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Autore: Hidemeplz    04/02/2017    0 recensioni
Questa storia é piena di difficoltà, tutti i personaggi affrontano problemi di tutti i giorni ma la protagonista ha avuto un po' più di difficoltà nella sua vita. La sua vita prende una strada completamente in discesa quando sua sorella perde la vita e crea una reazione a catena di avvenimenti che la spingeranno a conoscere la persona capace di farla incazzare e ridere come mai nessuno aveva fatto prima. Anche lui non ha una vita facile ma chi c'é l'ha? Lotta contro suo padre e lotta contro se stesso.
Spero che vi piaccia e che riusciate a vedervi in uno dei personaggi.
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate, le critiche costruttive sono le mie preferite.
Everyone has a dark corner that no one can see, we're all dark inside. Let the light in.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 2-

 

-Se anche oggi hai le tue cose batti le mani due volte, fai una giravolta e non ti parlero' più- dissi, una volta entrata al bar, Alex mi guardo' e batté le mani prima di regalarmi un medio. -Buongiorno, capo- dissi, sbadigliando. Lui si soffermo' a guardarmi per qualche secondo, mi guardo' dalla testa ai piedi e studio' ogni centimetro del mio corpo. -Vuoi una foto?- chiesi, lui sorrise, un sorriso diverso da quelli che mi rifilava di solito, era un sorriso dannatamente sexy. -Come mai cosi'...se dico sexy non mi denunci per molestie sul posto di lavoro vero?- chiese, abbassai lo sguardo sperando di non arrossire perché i complimenti detti da chiunque mi facevano quell'effetto. -Avevo un'appuntamento- dissi, con non curanza e indifferenza. -Sai l'appuntamento sarebbe andato mille volte meglio se non aprissi la bocca, perché guardarti non é cosi' fastidioso ma nel momento in cui inizi a parlare tutto il tuo fascino svanisce- disse, irritandomi. -Perché parti dal presupposto che l'appuntamento sia andato male?

-Perché é andato bene?

-Non mi interessava abbastanza per poterlo giudicare- risposi, prima di attaccare le pulizie poggiai la testa sul bancone e chiusi gli occhi. -Mi versi del bourbon?- chiesi, pur sapendo che non l'avrebbe fatto. -Hai fatto sesso al primo appuntamento perché sapevi sarebbe andata male, per questo sei stanca?

-Il bourbon mi serve per digerire la tua personalità del cazzo- replicai, lui sorrise e mi poso' una tazza davanti agli occhi. Riempi' la tazza di caffé e senti' il mio corpo implorarmi per farmelo bere. -Dove lo nascondevi questo?- chiesi, dopo averne buttato giù un sorso. -Lo uso per non addormentarmi quando parli.

-Quando mi lasci parlare- corressi, si verso' una tazza e mi lancio' uno straccio. -Inizia a pulire- ordino', sbuffai e andai verso i tavoli. -Padri chiudete le vostre figlie sexy a casa, figlie sexy dimenticatevi le mutande perché la vostra unica ragione di vita é qui- esclamo', un ragazzo entrando nel locale. -Siamo ancora chiusi per i cretini e gli egocentrici- esclamai, guardando il ragazzo. Era alto più o meno quanto Alex, aveva occhi color miele, capelli ricci corti biondo scuro, labbra carnose e un'inizio di barba su una mascella perfettamente disegnata. -Alex, non mi avevi detto di aver assunto qualcuno.

-Si, lo sapevi Cam- replico' Alex, mentre quel tizio si avvicinava a me. -Non avevi detto che era attraente- ribatté Cam, Alex rise. -Ti ho detto anche questo, ecco perché sei qui- disse Alex, avevo cosi' tanta voglia di prenderli a pugni, contemporaneamente. -Cameron Ingram, bellezza- disse Cameron, porgendomi la mano, scoppiai a ridere e gli passai accanto senza degnarlo di uno sguardo. -Io sono ''vallo a dire a qualcuno a cui interessa'', é un piacere guardarti andare via e non rivolgermi la parola per il resto della tua vita- dissi, con un sorriso.

-Woah- esclamo' Cameron, lo ignorai mentre cercavo il teaser nella borsa. -Le hai visto il culo amico? E'...wow, hai un ragazzo? Perché se non c'é l'hai mi piacerebbe diventarlo, dovresti assicurare quel culo. Come Jennifer Lopez, ogni volta che qualcuno glielo tocca per sbaglio viene pagata centinaia di dollari, potresti fare lo stesso. Non lavoro nelle assicurazioni ma giuro che se dovessi assicurare culi tutto il giorno cambierei mestiere, a patto che siano come il tuo.

-Ho un teaser e non vedo l'ora di vederti tremare a causa degli spasmi muscolari causati dalle ripetute scosse che ti infliggero' se non indietreggi immediatamente- replicai, con sguardo minaccioso e il teaser in mano. -Cerca di trattarlo bene, piccola, é sensibile- disse Alex, mi voltai verso di lui e caricai il teaser. -Alex, mi piacerebbe dare anche a te qualche scarica quindi non provocarmi- dissi, lui sorrise e annui'. -Scusa- disse, portandosi le mani al petto come per difendersi. -Inquietante come tipa- borbotto' Cam, andando verso Alex. -E non hai ancora visto niente- dissi, mentre finivo di pulire l'ultimo tavolo. -Cos'é Alex hanno creato una tua versione femminile e più sexy?- disse mentre mi sedevo accanto a lui, poggiai la testa sul bancone e cercai di addormentarmi. -Non paragonarmi a questa cosa, se non avessi bisogno d'aiuto in questo posto probabilmente l'avrei infilata nella macchina del ghiaccio.

-Sono ancora qui perché sai quanto sono brava- brobottai. -Il mio rilevatore di tensione sessuale sta suonando- chiese Cam.-Sai dove te lo metto quel rilevatore?- lo avverti' l'amico.-Sto solo scherzando- disse Cam. -Mi piacciono le ragazze come te- disse rivolgendosi a me, lo guardai, sorrisi minacciosa e continuai a fissarlo finché non distolse lo sguardo.-Non sopporteresti venti minuti con lei- replico' Alex, Cam scosse la testa. -Non saremmo costretti a parlare- ribatté Cam, lo guardai e sorrisi. -Ha ragione, non saremmo costretti a parlare- dissi, -perché tu saresti già morto nel bagagliaio della mia auto- aggiunsi, Alex si mise a ridere e Cam mi fece l'occhiolino. Non capivo con quale tipo di apparato uditivo mi stesse ascoltando perché ogni volta che cercavo di rimetterlo al suo posto lui capiva il contrario di quello che cercavo di dirgli. -Lasciala in pace Cam, ha già un ragazzo- disse Alex, lo guardai confusa. -Si, devono ancora presentarmelo- ribattei, Cam mi prese la mano con un sorriso. -Cameron Ingram.

-Non sei il mio tipo Cameron- replicai, lui si passo' una mano tra i capelli e mi fece l'occhiolino. -Sono il tipo di tutte- disse, prendendomi il mento tra le dita, alzai gli occhi al cielo e mi scostai. -Vado a lavorare, é molto più divertente che stare a parlare con scemo e più scemo- dissi, andando verso i bagni. Dopo averli lucidati per bene, lavato per terra e essermi seduta per dieci minuti a parlare con Lauren tornai al bancone. -Ci stavamo chiedendo chi fosse ''più scemo'' tra i due- disse Alex, rivolgendomi un'occhiata. -Lo siete entrambi, sono io scema.....sto ancora parlando con voi- dissi, Alex sorrise, lo faceva spesso quando facevo una battuta contro di lui.

