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Autore: ailene    05/02/2017    1 recensioni
Sono passati due anni da quando Hannah se ne è andata da Londra, lasciandosi alle spalle una situazione familiare critica e un mare di problemi. Ora però è costretta a tornare in città, ma non sa che tutti gli scheletri che ha nascosto nell'armadio torneranno a perseguitarla.
Le cose si complicano ulteriormente quando nella sua vita irrompe il bassista Jamie Bellamy. Fin dal loro primo incontro non andranno esattamente d'amore e d'accordo, ma mentre il resto della sua vita continuerà a sgretolarsi sotto ai suoi piedi, Hannah scoprirà che non tutti i musicisti squinternati arrivano per nuocere.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo VII - prima parte
 

Quando l’indomani mattina mi svegliai ero di pessimo umore ed avevo male dappertutto. Era come se, nel cuore della notte, un gigante mi avesse scambiata per un comodo divano e mi si fosse seduto addosso. Come avrebbe detto mia nonna, quella mattina ero croccante. Pregai mentalmente che quella giornata finisse in fretta e senza troppi disastri. Sperai inoltre che l’inevitabile confronto con la mia famiglia non mi lasciasse come al solito sanguinante, figurativamente parlando. Non avevo voglia di trovarmi per l’ennesima volta piena di ferite che avrebbero avuto bisogno di parecchio tempo per guarire.
Andai in bagno, fortunatamente libero, e mi concessi una lunga doccia nella speranza di scacciare lo stress, che si stava accumulando ad una velocità record anche per la sottoscritta. Parecchi minuti dopo, niente affatto rilassata ma perfettamente truccata, fui costretta a bussare alla porta di Jamie. Avevo assolutamente bisogno del mio vestito ed ero disposta a buttare Jamie giù dal letto pur di vestirmi. Fui sorpresa quando mi rispose: “Avanti”.
A quanto pareva era già sveglio e quando entrai, vidi che si stava vestendo per il funerale.
“Allora non hai cambiato idea?” domandai senza riuscire a nascondere il mio stupore.
“Perchè sembri così sorpresa, morettina?” chiese di rimando attraverso lo specchio, mentre cercava di annodarsi la cravatta.
Scrollai le spalle senza dargli una risposta. “Ho bisogno del mio vestito e…” Jamie mi interruppe prima che potessi continuare la frase.
“Fosse per me potresti tranquillamente venire con addosso solo quell’asciugamano striminzito. Sei perfetta” e mi sorrise lascivamente, scrutandomi con attenzione da capo a piedi.
“Non abbiamo tempo per queste stupidaggini.” Ribattei, sollevando gli occhi al cielo e mordendomi la lingua per non aggiungere qualche altro commento scorbutico. Non avevo voglia di cominciare fin da subito a battagliare con lui. La giornata sarebbe stata abbastanza lunga perchè si presentassero altre occasioni per battibeccare con Jamie.
“E’ sul comò” mi disse lui con un cenno del capo, ignorando il mio commento.
Solo allora vidi il mio abito piegato con cura. Accanto ad esso trovai le decolleté nere che avevo scelto di mettere in valigia apposta per quell’occasione triste. Per un attimo ripensai a quando io e la nonna le avevamo viste per caso in un negozio in centro e come, l’indomani mattina, me le avesse fatte trovare sul tavolo della cucina insieme ad una fetta della mia torta preferita. Per quanto non fossero esattamente comode, le adoravo perchè erano uno degli ultimi regali che mi aveva fatto la nonna.
“Spero che quel mascara sia waterproof” disse Jamie, riscuotendomi dai miei pensieri.
“Cosa?” lo guardai senza capire.
“Se quel mascara non è waterproof ci toccherà portare un camion di fazzolettini con noi”
“E da quando ti intendi di mascara? Comunque sia, ti conviene portarli lo stesso. Chissà, magari potrei usarli per soffocarti quando meno te lo aspetti…” a quanto pareva la mia boccaccia aveva colpito di nuovo. Sembrava proprio che quella mattina non avessi il controllo di quel che usciva dalle mie labbra. Presi il vestito, le scarpe e tornai codardamente nella mia stanza a finire di prepararmi, senza nemmeno dare una possibilità a Jamie di ribattere.
Una volta pronta, mi guardai nello specchio a muro dietro alla porta della mia stanza e vidi una persona che non mi somigliava affatto. I miei capelli erano castigati in uno chignon stretto e i miei occhi sembravano più grandi e più tristi. L’abito nero mi stava alla perfezione e sorrisi, ripensando alla faccia che aveva fatto la nonna quando me l’aveva visto addosso per la prima volta. Sicuramente, se fosse stata lì in quel momento, avrebbe apprezzato la scelta che avevo fatto indossandolo e forse mi avrebbe bonariamente presa un po’ in giro.
