Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: ClaryWonderstruck    04/02/2017    1 recensioni
[ Il cielo sembrava un’estesa massa di luci vorticanti, di scie circolari che si inondavano le une sulle altre in un concatenarsi quasi eterno. Vigilavano sulla cittadina mercantile che dormiva quieta, nel silenzio della notte, accompagnando i loro sogni con il brillare delle stelle che vi si specchiavano ... ]
[ ... Marinette avrebbe potuto osservare quel dipinto per ore, per giorni, rimanendone rapita come la prima volta]
E se i dipinti di Van Gogh non fossero stati l'unica fonte di luce, quella notte ? Si sa, la luna è compagna dei felini che si aggirano in cerca di compagnia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A




F
atto il misfatto

 





Il bagliore caldo della luce solare filtrava tra le fessure delle serrande semi chiuse, invadendo una parte della stanza che, a detta di Adrien, sembrava un tempio sacro: oggetti perfettamente impilati sulla scrivania color bianco latte ed una serie di lanternette legate ad un fil di ferro che attraversava le quattro pareti scarne e modeste.
Si era destato da quello che credeva un bizzarro e paradossale sogno ad occhi aperti, eppure la visione della pacifica stanza dove era steso comodamente gli suggeriva che forse non era riuscito a svegliarsi completamente. Riconquistando parzialmente la vista, mise a fuoco ciò che lo circondava.
Non ricordava bene in che modalità precise era stato trasportato fino al luogo sicuro, né chi fosse stato l’artefice di un miracolo del genere. L’ultimo ricordo che gli sfiorava i pensieri riguardava l’attraversamento di un portale, poi si era fatto tutto talmente buio e confuso che l’ambiente gli era sembrato una strada notturna priva del chiarore dei lampioni: una dopo l’altra, le figure sparivano come luci di Natale.

Sospirò stordito, muovendo i muscoli intorpiditi dalla notte, ma qualcosa gli bruciava fastidiosamente nella zona della spalla destra. Adrien toccò la propria pelle ricordando di essere stato colpito durante lo scontro con l’akuma. La ferita violenta, però, era stata accuratamente massaggiata con delle creme cicatrizzanti ed avvolta da garze leggermente sporche di rosso.
Aveva perso una bella quantità di sangue – disse borbottando tra sé e sé. Dopo una prima analisi superficiale, si accorse di star indossando una camicia nera molto più grande del suo fisico snello ed atletico. Si guardò le gambe, anche queste fasciate da un paio di pantaloni che non gli appartenevano affatto, per poi tastarsi il capo soffice dove due orecchie da gatto vibravano al suono dei suoi spostamenti.

Di una cosa era certo in quel momento: vestiva i panni di Chat Noir con indosso i capi di qualcun altro, il quale l’aveva salvato dalla tragica missione nel museo d’arte.

Improvvisamente, ripensando alle opere d’arte esposte nel museo, ricordò la voce vigorosa dell’akuma che si scagliava contro la sua timida compagna di corso.
“Marinette.”

Adrien balzò in piedi con estrema disinvoltura, spaventato delle conseguenze che la sua perdita di sensi aveva causato alla propria peculiare partner per una notte. Girandosi attorno, notò che addossato alla parete opposta, insieme ad una marea di schizzi blandamente appesi, c’era un letto matrimoniale dove qualcuno stava riposando raggomitolato nelle coperte.
Avanzò cauto, incappando nelle fotografie riposte sullo scaffale della scrivania: era la stanza di Marinette, e qualcosa gli diceva che tra quelle lenzuola dormiva niente di meno che la figlia dei Dupain-Cheng. Nelle fotografie ridacchiava, sporca di gelato, mentre in altre sorrideva in compagnia di Alya e qualche altra compagna di corso che riconobbe.

Era così delicata che quasi si dimenticò come in realtà fosse il suo carattere combattivo.

Preso dalla curiosità, si avvicinò al letto stando attento a non creare troppo baccano. Marinette era accucciata da un lato, colpita per metà dal chiarore delle finestre, che parevano riversare dell’oro liquido sulle sue ciocche blu notte. Un contrasto decisamente stupefacente.
Era strano e familiare stare lì ad osservarla sonnecchiare, come se da un lato si conoscessero da sempre, ma dall’altro stesse imparando a scavare meglio nella sua personalità. Si prese del tempo a memorizzarne i tratti dolci del viso, quando la giovane spalancò una palpebra in modo perplesso.

