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Autore: MAFU    02/02/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 40

“Cos’è stato?” Lamia si girò di scatto aggrottando le sopracciglia, “Che facciamo?” Lilith sobbalzò cercando conforto in Yukio che però era sparito, “A quanto pare dobbiamo sbrigarcela da sole…” l’altra schioccò la lingua stiracchiandosi, “Benone.” Disse senza spirito cominciando a camminare, “Aspettami!” Lilith le corse dietro. “Crepa… racchia…” Lo spettro si era fatto vivo e non era altro che una marionetta con un ammasso catramoso sul volto, capace però di sputare le peggiori cattiverie mirando ai punti deboli delle giovani esorciste. Shiemi era stata afferrata da quelli che dovevano essere i suoi capelli, più simili a tentacoli d’inchiostro e altri occhi stavano facendo capolino nelle tenebre. Strangolandola sempre più forte la fece gemere di dolore e davanti agli occhi impietriti di Kamiki, il suo green man scomparve in quanto la ragazza era diventata troppo debole per mantenere l’evocazione. “Dannazione!” l’altra digrignò i denti guardando con la coda dell’occhio le sue volpi preparando una strategia. “Oi!” Lilith e Lamia arrivarono fermandosi a debita distanza, “Alla buon ora!” Izumo si voltò verso di loro iraconda, “Fate qualcosa!” strillò indicando Shiemi intrappolata. Lamia alzò le braccia come per dire di non aver voce in capitolo mentre Lilith sbiancò, “Avanti, tu… Dammi una mano!” Izumo le lanciò un foglietto per poi darle le spalle. “Non posso.” Sibilò la piccola senza fiato spalancando gli occhi ma Kamiki non la sentì. Battendo le mani cominciò a recitare una formula ponendosi tra le sue due volpi servitrici, “Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette…” contò fino dieci e Lamia alzò un sopracciglio davanti a quella bizzarra formula, “Cento e Mille, Dall’oltretomba tu vieni chiamato…” continuò a pregare congiungendo le mani. Lilith fissava il foglietto spiegazzarsi nella sua mano tremante ma non osò nemmeno provare ad evocare qualcosa. Anche perché quando alzò di nuovo lo sguardo, Izumo sembrò avercela fatta da sola e in un flash, lo spettro scomparve liberando Shiemi. Il silenzio e la tranquillità tornarono a calare su di loro mettendo in evidenza il fiatone di Izumo inginocchiatasi per la fatica. Rilasciò le sue creature guardando la compagna stesa a terra per poi voltarsi verso Lamia con uno sguardo inceneritore, “Oh, è il mio turno.” La succube si avvicinò alla compagna svenuta, ma prima che potesse sfoggiare chissà quale talento, Shiemi aprì gli occhi mettendosi a sedere da sola. “Oplà!” allargò le braccia la donna fingendo che fosse stato merito suo ma né Izumo né Lilith se la bevvero. Quest’ultima era rimasta immobile col pezzo di carta tra le mani e Kamiki voltandosi verso di lei lo notò cambiando espressione. Ogni suo pensiero fu però ostacolato dall’entrata in scena di Yukio, seguito dagli altri ragazzi intenti ad applaudire. “Complimenti, ce l’avete fatta.” Disse con quel suo solito sorrisetto finto. Ma a Lamia per poco non partì un polmone. Gli studenti infatti si erano tutti travestiti come ragazze, persino Ryuji che però non si era voluto fare la barba. Yukio dal canto suo, sembrava una Lamia mascolina e la donna scoppiò a ridere additandolo “Ma come vi siete conciati!?” starnazzò con le lacrime agli occhi, “Ci avete rubato l’idea…” Lilith intascandosi il sigillo, affiancò la sorella un po’ sconcertata ma con un principio di ridarella in volto mentre anche le altre due faticavano a restare serie. Persino Rin si era messo una parrucca e guardando Yukio in linea d’aria comparandolo a Lamia scoppiò a ridere indicandolo, “Sembri Lamia!” si spanciò frenando bruscamente la ridarella della donna, che sussultò presa contro piede, “Ha parlato il travestito!” rispose a tono incrociando le braccia stizzita. “Nah, Yukio non avrà mai quelle tette…” Shima, con vestitino fru-fru e codini arricciati si toccò il petto massaggiandoselo sognante e Koneko lo guardò di striscio facendo una faccia disgustata, “Shima, fai proprio schifo…”, Ryuji accanto a loro non si mosse di una virgola arrossendo come una scolaretta non appena si rese conto di come dovesse sembrare conciato in quel modo. L’unico davvero impassibile rimase Takara, che aveva messo una parrucca persino alla sua marionetta.
