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Autore: PuccaChan_Traduce    04/02/2017    2 recensioni
Asahi e Nishinoya hanno finito il liceo e frequentano l’università. Asahi studia medicina dello sport e Noya gioca ancora a pallavolo. La loro amicizia pare salda come sempre, ma qualcosa sta per cambiare... specialmente dopo l’entrata in scena di una ragazza che sembra molto interessata al piccolo libero.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Nuovo personaggio, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Autore: Codango
Storia originale: And yet here you are

~

Mentre fasciava una caviglia alla partita di basket del pomeriggio, Asahi ripensò a come Nishinoya avesse lasciato il suo appartamento con una certa fretta, quella mattina.
Aiutando il capitano della squadra ad allungare il muscolo del polpaccio irrigidito, ripensò a come Nishinoya si fosse comportato in modo così strano a proposito di Shizuku.
E quando diede una mano a preparare degli impacchi di ghiaccio per tutta la squadra (dopo una sconfitta cocente), pensò a come fosse sollevato che Nishinoya sarebbe venuto da lui dopo l’allenamento serale.
In pratica, Asahi pensò a Nishinoya per tutto il giorno.
Il che non era tanto insolito. Pensava sempre molto a Nishinoya. Erano grandi amici fin dai tempi del liceo e, dato che si comportava in modo strano da ben due giorni di fila, era ovvio che occupasse i pensieri di Asahi più del consueto.
Ciò che era insolito, forse, era che Asahi si accorse di ondeggiare mentre dal campo di allenamento andava al centro di atletica. Aveva sistemato le attrezzature nella sala della medicina sportiva (pensando a come Nishinoya tendesse sempre a strafare quando era molto concentrato su qualcosa), e adesso era lì.
Si fermò sulla soglia. Sembrava che stessero rimettendo tutto in ordine. Nishinoya gli aveva detto che solitamente concludevano l’allenamento con una breve partitella di simulazione.
Era passato molto tempo dall’ultima volta che Asahi lo aveva visto giocare. Correre di qua e di là a prendere le attrezzature e a occuparsi degli infortunati non era il modo migliore di seguire una partita. E sicuramente non era come stare in campo insieme a Nishinoya.
Asahi notò che irradiava energia a profusione quella sera. Era tutto ordini secchi, movimenti rapidissimi, salvataggi spericolati. Trattenne il respiro quando Nishinoya si tuffò a recuperare una palla respinta dal muro, a braccio teso. Si romperà un polso se non sta attento.
Nishinoya e l’attenzione erano molto raramente sinonimi, soprattutto non sembravano esserlo in quel momento. Non esisteva nient’altro per lui al di fuori del campo di gioco se non la palla, soltanto la palla. Tenerla lì dove lui voleva che fosse, rifiutando di lasciarla cadere a terra, ancora e ancora. Nessun movimento superfluo, nessun senso troppo lento. Era chiaro che i suoi compagni sapevano di poter rischiare tutto con lui nella retroguardia, a giudicare dal modo in cui si lanciavano in un attacco dopo l’altro. Durante il liceo, Nishinoya conosceva il gioco della pallavolo; adesso lo padroneggiava.
“È impressionante, vero?”
Asahi sussultò, trattenendo a malapena un urlo. “I–Iwaizumi!”
“Asahi.” Il ragazzo dai capelli scuri tentennò il capo solennemente. Poi tornò a guardare il campo. “Nishinoya sembra in eccellenti condizioni stasera. Sei a portata di mano in caso di infortuni?”
Il cuore di Asahi rallentò i battiti. “Ah. No. Cioè, sì, Noya sembra un po’... più incline all’infortunio del solito, ma mi sono fermato giusto un attimo mentre andavo via. Ero alla partita di basket.” Notò il borsone da ginnastica di Iwaizumi. “E tu, ehm, stai andando ad allenarti, per caso?”
Il giovane indossava ancora gli abiti da esterno. Si buttò il borsone in spalla. “Oikawa mi rompe perché lo aiuti con un po’ di palleggi extra. Ogni tanto mi adeguo.”
“È... gentile da parte tua.” Asahi lanciò un’occhiata al campo. Ancora non si era del tutto abituato a vedere gli ex rivali del liceo nella stessa squadra di Nishinoya. Oikawa Tooru era in campo con lui. E Kuroo Tetsuro. E anche Aone Takanobu.