<< Vedo che ti sei ripreso, gatto curioso >> dichiarò con voce ancora impastata dal sonno. Si ricompose immediatamente, scansando le coperte chiare che rivelarono il suo semplice pigiama color pastello. Adrien non riuscì a trattenere un sorrisetto malizioso che gli pizzicava la gola da quando l’aveva intravista nelle coperte.

<< Mi hai portato tu qui? >>

Marinette si sedette a quattro di bastoni sul materasso << Non esattamente. Quando sei svenuto, Ladybug è arrivata per purificare l’akuma. Ti ha portato qui da me perché non sapeva dove tu abitassi >>
Benché la giovane provasse a mantenere un tono convincente, Adrien riusciva a cogliere un pizzico di amarezza nelle sue parole. D’altronde, s’era convinto che dietro la goffaggine ed una scarsa autostima si nascondesse la supereroina che aveva disperatamente cercato negli ultimi due anni a questa parte. Entro breve avrebbe compiuto la maggiore età, ma ancora non sapeva chi si celasse nella maschera da coccinella di cui si era accidentalmente innamorato.

<< E tu hai accolto un gatto randagio senza protestare ? >> domandò, rizzando le orecchie feline.
<< Un randagio gravemente ferito >> precisò la ragazza, indicando la spalla del partner << Ho cambiato la fasciatura un paio di volte questa notte, anche se ti lamentavi nel sonno come un dannato >>
Chat rimase decisamente sorpreso. Marinette aveva sopportato una nottata d’inferno solo per garantirgli un posto sicuro dove riprendersi e rimarginare le cicatrici.

<< Ero almeno attraente? >> replicò, tornando al sarcasmo che solitamente sfoggiava nei momenti più delicati delle conversazioni. Non ce la faceva proprio ad affrontare certe situazioni quando toccavano corde più sensibili, connesse ad un qualcosa di più profondo.

Marinette si stropicciò gli occhi << Oh, tantissimo. Soprattutto con i vestiti di mio zio indosso. Ci balli praticamente dentro >>

“ Ora si spiega la taglia … “ si disse Adrien, osservando la stoffa stropicciata della camicia. Era tanto abbondante quanto confortevole e calda, necessaria soprattutto durante quel rigido ed impetuoso inverno parigino. Incontrando gli occhi di Marinette, intrisi di un non so che di nostalgico, percepì quasi l’impulso di fare qualcosa di cui si sarebbe sicuramente pentito eventualmente.

Eppure c’erano tante cose delle quali doveva sentirsi in colpa, come ad esempio l’aver perso i sensi nel vivo della battaglia. Non tanto perché riteneva Ladybug incapace di cavarsela da sé, piuttosto era certo che il suo intervento le avrebbe risparmiato il profondo graffio che le squarciava la pelle delicata del collo. Marinette non s’era adoperata a medicare se stessa, così la cicatrice spiccava senza che potesse nemmeno tentare di coprirla con le lenzuola del letto.

Adrien si chinò lievemente, allungando le dita affusolate lungo l’incavo del collo di Marinette, la quale arretrò di scatto come se le avessero indirizzato contro una scossa elettrica. Malgrado ciò, Chat non si diede per vinto, e riuscì ad esaminare la ferita senza ricevere qualche scarpata in faccia per il solo tentativo di avvicinamento diretto.
Sospirando, Marinette trattenne uno sbuffo di dolore che ancora le procurava il taglio. Quello che stupì il gatto non fu affatto il suo tenace orgoglio che indubbiamente arginava qualsiasi espressione tradita,  ma la totale assenza di imbarazzo nei suoi gesti. Se pur limitati ed accondiscendenti, non si nascondeva sotto l’acqua, non annaspava in mezzo l’oceano come quando Adrien le girava attorno, anzi, s’affogava dei movimenti del partner quasi fossero un’estensione del suo stesso corpo.

Doveva essere la sua lady, non sentiva altro da ore ormai.

<< Dovresti medicarla, altrimenti potrebbe infettarsi >> . La luce iniziò a farsi spazio prepotentemente nella stanza, rimbalzando sulla chioma dorata e folta che gli ricadeva sulla fronte simile ai narcisi in primavera.

<< Non è così importante. Nessuno dell’accademia riuscirà a vederla per via delle vacanze di Natale, in più i miei genitori torneranno tra una settimana dal viaggio in Cina a casa della nonna. E’ tutto straordinariamente pianificato >> spiegò poi, preoccupandosi più dell’incolumità di Chat che della propria.