“Odio il lunedì.” “Ahh.. a chi lo dici… La domenica passa sempre troppo in fretta.” Sospirò Koneko camminando accanto a Shima e Ryuji. I tre si stavano avviando verso l’ala del corso comune dell’accademia per la prima ora del mattino. “Piuttosto, mi ci è voluta un’intera nottata per togliermi quel trucco appiccicoso dalla faccia.” Borbottò Ryuji tornando ad arrossire al pensiero. “E alla fine non è servito a niente…” “Come non è servito a niente? Io mi sentivo proprio DI-VI-NA.” Shima fece una piroetta seguita da un saltello parlando in falsetto. “Vedo che la tristezza del lunedì ti è passata in fretta.” “Stavo scherzando.” Il ragazzo tornò a incurvare le spalle appesantite dalla cartella. “Ragazzi… non pensate anche voi che nella nostra classe ci siano parecchie persone misteriose?” Koneko s’intromise nel discorso cambiando drasticamente argomento, “Eh? Come mai te ne esci con una domanda del genere dal nulla?” Shima lo guardò sgranando gli occhi, “Non so… stavo pensando a quel Takara…Chissà chi è veramente…” “So che il suo nome completo è Nemu Takara… Figlio del presidente della ditta di giocattoli Takara Hobby, ma non so altro.” Gli rispose Ryuji serissimo, “Ah, per la cronaca… È più grande di noi e frequenta il secondo anno.” “Che!?” entrambi i ragazzi sobbalzarono a quella rivelazione, “Ma se sembra un bimbetto!” balbettò Renzou incredulo. “E a proposito di sembrare dei bimbetti…” Koneko si grattò il mento pensieroso, “Anche Lilith Evangeline dimostra tutt’altro che 15 anni. Ammesso che abbia 15 anni.”.
“Che palle, pizzetto non poteva darci una chiave anche per le aule comuni?” sbadigliò Lamia camminando dietro a Lilith con le braccia incrociate dietro la testa. La sua cartella le penzolava dalle mani sbattendole ripetutamente sulla nuca per tenerla sveglia. “Dai, ogni tanto è bello fare due passi…” “Lo dici solo perché Amaimon è sparito di nuovo.”, Lilith si bloccò all’istante voltandosi verso la sorella, “Già…” mormorò come se avesse realizzato il senso della vita. “Di solito quando sparisce significa che non sta per succedere niente di buono…” deglutì per poi dare di nuovo le spalle a Lamia continuando a camminare. “Speriamo che sta volta non torni più.” Sbuffò allora la succube cominciando a fischiettare. Giunsero all’ingresso della scuola in concomitanza col suono della campanella ma non ci dettero troppo peso. “Uff… Che stress doversi sempre cambiare le scarpe.” Si lamentò Lamia fermandosi di fronte al suo armadietto. Lilith raggiunse il suo con tranquillità e prima di aprirlo si tolse le scarpe con garbo posando a terra la cartella. “Dai, sbrigati.” La sorella chiuse lo sportello lanciando a terra le scarpe da interno cominciando a infilarsele usando la punta del piede. “Sì, sì…” Lilith si chinò per raccogliere le sue da esterno strisciando i piedi scalzi sulla pedana per aprire la sua celletta quand’ecco che si trovò davanti una busta rosa caramella infilata tra le calzature pulite. Si alzò in punta di piedi per afferrarla mollando le scarpe a terra e se la rigirò tra le dita. “Ma che…?” “Che roba è?” Lamia allungò l’occhio sconcertata riconoscendo la scrittura di Mephisto “Oh? Un ammiratore segreto!?” Rin, in ritardo cronico sbucò alle loro spalle con in bocca una fetta di pane imburrato con una scarpa sì e una no infilata nei piedi per la foga di cambiarsi. “Rin!” la ragazza si voltò verso di lui sobbalzando, “N..No.. Ecco… Parrebbe essere da parte di… Mephisto.” Lilith lesse quel nome col batticuore. “Dal preside!? Gh… Che schifo…” Rin sputò inavvertitamente il pane pentendosene immediatamente, “Accidenti, la colazione!” la raccolse rapido soffiandoci sopra per poi trangugiarla, “Regola dei 5 secondi, ci vediamo!” sputacchiando briciole si defilò davanti allo sguardo attonito delle ragazze. Lilith tornò a guardare la busta ancora scalza ma Lamia prendendo le scarpine da interno della sorella gliele lanciò accanto ai piedi intimandola di sbrigarsi, “Muoviti.” Le passò accanto recuperando la sua cartella evitando di guardare la lettera misteriosa. Lilith rimasta sola, titubò sul da farsi ma in fine s’infilò le scarpe alla belle meglio e senza leggere il messaggio, mise la busta tra i denti prendendo la borsa e correndo in classe. 