Prima che una lacrima mi rovinasse il trucco, guardai l’orologio e mi resi conto di avere giusto il tempo di una colazione leggera, ma il mio stomaco era già chiuso per la tensione. Sentii il profumo di caffè attraverso la fessura della porta e decisi di seguire quell’odore delizioso. In cucina trovai Jamie che teneva tra le mani un tazzone enorme di caffè fumante.
“Ne vuoi un po’?” chiese appena mi vide comparire. Era impeccabile nel suo completo scuro e per un attimo sentii le farfalle nello stomaco, ma atribuii la cosa alla tensione, non ad altro.
“Più che volentieri” annuii, poi cambiai discorso. “Hai visto Jane e Chris?” ero preoccupata che la mia amica potesse piombare in cucina facendomi tutte quelle domande che la sera prima ero riuscita miracolosamente a schivare.
“Sono usciti mentre eri sotto la doccia. Mi hanno chiesto di dirti che ti sono vicini oggi. Sarebbero venuti con noi, ma li ho cacciati al lavoro. Ora che ci penso, però, forse potresti avere bisogno di qualche altra faccia amica in mezzo al covo di vipere.”
“Sarai più che sufficiente. E comunque non immagini quanto ti sia riconoscente. Sei ancora in tempo per cambiare idea.” Gli dissi con un timido sorriso.
“Ormai sono lavato, vestito, profumato e superinfighettato. Non posso cambiare idea e sprecare tutta questa fatica.”Ghignò mentre mi passava una tazza piena di caffè caldo “e poi hai bisogno di me. Non lascio una donzella in difficoltà sola soletta nel momento del bisogno.”
Sorvolai sulle parole presuntuose e gli fui grata per aver deciso di essermi vicino in quel giorno difficile.
Suonò il citofono, cogliendomi così di sorpresa che rischiai di soffocarmi con il caffè.
“E’ arrivato il nostro taxi, sei pronta?”
“Sì” mormorai, trangugiando in fretta l’ultimo sorso di caffè e preparandomi psicologicamente a ciò che avremmo dovuto affrontare di lì a poco.

Via via che ci avvicinavamo al cimitero, mi sentivo sempre più nervosa.
“Andrà tutto bene” mi disse Jamie, prendendomi una mano ed impedendomi di torturare ulteriormente la povera borsetta che tenevo in grembo.
“Come fai a dirlo?” mi voltai verso di lui e lo guardai in volto. Per un momento ripensai a quel che era successo la sera prima e al bacio che lui mi aveva rubato. Se non fossi stata così tesa, probabilmente quella mattina sarei stata in imbarazzo e mi sarei fatta mille paranoie su noi due.
“Chiamalo sesto senso.”
Non ero così sicura che tutto sarebbe andato per il meglio e lui me lo lesse negli occhi. “Mal che vada siamo sempre in tempo per scappare da una porta secondaria o qualcosa del genere e darci alla fuga” tentò di rassicurarmi.
“Me lo prometti?”
“Certo, ma non credo che lo faremo. Sei una ragazza forte. Non lasciare che la tua famiglia e tutto il suo ‘bagaglio di stronzate’ ti facciano dubitare di te stessa.”
“Già, forse hai ragione. E’ solo che…non li conosci” sospirai “Hai mai nuotato in una vasca da bagno con gli squali?”
“No, perchè? Tu sì?”
“Non ho mai avuto una vasca da bagno così grande, comunque la mia famiglia sa essere più pericolosa di un branco di squali. Davanti ti mostrano un sorriso dolce e finto e poi, appena volti loro la schiena, sono subito pronti a pugnalarti alle spalle o a screditarti con i loro amici. Sono delle personcine davvero adorabili.”
“Non immagini nemmeno quanta gente come loro mi sia capitata di incontrare, soprattutto durante i ricevimenti dei miei genitori. Il segreto per sopravvivere a persone del genere è sorridere, annuire e, appena sono fuori dalla tua portata, mandarle al diavolo. Certo, di solito l’alcol aiuta a sopportarle meglio…tassista, accosti davanti al primo pub. Dobbiamo fare rifornimento.”