Un lampo di apprensione balenò negli occhi del gatto << A me sembra un comportamento meow-sochista, Princess; inoltre, niente di quello che hai detto mi impedisce di curarti il taglio come si deve >>
Marinette alzò lo sguardo sulle sue, cosciente che nulla avrebbe distolto Chat dal suo attuale obiettivo. Raramente si mostrava indeciso riguardo qualcosa, e altrettanto peculiare era vederlo mollare un’idea precedentemente sostenuta. Piuttosto preferiva scavarsi la fossa più che poteva, sperando che una delle nove vite feline gli venisse incontro di tanto in tanto. 

Così, la giovane non perse tempo ad alzarsi e stiracchiarsi la schiena dolorante << Ok, va bene >> sputò fuori riluttante << Ma prima mangiamo qualcosa, che sto morendo da ieri sera >>
Il Plagg che ancora viveva nell’anima di Adrien prese ad esultare esuberante, dipingendo un sorriso beato sulle labbra del supereroe, il quale ancora faceva fatica ad osservare la sua partner vestita per la notte. Se le gote iniziarono a tingersi di rosso puramente a caso, allora doveva cominciare a farsi qualche seria domanda.
Peccato che adorasse procrastinare, forse persino di più del cibo che la giovane gli aveva proposto sotto forma di una lunga lista interminabile.
I genitori di Marinette possedevano una grande pasticceria nel centro di Parigi che realizzava delle paste deliziose e decisamente necessarie a colmare i borbottii gorgoglianti nel suo stomaco.

<< Hai scelto cosa vuoi? Il mio orologio interiore sta per esplodere, ti avviso >> parlottò Marinette, sul punto di uscire dalla stanza.
Chat ammiccò arricciando il naso << Sorprendimi >>

Scompigliandosi la chioma corvina, che ora giaceva sulle sue spalle scoperte formando delle onde prima nascoste dagli elastici, fece notare al ragazzo la presenza di un telefono fisso.

<< Se hai bisogno di avvisare la tua famiglia che sei, che so, vivo, ti consiglio di approfittarne. Ai miei verrebbe un infarto se non avessero mie notizie per più di dodici ore >>

Chat Noir ripensò improvvisamente al padre, senza sentimento od un pizzico di ansia per la sua preoccupazione. Sicuramente s’era bevuto la storia del gruppo studio, o meglio, si era costretto a crederci, altrimenti avrebbe affrontato un litigio infinito col figlio. Dopotutto, stava per raggiungere la maggiore età, per cui nulla realmente gli impediva di trovarsi un lavoretto e staccarsi completamente da quell’ombra invadente che riusciva ad incupirgli qualsiasi giorno dell’anno.

<< No problem, sa che sono al sicuro, ma dubito gli importi davvero >> sibilò a denti stretti, lasciandosi inevitabilmente scappare quel dettaglio della sua vita personale. Un dettaglio che non passò inosservato agli occhi della giovane supereroina << Se ti può far sentire meglio, ho dei croccantini per gatti di sotto…>>

<< Mhh, un’offerta invitante, te lo concedo. Detta, però, con indosso quel pigiamino mi fa pensare a tutt’altro >>

Marinette si guardò tranquillamente, a detta di Chat completamente disinibita e sorprendentemente rilassata. Forse ci aveva fatto il callo con tutte le battute pessime che le rifilava solitamente .
<< Sei sempre così sfrontato? >> borbottò poi, roteando gli occhi. Il ragazzo balzò in piedi, assumendo un’espressione falsamente interdetta e pensierosa. Era così evidente che anticipasse qualcosa di inconveniente.

<< Solo nei weekend. E quando qualcuno attira la mia attenzione >> rispose, serpeggiando tra i mobili della camera da letto. Ci volle un po’ prima che Marienette cogliesse l’allusione a pieno.
Quella naturale scioltezza si trasformò in rigido legno << Oggi è venerdì … >>

Chat sfiorò il vetro che inquadrava una delle fotografie posate sullo scaffale della parete, inarcando il sopracciglio con fare terribilmente impudico << Complimenti per la sagacia >>
 
 
***
 
 
Marinette era scesa al piano inferiore dove si trovava il bistrot gestito dalla sua famiglia, momentaneamente chiuso a causa della partenza, per scovare gli ultimi dolci impilati nel frigo.
Vederlo così cupo, con le finestre sbarrate e privo della solita scia di profumi deliziosi, le diede l'impressione che il viaggio fosse una sorta di distacco permanente. 
 
