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Autore: Eevaa    03/02/2017    1 recensioni
«Dimostrami che i saiyan non sono solo cattiveria e vendetta, dimostrami che i saiyan possono ragionare, dimostrami che sai controllare la rabbia! Non tornare ad essere l'aguzzino che eri un tempo: sei cambiato! Le questioni umane si gestiscono da terrestri e oramai fai parte di questo pianeta, che tu lo voglia o no. Dammene la prova!» (Cap. 8)
«Io non sono fatto così. Non sono paziente come te, non lo sarò mai. Io non sono una persona buona» bisbigliò nuovamente il principe alzandosi dal tappeto, tentando di non voltarsi ad osservare quello scenario surreale che lui stesso aveva creato. (Cap. 11)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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THE NEWBORN SAIYAN



CAPITOLO 7 - LUCE


«Invece ho rovinato tutti i tuoi piani, Evangeline» concluse Vegeta con un sorriso sghembo che mostrava a malapena quanto fosse vittorioso di aver scoperto la verità.
Eva annuì nervosa prima di iniziare a mordicchiarsi il labbro.
Un lungo silenzio calò nella stanza, interrotto solo dallo scoppiettio del fuocherello all'interno del camino. 
Il saiyan si alzò lentamente dirigendosi verso il pianoforte, prendendo poi in mano una vecchia fotografia raffigurante una bellissima donna dai capelli rossi con in braccio una bambina dai capelli altrettanto focosi.
«Sì, era mia madre. Purtroppo è morta pochi mesi fa»
«Le assomigli molto, a parte..»
«Lo sguardo, lo so. Mia madre me lo ha detto una volta: il mio sguardo è uguale a quello di mio padre quando sono arrabbiata o pensierosa» mormorò Eva dirigendosi verso la finestra per guardare fuori, con la stessa espressione tipica di tutti i saiyan «è una cosa che odio così tanto di me. E odio anche chi mi chiama Evangeline, quindi ti consiglio di cominciare a chiamarmi Eva»
La notte era velocemente tornata sui suoi passi e l'oscurità sembrava aver inghiottito l'ultimo raggio di luce. Vegeta era ancora intento ad osservare le foto sopra al pianoforte e successivamente i quadri appesi a pochi centimetri da esso. La sua attenzione si soffermò particolarmente su un quadro con una cornice piuttosto moderna rispetto alle altre, raffigurante due figure sedute in cima al mondo e avvolte da un fascio di luce.
«Quello l'ho disegnato io» sussurrò Eva dietro alla sua spalla. Vegeta non si era accorto che si fosse avvicinata. 
«Sai anche disegnare?»
«A volte lo faccio. Questo dipinto è ispirato ad una mia canzone»
«Suonala adesso, allora. Ho bisogno di pensare e mettere in ordine tutte queste informazioni. Tutta questa storia è da non crederci»
«Non ora» concluse la ragazza guardando il saiyan rimanere accigliato per pochi secondi.
«Vediamo un po'... sai suonare, cantare, dipingere e combattere. L'unica cosa che non sai fare è dare spiegazioni facili. Ci voleva tanto?»
Eva sorrise, arrossendo visibilmente sulle gote. Vegeta la osservò storto, aveva delle piccole lentiggini sulla punta del naso. Il viso era praticamente perfetto e simmetrico. Gli occhi, da vera saiyan, erano grandi e scuri, e la bocca rossa e carnosa. 
Se non avesse scoperto la sua vera identità Vegeta avrebbe continuato a pensare che fosse giovanissima. I capelli folti erano rossi, piuttosto mossi e lunghi. Al saiyan non era sfuggito il suo vizio di giocare con una ciocca mentre parlava. Alquanto snervante.
Anche il suo corpo era a dir poco stupefacente: alta, snella e muscolosa. Il seno era perfetto e proporzionato alla sua figura. 
Eva si accorse che lui la stava scrutando e il suo cuore iniziò a battere forte: non le piaceva essere squadrata.
Un piccolo colpo di tosse fece tornare il saiyan alla realtà «beh, il tuo sguardo è tipico dei saiyan, non è una cosa malvagia. O forse sì, se stai per far saltare in aria un pianeta» questa battuta sarcastica fece sorridere sotto i baffi entrambi i saiyan «posso ritenermi soddisfatto di queste risposte, ora è meglio che vada»
«Se vuoi restare a cena ti posso dare il telefono per avvisare Chichi» disse Eva, mordendosi il labbro come per trattenere le ultime parole.
«No, devo... un momento! Tu come sai che non vivo con Bulma?» il saiyan strinse gli occhi prendendo per un braccio la ragazza, la saiyan.
«Io, io.. me lo hai detto tu.. mi pare che tu mi abbia accennato»
«Non sono stupido, tu mi stavi spiando!! E hai accusato me di spiarti!»
«Non ti stavo spiando... ero solo curiosa di sapere il motivo della tua rabbia l'altro giorno» balbettò Eva scrollando la presa violentemente, sotto gli occhi sbigottiti di Vegeta.
«Tu, tu sei.. forte!» sussurrò guardando la ragazza che si era divincolata troppo facilmente dalla presa strettissima «beh, ad ogni modo sai tutto, allora?» i suoi occhi incrociarono quelli della saiyan. 
Eva abbassò lo sguardo mettendo le mani in tasca, sentendosi terribilmente in difetto.
«Sì, sai tutto» concluse Vegeta allontanandosi verso la porta di legno.
«Mi dispiace»
Il saiyan non rispose e uscì dalla porta senza guardarsi indietro, sparendo nel buio della notte.

 
Il suo amore per Bulma era sempre stato profondamente segreto, dolce come una meringa, passionale come il cioccolato fondente con il peperoncino. Aveva vissuto una vita al suo fianco, una vita tormentata prima dal suo passato e poi dal suo senso di colpa, ma comunque ricca di nuove sensazioni e nuove emozioni mai provate prima.
Sin dal primo sguardo aveva capito che in quella giovane ragazza dai capelli turchini c'era qualcosa di speciale. Soffriva ancora per la perdita della sua unica relazione, non poteva negarlo. Nonostante tutti i litigi, i battibecchi e le urla si sentiva distrutto, distrutto dal tradimento, distrutto da una fine che non avrebbe realmente voluto, non così. Ma una nuova forza stava crescendo nel suo corpo.
Una luce stava prendendo intensità alla fine del tunnel nero, così forte e così vicina da poterla toccare. Era curioso, ansioso di conoscere il potere di quella ragazza, di sapere di più. Aveva finalmente trovato un nuovo obiettivo: scoprire il reale potenziale  combattivo di quella misteriosa donna di cui tanto aveva voluto svelare le origini. 


Eva stava seduta sul divano, i gomiti appoggiati alle ginocchia e la testa tra le mani. 
Aveva confessato tutto, tutta la sua vita, le sue origini, tutto ciò che si era sempre promessa di non raccontare. Per giunta l'aveva raccontato all'uomo che aveva preso come esempio per tutta la vita, l'uomo che aveva cambiato il suo modo di vedere le cose.
Quell'uomo che non avrebbe mai immaginato di trovare al suo fianco a osservarla da capo a piedi come se fosse la sua prossima vittima, come se volesse combattere con lei e indagare ancora più a fondo. Si sentì nuda per un secondo.
Prese la vecchia chitarra e si sedette accanto al camino, pizzicandone le corde nervosamente, guardando il quadro dipinto da lei.
Sicuramente la sua vita sarebbe stata diversa da quel giorno.
  
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