“Hai tempo per farlo, con i tuoi studi di ingegneria?” domandò Asahi.
“Mm.” Iwaizumi si sedette sul pavimento per cambiarsi le scarpe. “Se non mi tengo in movimento, finisco per star seduto dodici ore al giorno. Perciò, va bene così.”
Asahi fece una smorfia. Non riusciva a immaginare di restare fisso al computer per tanto tempo. La medicina dello sport era già un’occupazione abbastanza sedentaria.
Una botta che risuonò in campo – e non una di quelle buone, Asahi sapeva distinguerle bene – gli fece alzare gli occhi. Nishinoya era disteso sulla schiena, la palla che rotolava via da lui e i suoi compagni che gli facevano capannello intorno.
“Noya-san!”
“Nishinoya!”
“Amico, ma che stavi guardando?!”
Oh. Mikoto, prendi un asciugamano...”
“Bleah, mi stai macchiando tutto!”
Asahi non ricordava di aver deciso di farsi largo sul campo, ma all’improvviso si ritrovò a spingere spalle a destra e a manca. “Fatemi passare, sono il medico sportivo, permesso, scusate...”
Nishinoya aprì un occhio lacrimoso. “Ehi, Asahi.” Sorrise; il sangue gli colò sul labbro.
“Noya.” Nell’ultimo anno, Asahi era diventato molto bravo a non reagire alla vista del sangue al di fuori della propria sede naturale. “Hai un ottimo aspetto. Tirati su.” Gli premette delicatamente una mano sulla nuca, facendogli abbassare la testa tra le ginocchia. Nishinoya gemette e un rivolo di sangue colò dal suo naso al pavimento.
“Dov’è quell’asciugamano?” Asahi stese una mano in fuori senza staccare gli occhi dal viso solcato di lacrime e insanguinato di Nishinoya. Qualcuno gli mise un panno tra le dita e lui lo allargò sul pavimento. “Dimmi se ti faccio male”, disse, pizzicandogli la radice del naso. Gli appoggiò l’altra mano sulla nuca. “Tutto ok?”
Nishinoya annuì lentamente.
“Ti fa male da qualche altra parte?”
Un cenno di diniego.
“Hai preso una pallonata in faccia?”
“Avresti dovuto vederlo!” Uno dei compagni di squadra di Nishinoya si accoccolò accanto ad Asahi. “Era un tiro di Kuroo!”
Asahi alzò lo sguardo, aggrottando la fronte. L’ex centrale del liceo Nekoma era in piedi vicino a Nishinoya, e sembrava del tutto indifferente a quanto era appena accaduto; d’altra parte, l’espressione consueta di Kuroo era quasi sempre di tranquillo divertimento.
Alzò le mani. “Ehi, la palla era già in viaggio quando mi sono reso conto che Noya non stava neanche guardando.”
“Certo che guardavo!” protestò Nishinoya con voce nasale.
“Oh, non fare il timido.” Kuroo gli batté leggermente un ginocchio sulla schiena. “I tuoi occhi non erano per niente sul campo. Non sapevo che Iwaizumi fosse tanto irresistibile.”
“Senti un po’–” cominciò Asahi.
Nishinoya gli schiaffeggiò via la mano dal naso e balzò in piedi come un fulmine. “Chiudi quella bocca!” gridò, stringendo nel pugno la maglietta di Kuroo.
Asahi si alzò in piedi, ma Aone fu più veloce. Il silenzioso gigante biondo avvolse le braccia come tubi d’acciaio sotto quelle filiformi di Nishinoya e lo sollevò di peso. Oikawa scelse quel momento per affiancarsi a Kuroo e mettergli un braccio sulle spalle.
“Cielo”, tubò, “che maniera eccitante di concludere l’allenamento. Azumane, porta il tuo libero a darsi una bella ripulita, ti spiace? E, Kuroo.” Diede una sberla sulla testa al centrale ghignante. “Se c’è qualcuno che ha il permesso di fissare Iwa-chan, quello sono io, chiaro? Non ti confondere.”
“Sei tu che ti confondi”, disse gentilmente Iwaizumi, vicino ad Asahi. “Li facciamo questi palleggi o no?”