“Allora, che voleva pizzetto?” Lamia guardò la sorella mentre si rilassavano all’ombra degli alberi sedute sul prato. “Oh, me ne stavo quasi dimenticando!” la ragazza frugò nella cartella mollando il sandwich che stava mangiando e ne estrasse la busta variopinta. “Non l’ho ancora letta…” si fermò a fissare quell’unico “A Lilith da Mephisto” scritto in grassetto e incorniciato da cuori e lustrini. “E allora? Che aspetti?” la succube alzò un sopracciglio mascherando la sua curiosità. “È che ho come la sensazione che sia una cosa seria… Altrimenti mi avrebbe scritto un sms…” “Bah, lo sai meglio di me che a lui piace giocare.” Fece spallucce Lamia guardando per aria. “Sarà… Allora la apro.” Disse col cuore in gola. Con le dita sollevò il lembo della busta incollato stando attenta a non strapparlo e quando l’ebbe aperta del tutto, prese il foglietto con delicatezza dispiegandolo con estrema cura. Trattenendo il fiato cominciò a leggere tra sé e sé scorrendo rapida parola per parola con gli occhi mordendosi un labbro per l’ansia. Il messaggio recitava:
Cara Lilith, o per meglio dire mia diletta Lilith. Spero che questa mia lettera che ti giunge al calar dell’estate ti trovi in salute. Io sto bene. L’altro giorno ti ho vista un po’ deperita, ti stai nutrendo a sufficienza? Potrei sembrare assillante in vero, ma la mia preoccupazione per te è del tutto sincera. Siccome vorrei che tu sapessi che non ho affatto accantonato quanto avvenuto nei giorni passati, riguardo l’incidente che ben sai, ci terrei a discuterne di persona in un tête-à-tête esclusivo alla mia dimora. Non sono questioni risolvibili né per messaggio né per telefono. Ho bisogno di godere del tuo sguardo solo per me. E dal momento che si tratta di un invito ufficiale, ho convenuto fosse opportuno scriverlo su carta di mio pugno. Questa sera sono lieto di invitarti alla mia residenza al livello più alto dell’accademia, ti basterà suonare al campanello col mio nome e il mio fedele servitore verrà ad aprirti. Ti aspetto per l’ora di cena e mi raccomando non fare tardi! Ho in mente per te qualcosa di sfizioso. PS: Si richiede l’abito elegante, possibilmente con scollatura ⋆”
Lilith strabuzzò gli occhi divenendo paonazza. “Un…Appuntamento...?” biascicò incredula. “Che!?” lamia le strappò sgarbatamente il foglio di mano per leggerlo lei stessa e la ragazza non si mosse di una virgola lasciando le mani a galleggiare a mezz’aria. Lamia lesse con foga parendo sempre più schifata e il disgusto culminò in quel PS indecente, “Terrificante!” la donna le restituì il foglio sbattendoglielo praticamente in faccia ma la ragazza era ancora troppo scioccata per reagire. “Vuoi andarci sul serio!?” la sorella fece una smorfia rabbrividendo ma Lilith annuì lentamente a scatti sempre più rossa in volto. “Ah, ma con chi credo di parlare? Certo che ci andrai!” sbuffò la succube buttandosi all’indietro sull’erba, “Io ci rinuncio!”.
