Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Piuma_di_cigno    02/02/2017    2 recensioni
Se potessimo sapere l'esatta data in cui un evento sconvolgerà la nostra vita per sempre, cosa faremmo nell'attesa? Quando Tessa si ritrova in questa situazione, risponde alla domanda in modo molto semplice: lei se ne starebbe a letto per giorni e giorni e sbatterebbe il mondo fuori dalla porta. Questo finché la sua amica Lia non piomba nella sua stanza la mattina presto e la trascina su un treno per una vacanza di una settimana che le cambierà la vita.
Una sola settimana e Tessa si ritrova a provare tutte le follie dell'universo: da tuffi notturni, a scorpacciate di marshmallow fino all'amore ...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 17 – A casa

 

Rientrare in appartamento fu decisamente un'esperienza imbarazzante. A quanto pareva infatti Raphael e Lia avevano approfittato della nostra assenza e si erano messi piuttosto comodi: quando io e Daniel entrammo li trovammo stesi sul letto l'uno a fianco all'altra profondamente addormentati e con la televisione accesa.

In fondo, erano le sei del mattino e tutte le persone sane di mente dormivano sodo alle sei del mattino. Per un fugace istante mi chiesi se anche io e Daniel prima o poi saremmo finiti così e mi sentii arrossire; l'avevo baciato, certo, ma questo in qualche modo aveva creato in me ancora più confusione di prima, un misto di adrenalina, felicità e sorpresa, come se io stessa mi chiedessi chi fosse questa sconosciuta che aveva preso possesso del mio corpo.

Guardai Daniel con espressione interrogativa e accennai ai due addormentati di cui uno, nel frattempo, aveva iniziato a russare piano. Lui scrollò le spalle con un sorrisetto malizioso, come a dire ci penso io ed entrò furtivamente nell'appartamento. Mi stavo ancora chiedendo cosa stesse per fare quando lo vidi avvicinarsi a Raphael cercando di fare piano e iniziarle a parlargli sottovoce: “Ehi! Drake!”

“Mmh?”
“Svegliati, devi dare l'esame all'università tra mezz'ora!”

“Naaah, non è vero” biascicò l'altro senza neanche rendersi conto che non era un sogno. Mi trattenni a malapena dal ridere vedendo il suo viso pallido contrarsi in una smorfia, come se ci avesse pensato e dubitasse effettivamente riguardo alla veridicità della storia dell'esame... e questo nonostante fosse domenica.

“Sì invece,” insistette Daniel, “devi dare l'esame di biologia.”
“Ho studiato, non rompermi le scatole...” brontolò quello.

“Hai studiato davvero?”

“Sìììì” mugugnò Raphael con voce impastata e sopracciglia corrugate. Dovevo ammetterlo, potevo decisamente capire cosa ci trovasse Lia in lui.

“Bene,” proseguì imperterrito Daniel, “allora mi parli un po' dell'intestino crasso?”

Ancora addormentato, l'altro sospirò sonoramente, infastidito, ma presto si mise veramente a descrivere l'anatomia di quanto richiesto.

“L'intestino crasso è formato da cieco, colon e retto e il colon si divide in...” e proprio mentre Raphael spiegava al suo insegnante immaginario che il colon si suddivideva in ascendente, trasverso e discendente Lia, svegliata forse dal suono della sua voce, batté le palpebre perplessa e si girò stupita verso di lui.

Quando nella sua espressione vidi la sorpresa e la confusione di ritrovarsi nel letto con lui e di sentirlo parlare di anatomia alle sei del mattino, non riuscii più a resistere e scoppiai a ridere svegliando definitivamente il malcapitato; la faccia della mia coinquilina era impagabile, con i suoi occhi sgranati e la sua bocca leggermente aperta, il viso pallido e i capelli scompigliati quasi quanto i miei.

“No no...” farfugliò “Cosa? Cosa... cosa stai dicendo? Cos'è successo? Oh, non... non stavamo guardando un film? Sono... che ore sono?”