 

Dopo la strana serata al bar tornai a casa più esausta che mai, non provai nemmeno a cambiarmi, mi buttai direttamente sul letto e cercai di addormentarmi. Ma ovviamente quando ho più bisogno di dormire il sonno decide di farmi degli scherzi. Ebbi l'ennesimo incubo, non su mia sorella ma su mio padre, fu anche più devastante della prima volta. Ogni volta che rivedevo il suo volto, ogni volta che lo vedevo cadere a terra e sentivo i passi veloci del suo assassino allontanarsi mi ritrovavo in bagno con un rasoio tra le dita. Era l'unico modo che avessi per ricordarmi la colpa che avevo in tutta quella storia. Un paio di tagli per polso, un paio di tagli sulle cosce, aspettavo che il sangue smettesse di scendere e restavo seduta sul pavimento del bagno a guardare il colore del mio sangue. Sapevo di non stare bene, ne ero sicura ma non stare bene era diventata la mia abitudine. Autolesionismo, incubi, allucinazioni, rabbia incontrollata, quella era diventata la mia vita dopo la morte di mia sorella. Non mi ero tolta la vita per una sola ragione....non meritavo la pace che si riceve dopo la morte.

-Sunny! Sunshine! Sunshine- fu la voce di Lauren a risvegliarmi, ero ancora sdraiata sul pavimento del bagno e c'era il mio sangue ovunque. Lei era in lacrime, all'inizio non collegai le cose ma poi capii. -Sto bene, sto bene- dissi, alzandomi, lei mi strinse a se e scoppio' a piangere. Singhiozzo' per qualche minuto prima di iniziare a gridarmi contro. Fu un litigio piuttosto intenso, pianti, grida..le solite cose. Un paio d'ore dopo ci ritrovammo stese sul mio letto, a parlare in totale tranquillità. -Vado a farmi una doccia, ti va di fare qualcosa dopo? Solo io e te- dissi, alzandomi, lei sorrise e annui'. Lavai via tutto il sangue che avevo addosso, strofinai per bene e usci' come nuova dalla doccia. Copri' i graffi con dei cerotti, più per non far più male a Lauren. Infilai una t-shirt grigia, un paio di jeans neri e degli stivali. Presi la giacca di pelle, la borsa e segui' Lauren fuori dall'appartamento. -Che ti va di fare?- chiesi, lei avvio' il motore e usci' dal parcheggio. -Ti va un giro al parco dove giocavamo da piccole e poi cibo messicano?- chiese, annui' con un sorriso. Dopo qualche minuto raggiungemmo il parco della nostra infanzia, non molto lontano dalla casa dei miei genitori. Ci sedemmo sulle altalene e cominciammo a dondolarci. -Questo posto é pieno di ricordi- disse Lauren, sorrisi. -Molti di loro sono dolorosi- scherzai, ripensando a tutte le mie cadute. -Ricordi quando passasti dietro al dondolo e l'asta ti colpi' sul mento?

-Ricordo le tue risata, in modo nitido- risposi, lei scoppio' a ridere. -Non fu cosi' doloroso, cio' che mi fece veramente soffire fu quella volta che decidemmo di camminare tra le ortiche- replicai, lei indico' il piccolo spiazzo d'erba dove si trovavano le ortiche. -Ho dato il mio primo bacio su quest'altalena- disse Lauren, scossi la testa. -Persino il tuo primo bacio era romantico, tu sei destinata a trovare il principe azzurro e io moriro' nella tua cantina.

-Forse sei già passata accanto al principe azzurro ma non te ne sei accorta- disse, facendomi l'occhiolino. Sapevo esattamente a chi si riferiva, pensava ancora che tra me e Callum potesse tornare tutto come prima. Forse provavo ancora qualcosa per lui ma avevo nascosto cosi' bene i miei sentimenti che non avrei saputo dirlo.

Tornammo sulla sua auto in direzione del ristorante messicano che le piaceva tanto. Ci sedemmo al solito tavolo accanto alle finestre e ordinammo tacos, burritos e tanti nachos. Guardavo la strada mentre chiaccheravo con Lauren quando vidi l'auto di Alex. Non era una semplice Jeep nera, era l'auto del mio capo. Quando scese e guardo verso di me mi nascosi d'istinto, solo dopo mi accorsi di quanto fossi stata stupida. -Chi é il bel ragazzo da cui ti nascondi?- chiese Lauren, ridacchiando. -Il mio capo- dissi, nascondendomi dietro ad un menù mentre lui e Cameron facevano un'entrata sexy. Per un'attimo mi sembro' fosse in slow motion. -Wow, hai veramente una fortuna del cazzo! Callum é un ragazzo davvero carino, Travis aveva il fascino del bad boy ma questa volta ti sei superata ragazza...questi due sono davvero, davvero dei bei ragazzi- disse Lauren. -Io incontro solo ragazzi nella media- aggiunse, sorrisi e cercai di nascondermi ancora di più mentre loro ordinavano alla cassa. Quando passarono accanto al nostro tavolo Lauren, la mia cara amica Lauren, vendicativa e crudele li' chiamo' e fui costretta a scoprirmi il viso. -Ti avevo detto che si stava nascondendo- disse Alex, guardandomi, scrollai le spalle e feci un respiro profondo sperando che Lauren non dicesse qualcosa di stupido. -Mi chiamo Lauren Garcia, sono la migliore amica di Sunny- disse Lauren, presentandosi con un sorriso. -Dimmi, come fa una bella ragazza come te passare del tempo con una ragazza come Sunshine?- chiese Alex, alzai gli occhi al cielo pensando a quanto immaturo fosse. -Mi piacciono le persone diverse, speciali- rispose Lauren, facendomi un'occhiolino, scossi la testa e sorrisi. -Vi va di restare con noi?- chiese Lauren, la fulminai con lo sguardo mentre Cam si sedeva tranquillamente accanto a Lauren. -Non credo sia una buona idea- disse Alex, rimanendo in piedi. -Certo che lo é- esclamo' Cam, spingendolo a sedersi. -Sembra un'appuntamento a quattro- commento' Cam, guardai Alex e incrociai i suoi occhi. Lo guardai per un paio di secondi e mi senti' quasi violata, come se fosse entrato nelle parti più oscure della mia mente. Abbassai lo sguardo e cosi' fece anche lui. -Quindi Alex, hai fatto degli studi dopo il liceo?- chiese Lauren, la guardai e scossi la testa. Erano le classiche domande che chiedeva a tutti i ragazzi che si presentavano sulla mia strada per vedere quali tra di loro avrebbe fatto parte della mia vita per più di una settimana. -Giurisprudenza- rispose, distante, indifferente. -Hai abbandonato o non sei abbastanza sveglio?- chiesi, senti' il suo sguardo fulminate sulla guancia. -Mi sono laureato con lode a Yale ma non mi piace vantarmi- rispose, cogliendomi completamente di sorpresa. -Yale?- chiesi, lui annui' e io mi senti' una perdente. -Tu, Sunshine? So che vai all'università, non una della Ivy League eppure da come parli sembri un genio....non ti volevano?- chiese Alex, era davvero un bastardo, tanto quanto lo ero io ma non ero abbastanza sicura di me per vantarmi dei miei successi. -E' stata ammessa alla Columbia, Brown, Penn, Standford e Yale- disse Lauren. -L'avrebbe detto lei ma le capita di essere modesta a volte- aggiunse, guardai fuori dalla finestra per evitare gli sguardi di Cam e Alex. -Cinque università della Ivy League e sei qui?- chiese Alex, Cameron lo ammoni' e gli tiro' una sberla sul braccio. -Non sono abastanza ricca per la Ivy League- dissi, con un po' di malinconia nella voce. -E tu perché non sei un'avvocato?- chiese Lauren, nonostante cercassi di sembrare fredda anche a me interessava la sua risposta. -La vità é difficile- rispose, Lauren capi' che non voleva parlarne e lascio' perdere. -Nessuna domanda per me?- chiese Cam, incrociai le gambe sulla poltrona e diedi un morso al burrito. -Il tuo ginocchio mi sta infilzando la coscia..