“Mh? Le senti anche tu?” Rin alzò gli occhi dal fumetto che stava leggendo sul letto del fratello guardando il soffitto. Continuavano a sentirsi rumori di passi frenetici misti a mobili striscianti e tonfi sordi provenire dal piano di sopra. “Staranno riordinando.” Yukio smise un istante di scrivere sul suo taccuino alla luce della lampada da scrivania. Fuori era quasi il crepuscolo. “Mah…” Rin tornò a sdraiarsi voltando pagina ma un altro rumore secco lo fece destare di nuovo. “Sentito?” “Sì, Rin, ce le ho le orecchie.” Sospirò l’altro togliendosi gli occhiali per massaggiarsi le tempie. “Sto cercando di ignorarle per potermi concentrare.” Rinforcò le lenti riprendendo ad appuntarsi nomi di piante dal libro di testo. “Sai che oggi Lilith a ricevuto una lettera da Mephisto?” “Quale parte di sto cercando di ignorarle per potermi concentrare non hai capito?” “Ok, scusa…” Rin si immerse nuovamente nella lettura cucendosi la bocca. “Lamia non ho niente da mettermi!” strillò Lilith in lacrime con addosso un prendisole inadatto all’occasione. Aveva ribaltato mezza camera nella disperata ricerca di qualcosa di elegante, sapendo benissimo di non averlo e ora piagnucolava seduta sul pavimento di fronte al casino che aveva fatto. “Oh, dopo metti a posto eh?” Lamia la stava ignorando leggendo una rivista osé infossata nel letto della ragazzina. “Aiutami ti prego!” la ragazza si voltò a guardarla disperata ma la sorella di tutta risposta voltò pagina senza degnarla della minima attenzione. “Lamia!” “Che vuoi!?” spazientita abbassò il giornale arricciando il naso, “Non so cosa mettermi!” “Senti, non abbiamo niente che corrisponda alla descrizione e personalmente credo che come ti vesti debba essere affar tuo e basta. Io ci andrei in uniforme.” “Dici?” “Sì, dico. E datti una mossa che sono le sette.” “Merda!” Lilith si tirò in piedi lanciando via anche quell’abito aggiungendolo al mucchio, “Vada per l’uniforme!”. “Ancora non capisco perché ti stia agitando tanto…” “Lamia è… È un appuntamento…” Lilith s’infilò la camicetta prendendosi poi il viso tra le mani, “Sogna, sogna.” Lamia aveva ripreso in mano la rivista per nulla interessata, “Sono un po’ agitata tutto qui.” Sbuffò la piccola mettendosi la gonna e il suo look era completo. Guardandosi poi attorno si rese conto del marasma che imperversava nella loro camera e deglutì rumorosamente. “Rilassati e comportati come faresti di solito. Dopotutto vai lì per parlare dei tuoi problemi.” Fece spallucce la succube rompendo il silenzio. “D’accordo.” Lilith trovò la forza di sorridere e prendendo la borsetta col cellulare se la appese alla spalla facendo una piroetta. “Allora io vado!” “Eh? Ferma lì devi mettere a pos…” ma la ragazza si era già defilata correndo giù per le scale a tutta velocità. “…To…” Lamia sospirò lasciandosi cadere la rivista sulla pancia. “Fanculo.” Sussurrò fissando il caos primordiale che aveva lasciato. “I rumori hanno smesso…” Rin non riusciva proprio a darsi pace, e Yukio si riempì i polmoni d’aria per non esplodere. “Yo.” In quel momento, Lamia entrò spalancando la porta e il ragazzo si lasciò sfuggire un urlo isterico chiedendo il perché a Dio. La donna si fermò sulla soglia con un sopracciglio alzato ma poi ignorandolo si chiuse l’uscio alle spalle entrando in stanza, “Lamia, hey…” Rin mollò il fumetto ricomponendosi, “Perché sei qui?” sorrise un po’ teso, “Rilassati, mia sorella è andata alla villa di Mephisto lasciandomi tutta sola così ho pensato a voi.” “Che onore…” disse Yukio senza voltarsi continuando a scrivere come poteva. “Cosa? Lilith è andata fin