Era sempre stata abituata ad averli attorno, per quanto impiccioni ed eccessivamente premurosi fossero. 
 
Questo affetto che lentamente prendeva forma nei suoi ricordi attraverso gesti banali e quotidiani, la fece scivolare in pensieri profondi e genuini, capaci di estraniarla completamente dalla realtà circostante. Le ci volle un po' prima di accantonare dalla testa le volte in cui tornava da scuola ed aiutava i suoi a preparare le meringhe, ma alla fine il gorgoglio della fame ebbe la meglio.
 
Prese le prime paste che il suo naso fiutò fra le tante esposte.
 
Non conosceva le preferenze di Chat al riguardo, perciò si fece guidare dall'istinto più naturale: lo stomaco.
Ci voleva qualcosa di duro e forte, ma anche dolce abbastanza da accarezzare il palato di chi lo assaggiasse. La madre di Marinette se ne intendeva come pochi di cioccolata, tant'è che possedeva la straordinaria abilità di indovinare esattamente che tipo di dolce prediligessero i clienti a colpo d'occhio. Un'abilità che Marinette aveva decisamente ereditato.
Infine optò per una pasta sfoglia speziata, tipica del periodo festivo, e si avviò in camera con la bocca impastata del primo morso. 
 
Quando raggiunse la stanza, Chat non era più seduto sul materasso, bensì in piedi, di fronte lo specchio a muro dell'armadio, dove poteva eseminare meglio la ferita alla spalla. Per riuscire nel suo intento, aveva giustamente tolto la camicia enorme dello zio, ripiegata sulla scrivania accuratamente, e preso la lozione cicatrizzante che lei stessa gli aveva spalmato tutta la notte. 
Se medicarlo in preda a deliri le era sembrato un tantinello imbarazzante, adesso non riusciva a nasconderlo pienamente. 
 
Non poteva negare di trovarlo attraente. 
 
Un magnetismo che differiva dalla solita bellezza statuaria e perfetta, e che si presentava in modo tormentato e dannato. 
Marinette si disse, sorpresa dei suoi pensieri turbolenti, che Chat acquisiva quell'ipnotica aria quando il silenzio faceva emergere la sua interiorità. Le sue battute la divertivano sì, ma a renderlo desiderabile era qualcosa che aveva dentro inconsapevolmente. 
E così doveva assolutamente rimanere, considerando quanto altrimenti se ne sarebbe vantato ad oltranza. 
 
<< Questo è il tuo preferito >> asserì la giovane, porgendo il dolce caldo al gatto. Chat prese al volo la colazione, facendo appena in tempo ad infilarsi la camicia senza, però, abbottonarsela del tutto. 
 
Guardò la pasta sospetto, poi l'addentò delicatamente, riflettendo morso dopo morso sulla qualità del sapore.
Marinette trovò assurdo sentirsi trepidante nel ricevere una conferma delle sue abilità riguardo la personalità dei cibi. 
Infine Chat le rovinò il briciolo di certezze che s'era costruita attorno. 
 
<< Cos'è? Marzapane? >> 
 
Marinette annuì impaziente, energica.
 
<< Buonissimo, ma non il mio preferito>> 
 
Una sola affermazione bastò a mandarla completamente in tilt. La madre le aveva insegnato un metodo infallibile, quindi l'eventualità di aver sbagliato le bruciava come la più ardua delle sfide. 
 
<< Impossibile ... >> boccheggiò poi, finendo la propria colazione stupita.
Chat si leccò letteralmente i baffi << Se ti interessa tanto, posso dirti qual è >> 
 
Marinette non poteva e non voleva accettare la sconfitta. 
 
