaggi. Certo, Marlon aveva reso Jonas uno skaterboy, David ha reso Magnus così adorabile e Josephine Noora così indie ma per Isak è necessaria un’introspezione maggiore, Isak affronterà una volta per tutte la sua omosessualità. Ne sei stato entusiasta, tu questo processo l’hai affrontato due anni fa, quando il giorno del tuo compleanno ne hai parlato con i tuoi. Sapevi non essere qualcosa di così spaventoso ma avevi bisogno di essere onesto, di liberarti in un certo senso. Tarjei, senza etichette. Tarjei che ama qualcuno che somiglia anatomicamente a lui, Tarjei che ama e basta. Un paio di minuti, sorrisi e abbracci sentiti, estranei ad ogni tipo di compassione decisamente non necessaria in questo tipo di situazioni.
 
 
Julie aveva un problema. Non aveva Even. O meglio, le mancava il suo interprete dal momento che la caratterizzazione del personaggio era fin troppo definita. Avevate così speso gli ultimi due giorni a girare il trailer per la terza stagione, tra mutande bianche e pistole ad acqua che spruzzavano latte sulla tua faccia, un momento che hai definito iconico.
 
 
Undicesimo giorno lontano da quella caffetteria. Hai capito che ne hai abbastanza ma decidi di cambiare orario. Se le sette di sera non hanno funzionato bisogna modificare qualcosa. E’ mezzogiorno, ora di pranzo per chi vive tra i fiordi e ti sembra il momento giusto per provare a sconvolgere il destino.
Esci frettolosamente, un bacio veloce sulla fronte a tua madre, lo snapback bordeaux ben saldo sulla testa, quel cappotto cammello che tanto ti piace a coprirti le spalle.
 
 
Inspiri profondamente mentre te ne stai lì, davanti alla grande vetrata cristallina a cercare il coraggio o forse a tenere a freno l’euforia dovuta dall’incertezza del risultato prima di entrare dentro. La caffetteria pullula di gente, di anime che vagano sole e di altre che si fanno timidamente compagnia. Non c’è energia. Non c’è caos. Solo una calma confusa che da troppo tempo ti è familiare. Senza preavviso i tuoi occhi iniziano a vagare in cerca dell’azzurro dei suoi, stupidamente si posano su ogni traccia di biondo, su ogni tessuto muscolare candido neve. Non c’è emozione e non c’è brivido, è un meccanismo involontario e ostinato, una ricerca vitale come quando si desidera un bicchiere d’acqua fresca sotto il sole torrido di mezzanotte. Non ci sono le sue vene verde mare a pulsare sotto una camicia azzurra forse troppo aderente, né i suoi canini vampireschi a contornare il solco delle sue labbra. Ti siedi, sandwich con salmone e salsa yogurt, qualcosa che possa impedirti di essere divorato dall’ansia. Dai un morso, il telefono squilla. E’ David, hai dimenticato che dovete andare a parlare con Julie alle 13, dovete pranzare con lei. Prendi su il cappottone, dai un altro morso e esci da quel castello di vetri.
 
 
Cazzo, le cuffiette. Torni indietro, pensieri su un altro pianeta. Uno scontro, un urto. Leggero, soave, ti imbatti in un profumo, nulla di materiale eppure qualcosa di estremamente concreto. E’ lontano impresso nella tua memoria ma fresco, recente allo stesso tempo. “Hai dimenticato queste, ti ho visto correre via. Non ho fatto in tempo a salutarti”. Eccolo, il brivido, la scossa sulla pelle, la sensazione di caduta nel vuoto, lo stomaco in subbuglio post montagne russe, il vento caldo che congela i movimenti. E’ lui. Alzi lo sguardo, guance arrossate perfettamente attribuibili alla corsa di pochi secondi prima. Sei salvo, o forse no. E’ davvero così spaventoso rendersi vulnerabili davanti a chi provoca in noi certi spossamenti? Davvero fingere di essere forti e distaccati è ciò che ci rende attraenti? Sei lì fermo su questi pensieri quando il profumo è ormai vicinissimo a te, si insinua nelle narici e inebria gli occhi, la bocca, giù veloce dritto nei polmoni.
 

Grazie” azzardi con voce troppo roca per non sembrare rotta.
Ho iniziato a lavorare in cucina, ho cambiato il turno” ti fa mentre accende quella sigaretta che giorni prima vi aveva fatto da galeotto. Una moderna storia di Lancillotto e Ginevra se non fosse che le vostre parole d’amore stavano a zero. Le fantasie del suo corpo contro il tuo eri costretto a tenertele strette e per te, almeno per ora.
 
Non hai finito il sandwich, cattivo?” si apre in un sorriso, passa la mano indietro tra i capelli e soffia via il fumo dalla bocca, mentolo. Mentolo che si mischia alla vaniglia delle sue braccia, alla lavanda dei suoi capelli. Scorza di limone a colorarne i contorni del viso. Henrik, il ragazzo della caffetteria sa di primavera nell’asetticità dell’inverno.
 
 
Contrariamente ad ogni tua aspettativa ti liberi dall’impaccio dovuto alla tua natura di animo gentile e prendi in mano la situazione come ogni ragazzo di 17 anni che si rispetti. “Henrik” il suo nome ti ha riempito la bocca, è stato strano, eccitante, fresco, come un frutto succosissimo. Schiarisci la gola e poi ancora, “Henrik, non è che mi daresti un passaggio? Ho un appuntamento e sono in ritardo”.
 
 
Ti guarda per un paio di secondi, chiaramente incerto sul da farsi poi rimanendo fisso con lo sguardo su di te fa un paio di passi all’indietro, ti guarda e ti fa “Andiamo”. Resti inebetito lì sul marciapiede per qualche secondo, perso nel fumo ormai troppo distante di quel tabacco misto a menta ed è lì che i pezzi del puzzle si intersecano perfettamente, il quadro non è completo ma almeno inizia a prendere forma.
 


Even, sussurri piano al vento, prima di correre per raggiungere la macchina.
   
 
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