là da sola? Perché?” Rin si mise a sedere a gambe incrociate seguendo con lo sguardo Lamia sedersi accanto a lui, “Hai visto anche tu che stamattina ha ricevuto una lettera da parte di pizzetto…” “Pizzetto?” “Mephisto.” “Ah… Sì, quindi?” “A quanto pare l’ha invitata a un appuntamento galante…” pronunciò le ultime due parole con dichiarato ribrezzo. “Cosa!? Un appuntamento con quello!? Vomito!” Rin si sentì male tappandosi la bocca, “E poi che razza di lolicon è Mephisto!? Schifo…” “Per quanto anche io non apprezzi pizzetto, non è come pensi.” “In che senso?” Yukio finalmente le dette udienza voltandosi sulla sedia, “Vedete, tra lui e mia sorella tecnicamente non c’è poi tanta differenza d’età. Si sta parlando in sostanza di migliaia di anni. Centinaio più centinaio meno cosa volete che sia?” “Mille anni!?” “Che hai da guardare così? Per noi è perfettamente normale.” Lamia guardò Rin seccata, “Quindi capite quanto questo appuntamento sia in fondo del tutto consono e legale se così la vogliamo mettere. Il corpo che poi si è scelta mia sorella è un’altra storia.” “Già…” il ragazzo rabbrividì, “Piuttosto… Non credevo che tra lei e il preside ci fosse qualcosa…” “Diciamo che è complicato… Avete mai sentito parlare di imprinting?”.
Lilith era immobile davanti al portone d’ingresso della villa, di un bianco sgargiante. Il sole alle sue spalle era tramontato del tutto e il cielo cobalto cominciava ad avvolgere tutto nella sua oscurità. D’un tratto guardandosi i piedi si sentì in enorme imbarazzo per come si stava presentando a quella sontuosa dimora. Poi prendendo fiato si convinse di essere perfetta e con coraggio suonò il campanello restando in attesa. Dopo neanche una manciata di secondi, un maggiordomo le aprì la porta accennando a un inchino, “Madame Lilith, il mio padrone vi sta aspettando.” Disse dilungando la reverenza facendosi da parte. “Prego, accomodatevi.” “Oh… Sì… Grazie…” “Potete chiamarmi Belial, sarò al vostro servizio questa sera.” “D’accordo… Grazie, Belial.” La ragazza mise piede all’interno dell’edificio un po’ insicura venendo abbagliata dallo sfarzo. In alto un enorme lampadario di cristallo svettava su una scalinata ricoperta da un tappeto pregiato. Alle pareti quadri e decori raffinati riempivano l’atmosfera rendendola quasi soffocante. “Da questa parte.” L’uomo la esortò a seguirlo mentre lei gli si accodò col naso per aria per ammirare quel luogo magico. Percorsero un centinaio di metri, o forse duecento prima di svoltare l’angolo e proseguire lungo un altro corridoio. Quel posto era immenso. Quando finalmente giunsero davanti all’ultima porta, il distinto signore si fermò impettito contro il muro facendola avanzare per prima, “Il padrone si trova oltre questa porta, siete arrivata.” Fece l’ennesima reverenza restando poi immobile. Lilith squadrandolo da capo a piedi deglutì per poi avanzare, “Solo un istante.” Belial la fermò sfilandole la borsa, “Permettetemi di prendermi cura dei vostri effetti personali.” Detto questo, la ragazza fu finalmente libera di andare per la sua strada. Senza più costrizioni, bussò delicatamente sulla porta e la aprì con garbo attraversandola. “Mephisto… È permes..?” ma la frase le si bloccò a metà trovandosi immersa in una pittoresca stanza circolare, dalle pareti altissime culminanti in una volta arzigogolata. Decorazioni spiccavano in ogni dove, compresi numerosissimi scaffali di action figures, manga, statuette varie, ninnoli, videogiochi, console di ogni genere, un televisore al plasma mastodontico, pouf, cuscini impilati di diverse misure e pupazzi sparsi anche sul pavimento. L’ammasso di oggetti in quella singola stanza era stupefacente. In più di fronte a lei si stagliava un sontuoso letto a baldacchino addobbato dalle lenzuola più improbabili.  “Ti stavo aspettando.” Mephisto si votò a guardarla mollando il controller della playstation sul pavimento. Era seduto in mezzo a quella pila di cuscini davanti alla tv con in bocca un ghiacciolo azzurro e indossava quel provocante kimono casalingo delle famose foto. Lilith deglutì notandolo ma cercò di non farsi intimorire. Rendendosi conto che però erano entrambi molto casual si rilassò ulteriormente. “Belial, alla cena penso io. Ritirati.” L’uomo, posando il gelato su un vassoio, parlò rivolto alle spalle di Lilith immobilizzatasi e il maggiordomo rispose pacatamente dileguandosi. “Pazzesco…” mormorò la ragazza percorrendo la volta partendo da un punto dietro di lei fino a Mephisto, rimasto a guardarla in silenzio. “Ti piace?” “Sì… Ci sono così tante cose…” “Si tratta della mia collezione, cara.” Il demone si alzò in piedi avvicinandosi a lei, “Coraggio, avvicinati…” le porse una mano ma il suo sguardo scivolando alle sue spalle incrociò quell’enorme letto facendola arrossire. Possibile che la stesse invitando a… No, no… Scossò la testa impercettibilmente e afferrò la sua mano titubante. Lui scivolando verso di lei le baciò il dorso guardandola negli occhi. “Da quanto tempo…” “Un giorno…” la ragazza distolse lo sguardo riprendendosi la mano imbarazzata, “Un’eternità.” Mephisto continuava a fissarla non facendo che metterla ancora più a disagio. “Mh… Ti vedo molto spartana…” L’uomo poi la squadrò da capo a piedi lisciandosi il pizzetto pensieroso, “Vediamo che posso fare…” leccandosi un labbro schioccò le dita cambiando abito a entrambi. “Molto meglio.” Sogghignò studiando l’abito da sera che fasciava Lilith come un guanto. La scollatura era piuttosto generosa ma perfetta per il suo fisico. Lunghi guanti scuri la coprivano fino al gomito dandole l’aspetto di una donna dell’alta società, in più aveva provveduto a raccoglierle gli scompigliati riccioli biondi in una crocchia elegante facendole addirittura dono di un paio di orecchini di diamanti. “Oh…” la ragazza si guardò il seno meravigliata. Anche Mephisto ora indossava un completo elegante che lo rendeva dannatamente affascinante. “Immagino sarai affamata…” aggiunse l’uomo preparandosi a schioccare le dita una seconda volta, “Eins, zwei… Drei.” La stanza mutò, trasformandosi in una sala da pranzo con una ricca tavolata imbandita, “Permetti?” Lilith se lo trovò alle spalle pronto a farla accomodare sulla sedia e lei non se lo fece ripetere due volte sedendosi però un po’ impacciata. Mephisto comparve poi all’altro capo del tavolo seduto composto davanti al suo piatto. Con tutti quei metri a separarli, era tutt’altro che una cenetta intima. Però le luci, abbassandosi, dettero spazio a quel lume di candela di classe che cambiò drasticamente atmosfera facendo battere il cuore a Lilith. “Non sei di molte parole, stasera…” l’uomo prese un sorso dal calice di vino comparso davanti ai loro nasi, “Sono… Ecco… Un po’ sconvolta…” confessò la ragazza prendendo il suo bicchiere. Era successo tutto in un battito di ciglia, letteralmente. “Oh, chiedo venia… Avrei dovuto avvertirti…” “No, no… Avrei dovuto saperlo…Samael.” scossò il capo lei assaggiando il vino. “Or dunque, che mi racconti di bello? È da tanto che non ci si vedeva con cotanta privacy.” “Ultimamente sei stato molto preso dal lavoro, mi pare.” “Sì, è così e me ne duole. Infatti ho approfittato della prima sera di libertà per