“Iwa-chan!” Oikawa si staccò immediatamente da Kuroo. “Non far caso a tutto questo macello.”
Aone depose Nishinoya di fronte ad Asahi con la massima cura. “Ecco a te”, brontolò. “E grazie.” Finito il suo compito, si diresse alla panchina per togliersi le scarpe.
Kuroo scompigliò i capelli a Nishinoya prima di lasciare il campo a sua volta. “Non fargli far tardi, pulcino.”
Nishinoya gli sferrò un calcio, riuscendo a beccargli un ginocchio con la punta del piede. Asahi immaginava che il tutto sarebbe stato molto più soddisfacente se Kuroo non avesse ridacchiato fino alla panchina.
Anche gli altri membri della squadra tornarono alle rispettive faccende; Nishinoya li guardò male per tutto il tempo. Infine, gli occhi dorati si posarono su di lui, con l’espressione di chi sa di averla fatta grossa. “Ehi, Asahi-san.” Nishinoya arricciò le labbra, il sangue gli macchiò i denti.
Asahi sospirò. “L’hai già detto. Su, andiamo.” Gli batté una mano sulle esili spalle e lo sentì incespicare appena.
“Dove andiamo?”
“In un posto dove ci siano sapone, acqua calda e possibilmente alcol denaturato”, rispose Asahi. “Hai un aspetto di merda.” Il che non era del tutto vero, e probabilmente non lo sarebbe mai stato.
Nishinoya si coprì naso e bocca con una mano. “Oh. È così brutto, eh?” Lanciò un’occhiata alla panchina. “La mia roba...”
“La prendiamo quando ripassiamo”, promise Asahi. “Tanto non sembra che Oikawa e Iwaizumi se ne andranno tanto presto.”
“Scommetto quello che vuoi che invece non li troveremo”, borbottò Nishinoya.
Asahi si fermò. “Tu credi? Oh, beh.” Girò sui tacchi e si diresse alla panchina, trascinandosi dietro l’altro ragazzo. “Qual è il tuo?”
“Quello. E le scarpe.” Nishinoya si sedette sulla panchina per cambiarsi le scarpe, e Asahi si accorse che un’altra goccia di sangue era caduta sul pavimento.
“Mm.” S’inginocchiò di fronte a lui. “Premiti il naso come ti ho mostrato. Qui ci penso io.”
Nishinoya spostò i piedi sotto la panchina. “Ho appena finito l’allenamento! I miei piedi fanno schifo!”
Asahi gli lanciò un’occhiataccia e gli afferrò una caviglia. “Pensi che non veda piedi schifosi tutto il giorno? Vedi solo di non sanguinarmi addosso.”
Nishinoya deglutì. “Uhm. O–ok. Ho... dei calzini puliti nel... nel borsone.”
Asahi lo prese. “Premiti il naso.” Gli sciolse una scarpa e gliela sfilò. “Caspita. Non mi ero mai accorto che i tuoi piedi fossero così piccoli.”
Nishinoya emise un verso acuto e nasale.
“Scusa, amico, non volevo prenderti in giro.” Asahi gli lanciò un sorriso rapido prima di togliere il calzino. Era un po’ sudato, ma aveva sicuramente visto di peggio. Prese un asciugamano lì vicino e cominciò a strofinare il piede di Nishinoya. Non c’era niente di peggio che un piede sudato in un calzino pulito.
Quando passò il telo sulla pianta, Nishinoya sussultò.
“Scusa, scusa”, disse Asahi con voce rassicurante. “Farò attenzione, promesso.” Gli infilò il calzino pulito, quindi passò all’altro piede. Ma nonostante i suoi sforzi, Nishinoya sussultò di nuovo quando vi passò l’asciugamano.
“Wow.” Asahi sorrise. “Certo che sei proprio–”
Si bloccò. Nishinoya si era coperto il viso con la t-shirt.
“Accidenti.” Asahi alzò una mano e gliela scostò. Il volto di Nishinoya era rosso fuoco. “Uhm. Tutto bene? Non lo sto facendo apposta, giuro.”
Nishinoya si riportò la t-shirt sul naso. “...Oikawa mi tormenterà a vita per questa cosa.” La sua voce era un po’ stridula.