Raphael non rispose, confuso quanto lei dall'insolito luogo in cui si era svegliato e, da come si guardava i piedi, probabilmente anche dal fatto di essersi addormentato con le scarpe addosso. Lia si tirò a sedere e mi fissò, poi fissò l'orologio sulla parete, poi di nuovo me, poi Daniel e infine Raphael, insolitamente vicino a lei e insolitamente arruffato, quasi quanto lei. Erano talmente carini che se avessi potuto avrei afferrato il cellulare e avrei scattato loro una foto, ma non sapevo più dove l'avevo messo, tanto per cambiare.

“O mio Dio, ci mancava solo questa...” brontolò Lia che finalmente si era resa conto della situazione.

“Questo significa che non mi concederai un quarto appuntamento?”

“No, io... cioè sì. No, no aspetta. No. Intendo... devo pensarci. Ho fame, devo mangiare qualcosa.” la conclusione della mia coinquilina fu chiara quando si alzò e, districandosi dalle coperte, si diresse verso il frigorifero. Afferrò pane e Nutella e iniziò a mangiare, così io decisi di preparare caffè e toast per tutti, tanto a quanto pareva ormai Daniel e Raphael erano abbonati alla nostra cucina.

Parola mia, fu la colazione più divertente a cui avessi mai assistito; gli argomenti di conversazione non mancarono mai e ci facemmo più di qualche risata sulla notte trascorsa, soprattutto quando raccontammo che avevamo mangiato la pizza alle due di mattina. Lia me l'avrebbe rinfacciato per anni e anni a venire; la mia dieta non sarebbe più stata la stessa.

Loro invece ci raccontarono del thriller che avevano visto, anche se al posto della trama ci parlarono praticamente solo della scenografia, cosa che fece scattare più di qualche occhiata perplessa tra me e Daniel, ma alla fine non dicemmo nulla in merito. Cose tra loro esattamente come il nostro bacio, che era rimasto solo tra noi; l'avrei raccontato a Lia, ma una volta sole.

Dopo risate su risate, litri di caffè e chiacchiere e chili di toast iniziai a capire che l'ora di andare si avvicinava per me e Lia e più guardavo quello che avevo davanti più capivo quanta nostalgia avrei avuto di tutto questo. Guardavo il sorriso di Daniel e mi sembrava impossibile tornare alla vita di prima. Guardavo il modo in cui Raphael, senza farsi notare, vegliava su Lia come se si fosse imposto di starle accanto. Guardavo Lia ridere alle sue battute e il sole filtrare dalle tende, insieme allo stridio dei gabbiani e ai piccoli suoni di una cittadina di mare che si svegliava. Come avrei potuto tornare indietro ora?

Ma il momento di andare arrivò, infine, quando alle nove e mezza Raphael se ne dovette andare richiamato dal fratello, che gli telefonò chiedendogli dove diavolo fosse stato tutta la notte; salutò Lia fuori dalla porta perciò non sentii quello che si dissero, ma immaginai che fosse successo qualcosa dall'espressione sognante che aveva quando tornò dentro.

La stanza fu invasa da uno strano silenzio: sapevamo tutti quello che stava per succedere, ma nessuno di noi voleva ammetterlo, nessuno di noi voleva dirlo, come se in qualche modo questo potesse renderlo meno vero... ma lo era. Io e Lia stavamo per partire. Provai a dirmelo a mente sperando che avesse più senso. Non funzionò.

“Vado a finire di preparare le valigie” annunciò Lia prima di andarsene con passo deciso nell'altra stanza lasciandoci soli, evidentemente di proposito. Io e Daniel ci scambiammo un'occhiata.