-Prenditi una sedia- ribattei, Alex alzo' gli occhi al cielo. -Sunny ha due fratelli, é nata e cresciuta qui, regge bene l'alcol...- disse Lauren, classica mossa da ''sei carino e ti voglio vedere insieme alla mia amica''. -Vuoi dargli anche il mio gruppo sanguigno e il numero esatto di ovuli attivi che ho?- chiesi, in tono sarcastico, Lauren sorrise e distolse il sguardo dal mio perché sapeva quanto male avrebbe fatto. -Che cosa sta cercando di fare?- sussurro' Alex, lo guardai e sospirai. -Pensa che io abbia bisogno di un ragazzo ma non ha capito che tu sei tutto quello che odio di più su questa terra- dissi, lui sorrise annunedo. -Certo, come no. .

-Di dove sei Cameron?- chiese Lauren, mi concentrai su una conversazione meno interessante ma anche meno stressante. -Sono nato in California, ci siamo trasferiti quando avevo quattro anni. Mia mamma é nata e cresciuta a Los Angeles- spiego', annui' fingendomi interessata. -Tuo padre?- chiese Lauren, Alex guardo' Cameron e capii che c'era qualcosa che non andava con il padre. -Non so chi sia mio padre- rispose Cam, con un sorriso. -Parliamo di quanto sia immigrato Alex- aggiunse, Lauren lo guardo'. -Sono più americano di te, ci siamo trasferiti quando avevo due anni, due.

-Solo perché hai una mazza da baseball accanto alla porta d'ingresso non significa che tu sia più americano di me, nelle tue vene scorre sangue inglese- ribatté Cam.

-Ma se al posto del caffé bevi thé verde con latte?- replico' Alex, Lauren inizo' a fissarmi non appena senti' la parola ''inglese''. Crede negli stereotipi, buoni o cattivi che siano e gli inglesi sono i suoi preferiti. Mi guardo' e capi' cosa cercava di dirmi, “o ci provi tu o ci provo io”. -E allora? Almeno io sono nato qui.

-Non sai chi é tuo padre, non puoi essere completamente sicuro di avere sangue americano nelle tue vene. Forse sei indiano- replico' Alex, mentre addentavo il burrito. -Vuoi una lista di ragioni per cui tu non sei più americano di me?- chiese Alex con aria di sfida, sembrava essersi dimenticato di essere seduto accanto a due sconosciute. -Bevi il thé delle cinque, sorseggi vino importato la sera, odi sia il baseball che il football, il quattro luglio dell'anno scorso...

-Non puoi raccontare questa storia- lo interruppe l'amico, Cam era diventato pallido mentre sul viso di Alex si disegno un sorriso di scherno. -Tu mi hai sfidato.
-Ok hai vinto, sei più americano di me.

-Questo lo sapevo già...ora raccontero' a queste ragazze cos'hai fatto il quattro luglio dell'anno scorso.

-Alex Hais sai quante storie ho su di te? Vuoi davvero giocare a questo gioco con me?- chiese Cam, Lauren era interessata alle loro storie mentre io preferivo contare i peli che trovavo nel mio burrito. -Aspetta, hai detto Alex Hais?- chiesi, mi ero estraniata alla conversazione fino a che non senti' quel cognome. -Tu sei un Hais?- chiesi, guardando Alex, lui sorrideva. -Sei figlio di Robert Hais?- chiesi, rimettendo in questione tutta la mia vita. -Mi sono persa qualcosa?

-Hai presente la famiglia più ricca del paese di cui ti parlo sempre?- chiese rivolgendomi a Lauren, lei annui'. -Beh, lui ne fa parte- dissi, continuando a guardare Alex. -Io ho fatto una battuta su tuo padre quando ci siamo conosciuti e non hai battuto ciglio. Sei l'avvocato della Redstone e io ho messo in discussione la tua intelligenza perché possiedi un bar. Mi licenzio- dissi, scioccata e confusa. -E' meglio andare Cam, abbiamo del lavoro da fare. Ci vediamo sta sera Sun, é stato un piacere Lauren- disse Alex, alzandosi. Cameron lo segui' a ruota senza pensarci due volte. -Tu sei una sorta di fan della sua famiglia, sembra l'inizio di un libro di Nicolas Sparks.

-Oppure la persona che si occupa di noi inutili esseri umani si sta di nuovo prendendo gioco della mia vita e si diverte cosi'- dissi, Lauren rise mentre io sospiravo esasperata.

Aiutavo Alex a pulire il bar prima della chiusura e solitamente Cam restava fino a quell'ora ad aiutarci con la forza del pensiero ma quella sera eravamo soli, il che mi metteva a disagio. Non tanto per il fatto che non parlassimo quasi mai, mi sono sempre trovata a mio agio nel silenzio ma temevo che lui volesse introdurre una conversazione. Quello si che mi metteva a disagio.

-Quindi tu sei ricco- dissi, il silenzio era fin troppo imbarazzante cosi' decisi di renderlo ancora più imbarazzante. -Mio padre é ricco- replico' lui, senza distogliere l'attenzione da cio' che faceva. -Tu sei l'avvocato di una società multimiliardaria, vuoi farmi credere di non essere ricco da far schifo?

-Perché conosci cosi' bene la mia famiglia?- chiese, faceva cio' che facevo io quando non volevo rispondere ad una domanda. -Tutti conoscono la tua famiglia- dissi, non era una buona giustificazione ovviamente. La vera ragione era più complicata da spiegare. -Da come ne parlava la tua amica sembra fossi una nostra fan.

-Non idolatro famiglie multimiliardarie nel tempo libero- ribattei, lui annui' e si sedette. -E se lo facessi inizierei dalla famiglia Trump- aggiunsi, puntando la conversazione sul ridere. -Ho conosciuto molti fan della mia famiglia nel corso degli anni quindi se sei una nostra fan non mi crea alcun problema. Ti faccio un autografo se vuoi...

-Ho fatto molte ricerche su di voi, ho letto tutti i libri scritti da tua madre, so come tuo padre ha costruito il suo impero e...

-I fan di Beyonce sanno meno cose su di lei- commento' acido, freddo. Mi sedetti davanti a lui per potergli spiegare come stavano davvero le cose. -Erano semplici ricerche...
-Cosa cercavi esattamente..

