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Autore: DreamerGiada_emip    05/02/2017    1 recensioni
Una nuova sposa sacrificale giunge nella villa Sakamaki, il profumo dolce del suo sangue fa impazzire subito i vampiri. Eppure lei è diversa da tutte le spose precedenti: i suoi occhi azzurro ghiaccio sono taglienti lame, i lunghi capelli corvini spargono il suo profumo facendo risaltare maggiormente il candore del suo fiso e il colore dei suoi occhi. È una giovane ribelle senza alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere. Chi ha il comando della situazione dunque? I vampiri ammaliati dalla misteriosa e provocante bellezza di lei, ma famelici del suo sangue, oppure la fanciulla attratta da quei ragazzi, ma con un carattere orgoglioso e strafottente?
In tutto questo, lei nasconde un segreto, un segreto di cui nemmeno lei stessa è a conoscenza. Nella lussuosa villa dei Sakamaki, verrà portato alla luce un mistero che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto nell'ombra.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Passa il tempo, io non mi prendo nemmeno la briga di tenere d’occhio l’orologio. Tengo costantemente la musica nelle orecchie cantando le canzoni ad alta voce. Ballo davanti al grande specchio della mia camera, poi esausta mi lancio sul letto con le mani dietro la testa.
 
«Non è produttivo passare tutto il tempo chiusi in stanza» sposto lo sguardo senza voltare la testa. È Reiji al centro della stanza, mi tolgo gli auricolari.
 
«Che altro potrei fare in questa casa?» chiedo arrotolando attentamente le cuffiette su una mano, incrocia le braccia in quel suo modo composto e autoritario.
 
«Ti potresti allenare nel combattimento» afferma serio, un ciuffo di capelli gli ricade sulla fronte e lui si affretta a rimetterlo a posto. Io sbuffo.
 
«A patto che non siano Subaru, Ayato o Raito ad allenarmi» faccio una capriola e atterro in piedi giù dal letto. Esibizionista? Si, tanto.
 
«Ti posso allenare io, mettiti qualcosa di più consono e presentati in palestra tra quindici minuti, non accetterò ritardi» mi da le spalle e sparisce, gli faccio il verso imitando la sua posizione impettita. Sorrido e con un paio di piroette raggiungo l’armadio per prendere una tuta aderente così che non diventi un intralcio durante l’allenamento. La musica risuona ancora nella mia testa, canticchio mentre mi cambio svelta. Non presto attenzione alla coda disordinata con cui tengo fermi i capelli, una folata di vento mi raggiunge facendomi aggrottare la fronte e uscire dal bagno. La porta-finestra è infatti aperta, nonostante io sia convinta di averla tenuta chiusa fino adesso. Mi ci avvicino e la chiudo dando un’occhiata attenta fuori, non c’è nessuno o meglio… nessuno che io veda. Osservo con circospezione anche la stanza, non sembra cambiato nulla, controllo camminando in giro. Poi sul letto noto un oggetto che brilla alla luce delle candele, assottiglio lo sguardo e velocissima prendo il pugnale argentato.
 
«Perché me lo hai riportato? Eh Subaru? Cosa c’è, il mio gesto ti ha offeso? Non voglio avere questo pugnale vicino a me» lo stringo forte nel pugno, la mano trema insieme alla voce e le nocche si sbiancano immediatamente. Stringo i denti, tanto da farmi male, e una vena pulsa sulla tempia. Non voglio ricordare quel giorno… quel giorno in cui lui si è mostrato così gentile e disponibile, così delicato nel mordermi. Lo getto sprezzante dentro il comodino. Non so che farne, potrei gettarlo via, ma credo che lui lo ritroverebbe.
 
«Voglio che tu lo tenga» mi irrigidisco riconoscendo la sua voce, riprendo fuori fulminea il pugnale e mi volto puntandoglielo contro. Mi avvicino a lui e la punta del pugnale è appoggiata al suo collo.
 
«Ho detto che non voglio più vedere ne te ne gli altri due» premo la lama abbastanza da provocargli una piccola ferita dalla quale esce un sottile rivolo di sangue. «Vattene» sussurro inviperita, mi mostra un mezzo sorriso.
 
«Avanti, fallo» solleva un po’ più la testa lasciandomi spazio per agire con il pugnale. Poi una sua mano prende la mia e mi fa abbassare il colpo all’altezza del petto e del cuore. «Conficcandomi questo pugnale nel cuore puoi uccidermi» i suoi occhi fiammeggianti si posano su di me, ormai so riconoscere quando nel suo sguardo alberga tristezza e rabbia oppure serenità. Ma questa volta sono più spenti del solito, come se non emanassero più quel calore bruciante. Mi ha già lasciato andare la mano, quel contatto stava distraendo sia me che lui. Stringo i denti e allontano la lama da lui.
 