“Tess lo sai che la mia proposta di restare è ancora valida, non è vero?” disse lui con voce sommessa, facendomi saltare il cuore fino nello stomaco per un misto di tristezza e gratitudine perché era la prima volta che una persona che amavo annunciava a voce alta di volermi con lui; non era una cosa poi tanto straordinaria, forse, ma per me era come se lui fosse riuscito a tenere il mio cuore in mano con un'unica abile mossa. Sapevo che i miei genitori non lo facevano intenzionalmente, però da quando la mamma si era ammalata era come se loro si fossero rinchiusi nel loro piccolo universo da cui mi avevano esclusa. E ora, ora Daniel con quelle parole magiche era capace di sconvolgere tutto.

“Lo sai che devo tornare a casa.”

“Lo so.” il tono con cui lo disse mi fece capire che si era ormai rassegnato. La sua voce sommessa e il modo in cui mi guardava mi sciolsero qualcosa nel petto, qualcosa che si scaldò quando mi prese la mano.

“Ci rivedremo Daniel, credo di poterlo promettere. Verrai a trovarmi, vero?”

“Certo. E tu verrai qui di nuovo?”

Sai che lo farò.” mi alzai “Ma ora devo preparare la valigia o perderò il treno.” guardai l'orologio, incapace di rassegnarmi all'idea che fosse già ora di tornare a casa. Anche Daniel si alzò e in due soli passi aggirò il tavolo, mi raggiunse e mi abbracciò stretta.

“Sarà strano non averti più qui.”

“E' passata solo una settimana, ci farai l'abitudine in fretta vedrai.”

“Una settimana lunga...” mormorò lui.

“Una settimana lunga.” concordai io.

 

Le valigie furono pronte in meno di mezz'ora e dopo aver salutato Daniel il mio umore scese sotto i piedi. Io e Lia non parlammo: eravamo entrambe troppo tristi per dire anche una sola parole e ognuna era persa nei suoi pensieri. Infine, dopo aver ritardato il momento il più possibile, fu tutto pronto e noi non avemmo più scuse per rimanere, perciò fummo definitivamente costrette a portare fuori le borse e a chiudere a chiave la porta dell'appartamento numero sette.

Guardai la targhetta e pensai a quando l'avevo vista per la prima volta una settimana prima e, seccata, mi ero chiesta che diavolo ci facessi lì e perché non fossi a dormire nel mio letto. Che ironia il fatto che ora non volessi proprio abbandonarla.

Il tragitto fino alla stazione fu molto più breve di quanto immaginassi e, tacitamente, io e Lia concordammo che non saremmo tornate in spiaggia per vedere il mare un'ultima volta: troppo doloroso. Era meglio andarsene senza rendere terribile quello che terribile lo era già... e proprio quando mi accorsi questo iniziai a ragionare. Come un orologio a cui veniva inserita la batteria, ecco che gli ingranaggi del mio cervello lavoravano, spinti da quel pensiero, per trovare la soluzione che non avevo mai davvero voluto vedere. Fu per questo che quando arrivammo alla stazione dei treni, nonostante mancassero poco meno di dieci minuti all'arrivo del nostro treno, mi fermai in mezzo alla folla costringendo Lia a fare lo stesso.

Perché impormi di soffrire ancora? L'estate era lunga. Dovevano passare mesi prima che finisse e ora la mia mamma stava bene, e in ogni caso perché volevo tornare? Potevo tornare per la scuola, per la famiglia, per nostalgia... ma io non volevo tornare. Quella sarebbe sempre, sempre, sempre stata la casa in cui ero cresciuta, però adesso il mio cuore si stava lentamente spostando verso il mare, verso gli amici e Daniel. Ripensai alla telefonata del giorno precedente.

Daniel mi ha chiesto di restare, mamma.”

Sei grande tesoro, devi decidere tu cos'è meglio per te. Sai che qualunque scelta farai per me andrà bene, l'importante è che tu torni per la scuola.”

Lo so.”

“Lia?”

“Tessa?” dal suo tono capii che si era aspettata che succedesse qualcosa. Ci guardammo.