<< Non se ne parla. Riuscirò a trovarlo, fosse l'ultima cosa che faccio >> parlottò, brandendo la carta che rivestiva il dolce come una spada affilata. 
Chat ridacchiò, abbassando la mano della giovane << Metti giù l'arma Pocahontas, è tempo che ti curi la ferita >> 
 
Il tessuto morbido e caldo del pigiama che Marinette aveva comprato un paio di anni prima le mancava come una seconda pelle. Al tempo la scelta era ricaduta proprio su quel modello perché era estremamente comodo ed elegante, quasi raffinato: tutto ciò che lei non era.
O meglio, tutto ciò che voleva essere anche nei panni di Marinette.
Quando Chat le aveva gentilmente scostato una bretella, senza mostrare altra pelle, si sentì improvvisamente a disagio. Benché fosse il suo partner e condividesse con lui dolori e angosce, il contatto diretto con le sue dita la rendeva nervosa.
E non un nervosismo infastidito, tipica reazione alle sue battutacce, ma una tensione particolarmente piacevole. 
Forse il cioccolato del dolce l'aveva esaltata un po' troppo- si disse provando a guardare oltre la finestra della sua camera. 
Peccato che lui le massaggiasse la ferita ancora dolorante con destrezza ed una sensibilità disarmante. Il segreto per un buon massaggio? Non cessare mai il contatto. 
 
<< Sei stranamente silenziosa. >> costatò Chat, seduto a cavalcioni tra le pieghe delle coperte ammassate. Marinette si rese conto solo in quel preciso momento che vista con occhi spettatori, la loro condizione poteva apparire leggermente sospetta. Poi riprese a chiedersi come mai continuava ad arrovellarsi il cervello per un'ipotesi manco plausibile: erano completamente soli e così sarebbe rimasto. 
 
<< Mhh?>>
 
Tutto quel pensare le aveva bruciato la lingua evidentemente. 
 
<< Non mi hai ancora tirato una pantofola in faccia, devo iniziare a preoccuparmi?>>
 
Marinette alzò le spalle interdetta, poi capì.
 Chat aveva smesso di curarle la ferita, malgrado non se ne fosse accorta a causa delle mille paranoie. 
Eppure se ne stava lì, accovacciata, come se fosse stato il gesto più normale e allo stesso tempo più nuovo del mondo. 
 
<< Che pensi di fare adesso?>> domandò a bassa voce, affondando il capo sulla superficie del cuscino. 
Chat poteva anche bivaccare a casa sua quanto voleva, però la preoccupazione per la sua famiglia iniziava a ronzarle per la testa. Senza contare il fatto che Papillon stesse sfruttando akuma molto pericolose e letali. 
 
Il giovane si stiracchiò mostrando le punte dei canini << Era una proposta, per caso? >> 
 
Detto dopo un massaggio così rilassante, non poteva che causare un afflusso di sangue eccessivo alle gote di una Marinette assonnata e stanca.
 
<< Sì, una di quelle vietate ad un pubblico di minori >> bofonchiò, prendendolo palesemente in giro. 
 
Fortunatamente era stata salvata dal cuscino. 
 
<< No, intendo con Papillon. Non pensi sia giunta l'ora di scoprire dove si nasconda? Dopo anni di battaglie contro un uomo senza volto, sarebbe il minimo >> 
Gli occhi smeraldo del gatto, ora socchiusi per lasciarlo riflettere meglio al riguardo, si posarono su una delle tante cornici appese in camera. 
 
Doveva essere strano infiltrarsi improvvisamente nella vita di una sconosciuta - si disse Marinette, provando a mettersi nei suoi panni. Ecco, con magari la metà del sarcasmo ed egocentrismo, già che ci siamo. 
 
<< In effetti ci stavo pensando ultimamente. Peccato che Ladybug voli via proprio come entri in scena >>  
Marinette si torturò le unghie, già spezzate per l'utilizzo prolungato di gessetti da disegno << Perché non fai un tentativo? Parigi non potrà sempre dipendere da voi>> 
 
<< Ti stai facendo avanti? >> 
 
La ragazza quasi si strozzò nella sua stessa aria. Alzò il capo dal cuscino, tornando ad una posizione retta come un arco ben teso si distende una volta scoccata la freccia. Sapeva che passare del tempo con Chat era deleterio. 
Non riusciva a mentirgli, né tanto meno a guardarlo senza temere che potesse in qualche modo mettere a nudo la sua vera identità. 
 
<< Eh? Io? Ma se ho lo spirito combattivo di un koala in letargo! >> 
 
Chat si scompigliò la chioma, esausto. Solo dopo un'intensa analisi, Marinette vide dei profondi cerchi eri incupirgli il volto perfettamente scolpito. Da quanto tempo non dormiva serenamente?
Sicuramente la quantità esigua di ore che lei riposava senza doversi trasformare per un'ennesima battaglia. 
Quella routine elettrica le era sempre pesata, lo ammetteva candidamente, ma Chat l'aveva concepita come una grande avventura emozionante.
Se la stanchezza si faceva sentire anche per Mr. Instancabile, allora la faccenda diventava piuttosto seria. 
 