-Un cadavere, traffico di droga, patti con la mafia o con il diavolo- risposi, lui rise. -Volevi scoprire se la società di mio padre era onesta al cento percento come dice...tutto questo perché?

-Mi piace la verità...

-Studi giornalismo non é vero?- chiese, cogliendomi di sorpresa, io annui'. -Quindi hai fatto tutte queste ricerche per poter scrivere un'articolo per distruggere la mia famiglia?- chiese, io annui' senza battere ciglio. -Vuoi sapere che cosa so io di te?

-Non sai niente di me.

-Sono un avvocato e sono piuttosto meticoloso, non assumo una persona se prima non so chi sia- replico', spaventandomi. Il mio passato era il mio unico punto debole. -Quando ho digitato il tuo nome su internet il primo articolo che é apparso era su tua sorella. Sai, mi ricordo di lei, ricordo di aver letto della sua morte sul giornale e di averne parlato con mia madre- disse, deglutii e cercai di mantenere il sangue freddo. -Non ero certo fosse tua sorella, considerati gli omonimi possibili ma mi é bastato vedere il tuo tatuaggio per capire che non mi sbagliavo. Hope, come la scritta sul tuo dito- disse, passai il pollice sul medio dove avevo scritto quelle quattro lettere. -Non nominarla...non puoi parlare di lei o dire il suo nome- dissi, stringendo i pugni. -Come ho già detto non c'era molto su di te su internet ma ho chiesto alla polizia e mi hanno dato il tuo fascicolo- aggiunse, la conversazione mi faceva sempre più paura. -Come hai..

-Sono un avvocato piuttosto rispettato per la mia giovane età. Sei stata in riformatorio per sei mesi dopo la morte di tua sorella, possesso di droga, ubriachezza molesta, coinvolta in qualche rissa e sospettano che tu lavori per uno dei più grandi criminali di Detroit...il tuo fascicolo era vuoto prima che tua sorella si suicidasse e sembra che ti sia calmata subito dopo l'omicidio di tuo padre- disse, strinsi i pugni con tutta la forza che avevo per non tirare un pugno in quella faccia soddisfatta di quel pezzo di merda. -Perché?- chiesi, digrignando i denti. -Non avevo intenzione di dirlo prima che tu minacciassi di distruggere la mia famiglia.

-Non sono nessuno...credi davvero che avrei il potere di distruggere la tua famiglia?- chiesi, lui non rispose. -Non sono mai stata cosi' motivata prima d'ora- dissi, alzandomi. Presi la borsa ma lui mi fermo'. -Non mi piace che si tocchi la mia famiglia...

-Nemmeno a me- dissi. -Abbiamo iniziato con il piede sbagliato..

-Ti stai scusando?- chiesi, guardandolo, lui rise e scosse la testa. -Hai provocato la persona sbagliata, piccola. Non mi interessa se ti ho ferita perché te la sei cercata ma lavoriamo insieme e voglio essere civile con te quindi fingi che mi sia scusato e fingi di perdonarmi- disse, sorrisi divertita da quanto fosse ridicola la situazione. -Mi piaci sempre meno, Alex Hais- dissi, tornando a pulire i tavoli. -Avrei dovuto trattare la morte dei tuoi cari con un po' più di tatto...Mi disp..

-Non sprecare il fiato per qualcuno a cui non interessa- dissi, interrompendolo, evitai di guardarlo perché le lacrime stavano scivolando lungo il mio viso e non volevo farmi vedere in quello stato. Non avevo bisogno di ricordare. -Perché si é suicidata?- chiese, provai una stretta al cuore e una forte rabbia. Come si permetteva di chiedermi una cosa del genere? Non eravamo amici, ne tanto meno volevamo diventarlo. -Chi cazzo ti credi di essere?- chiesi, girandomi verso di lui. Non mi importava che mi vedesse piangere, Hope e mio padre erano le uniche due persone per cui versavo lacrime e ne valeva la pena per loro. -Usi il tuo nome per farti gli affari miei, parli della mia famiglia e fai stupide congetture sul mio comportamento. Ora ti permetti persino di farmi una domanda del genere?

-Uno studio dimostra che le vittime d'abusi subiti dai famigliari tendono più al suicidio- disse, continuava a scioccarmi, la sua mancanza di tatto. Non riusci' più a trattenere la rabbia e mi lasciai andare, gli tirai un gancio destro sul naso. Feci per colpirlo una seconda volta ma venni fermata e sbattuta con violenza contro al muro. -Pensi che non ti faro' del male solo perché sei una ragazza? Ti sbagli- disse, pensavo mi avrebbe colpita ed ero pronta ad incassare. Ero brava a farlo ma lui non lo fece, mi lascio' andare e si mise a ridere. -No, non picchio le ragazze.

-Questo si che fa di te un'essere umano.

-Scommeto che non tornerai più dopo questa serata- disse, io sorrisi quando capi' perché aveva fatto quello che aveva fatto. -Quindi tutta questa storia, il fascicolo, le provocazioni...vuoi farmi licenziare?- chiesi, ridendo. -Saresti davvero stupida a non farlo.

-E darti quello che vuoi? Mai. Finalmente la merda della famiglia Hais- dissi, guardandolo con disprezzo. -Hai una sorella, non é vero?- chiesi, non potevo lasciarlo vincere ed andarmene. -Stai attenta a quello che dici.

-Ha cinque anni...é più piccola di Hope e avete molti più anni di differenza ma mi chiedo comunque come tu possa fare a parlare di mia sorella in quel modo anche se tecnicamente dovresti capire come ci si potrebbe sentire.

-Non ti voglio qui...

-Licenziami allora..

-Sei brava in quello che fai ma rischi molto lavorando qui, non voglio averti sulla coscienza.

-Amesso tu ce l'abbia una coscienza- corresi, lui sospiro'. -Mi dispiace aver detto quelle cose ma é un quartiere pericoloso e sei una ragazza.

-Non spetta a te preoccupartene.

-Nessuno lo fa quindi me ne devo preoccupare io- disse, quel ragazzo riusciva a passare dal detestabile al premuroso in una frazione di secondo. -Posso cavarmela da sola ma tu devi smettere di parlare della mia vita privata oppure faro' lo stesso con te- dissi, lui mi guardo'. -Mi stai minacciando?

-Non sono meschina quanto te, non metto le mie carte in tavola senza una buona ragione.

-Non hai niente su di me.

-Magari mi sbaglio, forse sono solo teorie. Forse tuo padre non ti picchiava quando eri piccolo e non picchia tua madre ora.....

-Come lo sai?- chiese, il suo viso cambio' d'espressione. -Non lo sapevo, prima che tu me lo dicessi- dissi. -Come lo hai scoperto?

-Te l'ho detto ho fatto delle ricerche approfondite- dissi, lui mi sbatté di nuovo al muro e mi tenne ferma. -Hai preso da tuo padre, vedo- dissi, sapevo di peggiorare solo le cose ma mi piaceva tirare fuori il peggio dalle persone. -Come lo sai?