“Non c’è tempo. E poi rischierei soltanto di passare tutta la mattinata a dare di stomaco…”
“Allora sai che ti dico? Se sopravviviamo a questa giornata, stasera ti offro da bere e potrai prenderti una sbronza colossale”
“D’accordo.” Gli strinsi la mano con gratitudine e, leggermente meno angosciata, mi godetti gli ultimi minuti di tranquillità prima della tempesta.
Quando arrivammo al cimitero, il taxi ci lasciò davanti all’ingresso monumentale. Prima che potessi chiedere all’autista di riportaci a casa, Jamie scese dalla vettura e mi aprì galantemente lo sportello.
“Guastafeste” borbottai mentre scendevo dall’auto.
“Cos’hai detto?”
“Niente” e guardai il taxi, la mia ultima ancora di salvezza, andarsene via indisturbato.
“Sai, pensavo che non venissero più celebrati funerali al cimitero di Highgate” mi disse Jamie, catturando di nuovo la mia attenzione.
“La nonna mi ha sempre detto che avrebbe voluto essere seppellita qui” mentre parlavo varcammo il cancello d’ingresso e ci addentrammo tra il verde di quel luogo surreale. “Immagino che mio padre abbia fatto qualche telefonata, sbandierando il suo cognome altisonante ed elargendo qualche mazzetta, pur di accontentarla. Mi sono sempre chiesta perchè lei volesse a tutti i costi finire in questo cimitero. E’ così tetro. Scommetto dieci sterline che sotto ad uno di questi monumenti funebri si nasconda un vampiro”.
“Forse anche più di un vampiro si nasconde qui, però c’è così tanta pace che non sembra di essere ancora in città. Quasi quasi vorrei essere anch’io tumulato qui” disse Jamie mentre si guardava intorno ed osservava le tombe più antiche.
“Tumulato? Stamattina a colazione hai mangiato il dizionario?” domandai stuzzicandolo. Quel discorso sulla morte, sulle tombe e sulla tumulazione cominciava a mettermi a disagio.
“Signorina Jones, per chi mi hai preso? Per uno zotico analfabeta, un po’ stupidotto, che ha un fisico perfetto?”
“In effetti sì” sogghignai. “Perchè, vuoi forse dirmi che mi sono sbagliata?”
“Signorina Jones, non ti facevo così superficiale e snob. Hai davanti a te un uomo che, anche se non possiede un inutile pezzo di carta, può sicuramente dire di sapere più cose di molte altre persone.”
“Ad esempio?” lo imbeccai.
“Ad esempio…” ma si zittì un attimo con fare pensieroso “non puoi chiedere ad un genio di sbandierare tutta la sua conoscenza così, su due piedi. Appena mi verrà in mente qualcosa di intelligente da dire, te ne accorgerai”
“E ne rimarrò sorpresa…” ghignai.
“Ehi, per caso hai voglia di litigare?” domandò lui scherzosamente ed io sentii per un secondo la tensione scemare.
“Io? Ti sembro il tipo?” ma il mio tono di voce non era più spensierato, era tornato ad essere teso. Avevo scorto in lontananza i miei genitori e mi era venuta un’improvvisa voglia di darmela a gambe.
Jamie se ne accorse e mi prese di nuovo per mano. “Non sei sola, Hannah”.
“Lo so” e gli feci un sorriso tirato, senza però distogliere lo sguardo dalla mia famiglia. Erano tutti riuniti intorno alla tomba della nonna e mentre colmavamo la distanza che ci separava da loro, mi sentii una completa estranea. Non appartenevo più al loro “clan”. Anzi, forse non vi ero mai appartenuta. Ero così diversa da loro. Non guardavo gli altri dall’alto in basso giudicandoli dalla grandezza del loro conto in banca o dalle loro conoscenze altolocate, non cercavo l’ultimo capo firmato o l’ultima auto costosa per mostrare a tutti di poter scialacquare il patrimonio in cose futili. Avevo avuto la fortuna di avere come modello mia nonna, che non badava a queste superficialità. Lei mi aveva insegnato l’importanza del lavoro duro, a giudicare gli altri per i loro meriti, a essere semplice e umile, ma soprattutto a non guardare dall’alto in basso gli altri né a farli sentire a disagio al mio cospetto.
Nonostante mia madre e mio padre ci dessero le spalle, riuscivano comunque a trasmettere tutta la loro superiorità. Non ero mai riuscita a capire come ci riuscissero.