“Eh?” Sempre inginocchiato, Asahi si girò a mezzo. Effettivamente Oikawa e Iwaizumi erano in piedi in mezzo al campo da gioco, e li osservavano. Iwaizumi sembrava infastidito, mentre Oikawa aveva l’aria di un padre che sta assistendo allo spettacolo di Natale del suo primogenito.
Asahi li salutò con la mano, quindi si voltò. “Il tuo naso sanguina ancora. Tieni le dita là, così.” Sollevò la mano di Nishinoya fino a mettergliela a livello del naso, e con l’indice e il pollice gli fece premere la cartilagine. “Non smettere finché non lo dico io.”
Nishinoya gemette. Asahi avrebbe voluto alzare lo sguardo, ma non voleva causargli ulteriore disagio. Era chiaro che quella situazione era super imbarazzante per lui.
“Fatto.” Gli allacciò anche l’altra scarpa e gli abbassò il piede. “E adesso, occupiamoci del tuo viso.”
Nishinoya squittì, e stavolta Asahi lo guardò. “Tutto ok, Noya?”
Nishinoya aveva ancora il naso stretto fra due dita, ma riuscì ad annuire. “Solo... andiamocene da qui”, sussurrò. Stese una mano per prendere il borsone, ma Asahi lo fermò.
“Non ci pensare. Se sollevi qualcosa di pesante, potresti riprendere a sanguinare. Lo prendo io.” Asahi si buttò il borsone in spalla e s’incamminò all’uscita. “Ciao, Oikawa! Ci vediamo, Iwaizumi!”
“Torna quando vuoi, Azumane-saaaan!” canterellò Oikawa.
Accanto ad Asahi, Nishinoya fece una smorfia.

~
 
“Bene.” Asahi batté la mano su una delle panchine del centro medico sportivo. “Siediti qui.”
Nishinoya spiccò un balzo e si sedette, il viso ancora arrossato e striato di sangue, muto come una tomba.
“Sai”, cominciò Asahi, preparando un panno caldo e bagnato e dell’antisettico, “ti è andata bene che il naso non è rotto. Le schiacciate di Kuroo non sono uno scherzo. Che stavi facendo?”
“Che... che vuol dire che stavo facendo?” La voce di Nishinoya era cauta.
Asahi si strinse nelle spalle e tornò da lui con il panno. “Qualcuno ha detto che non guardavi l’azione. Non è proprio da te. Non penso di averti mai visto prendere una pallonata in faccia, se devo essere sincero.”
Nishinoya non rispose nulla. Si limitò a guardarlo mentre Asahi gli passava delicatamente il panno sul naso e sul mento.
“Immagino che tutti abbiamo giorni buoni e giorni cattivi”, disse, più che altro per riempire il silenzio. Gli occhi dorati di Nishinoya erano grandi in maniera sconcertante visti da così vicino. Gli strofinò una guancia sudicia.
Il viso di Nishinoya aveva assunto un colorito roseo, ma poteva essere dovuto alla frizione del panno. Asahi gli strofinò la mandibola e poi il collo. Nishinoya s’irrigidì, poi alzò un po’ il mento. A quanto pareva il sangue gli era colato anche dentro la t-shirt, ma... oh, beh. Asahi si schiarì piano la gola. Nishinoya poteva occuparsene più tardi.
“Voglio solo dire che mi ha ricordato più Hinata che te, ecco.” Asahi si avvolse un lembo del panno intorno al pollice e lo passò sul labbro inferiore di Nishinoya. Il sangue si era raccolto in ogni piega della pelle. Nishinoya distolse lo sguardo e aprì la bocca, espirando leggermente. Asahi sentì il suo respiro sulla mano.
L’altra mano gliela teneva sulla nuca. Con due dita gli sfiorava i capelli, folti e umidi. Asahi si fermò, il panno ancora contro le labbra di Nishinoya. Uhm. Questa situazione è strana? Sono strano io? Certo che no, faccio cose del genere ogni giorno. Ma questo non è un gioco. Non è che ti pagano per farlo. A lui non serve che tu faccia questo.
“Hinata.”
Asahi batté le palpebre. “Come?”
Nishinoya lo guardò. “Davvero? Ti ricordo Hinata?”
“...L’ho detto io?”