-Le foto, a volte la si vede mentre altre no e poi girava un video su internet dove tuo padre sembrava piuttosto aggressivo nei suoi confronti. Ho semplicemente fatto una supposizione che tu hai stupidamente confermato- dissi, lui mi lascio' andare. -Sai cosa cazzo vuol dire vivere con Robert Hais?- chiese, sembrava davvero arrabbiato e iniziai a temere il peggio. Si sfilo' la maglietta cogliendomi alla sprovvista e vidi le cicatrici. Era ricoperto di cicatrici sull'addome, lunghe e dall'aria profonda. -Lui é cosi' stimato, popolare e la gente crede che sia una brava persona perché dona una piccola parte dei suoi soldi in beneficenza o va a visitare i bambini malati di cancro. Vuoi sapere come ci si sente a parlare con un giornalista che ti chiede delle magnifiche gesta di tuo padre e saper di dover mentire perché solo un paio d'ore prima ti ha preso a calci perché sei stato irriverente?- chiese, era fuori di se e non capivo esattamente perché si stesse sfogando con me ma l'avrei lasciato fare. Sapevo come ci si sentiva, aver voglia di parlare con qualcuno ma non poterlo fare per paura di essere giudicati. -Tu non lo sai perché se lo sapessi non cercheresti di distruggerlo perché sapresti quali sarebbero le conseguenze per la tua famiglia- disse, respirava in modo affannoso ed era sudato. -Io non ho cicatrici o prove per quello che mia madre mi faceva...ma so come ci si sente ad avere un genitore che non sa fare il genitore. So come ci si sente a dover proteggere i propri fratelli, so come ci si sente a dover fingere sorrisi e a dover preparare frasi fatte per non destare sospetti.

-Non giocare con il fuoco, ragazzina, non ho bisogno che tu...- disse, mentre lentamente si calmava. -Avevamo uno scantinato nella casa dove vivevamo, era piccolo, buio, umido e freddo. Passavo molte notti chiusa li' dentro perché ero rientrata dieci minuti in ritardo o avevo starnutito nel momento sbagliato. A volte passavo intere giornate incastrata tra quelle quattro pareti, non mangiavo per ore o interi giorni, niente acqua, solo un pavimento freddo e la mia mente. Non l'ho mai detto a nessuno, preferivo fingere di avere una famiglia fantastica piuttosto che vedere quello sguardo negli occhi di chi mi ascoltava- dissi, mentre guardavo riluttante il suo sguardo pieno di pietà e compassione. -Te l'ho detto per una semplice ragione...non sottovalutare mai cio' che posso o non posso capire- dissi, lui degluti' e annui'. -Non avresti dovuto parlarmene.

-Tu non avresti dovuto parlarmi di tuo padre...siamo pari.

-Mi hai spinto tu a farlo...

-Non dare la colpa a me per la tua stupidità- dissi, infilai la giacca e misi il telefono in borsa. -Qual'é il tuo libro preferito?- chiese, sembrava una domanda cosi' insensata. -Scusa?

-Ho avuto una brutta giornata e non posso restare solo....fammi un favore, resta- disse, guardandolo ripensai alle brutte giornate che avevo avuto. Sapevo quanto fosse difficile restare soli con se stessi dopo una brutta giornata, quando i tuoi pensieri vagano liberi e ti vengono quelle strane idee. Non potevo lasciarlo solo perché sapevo cosa avrei fatto se mi avessero lasciata sola al suo posto.

-Demian di Herman Hesse, l'hai mai letto?- chiesi, lui scosse la testa. Prese due bicchieri e della vodka insieme ad un pacchetto di patatine. -Di che parla?

-Dovresti leggerlo, é un capolavoro- risposi, lui annui'. -Il tuo?- chiesi, sedendomi, tolsi la giacca e poggiai il telefono sul tavolo accanto a me. -Deve restare un segreto pero'....

-Saro' una tomba a meno che non sia un libro di Nicolas Sparks, in quel caso mi fai schifo e sei gay- scherzai, lui abbasso' lo sguardo e sogghigno'. -E' un libro di Nicolas Sparks?- chiesi, ridendo, lui annui'.-''Il mistero non si puo' comprendere si puo' solo accettare''- cito'. -I passi dell'amore? Davvero? E' il libro più cliché e...

-Quante volte l'hai letto per ricordarti quella frase?- chiese, sorrisi e scossi la testa. -Non l'hai mai letto?

-L'ho letto una volta quando avevo dodici anni- risposi, lui sembrava scioccato. -E ti ricordi di quella frase? Io non ricordo cosa facevo a dodici anni.

-Masturbazione probabilmente..

-Sono serio..come cavolo?

-Hai presente Sheldon Cooper di The big bang Theory?

-Memoria fotografica?- chiese, io annui'. -Ora si spiegano le cinque università della Ivy League..é davvero un peccato- disse, annui' e bevetti un sorso di scotch. -Quindi sei un fan di libri stupidi e smielati..

-Per la cronaca ho letto il libro dopo aver visto il film- confesso', scoppiai a ridere di nuovo. -Non posso credere che tu abbia visto sia il film che letto il libro, io non sono nemmeno arrivata a metà di quel film.

-Come hai fatto a non arrivare alla fine? E' cosi' bello..- disse, scoppiai a ridere non potevo crederci.

-Quindi é questo il tuo segreto...- dissi, lui sembrava confuso.

-Prima eri una donna, ha fatto la transizione completa? Intendo..hai trasformato la tua vagina in pene?- chiesi, li scappo' un sorriso prima di assumere un espressione seria. -E' il film che guardi dopo che un ragazzo ti spezza il cuore?- chiesi, lui sorrise di nuovo e mi diede le spalle raggiungendo il bancone. -Questo é un commento omofobico- disse, mi sedetti al bancone mentre lui preparava qualcosa. -Magari hai un foto formato gigante di lui e ogni mattina gli dai il buongiorno.

-Non puoi criticare il mio film preferito se il tuo non é un capolavoro del cinema. Spero per te che abbia un titolo straniero e sia uno di quei film sottotitolati dove vedi per un'ora e mezza una persona che si lava le mani.

-Forse non dovrei prenderti in giro...- dissi, pensando al mio film preferito. -Ora parla.

-Grease- dissi, in un sospiro, lui scoppio' a ridere, era una risata scenica solo per prendermi in giro. -Quello con John Travolta?- chiese, io annui'. -Quello dove la gente si alza ed inizia a ballare e cantare senza una ragione precisa?- chiese, io annui' e sospirai. -Ho perso tutta la stima che avevo per te e io non avevo alcuna stima per te.

-Certo che essere giudicata da chi considera I passi dell'amore il proprio film preferito mi ferisce nel profondo. Che male.

Passammo il resto della serata a parlare di tutto, cinematografia, letteratura, musica, cucina, storia, teatro, musical. Non avevo mai parlato cosi' allungo con qualcuno che non fosse Lauren eppure mi sembro' cosi' naturale farlo con lui. Mi sentivo diversa, mi sentivo a mio agio nel mio corpo con una persona che avrei dovuto odiare per il semplice fatto che fosse umana. Avevo vissuto un singolo momento di tranquillità e serenità pura. Per la prima volta il mio passato non mi stava frenando, per la prima volta capivo che cosa volesse dire respirare a pieni polmoni. Fu probabilmente la serata più bella della mia vita, non volevo finisse perché una parte di me sapeva che non avrei avuto altre serate come quella.

Guardai l'orologio sperando di poterlo mandare indietro per poter restare seduta accanto a lui a parlare e parlare ma erano le quattro del mattino e la mia sveglia avrebbe suonato tra tre ore. -Devo andare- dissi spegnendo il suo sorriso, guardo' l'orologio e spalanco' gli occhi sorpreso. Cerco' qualcosa nella giacca, le chiavi della sua auto tintinnarono davanti ai miei occhi. -Un passaggio?