“Su Hannah, non fare la bambina. Non devi aver paura di quegli idioti” cercai di farmi forza e per qualche istante ci riuscii, poi incrociai lo sguardo di Alex e tutta la mia determinazione crollò come un castello di carte. Gli era bastato un solo sguardo per farmi battere forte il cuore e a quanto pareva anche lui non era riuscito a rimanere impassibile. Lo vidi perdere per un momento i suoi soliti modi misurati. Mia sorella, che gli era accanto e gli stava dicendo qualcosa, lo riportò in sé costringendolo a continuare la fitta conversazione che il mio appropinquarmi aveva interrotto. Mi accorsi ad un certo punto che mia sorella indossava degli orribili occhialoni da sole e rischiai di scoppiare a ridere.
“Cosa c’è?” mi domandò Jamie.
“Gli occhiali di mia sorella. Non ho mai visto niente di più brutto in vita mia” bisbigliai, temendo che l’udito ultrafino della famiglia potesse cogliere quel commento cattivo.
“In effetti…” ghignò lui, trasmettendomi una sensazione di calore inaspettata. Era bello avere un complice, non essere sola ad affrontare il toro nell’arena. E in questo caso i tori erano tre.
Per ritrovare un contegno e tornare seria, passai in rassegna l’altra manciata di persone presenti. Conoscevo bene alcune di loro perchè facevano parte della cerchia di amici di lunga data della mia famiglia, ma altre mi erano del tutto estranee. Mi chiesi se la nonna le avesse mai conosciute o si trattasse dei soliti impiccioni sempre pronti ad imbucarsi ad uno dei famosi eventi della famiglia Jones. Mentre quel pensiero lasciava l’anticamera del mio cervello, mio padre, impeccabile nel suo completo grigio griffato, si girò a guardare con occhio critico prima la sottoscritta e poi il mio accompagnatore. Decisi di seguire il consiglio di Jamie e di non farmi intimidire, nemmeno quando lo sguardo di mia madre e di mia sorella mi scandagliarono come raggi X.
Dentro di me avrei voluto scappare, ma decisi di sfoggiare l’aria più determinata e sicura che riuscissi a mostrare in quel momento. Non volevo dare loro la soddisfazione di avermi messa come al solito a disagio.
Io e Jamie colmammo la distanza che ci separava dalla famiglia e mio padre mi strinse in un abbraccio freddo e contegnoso. “E’ bello vederti qui oggi, Hanna”.
“Non sono qui per te” mi scappò dalle labbra e Jamie serrò leggermente la presa sulla mia mano, avvertendomi di non tirare troppo la corda. Forse aveva ragione, ma a quanto pareva la mia bocca la pensava diversamente.
Mio padre sorvolò sul commento e continuò imperterrito. “Ti trovo davvero bene. L’aria dell’Italia ti ha fatta sbocciare. Chi è il tuo amico?”
“Lui è Jamie Bellamy” risposi senza inflessione nella voce. Non avevo voglia di stare lì a riempire l’attesa del prete con chiacchiere inutili con mio padre.
“Perchè il tuo nome mi suona familiare?” domandò lui rivolgendosi direttamente a Jamie.
“Probabilmente conoscerà mio padre, Charles Bellamy”
“Ma certo, Charles. Che gran canaglia!” e mio padre sfoggiò il tipico sorriso finto che mostrava davanti ai suoi conoscenti più di spicco. Prima che potesse aggiungere qualche altra frase di circostanza o potesse elencarmi tutti gli ultimi della famiglia, fortunatamente arrivò il prete e ogni discussione venne rimandata a dopo la cerimonia.
Continuando a stringere la mano di Jamie, posai lo sguardo sulla bara e non prestai affatto attenzione alle parole del prete. Diedi a mia nonna l’ultimo saluto che avrebbe voluto e che sicuramente meritava: ripensai con affetto a tutte le mille avventure che avevo vissuto con lei nel corso degli anni, ai tanti momenti che avevamo passato insieme e a quanto mi sarebbe mancata. Per tutta la durata della funzione mi sembrò di averla accanto e seppi che se anche non era fisicamente al mio fianco, sarebbe sempre stata con me in ogni momento.

Nota dell'autrice: grazie a tutti per aver letto questo nuovo faticosissimo capitolo. E' da novembre che ci sto litigando e non potete nemmeno immaginare che sollievo essere finalmente riuscita a sistemare almeno la prima parte. Spero che vi sia piaciuto e vi prometto che la seconda parte sarà decisamente...scoppiettante. Preparate il pop-corn, ci sarà da divertirsi! 
A presto
XOXO 
P.s. non dimenticate di lasciare una recensione, un commento o un suggerimento. Sono sempre ben accetti!

   
 
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