<< A me sembra tutto il contrario. Hai salvato questo bel faccino più di una volta ieri notte >> 
Marinette cercò di non lasciarsi sfuggire la presenza di Ladybug << Chat, tu non capisci. Sono il tipo di ragazza che mangerebbe cioccolata il giorno del suo matrimonio e poi pulirebbe accidentalmente le mani sul proprio vestito >> 
 
Confidava sul fatto che potesse creare più danni che risolverne nelle sue condizioni umane. 
Non aveva, però, preventivamente calcolato che il gatto fosse testardo almeno tanto quanto lei, se non di più. 
 
<< Saprei cavarmela benissimo, ho nove vite a disposizione. E un charm niente male, aggiungerei  >>
 
<< Sii serio, ti rallenterei solamente >> 
 
Benché ci fosse un fondo evidente di verità nelle sue parole, Chat non sembrava affatto mollare la presa. Letteralmente. 
La guardava tenacemente, dannato dalle tenebre che creavano giochi di luce nelle pupille sgranate. 
 
<< Mai stato più serio. L'unico modo per capirci qualcosa, è sfruttare una mente che non venga coinvolta nell'azione. Te la caveresti benissimo >> 
 
Marinette sapeva che tirarsi indietro non l'avrebbe destato dal tentare. 
 
<< Quindi niente lotte?>> 
 
Il ragazzo scosse il capo risoluto. 
 
<< Niente corse folli e fango?>> 
 
Chat sorrise di sbieco, ripensando all'immagine di Marinette completamente ricoperta di liquidi viscosi e marroncini. 
 
<< Promesso. Ho mai fatto qualcosa di così pericoloso? >> 
<< Vuoi la lista in ordine cronologico oppure ti basta l'alfabetico ? >> le uscì dalla bocca come uno sbuffo non programmato. 
 
Doveva calmarsi con tutte quelle insinuazioni che non poteva conoscere effettivamente. 
 
Marinette, allora, afferrò un pezzo di carta che teneva infilato fra le varie bozze, nascoste in un cassetto della scrivania. Semmai fosse entrato un ladro in camera sua, l'unico oggetto che lei considerava abbastanza di valore tanto da essere tenuto praticamente sotto chiave, era proprio il suo quaderno di disegni.
Che poi nessuno avrebbe mai messo piede in una sottospecie di soffitta, non le sfiorava la minimamente. 
 
<< Ouch >> Chat osservava la ragazza accendersi di un non so che di intenso << Stai veramente compilando una lista? >> 
 
<< Ovviamente no, idiota. Sto semplicemente mettendo nero su bianco le condizioni di questo patto >> 
Chat tossicchiò veemente << Condizioni?>>
 
<< Pensavi davvero che avrei accettato senza prima considerare tutte le variabili? >> rispose, curvando gli angoli della bocca verso l'alto, facendoli sembrare delle chiocciole semichiuse. 
Detto questo, riprese a scrivere la sua apparentemente fitta lista, animata da una nuova energia sprizzante.
 
 
***
 
 
 
Adrien non sapeva esattamente cosa stesse leggendo da circa un paio di minuti, ma riteneva fieramente che la scrittura ordinata e graziosa si addicesse proprio alla persona di Marinette.
Disegnava le vocali come onde dai piccoli risvolti attorcigliati. 
Diede uno sguardo approfondito alle condizioni sottoscritte, fingendo una faccia di bronzo anche quando le richieste ricadevano plausibilmente su atteggiamenti sopra le righe che non riusciva a contenere nemmeno volendo. 
 
Il più dei punti era fattibile, nonostante lo vincolasse abbastanza rispetto i suoi piani originali. Certo, con quel patto frequentare Marinette avrebbe acquistato un senso effettivo, se non per il fatto che accettando le sue restrizioni tutto il divertimento avrebbe perso la scintilla ancora prima di nascere. 
 
Cosa c'era di ironico nell'imbucarsi senza permesso nella sua stanza provocando piccoli infarti alla malcapitata? La sfortunata stessa, ecco cosa c'era. 
 
<< Perché non dovrei farmi trovare nei paraggi di giorno? La notte ti sembra più intima? >> 
 
Marinette reagì ignorando, come da copione, il ghigno del suo volto tagliente. 
 