-Prendo...

-Non ci sono autobus- disse, prendendomi la borsa, serrai le labbra e lo seguii fuori dal locale. In auto calo' il silenzio, una volta in macchina quell'atmosfera che si era creata al bar era svanita ed eravamo tornati quelli di sempre. Salii in camera e mi buttai a letto senza mettermi il pigiama, ero troppo assonnata per farlo e poi mi sarei dovuta svegliare poco dopo. Sentii vagamente la sveglia suonare ma la ignorai tutte e cinque le volte. -A che ora sei tornata ieri sera?- chiese Lauren, non sapevo quando fosse entrata ma era seduta sul mio letto e mi massaggiava la schiena. -Tre ore fa- risposi, lei inizio' a ridacchiare. -Avete fatto sesso sul bancone del bar, non é vero?- chiese, non avevo la forza di negare o di prenderla a schiaffi. -No- mormorai, cercai di aprire più volte gli occhi ma non ne avevano voglia. -Quindi siete andati a casa sua?

-Non abbiamo fatto sesso, abbiamo parlato..

-Per tutta la notte?- chiese, sorpresa Lauren. -Si per tutta la notte- risposi, tirando le coperte fino al collo. -Davvero?

-Si.

-E non eri ubriaca?

-No.

-Era una conversazione normale?

-Si.

-Sai che cos'é una conversazione normale? Esempio: questa non é una conversazione normale e tu non sei brava con le conversazioni normali. Tu rispondi a monosillabi.

-Lo so- replicai, lei tiro' le coperte e inizio' a scuotermi. -Avete avuto una conversazione normale anche se tu non ne sei incapace? Sei stata sarcastica tutto il tempo non é vero? Hai fatto le tue battutine ironiche? Perché se é cosi' allora non era una conversazione normale...

-Grazie di avermi svegliata, Lauren. Speravo di continuare a dormire, non andare a lezione e dormire, dormire tanto ma ora sono sveglia- dissi, alzandomi arrabbiata dal letto, presi il telefono, le casse e andai in bagno per farmi una doccia. -Ti odio!- esclamai, una volta chiusa la porta. -Ti preparo il caffé e mi fai una simulazione della tua cosi' detta conversazione normale con il tuo capo- disse Lauren, apri' l'acqua e iniziai a spogliarmi quando suono' il telefono. Era un numero a me sconosciuto ma risposi comunque. -Pronto?

-Ehi, Sun, sono Alex.

-Alex, ciao, che succede?- chiesi, stupita della chiamata. -Volevo solo accertarmi che fossi sveglia, hai lezione sta mattina e volevo essere sicuro che ci andassi- disse, con voce ancora assonnata, sorrisi immaginandolo sdraiato sul suo letto, spettinato e sexy. -Grazie..- dissi, sorpresa, non sapevo come altro rispondere. -Io torno a dormire, ci si vede sta sera, piccola- disse, scossi la testa sentendo quel ''piccola''. Qualunque ragazza sarebbe ''piccola'' accanto a lui. -Parli da sola Sunny?- chiese Lauren, bussando alla porta. -Era Alex- dissi, infilandomi sotto alla doccia. Senti' la porta del bagno aprirsi e chiusi il più infretta possibile la tenda della doccia nascondendomi dietro ad essa. -Che cavolo ti prende?- esclamai, Lauren masticava un biscotto e mi guardava sorpresa. -Non fare come se non ci conoscessimo da sempre. Alex ti ha chiamata?- chiese, anche più sorpresa di me. -Perché?

-Voleva assicurarsi che andassi a lezione, niente di che..

-Voleva assicurarsi che tu...oh mio Dio che ragazzo premuroso- disse, mentre mi strofinavo i capelli con lo shampo. -Ma perfavore, l'ha fatto solo per vantarsi del fatto che lui puo' ancora dormire- dissi, sentendomi molto stupida. -Sunny!- esclamo' Lauren, aprendo la tenda della doccia. -Mi prendi in giro?- esclamo', guardandomi. -Lauren! Sono nuda!

-E quindi? Quante volte hai visto il neo che ho tra le chiappe?

-Eravamo piccole e non volevo certo vederlo, a te piaceva cosi' tanto portare il costume di tua mamma- risposi, lei sorrise e richiuse la tenda. Dopo la doccia, mi vesti', presi un paio di biscotti e la tazza di caffé che mi aveva preparato Lauren e usci' insieme a lei. -Quindi tra di voi c'é del tenero- disse Lauren, mettendo in moto, avrebbe parlato di me e Alex per tutto il giorno. -Lauren, non c'é niente di tenero tra me e lui. Abbiamo solo parlato di cinema e letteratura.

-Nessun sfioramento di mani?

-Nessuno.

-Sguardi complici?

-Niente.

-Momenti silenziosi riempiti con sorrisi imbarazzati?

-Nada, hai finito?- chiesi, mentre uscivo dalla doccia.

Eravamo già in ritardo per la prima lezione cosi' ci sedemmo al campus e continuammo a chiaccherare. Quando la campanella suono' andai alla lezione di letteratura francese controvoglia. Mi sedetti infondo alla classe e ripensai a me ed Alex.

Sapevo che tutta quella situazione non era un bene, quella sera mi ero avvicinata a lui come non avevo fatto con nessuno. Ero in caduta libera ma lui era riuscito a rallentarmi, avevo abbassato le difese che credevo non potessero più abbassarsi e lui ne aveva approfittato per entrare nella mia vita. Mi sentivo talmente in colpa per aver lasciato che accadesse, ero sul filo del rasoio ad un certo punto sarei caduta e mi sarei fatta male, succedeva sempre. Lui sarebbe uscito dalla mia vita con la stessa facilità con cui ci era entrato e non potevo reagire, era troppo tardi. Ero brava a tenere le persone lontane dalla mia vita ma se riuscivano a superare la bariere era difficile buttarle fuori senza farmi provare il dolore più immenso.

Mi odiavo in quel momento, ero cosi' sicura che nessuno sarebbe riuscito a varcare la soglia che non mi ero accorta che lui avesse già aperto la porta.

Con lui mi sentivo come la ragazza riflessa nel soffitto.

-La lezione é finita, Sunny- disse, una voce piacevole che mi ricordava il mio passato. Quando alzai lo sguardo vidi Callum e trasformai l'espressione rilassata e pensierosa in un espressione arrabbiata. -Mi stai pedinando?- chiesi, prendendo la mia roba. -Seguiamo gli stessi corsi, tutto qua.

-Ci sono più di novanta alunni in questa classe, dimmi come hai fatto a vedermi- dissi, uscendo dalla classe, lui mi seguiva, sentivo il suo profumo. -Ti siedi sempre infondo alla classe- rispose, sospirai dandoli ragione. -Ti posso offrire un caffé?