“Devo dirti una cosa.”
“Anch'io.”

“Anche tu?”

“Non mi dire che...”

“Voglio rimanere qui!!” esplosi infine, incapace di trattenermi, nel momento esatto in cui Lia diceva la stessa identica cosa. E be', scoppiammo a ridere.

“Anche tu?”

“Sì, anch'io!”

“Credevo mi avresti detto di tutto se te l'avessi chiesto!”

“Ma se è da giorni che ci penso!”

Scoppiammo a ridere di nuovo.

“Be' Tessa, cosa facciamo?”

La felicità che avevo perso nelle ultime ore riprese a scorrermi nelle vene.

“Rimaniamo!”

“Ma come faremo con l'appartamento?”

“E' libero nei prossimi mesi. Quando ho capito che volevo rimanere l'ho prenotato per tutta l'estate. È un accordo solo a parole e in attesa di conferme, ma la madre di Daniel ha promesso che non l'avrebbe affittato a nessun altro nel caso in cui avessi cambiato idea.”

“Oddio, davvero?”
“Davvero!”

“E allora torniamo indietro!”

“Aspetta, ma tu cosa dirai ai tuoi genitori?”

“Ahhh, ho tutta la vita per raccontare loro la verità, una sola estate per fare tutto questo!”

Tra le risate ci voltammo e lasciammo la stazione e ci raccontammo finalmente tutto quello che non ci eravamo dette negli ultimi giorni. Lia si dimostrò entusiasta di sentire che finalmente avevo baciato un ragazzo, io altrettanto quando mi disse che avrebbe dovuto leggere Harry Potter e fra le chiacchiere tornammo nella nostra seconda casa e disfacemmo le valigie per la seconda volta, per rimettere tutto esattamente dov'era.

Quando andai dalla madre di Daniel per avvertirla del nostro ritorno lui non c'era, così parlai solo con lei.

“Potete rimanere fino al trentuno agosto, poi dovrete lasciare libero l'appartamento perché arriveranno altri inquilini.” mi scrutò di sottecchi “Abbiamo già parlato dei costi dell'affitto, quindi siamo a posto direi.”

Ringraziai mille volte la mia buona stella di aver avuto la fantastica idea di risparmiare durante l'estate precedente quando davo ripetizioni di italiano e inglese. Incredibile. Non avrei mai creduto che quei soldi mi sarebbero serviti davvero così tanto.

“Certo. La ringrazio tanto anche a nome di Lia”

“Oh, non credo valga più la pena di darmi del lei” ammiccò “dopotutto esci con mio figlio, vero?”

“Direi di sì” risi io.

“Allora dammi del tu ragazza, perché altrimenti mi fai sentire proprio vecchia” scherzò lei rientrando nell'appartamento. Annuii divertita. Tra me e me pensai che quei due si somigliavano proprio: stessi occhi, stesso modo di sorridere, stesso modo di ammiccare. Avrei proprio voluto conoscere sua sorella.

Dovetti aspettare fino alla mattina dopo perché Daniel scoprisse che eravamo rimaste lì. Sua madre non gli aveva detto niente molto probabilmente, visto che alle otto del mattino seguente qualcuno aprì la porta col suo personale paio di chiavi e col chiaro intento di venire a pulire l'appartamento nell'esatto momento in cui io tornavo dal bagno con lo spazzolino in mano.

Ci fissammo interdetti per un istante.

“Tessa!” riuscì infine a dire lui, talmente forte da svegliare Lia che stava dormendo fino a un attimo prima.

“Oh! Buongiorno” salutò lei strizzando le palpebre “Che ore sono?”

“Le otto” risposi io.

“Mmmh, perché mi avete svegliata...?” mugugnò lei girandosi dall'altra parte e ricominciando a dormire quasi subito. Gli occhi di Daniel erano ancora fissi su di me con uno sguardo che mi fece arrossire dalla testa ai piedi.