<< Le persone potrebbero iniziare a fare domande. In più, se Papillon lo venisse a sapere, potrei finire davvero nei guai >> 
<< Previdente. Sai, credevo avessi paura dell'opinione pubblica... rimango comunque una celebrità >> 
 
Adrien poteva sembrare un angelico giovanotto sprovveduto, tuttavia capiva perfettamente quando era il tempo giusto per stuzzicare o meno la propria partner con domande scomode. Si ripeteva che stringere la corda avrebbe aumentato delle conferme già fondamentalmente saldate.
 Il Plagg nella sua testa, d'altro canto, continuava a bastonarlo e rimproverarlo, dato che s'ostinava a cercare prove per un qualcosa che credeva fosse la verità sin dalla partenza. 
Ladybug era abituata alle luci della ribalta, al gossip ed i giornalisti ai piedi, mentre per Marinette quel mondo doveva spaventare ed affascinare contemporaneamente.
 
Se, e solo se, non fossero state la stessa persona. 
 
<< Se con opinione pubblica intendi la bocca larga di Alya, allora sì, ne sono terrorizzata >> 
 
Adrien non fece in tempo a rispondere come si deve, che il volto della giovane si trasformò in marmo freddo. Qualcosa le stava scombussolando la mente. 
 
<< Alya. Oggi è il compleanno di Alya. >> si disse freddamente, provando a buttarsi addosso la notizia come un getto d'acqua gelido s'abbatte sugli scogli. Quel piccolo dettaglio svanito dietro ore di insonnia e medicazione, ora si faceva imponente e quasi grave. Adrien stesso conosceva perfettamente Alya, essendo la ragazza del suo scapestrato migliore amico, però poteva anche solo immaginare quale shock dovesse essere stato per Marinette che la considerava al pari di una sorella. 
 
<< Devo andare. Sta organizzando questa grande festa da una vita, e ... oh Dio sono una pessima amica. Pessima e pigra >> perseverò con il suo dialogo interiore, tralasciando il fatto che il supereroe fosse ancora steso sul materasso del letto. 
 
<< Finirò di leggere la lista con calma, devo ancora capire qualche punto. Ti ringrazio per l'assistenza Marinette >> disse Chat, facendo per arrampicarsi sulla scaletta a pioli che portava direttamente al tetto della casa. 
 
<< Nah, non era niente di che. Piuttosto, vedi di filare direttamente a casa, che in queste condizioni verresti picchiato persino da un bambino >> 
 
Marinette non riusciva proprio a contenere le risposte ironiche quando si trovava nei paraggi di Chat. E questo il ragazzo lo sapeva più che bene: era un suo contorto modo per assicurarsi fosse indenne senza specificarlo apertamente. 
 
<< Ho ancora qualche gatta da pelare in giro, non struggerti troppo per la mia assenza >> dichiarò teatralmente, fermo circa a metà della scala. Osservava la ragazza sistemare freneticamente la sua roba, mossa da qualche morbo di pulizia convulsiva. 
 
<< Cammina Chat, prima o poi verrai ucciso dalle tue stesse idiozie >> 
<< Una morte beata, allora >> la canzonò << Au revoir Princess... e bel pigiamino!>> 
 
 
Salì le scale agilmente, cosciente di essersi lasciato alle spalle una Marinette rossa come un peperone di stagione. 
Lo stuzzicava l'idea d'averla messa nel sacco, per una buona volta. 
Ora, pervaso da folate gelate dell'aria parigina, si scaldò i muscoli intirizziti delle gambe pronte a scattare come molle. 
Suo padre l'avrebbe ignorato, Nino probabilmente mortificato perché aveva promesso di accompagnarlo a casa della ragazza con l'auto super costosa del padre, e la segretaria dell'azienda ingozzato inutilmente di cibo. 
L'unica gioia in tutto quel trambusto? 
Il party mozzafiato che Alya aveva attrezzato, al quale Marinette doveva partecipare per forza di cose. 
E Adrien Agreste non si sarebbe perso un'occasione del genere. 
Nemmeno per tutti i topi del mondo. 
















ANGOLO AUTRICE
Premetto che parte di questo capitolo sia una grande autocelebrazione a Chocolat. Non ci posso fare niente, amo troppo quel film. Anyways, le cose inizieranno a farsi davvero complicate nel prossimo capitolo, con nuove scoperte e volti intriganti ... spero mi continuiate a seguire ! 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: ClaryWonderstruck