-Ne ho già preso uno..
-Sono le dieci e ne hai preso solo uno?- chiese, stupito, alzai gli occhi al cielo ricordandomi di quanto mi conoscesse bene. -E' solo un caffé, Sunny, non ti ho chiesto di sposarmi- disse, mi fermai e vidi Lauren vicino alla caffetteria che mi guardava e ballava, un modo per chiedermi se stava andando bene. Le mandai un messaggio mentre entravo in caffetteria con Callum, lei mi disse di raccontarle tutto non appena uscita da quel posto. -Come stai?- chiese Callum, mentre ci sedevamo. -Mai stata meglio- rispose, fissando il cellulare per non guardare lui. -Parlo sul serio, va tutto bene?- chiese, bevetti un sorso di caffé e annui. -Le allucinazioni?- bisbiglio', sospirai e annui'. -Sto bene, Callum, sto davvero bene- dissi, stufa di sentirmelo chiedere. -Che cosa ci fai qui?- chiese, alzai lo sguardo. -Pensavo andassi a Yale.

-Sai perché sono qui..e tu che cosa ci fai qui? Pensavo volessi fare il servizio militare- risposi, lui si guardo' intorno. -Ho cambiato idea, non volevo allontanarmi troppo da te- disse Cal, sorrisi divertita dalla grande bugia che aveva detto. -Cal sappiamo entrambi che non é questa la ragione...

-Mi manchi, Sunny, davvero. Quello che avevamo non era una cosa qualunque, noi ci...

-Non dirlo, non dire una cosa cosi' stupida. Non mentire ancora, sai perché é finita, lo so io e lo sai tu. Sono passati quasi sei mesi, dovresti essertene fatto una ragione- dissi, con il tono più freddo e distante che potessi avere. -Per Rebecca? E' finita per uno stupido bacio?

-Sai che non é finita solo per questo, Cal.

-No, non lo so. Mi hai lasciato di punto in bianco, ho dovuto tirare le conclusioni da solo. Io avrei dovuto mettere fine alla nostra relazione ma non l'ho mai fatto perché sapevo che momento difficile tu stessi passando e sapevo che saresti tornata ad essere te stessa. Tu frequentavi gli spacciatori, tu avevi quello strano rapporto con Travis, tu ti eri allontanata, tu avevi iniziato a drogarti ma non me ne sono mai andato, Sunny.

-Ma non mi hai mai impedito di farmi del male da sola, di uccidermi, hai lasciato che io compromettessi il mio futuro, la mia salute, la mia vita e non hai mai fatto niente per allontanarmi da Travis o dalla droga. Ecco perché tra noi é finita, perché non sapevo prendermi cura di me e tu non sei riuscito a fare l'unica cosa di cui avevo bisogno.

-Perché non te la prendi con Lauren, allora?- chiese, arrabbiato, vidi nei suoi occhi quanto la conversazione lo innvervosiva. -Lei era sempre li', a rimettermi in piedi, a portarmi via, a risvegliarmi, non ha mai smesso di ricordarmi quanto stessi sbagliando. Nessuno ti da il diritto di mettere in discussione il mio rapporto con Lauren. Non siamo qui per parlare di me e lei ma di me e te. E credo anche che non ci sia più niente da dirci- dissi, alzandomi, presi la borsa. -Grazie per il caffé- dissi, uscendo dalla caffetteria. Feci un respiro profondo una volta fuori e mi battei il cinque per essere stata brava ed aver affrontato la situazione come un'adulta.

 

Io e Alex, arrivammo praticamente allo stesso momento quella sera. Scesi dall'auto di Lauren e lo salutai con un cenno della mano. Lauren scese con me perché voleva vedere il mio posto di lavoro e quella sera avrebbe passato la serata con me e Alex. In realtà speravo potesse tenermi d'occhio e fare in modo che non facessi o dicessi qualcosa di stupido. -E' un piacere rivederti Lauren- disse Alex, aprendole la porta, pensavo avrebbe lasciato passare anche me ma passo' prima di me e richiuse la porta dietro di se. -Che gentiluomo- dissi, entrando, lui sorrise e scosse le spalle. -Faccio questo genere di cose solo con le donne- replico', buttai la borsa dietro al bancone e mi allacciai il grembiule. -Stai tu dietro al bancone, Sun- disse Alex, mentre andavo verso i tavoli. -Cosa? Perché?

-C'é Lauren..

-E perché saresti cosi' gentile da mettermi al bar?

-Perché non vorrei far annoiare Lauren, non é perché tu sia particolarmente brava o mi stia particolarmente simpatica- rispose, gettai lo straccio che avevo in mano sperando di colpirlo ma fini' per colpire una bottiglia di bourbon rischiando di farla cadere. -Detrarro' ogni bicchere o bottiglia rotti dalla tua paga- disse Alex, mentre mi mettevo dietro al bar. -Sai che cosa fare vero?

-Tagliare i limoni, lavare e asciugare i bicchieri, assicurarmi che ci sia il ghiaccio e tenere il bancone pulito- dissi, lui annui' e ando' a pulire i tavoli. -Sembrate due bambini delle elementari che si punzecchiano perché si piacciono.

-Ma perfavore, lui mi punzecchia perché mi considera un maschio- replicai, lei alzo' gli occhi al cielo. -Vuoi da bere?- chiesi, lei annui', misi una birra davanti a lei. -Sette dollari- dissi, alzando la voce per farmi sentire da Alex. -Offre la casa, Lauren- disse Alex, Lauren sorrise e io alzai gli occhi al cielo. -Di che hai parlato con Callum?- chiese Lauren, la porta si apri' ed entro' il nostro caro Cameron, sorrise a Lauren e sospiro' quando mi vide. -Vodka tonic per me- disse, facendomi l'occhiolino. -Alex, hai lasciato tua moglie a Sunshine?- chiese Cameron. -Se spacca qualcosa finirà come Black Daliha- rispose Alex, avvicinandosi. -Dicevo, di che hai parlato con Callum?- chiese Lauren, vidi che Alex e Cameron mi guardavano curiosi. -Chi é Callum?- chiese Cam, guardai Lauren e vidi nei suoi occhi la voglia di parlare. -Se parli non ti considerero' più una soul sister- minacciai, lei scrollo' le spalle sapendo che non l'avrei mai fatto. -E' l'ex ragazzo di Sunny...oggi hanno avuto un incontro speciale- spiego' Lauren, decisi di fingere di non esserci e tagliare i limoni mentre Alex e Cam si facevano li affari miei. -Da quanto non si vedevano?- chiese Alex, cogliendomi nuovamente di sorprsa. -Sei mesi, si sono lasciati dopo...- disse Lauren, si fermo' giusto in tempo. La guardai e lei degluti', le feci un cenno per farle capire che andava tutto bene. -Un evento particolare, sono stati insieme quasi tre anni. Era una di quelle storie d'amore impossibili, lui é stato il primo e unico amore di Sunny..

-Quindi hai un cuore, Sun- disse Alex, alzai gli occhi al cielo. -Perché é finita se vi amavate cosi' tanto?- chiese Cam, lo guardai e pensai a cole rispondere alla domanda senza farlo veramente. -Una storia lunga....

-Di che avete parlato, allora?- chiese Lauren, rivolgendomi tutta l'attenzione. -Mi ha detto che gli manco, che non sapeva le ragioni della nostra rottura e quando li ho spiegato perché é finita lui ha cercato di mettermi contro di te.

-Ha parlato di Rebecca?