“Hai detto che stasera, in campo, ti ho ricordato Hinata.” Nishinoya gli spinse via la mano dalla bocca. “Mi becco un pallone in faccia e all’improvviso sono uno schiacciatore esagitato che non sa ricevere in nessun caso.”
“Cosa?” Asahi rafforzò la stretta sulla nuca di Nishinoya. “Sei stato fantastico. Come sempre.”
“...Davvero?”
“Solo che non è da te distrarti, perciò ho detto–”
“Beh, se ero distratto è stato perché–” Nishinoya si bloccò. “È stato un caso. Non mi sono distratto. Certo non perché tu sei entrato in palestra.”
“Ti sei preso una pallonata in faccia perché guardavi me?” ripeté Asahi, con una certa angoscia.
“Ho appena detto di no, mi stavi ascoltando?”
“Mi hai visto entrare in palestra, poi Kuroo ti ha colpito in faccia. È questo che hai detto.”
“Come se quello che fai tu potesse distrarmi dalla pallavolo!” Nishinoya balzò giù dalla panchina.
“Dove stai andando?” Asahi strinse il panno insanguinato. “Non ho ancora fini–”
Io”, disse Nishinoya con una certa enfasi, “sto tornando nel mio appartamento, dove mi farò una doccia. E mi riprenderò da questo piccolo incidente. E poi tu”, e battè un dito sul petto di Asahi, “verrai nel mio appartamento e guarderemo quel maledetto video. Finalmente.”
“Il tuo appartamento?” Asahi si strofinò il petto dove Nishinoya lo aveva colpito. “E le ciambelle?”
“Portale.” Nishinoya afferrò il borsone e marciò deciso verso la porta. “E porta pure il caffè.”

~
 
La caffetteria del campus non era proprio di strada per la casa di Nishinoya, ma i prezzi erano onesti. Asahi tirò fuori il portafogli e attese che la ragazza davanti a lui completasse la propria ordinazione. Alla fine, lei si girò con un bicchiere di carta in mano.
“Ah! Azumane-san!”
Asahi granò gli occhi. Oh. Caspita.
Shizuku, alta e bionda, gli rivolse un sorriso smagliante. “Come stai?” si guardò intorno. “Uhm, Noya-san è con te?”
Asahi deglutì. “Shizuku! N–no, Noya non–”
“Giusto, giusto!” Shizuku agitò una mano per aria con una risatina di biasimo. “Scusa, wow, che maleducata. Non intendevo dire, tipo, che non sono contenta di vedere te. Perché lo sono, ovviamente! È che... intendevo... sai cosa, ti lascio ordinare.” Cominciò a oltrepassarlo; il suo viso era completamente rosso. “Ci vediamo!”
Normalmente gli ingranaggi del cervello di Asahi non giravano a velocità supersonica, ma stavolta riuscì ad acchiappare per la coda una certa idea prima che gli sfuggisse del tutto. “Shizuku!” Stese una mano e afferrò la manica della ragazza. “Aspetta un momento, ti spiace? Dammi solo un secondo...” Ordinò rapidamente, macchiato per sé, nero per Nishinoya.
Quando si girò, Shizuku stringeva nervosamente il suo caffè tra le dita. Capelli biondi che scendevano in onde morbide oltre le spalle, camicia di flanella, giacca di pelle corta, stivaletti, curata nell’aspetto, fisico atletico... Noya si meritava una chance con lei.
“Hai da fare stasera?” le chiese a bruciapelo.
Per poco Shizuku non fece cadere il caffè. “Eh? Uhm, beh, stavo andando in biblioteca, ma... uhm, Azumane-san, non credo che...” S’interruppe, fissando il pavimento come se contenesse tutti i segreti dell’universo.
Una lampadina si accese nella testa di Asahi. “Oh! Oh, no, no, non per me”, disse con enfasi. “Stavo andando a casa di Nishinoya a guardare un video e mi chiedevo se volessi venire anche tu.”
Shizuku alzò la testa di scatto. “Stai andando da Noya-san?” La sua voce era soffusa di interesse, e Asahi si rese conto che sarebbe stato il peggior amico del mondo se non le avesse fatto quella proposta. “Oh. Ma non dovrei. Noya-san non si aspetta che vada, perciò...”
“Ne sarà entusiasta”, disse Asahi con fermezza.
“Lo... lo credi davvero?”