“Ho deciso che avevo più o meno tutta la vita per tornare a casa, ma una sola estate per stare con te.” spiegai io con le guance in fiamme “E così ho pensato che ne valesse la pena.”

Il suo sorriso disse più di mille parole.

 

E così eravamo rimaste. Parola mia, fu la scelta migliore che avessi mai fatto e quella che avrebbe dovuto essere un'estate orribile divenne l'estate più bella della mia vita: mi innamorai, conobbi nuovi amici e scoprii che amavo le feste. Serviva solo più tempo per confermare quello che tra me e Daniel era già chiaro e ce ne rendemmo conto dopo poche settimane; avevo trovato qualcuno in sintonia con me, qualcuno che sapeva leggermi dentro. Come avevo sempre sognato, non ero più sola. Avrei dovuto comunque fare le mie scelte nella vita e affrontare le mie difficoltà e così lui, ma adesso c'era qualcuno con me. Poteva sembrare irrilevante, ma per me che ero sempre stata sola e avevo sempre rimpianto l'aiuto di una persona che non credevo esistesse, questo significava davvero molto.

Poi, io e Raphael diventammo amici. Non lo conobbi bene come Lia, ma certo alle partite a carte eravamo noi a vincere. Eh sì, perché per quanto Daniel fosse dolce e mi ammiccasse mentre giocavo era letteralmente una catastrofe, anche se si faceva perdonare con la sua bravura in cucina; nel corso dell'estate ebbi occasione di ricevere un sacco di lezioni da lui e alla fine imparai a preparare la pasta. Era una gran cosa se si considerava che negli ultimi anni l'avevo sempre stracotta o servita troppo cruda.

Lia invece insegnò a Raphael a fare le crepes e anche se non ebbe grandi risultati si divertirono un sacco. Quanto a loro, ci impiegarono quasi un mese e mezzo prima di iniziare a fidarsi un po' di più l'uno dell'altra ma quando iniziarono a farlo si capì dalle piccole cose: sedevano più vicini, si guardavano negli occhi, si sorridevano di tanto in tanto e le loro mani, quando si prestavano i libri, si sfioravano sempre un secondo di troppo. Io e Daniel avevamo capito ma facevamo finta di non sapere per non metterli in imbarazzo, anche se quando Lia tornò a casa una sera con aria sognante non potei trattenermi dal fare qualche battutina.

E le feste... le feste! Girammo tutte quelle dei dintorni, tornammo milioni di volte alle scogliere e io ballai con Daniel a tutte quelle feste. Mangiammo altre pizze alle due di notte in quello che ormai era diventato un locale di fiducia e questa volta si aggregarono anche Raphael e Lia che accettò con gioia questa tradizione.

Nonostante le pizze fuori pasto, tornai per quanto possibile alla mia dieta e questo significava corsa: Daniel mi accompagnò quasi ogni mattina alle sei in punto, che si sentisse bene o meno dopo la sera precedente. Dopo la corsa tornavamo all'appartamento e andavamo a prendere le canne da pesca, ora che mi aveva insegnato a pescare era molto più divertente e facevamo a gara a chi prendeva più pesci. Mistero dei misteri, vinceva sempre lui. Mi chiesi sempre se per caso avesse omesso di dirmi qualche trucco fondamentale.

Divertente fu la faccia dei miei quando decisero di venire a trovarci per una visita a sorpresa e fu Daniel ad aprire la porta, tra l'altro senza maglietta perché nel maldestro tentativo di preparare gli gnocchi avevo fatto cadere la pentola addosso a lui bagnandogliela tutta. Dall'espressione di mio padre dedussi che era il caso di spiegare; nonostante i tentativi di giustificare il fatto che lui continuasse ad esibire addominali in giro per casa, a mio padre non fu mai particolarmente simpatico e mantenne un'aria crucciata per tutto il tempo.