-Oh si', l'ha descritto come 'uno stupido bacio'.
-Ah, quindi questo tipo ti ha tradita- disse Alex, guardandomi, annui'. -L'hai lasciato per un bacio? Magari pensava fossi tu- disse Cam, scossi la testa divertita. -Erano a letto insieme, Lauren li ha colti di sorpresa me lo ha detto e lui si é difeso dicendo che era solo un bacio- spiegai. -Lauren dovrebbe odiarlo ma ci tiene ancora a rivederci insieme.

-Stavate bene insieme...- disse, con un sorriso malinconico. -Stavamo- dissi, lei serro' le labbra e sospiro'. Dopo aver aperto il locale mi ritrovai a fare il doppio del lavoro che facevo di solito. Preparare i drink al bancone, quelli per i tavoli, friggere l'unica cosa commestibile che vendessimo e respirare di tanto in tanto. -Sunny- disse Lauren, mentre toglievo le patatine dalla friggitrice. -Sunny- ripeté, ero troppo occupata per parlare con lei. -Un'attimo Lauren!- esclamai. -Sunny, guardami- disse, con tono preoccupato. -Guarda chi é appena entrato- disse, guardai verso la porta e vidi il mio incubo peggiore. Mi nascosi d'impulso dietro al bancone, iniziai a tremare e a respire affannosamente. Lui era li', sapeva che lavoravo in quel posto? Voleva qualcosa da me? Come aveva fatto a scoprire dove lavoravo?

-Che succede?- chiese Cam, a Lauren. -Sunshine e quel ragazzo non vanno molto d'accordo. Del tipo che lui la vuole morta- bisbiglio' Lauren, senti' Cameron chiamare Alex. -Il bar é pieno e tu sei nascosta qui dietro? Che cazzo stai facendo, Sun?- esclamo' Alex, guardandomi, quando si accorse in che stato mi trovassi si guardo' intorno confuso. -Conosci Travis McCoy?- chiese Alex, senza rivolgermi lo sguardo per non destare sospetti. Stavo avendo un'attacco di panico e non riuscivo a parlare. -Tu perché lo conosci?- chiese Lauren. -Eravamo nella stessa classe al liceo, ora tocca a te..

Non vuoi sapere il perché- disse Lauren, le mani non smettevano di tremarmi. I ricordi legati a quel ragazzo riaffioravano senza controllo, tutte le emozioni che riuscivo a controllare di solito, si stavano mescolando. -Vuoi che lo butti fuori?- chiese Alex, io scossi la testa perché non volevo che lui finsse nei guai a causa mia. -Guarda, guarda chi c'é- quando sentii la sua voce un brivido mi attraverso' la schiena. Il cuore andava a mille e la paura che mi trovasse mi stava tormentando. -Lauren Garcia- disse, fortunatamente Lauren era una brava bugiarda, tanto quanto me. -Prenditi da bere e lasciami in pace, Travis.

-Non credere di essere al centro delle mie attenzioni, Garcia, dov'é la tua chiappa destra? Sunshine dove l'hai lasciata?

-Non credo siano affari tuoi- rispose Lauren, quando chiese di me il mio cuore si fermo'. Riusci' a sentire il suo profumo, tabacco misto a birra e marijuana. -Non voglio farle del male, ho solo bisogno di lei per un lavoro- disse Travis, vidi Alex stringere i pugni ma non disse niente. -E' uscita dal giro, lo sai...

-Tu dimmi dove posso trovarla e ti diro' io se é uscita dal giro o meno- disse Travis, con tono minaccioso. -Non la vedo da un po'- disse Lauren. -So che sai dov'é, non costringermi a fartelo sputare...

-Travis, che ne pensi di andartene e lasciare la ragazza in pace?- chiese Alex, poggiandosi al bancone, sembrava calmo. -Sto parlando con una mia amica, Alex, fatti gli affari tuoi- disse Travis, anche lui calmo. -Sono sicuro che Lauren voglia essere lasciata in pace, e sono sicuro di volerti vedere fuori dal mio locale.
-Sono questi i vostri nuovi amici, Lauren?- chiese Travis. -Ora che so dove trovarti, tornero' a cercarti Lauren e la prossima volta mi dirai dove trovare la mia bambina- disse Travis, ''la mia bambina'' quelle parole mi fecero venire i brividi. -Puoi uscire- disse Alex, porgendomi la mano, la afferrai e mi rialzai. Poggiai la testa sul bancone e cercai di riprendermi dallo shock. -E' passata- disse Lauren, accarezzandomi i capelli. Poggio' anche lei la testa sul bancone e mi strinse la mano. -E' passata- ripetei, cercando di convincermene. -Non ti copriro' le spalle la prossima volta- disse Alex, Lauren lo fulmino' con lo sguardo. -Grazie di averle fatto un favore evitandole la morte, é stato carino da parte tua ma non ti chiederemo di farlo una seconda volta sarebbe troppo umano da parte di un'essere umano- ringhio' Lauren. -Non lo faro' a meno che tu non mi dica come e perché tu lo conosca- aggiunse Alex, lo guardai e poi guardai Lauren. -Ho lavorato per lui per tre anni- dissi, Cam e Alex sembravano stupiti. -Non é facile uscire dal giro di Travis, tu come hai fatto?

-Pensavo non sarebbe stato un problema se li avessi venduto tutta la roba che mi era rimasta e gli avessi dato tutti i soldi dicendogli che me ne sarei andata. Cosi' ho fatto, il giorno dopo, ero in giro per il quartiere con mio padre...- dissi, Lauren mi guardo' e mi strinse la mano. -Spararono a mio padre davanti a me, due colpi.....la persona che lo uccise indossava una maschera di Obama, guanti, felpa nera con il cappuccio e aveva gli occhi scuri. La persona che gli sparo' disse ''ora si che hai chiuso con me''. Il prezzo da pagare per uscire dal suo giro era la vita di mio padre. Mi vengono attacchi di panico ogni volta che penso a lui- dissi, la mia voce si spezzo' e le lacrime mi attraversarono il viso. -Reagisco cosi' ogni volta che incrocia il mio cammino- aggiunsi, asciugandomi il viso. Guardai Lauren e vidi che anche lei era in lacrime. -Dovresti tornare al lavoro- dissi rivolgendomi ad Alex, lui ando' verso i tavoli infondo al locale senza dire una parola. -Mi dispiace, Sunny- disse Cameron, lo guardai e annui'. -Vado a fumarmi una sigaretta- disse Cam, uscendo dal locale. -Tutto bene?- chiese Lauren, io annui'. -Sto bene, va tutto bene, andrà tutto bene..non é vero?- chiesi, lei mi prese le mani e mi sorrise annuendo. -Andrà tutto bene, Sunny- disse, riuscendo a confortarmi.

 

-Posso parlarti?- chiese Alex, un paio di minuti prima che io e Lauren ce ne andassimo. -Ti aspetto in macchina- disse Lauren, mi sedetti al bancone e aspettai che mi dicesse quello che aveva da dirmi. -Non volevo sembrare insensibile prima, non avrei dovuto chiederti di raccontarmi una cosa come quella, non sono affari miei infondo. Mi dispiace di averti costretta a ricordare- disse, io annui' accettando le sue scuse. -Non ti preoccupare, non smetto mai di ricordare.

Lauren decise di dormire con me quella sera, io avevo un coltello nel cassetto del comodino e lei ne teneva uno accanto al letto in caso Travis si facesse vivo. -Dovrei comprare una pistola- dissi, prima di addormentarmi. -Si, forse dovresti- disse Lauren.

   
 
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