“Il video è sulla pallavolo”, aggiunse lui, cercando di essere persuasivo. “Qualcosa sulla squadra olimpica giapponese.”
“Ooh.” Gli occhi di lei s’illuminarono.
“Quindi sarebbe quasi come studiare, no?” disse Asahi con un sorriso.
Anche Shizuku sorrise. “Eh, già. Sì, vero?”
“Fantastico.” Asahi batté le mani. “Prendo i caffè e poi–”
“Azumane?”
Asahi alzò gli occhi. “Kuroo!”
Il ragazzo dal ciuffo a punta spostò lo sguardo da lui a Shizuku. “Deve essere la serata dei pallavolisti. Che ci fate voi due qui?” Sollevò un sopracciglio osservando Asahi. “Senza Noya?”
“Stavamo giusto andando da lui”, disse allegramente Shizuku. “Dovresti venire anche tu!”
Kuroo sollevò entrambe le sopracciglia. “Vai a casa di Noya? Con Azumane?” Lanciò un’altra occhiata ad Asahi. “Beh, per quanto mi piacerebbe assistere alla scena, ho un esame lunedì. Ero solo venuto a prendere qualcosa da mettere sotto i denti.”
“Giusto.” Asahi fece un passo indietro permettendogli di avvicinarsi alla cassa. “Ehm. Ci vediamo.” Era vero che Kuroo era sempre un po’ strano, ma avrebbe potuto mettere Shizuku a disagio.
Faceva un po’ freddo mentre si dirigevano verso l’appartamento di Nishinoya, ma niente cui i caffè non potessero far fronte. Sorseggiarono le rispettive bevande, godendosi per qualche minuto il piacevole silenzio.
“Azumane-san”, disse Shizuku dopo un po’, infrangendo la quiete. “Uhm... Noya-san sta... sta frequentando qualcuno, al momento?”
La domanda così diretta lasciò per un istante Asahi senza fiato. “Ah. Ehm? No, non credo... no, sono piuttosto sicuro di no.” Me lo direbbe. Giusto? Me lo direbbe senz’altro, impossibile che non me lo direbbe.
Shizuku emise un lieve sospiro. “Ah. Grazie. So di essere stata un po’ troppo diretta, ma... immagino che qualsiasi mia domanda lo sarebbe.”
Asahi rise. “Cos’altro vorresti sapere?” Probabilmente quella ragazza aveva un sacco di domande su Nishinoya. Il che... andava bene. E probabilmente lui conosceva tutte le risposte. In fondo era questo il compito del gregario, no?
Shizuku gli sorrise, ma le sue labbra tremarono un po’. “Ti ha... ti ha mai detto se... beh. Se gli piacciono le ragazze alte?”
Asahi bevve un altro sorso di caffè, riflettendo. L’unica ragazza che si era mai reso conto piacesse a Nishinoya era stata Kiyoko, al liceo. Era più alta di lui? Forse sì. Ogni volta che lei era nei paraggi, Nishinoya cominciava a saltellare da tutte le parti, perciò era difficile dirlo. Quindi decise di rispondere con un, “Forse?”
Shizuku aggrottò la fronte. “Direi che... anche se gli piacessero... un conto è piacergli, un conto è uscire con una di loro, eh?”
“Oh, non lo so. Scommetto che starebbe benissimo insieme a una persona molto alta.” Nishinoya stava sempre bene, in qualsiasi circostanza, perciò su questo non poteva sbagliarsi.
Shizuku rise. “Sei troppo gentile, Azumane-san.”
Asahi sorrise. Glielo dicevano in tanti.
Tuttavia, quando Nishinoya aprì la porta del suo appartamento, qualcosa nella sua espressione gli disse che lui non gliel’avrebbe detto tanto presto.
Nishinoya rimase a bocca aperta, il che andò a rinforzare un quadro già di suo allarmante. Il suo occhio destro cominciava ad annerirsi, sembrava che avesse un taglio sul labbro superiore, e Asahi era piuttosto sicuro che ci fossero un paio di macchie di sangue fresco sulla sua maglia altrimenti immacolata.
Shizuku ritrovò la voce per prima. “N-Noya... san? Stai bene?”
Le labbra di Nishinoya si distesero in una linea truce. “Asahi-san. Giuro che ti ammazzo.”
  
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