invitarti. Fremevo in attesa di questo giorno.” “Di che mi volevi parlare?” “Dritta al sodo, eh? Mi piace…” Mephisto la guardò attraverso il calice di cristallo. “So che riguarda… L’incidente…” “Proprio così. Una materia tanto delicata poteva essere discussa solo in un’occasione come questa.” Posò il bicchiere stiracchiandosi le dita le uno contro le altre. “Ma parliamone davanti alla cena.” Disse schioccando le dita. Due ciotole di Ramen istantaneo apparvero sulla tavola e una teiera fluttuante versò acqua bollente prima in una e poi nell’altra. “Bene, mentre aspettiamo che sia pronto…” “Ramen istantaneo?” alzò un sopracciglio Lilith fiutando il prodotto, “Della migliore qualità.” Ribatté l’altro impostando il timer con un altro schiocco. “Sarà pronto in cinque minuti.” La guardò rapito. “Quindi… Che succede?” “Come, prego?” “Non giriamoci attorno, cosa vuoi dirmi?” “Oh… Vedi…” Mephisto guardò altrove pensieroso, “Da dove incominciare..?” chiese all’aria grattandosi il mento. “Oh sì. Prima di tutto sono davvero lieto che tu abbia accettato il mio invito seppur con così poco preavviso. Poi ci tengo a ribadire le mie più sincere e concitate scuse per l’accaduto. Come hai ben potuto notare, Amaimon non si è più fatto vivo da allora ma ti posso assicurare che le scuse sono anche da parte sua.” “Amaimon?” “Sì, era oltremodo dispiaciuto anche lui.” “Difficile da credere…” Lilith aggrottò le sopracciglia un po’ dubbiosa, “So che per te è difficile crederlo essendo stato lui l’artefice di tutto ma l’ha fatto per il puro piacere della curiosità. Resosi conto di cosa effettivamente avrebbe comportato si è sentito affranto e per tale motivo ha scelto di non farsi vedere per l’imbarazzo.”. Ancora un po’ dubbiosa, Lilith lo guardò stranita ma scelse di credergli sospirando, “Se è come dici tu, mi piacerebbe incontrarlo per sentire le sue scuse di persona.” “Se è ciò che vuoi, ti sarà dato.” Sogghignò l’uomo. “C’è altro?” “Quanta fretta mia cara… Avanti, gustiamoci questo lauto pasto.” Disse scoperchiando la coppa di Ramen liberando vapore profumato. Lilith lo imitò prendendo poi le bacchette. L’odore era tutto sommato invitante. Così prendendone una boccata ne rimase deliziata. “Sono di tuo gusto?” domandò Mephisto studiando la sua reazione, e lei annuì in estasi, “Me ne compiaccio…” mormorò prendendone a sua volta un boccone. “Quindi?” Lilith si pulì la bocca tamponandola col tovagliolo, “Quindi… Mettendo un attimo da parte il discorso Amaimon…” il demone posò le bacchette un istante inalando i fumi delicati della sua porzione bollente, “Vorrei parlarti nel dettaglio di cosa mi ha tenuto impegnato così a lungo.” “Ti ascolto…” Lilith posò a sua volta le bacchette a lato del piatto con lo stomaco chiusosi dall’ansia. “Devi sapere che… In giro per il globo hanno iniziato ad avvenire manifestazioni sempre più irruente di impurità, anche più potenti di quella che hai visto a Kyoto.” A quelle parole Lilith sbiancò. “E non è tutto…” Mephisto scrutò ogni mutamento della sua espressione moderando i toni, “I fenomeni stanno aumentando con sempre più frequenza. Parrebbe che Astaroth stia disperatamente cercando qualcosa o… Qualcuno.”, Lilith abbassò lo sguardo in silenzio, “La mia domanda in questo caso sarebbe perché mai? Ma non è il tempo di porsi quesiti. Bensì una seconda scoperta ha destato il mio interesse o per meglio dire sono stato obbligato a destarne.”