«Esci di qui e non farti più vedere» gli metto in mano il pugnale e mi volto infilando gli stivaletti di pelle. Mancano solo cinque minuti per presentarmi in palestra da Reiji. Mi siedo sul letto per allacciare il cinturino a lato dello stivale. Mi sento prendere per la vita e sollevare a forza, non ho nemmeno il tempo per dire una parola che subito le mie labbra vengono sigillate dalle sue. Spalanco gli occhi più del solito, lui tiene le palpebre abbassate e la fronte aggrottata. Un suo braccio mi stringe la vita tenendomi appiccicata al suo corpo mentre l’altra mano è sulla mia nuca, tra i lunghi capelli ebano. Le sue labbra si muovono aggressive contro le mie. Mugugno muovendo le braccia. Quando sento la sua lingua sfiorare la mia, mi muovo quasi meccanicamente sferrandogli un pugno dritto in faccia. Riesco a farlo indietreggiare di qualche passo. Sto rimpiangendo di avergli dato il pugnale.
 
«Adesso ti è venuta la voglia di uccidermi?» lancia in aria il pugnale per poi riprenderlo per la lama, porgendo così a me l’elsa. Ho la tentazione di prenderglielo e farlo davvero, eppure qualcosa mi blocca. Lo guardo gelida.
 
«Parla chiaro, vampiro» il mio modo di chiamarlo gli fa passare una strana luce malinconica negli occhi. «Prima bevi il mio sangue insieme ad Ayato e Raito, consapevole del dolore che io avrei provato, e ora questo, cosa vuoi da me? Hai già il mio sangue, non ti basta?» la mia voce è tagliente e sputa parole pensanti come macigni. Subaru abbassa il braccio con il quale tiene il pugnale.
 
«Per scappare dovrai ucciderci, è meglio che ti metti in testa questa verità» risponde senza cambiare espressione, lancia il pugnale accanto a me sul letto. Gli lancio un’occhiata di ghiaccio solo per fargli intendere cosa penso del suo parere.
 
«È meglio per te che tu te ne vada, anche questa è una verità» controbatto acida, poi lo oltrepasso e apro la porta. «Ah e soprattutto, osa un’altra volta baciarmi in quel modo e ti prometto che renderò la tua vita un vero inferno» sbatto la porta alle mie spalle. Mentre cammino nel corridoio appoggio una mano sul petto, il battito è ancora a mille. Stringo la maglietta nel pugno e prendo qualche respiro profondo per far rallentare quel palpitare. Entro svelta dentro la palestra dirigendomi a passo spedito vero Reiji al centro di essa.
 
«Prendi una delle fruste» ordina osservando i miei movimenti, sembra studiare attentamente il mio fisico. Guardo la parete dove sono esposte e senza esitare prendo quella su cui il mio sguardo si sofferma maggiormente. È totalmente nera con l’impugnatura a spirale e una lama appuntita e affilata all’estremità.
 
«Basilisk, hai buon occhio ragazzina» dice Reiji quando si accorge della frusta su cui ho posato gli occhi. Non appena la mia mano stringe l’impugnatura vengo scaraventata violentemente dentro la visione. Sono tra gli alberi e di fronte a me un uomo inginocchiato, tengo un ginocchio contro la sua schiena, mentre lui tenta disperatamente di togliersi la lunga frusta da intorno al collo. L’omone che annaspa in cerca d’aria ai miei piedi è il doppio di me in corporatura, eppure è pieno di ferite sanguinanti al contrario di me che riporto solamente pochi graffi.
 
«Vorrei essere ascoltato quando parlo!» la voce scocciata e severa di Reiji mi riporta bruscamente alla realtà. Sbatto le palpebre più volte per poi voltarmi verso di lui.
 
«Scusa» arrotolo la frusta intorno alla mia mano, attenta a non tagliarmi con la lama., mentre mi avvicino a lui.
 
«Cominciamo» esclama quando l’ho affiancato. L’addestramento di Reiji è più simile a una tortura che ad altro. Vuole che ogni movimento sia perfetto senza nemmeno un piccolo errore, la sua freddezza è disarmante. Mi mostra ciò che devo fare solo se è strettamente necessario, in caso contrario preferisce spiegare a parole. Avrà ripetuto la parola “ancora” per almeno duecento volte, ogni volta che non gli piace ciò che faccio usa quel termine per ordinarmi di riprodurlo all’infinito. Nonostante sia solo un’ora il tempo reale in cui lui mi addestra, a me sembra un’eternità. Metto un piede in fallo e il mio corpo si accascia a terra stremato.
 
«Alzati, non cedere alla fatica, non cedere mai» mi dice mentre io cerco di ritirarmi su. Lo guardo male.
 
«Non sono un vampiro io, non ho i vostri poteri sovrannaturali» i muscoli implorano pietà, non riesco quasi più a tenermi in piedi. Lo vedo sospirare leggermente.
 
«Umani, voi e le vostre stupide debolezze, siete esseri così inferiori» si aggiusta gli occhiali sul naso. Io gli lancio un’occhiataccia. Mi costringo a rimettermi in piedi.
 
«Dammi il tempo di riprendere un po’ di forze e poi ti faccio vedere come sono inferiore» lo sfido facendo schioccare la frusta poco lontano da lui. Mi guarda con quell’aria di superiorità e sufficienza che detesto.
 