Toccò a mia madre l'onore di rivelargli che quello era il mio ragazzo visto che io fallivo miseramente ogni volte che ci provavo. Lui... ah, la prese con filosofia. Più o meno. Dopo tre o quattro mesi si abituò, diciamo, e riuscì a mantenere un comportamento civile quando Daniel venne a cena a casa nostra quell'inverno.

Eh sì, perché alla fine dell'estate io e Lia tornammo a casa: tristi ma non poi così tanto perché tornammo più volte al mare anche se la luce non era più la stessa e l'acqua non era più calda come prima. Facevamo il conto alla rovescia nell'attesa del giorno in cui la neve avrebbe lasciato il posto alla sabbia dorata, in cui il vento avrebbe smesso di soffiare e il mare sarebbe tornato dello stesso colore di uno smeraldo pronto ad accogliere la luce brillante del sole. Nel frattempo, studiavamo.

L'anno scolastico passò veloce. Non tanto come avevamo desiderato, forse, ma veloce abbastanza per farci perdere di tanto in tanto il conto dei giorni che passavano e per ricordarci che presto sarebbe iniziata la vita vera. L'ultimo giorno di scuola portò con sé sole, caldo, speranza e felicità soprattutto quando, concluso l'ultimo anno di scuola, suonò l'ultima campanella e io e Lia uscimmo per l'ultima volta da quel posto. Metteva quasi tristezza pensare a quanto avevo brontolato per tutta la mole di lavoro e le cose da studiare. Quasi.

Appena finita la scuola non potemmo trasferirci subito al mare come desideravamo perché dovevamo ancora dare gli esami della maturità, dare quelli della patente – finalmente! - e poi quelli di ammissione, io a medicina, Lia a letteratura. Daniel non mi era di grande aiuto nello studio se non quando gli chiedevo di togliersi la maglietta per darmi modo di indicare tutti i muscoli; li aveva talmente scolpiti che era meglio di una tavola anatomica. Di tanto in tanto mi sentiva blaterare formule di chimica e allora mi seguiva dappertutto cantando una canzoncina inventata da lui: la piccola scienziata. Finiva sempre che cercavo di dargli il libro in testa per farlo tacere.

Lia in questo fu più fortunata di me, dato che Raphael frequentava un'università di letteratura, anche se in una città diversa, e la aiutò a studiare tutto quello di cui aveva bisogno, così mentre io ripetevo gli enzimi che agivano nello stomaco lei ripeteva i nomi degli scrittori inglesi e mentre io ripassavo le diverse funzioni del cervello lei rileggeva i testi di letteratura sotto l'occhio vigile di Raphael.

Mamma e papà avevano accettato la presenza di Daniel nella mia vita perciò solo mio padre borbottò un po' quando lo vide seduto a gambe incrociate sul mio letto col libro di biologia in mano a farmi domande. Probabilmente i miei non dissero nulla visto che mi aiutava a studiare, ma avevo l'impressione che lui gli piacesse. E così, non c'era proprio più nulla da dire. Avevo trovato il mio posto nel mondo e capii che era vero quando, a settembre, riuscii finalmente ad andare sul sito dell'università con le dita incrociate e lo stomaco aggrovigliato e lessi, accanto al mio nome, ammessa.

Spazio autrice: e così siamo arrivati alla fine! No, non è vero :) Pubblicherò un epilogo nei prossimi giorni, dovrete pur sapere che fine hanno fatto queste due, no? Nel frattempo spero che tutti voi abbriate apprezzato questa storia e vi siate divertiti a leggerla, che sentiate il vostro animo leggero come quello di Lia e Tessa la cui vita è tornata gradualmente al suo posto. Come potete notare forse, non ho concluso la vicenda di Lia e questo perché aspetto l'epilogo per farlo. Ci sarà un lieto fine? Uhm, forse. Nel frattempo godetevi il lieto fine della nostra Tessa e aspettate con speranza il prossimo capitolo! ;)
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Piuma_di_cigno