. L’eco della sua voce si depositò nelle pareti lasciando Lilith col fiato sospeso, “Va avanti…” “Coraggio, non tutto in una volta…” Mephisto inclinò la testa di lato sogghignando. “Mi concederesti un ballo, prima?” “Un ballo?” a quella domanda, l’uomo chiuse gli occhi e senza bisogno che schioccasse le dita, si udì una melodia potente crescere tutta intorno a loro. Come si alzò da tavola, questa scomparve assieme alla loro cena e Lilith si trovò in piedi davanti a lui su una pista da ballo dorata. “Tra le quattro stagioni di Vivaldi ho scelto per te l’estate… In onore di questa stagione agli sgoccioli…” mormorò lui prendendole le mani. Una musica di soli violini pervase il salone, ma questa invece di essere soave e cullante era quasi violenta. Avvicinandola a lui la sospinse poi lontano facendole fare una piroetta. Recuperandola con eleganza la guidò in un Valzer energico trasportandola con veemenza a tempo di musica. Quella melodia era un crescendo di tensione, così come Lilith sempre più sulle spine. “Su queste note cariche di pathos sto per comunicarti una notizia a dir poco sconvolgente.” Annunciò Mephisto avvicinandola ulteriormente a lui, “Devi sapere che… Qualcuno è riuscito ad aprire un Gehenna Gate artificiale e a collegare il nostro mondo ad Assiah.” Lilith sgranò gli occhi pietrificandosi continuando però a venir costretta a danzare. “Ciò significa che chiunque può passare indisturbato…Senza bisogno di espedienti come la tua trasformazione…” “Sta arrivando…” sussurrò la ragazza senza fiato. Mephisto la guardò negli occhi lasciando che fossero loro a parlare e la vide cedere. “Non possiamo fare niente?” Mephisto le fece fare una piroetta, “Ahimè no, ho provveduto a sigillarlo momentaneamente ma durerà poco e mi costa incredibile fatica.” Si fermò un istante mostrandole parte della clavicola pervasa da piccole chiazze nere e lei sussultò. “Stai corrompendo il tuo corpo per proteggermi?” ripresero a ballare, “Sì.” La guardò fisso. “Oh… Non… Non va assolutamente bene.” La ragazza distolse lo sguardo agitata, “A questo punto sarebbe meglio che io mi rivelassi fermando questa follia.” “Ed è qui che entra in gioco la mia idea.” Lilith tornò a guardarlo negli occhi spaesata, “Avevi previsto tutto?” “Calma… Come nel gioco degli scacchi vi sono mosse e contro mosse… Io ho semplicemente pensato a una contro mossa.” Scivolarono guidati dai violini, “Dato che l’arrivo di Eva è imminente e inevitabile, e che tutto il mondo ne pagherà le conseguenze se stiamo a guardare…”, Lilith si sentì sempre più nel pallone, “Il mio piano sarebbe di precederla attirandola in una trappola qui in accademia.” “Una trappola? Stiamo parlando di mia madre, non abboccherebbe mai.” “Oh, al contrario… Non si tratta infatti di un attacco a volto scoperto ma un sotterfugio… Devi solo fidarti di me.” “Mephisto io…” “Arriverà comunque, meglio premunirsi.” Insistette e lei cedette sospirando. “Va bene… Che devo fare?” capitolò e l’uomo interrompendo le danze, si allontanò da lei sfilandole un guanto per baciarle di nuovo la mano. “Speravo lo dicessi.” Accarezzandole le dita mollò la presa per poi darle le spalle. “Amaimon.” Chiamò l’uomo paralizzandola. I violini cessarono lasciando spazio ai pesanti passi del giovane demone che giunse loro in contro tagliando a metà il salone. “Lilith, felice di rivederti.” Disse guardandola mentre si avvicinava nascondendo un braccio dietro la schiena. Poi quando le fu abbastanza vicino arrestò il passo rivelando ciò che stava nascondendo. Una succosa mela rosa si parò davanti al viso della giovane che capì all’istane i loro intenti. Mephisto sogghignò accarezzandole il viso, “Tutto ciò che dovrai fare è mordere questa mela stanotte.”.
   
 
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