«Tu pensi di poter competere con me?» chiede quasi divertito, incrocio le braccia e sollevo il mento ostinata.
 
«Mettimi alla prova» faccio un sorrisetto e il mio sguardo si fa orgoglioso. Lui si avvicina a me.
 
«Se tu mi dirai cosa ti ha distratto per tutto il tempo dell’allenamento» chiede aspettando una mia reazione che non tarda ad arrivare. La mia mente corre al bacio improvviso di Subaru, porto il dito indice tra le labbra e ne mordicchio l’unghia. «Quando sei entrata ti muovevi frenetica e agitata, durante le mie spiegazioni e le prove la tua attenzione era altrove» insiste sull’argomento.
 
«Non sono obbligata a parlartene» mi riprendo in fretta e allontano la mano dal viso, ma solo dopo essermi sfiorata leggermente le labbra senza nemmeno rendermene conto. Mi osserva indagatore cercando di trovare la risposta dentro i miei occhi o nei miei movimenti.
 
«Sei entrata che avevi le labbra arrossate e il tuo battito era più veloce del normale, chi di loro ti ha baciata?»  a quelle parole il mio cuore riprende a palpitare. La mia testa urla talmente forte il nome di Subaru che mi viene il dubbio che possa sentirla anche lui. Possibile che lui sappia sempre tutto di tutti? Che abbia montato delle telecamere in giro per la casa? Cristo, non glielo posso dire, anche se probabilmente lo scoprirà da solo.
 
«Oh ma insomma, avevo altro per la testa, non penso io sia obbligata a dirti tutto ciò che faccio» controbatto scacciando l’argomento con un gesto veloce della mano.
 
«Conoscendoti, se non fosse stato vero, mi avresti riso in faccia» mi sembra di intravedere un mezzo sorriso sul viso di Reiji, ma forse mi sono sbagliata. Io non gli rispondo. «Comunque d’accordo, ti senti pronta per lo scontro, ragazzina? Non ti renderò la cosa più facile per la tua inesperienza»
 
«Ovviamente» il mio fisico si è ripreso in fretta e ora sono di nuovo pronta per duellare. Lui va a prendere una frusta tranquillamente e la fa schioccare in aria, la facilità con cui la maneggia mi fa irrigidire. Il suo sguardo cambia in una frazione di secondo non appena assumo la posizione di combattimento, diventa maligno, folle e crudele. Lascia che sia io a fare la prima mossa, lo cerco di colpire con la lama finale, ma lui schiva abilmente. Ritento un altro attacco, ma lui mi precede riuscendo a far attorcigliare l’estremità della sua frusta intorno alla mia caviglia, mi tira per terra.
 
«Allora? Non sai fare di meglio?» mi schernisce facendo in modo che la frusta crei delle circonferenze di fronte al mio viso. Mi alzo in piedi di nuovo e stringo i denti. Di nuovo, la mia volontà si annulla e inizio a vedere il mondo a rallentatore. Prendo la frusta e la tiro tra le mani più volte, come per testarne la resistenza. Sento dipingersi sul mio viso un ghigno subdolo. Con una mossa fulminea faccio roteare la frusta sopra di me e la scaglio contro di lui. Questa volta lo prendo alla sprovvista, non riesce ad allontanarsi abbastanza in fretta, la lama finale gli provoca un taglio sulla spalla.
 
«Si, ma se non ti basta…» la voce malvagia, non concludo la frase che lo attacco di nuovo. Questa volta la frusta si lega intorno al suo collo, mostro un sorriso tagliente. Lui riesce a liberarsi, con un paio di abili mosse, prima che io prenda l’altra estremità della frusta per strangolarlo come nella mia visione. «Giusto, non posso ucciderti per strangolamento, vorrà dire che ti taglierò direttamente la testa» mi passo una mano tra i capelli con una risatina maligna. Lo sento dire qualcosa, ma la sua voce sfiora soltanto la mia mente, non raggiunge la parte razionale. Continuiamo a duellare, gli provoco altre ferite in quel lasso di tempo e la mia coscienza non ritorna.
 
«Cosa c’è, damerino? Ti metto più in difficoltà del previsto? Vediamo di concludere questo scontro, fin ora ho solo giocato, ma ora basta» con veloci movimenti lo attacco più volte, finché non riesco a ritrovarmi dietro di lui. Scaglio la lama che si conficca precisa al centro della sua schiena, do uno strattone alla frusta e senza pietà estraggo la punta. Il sangue sgorga copioso dalla ferità macchiando la camicia e il pavimento. Sto per attaccarlo per offrirgli il colpo di grazia, quando la mia coscienza ritorna facendomi lasciare cadere immediatamente la frusta a terra. Mi lascio cadere a terra con lo sguardo fisso sulle ferite che io stessa ho provocato a Reiji. Lui mi guarda con un serietà che non avevo mai visto nemmeno in lui.
 
«La lezione è finita»
   
 
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