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Autore: Cara Jaime    05/02/2017    0 recensioni
"Non ricordo nulla della mia famiglia. C'è il vuoto assoluto nella mia memoria. Quando avevo 112 anni, sono stata adottata da un chierico di Priapurl, il cui figlio mi ha trovata priva di sensi al limitare della foresta vicina. L'uomo gestiva un orfanotrofio, dal quale sono stata subito raccolta. Sono sempre stata tentata di scappare per andare alla ricerca della mia vera famiglia. Sapevo di essere diversa, sebbene non ricordassi proprio nulla del mio passato. Qualcosa dentro di me, mi diceva che quello non era il mio posto e che meritavo di meglio. Aspettavo la notte per sgattaiolare dalla finestra con un fagottino che tenevo sempre pronto sotto al letto. Puntualmente, dopo aver percorso diverse decine di metri nel buio, mi ritrovavo a guardare il cielo senza sapere dove andare. Ripetei i miei tentativi diverse volte nell'arco di sei mesi. Col tempo feci l'abitudine a quella famiglia e alla sua routine, mentre crescevo e la speranza di ritrovare le mie radici si affievoliva in me..."
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stamani siamo giunti finalmente ad Asbravn, il villaggio ai piedi delle montagne. Le strade sono colme di soldati e Ragnar ha riconosciuto lo stemma del regno da cui provengono. Darkhold. Non sono al corrente della storia di questo luogo. So solo che si tratta di una fortezza sita più a nord rispetto al vilaggio. Entrando nella locanda del posto in cerca di informazioni, abbiamo colto frammenti di conversazioni. In questo modo abbiamo scoperto che le miniere sono assediate: l'esercito sta tentando di liberarle, a favore dei minatori, da diverse creature grandi, dalla pelle verde e molto poco attraenti. Sospetto si tratti di troll. Non ne ho mai incontrato uno (ma ne ho letto) e non intendo certo iniziare ora.

Così ci siamo accomodati a un tavolo e abbiamo ordinato da mangiare. Meglio rinfocillarsi prima di prendere la strada del ritorno. In quel momento, un baccano al tavolo vicino ha attratto la nostra attenzione. Un gruppo di soldati gozzoviglianti molestava una cameriera. Uno di loro l'ha afferrata e stretta su di sé, appoggiando le sue lerce mani dove solo un porco oserebbe. Ho dovuto trattenere la rabbia che ribolliva nel mio petto, onde non causare scompiglio. Noi eravamo solo in tre, loro in cinque, per non parlare di altri commilitoni presenti nella locanda. Eppure, se solo avessi avuto la possibilità, avrei ridotto in cenere quell'individuo.

Quindi è successo un fatto sorprendente. Ragnar si è alzato ed è andato al tavolo. Dea, ho temuto il peggio. Invece si è messo a parlare, dimostrando quella diplomazia di cui avevo temporaneamente perso l'uso. Tutte le parole del nostro amico, però, a nulla sono servite per far ragionare quelle bestie. Un animale selvatico sarebbe stato più ragionevole. In preda alla rabbia mi sono alzata in piedi, sbattendo le mani sul tavolo; ma non è stato questo a causare la reazione dei soldati.

Quando gli occhi di Ragnar si sono accesi del fuoco dell'ira e in quell'istante ho pensato che fossimo perduti. La mia mente iniziò così a cercare frenetica una soluzione razionale, mentre la rabbia defluiva dal mio corpo come per magia. Ragnar invece ha afferrato il suo martello e l'ha schiantato sul tavolo dei militi, riducendolo a un'esplosione di schegge. Ho osservato la scena con occhi sgranati. Ovviamente i soldati si sono alzati e hanno sfoderato le armi. Di male in peggio. Anche Ikari si è mosso, al limite del mio campo visivo concentrato in un punto non ben definito della scena. Stavo ancora cercando una soluzione. Che arrivò un momento dopo. Mentre scattavo verso il bancone alla ricerca dell'oste (chissà poi che avrebbe potuto fare), mi sono voltata e ho visto che i ragazzi stavano per ingaggiare battaglia con i soldati. Era una pazzia! Ci sarebbe stato un massacro e probabilmente la sottoscritta si sarebbe unita alla cameriera come trofeo. Così diedi fiato ai miei pensieri.

Conscia del livello di ignoranza di quel porco, gli chiesi se valeva davvero la pena di sporcarsi le mani per una donna. Nel dirlo, le mie parole mi parvero sporche almeno quanto lui, ma non c'era altra soluzione. L'uomo, se così si può definire, mi squadrò e rise. Trovò divertente che un elfa del sole (?) difendesse un mezzorco. Non ripeterò gli infimi nomi da lui attribuiti a Ragnar. Semplicemente mi rifiuto di cadere tanto in basso. Allora ho proposto di lasciar cadere la cosa e ho offerto da bere agli aguzzini. Il sorriso inquietante del soldato e la sua reazione successiva determinarono un punto a mio favore. Non mi aspettavo che mi invitasse al loro tavolo per unirmi ai festeggiamenti. Sapevo esattamente a cosa stavo andando incontro. Il mio cuore ha perso più di un battito, ma ho mantenuto la mia espressione neutra e altera e mi sono diretta verso gli altri militi per unirmi al gruppo. Non sapevo cosa avrei fatto dopo, ma decisi di assecondare gli eventi e agire al momento più opportuno. In quel mentre, la voce di Ikari mi risuona nella testa. Mi sono completamente scordata delle perle del chierico di Mystra! Ho rassicurato il mio caro ladro e gli ho chiesto di fidarsi di me. Così ha fatto.

Un nuovo tavolo fu sostituito al primo, un giro di bevande alcoliche venne portato e... mi sono trovata letteralmente al posto della cameriera. Le mani sudice di quel porco mi toccavano ovunque, ripeto, le mani di un gentiluomo non dovrebbero stare. Quando finalmente ha dichiarato a voce alta il mio ruolo in qualità di divertimento della serata, ho provato terrore; ma insieme al terrore mi è giunta una rivelazione. Questa stessa mattina, sul presto, ho preparato alcuni incantesimi che si sarebbero potuti rivelare utili per le emergenze. Così abbracciai il collo del soldato (puzzava anche, un misto nauseabondo di sudore e vino), e ho nascosto le mani sotto il tavolo. Ho formato i segni necessari per lanciare il mio incantesimo e subito dopo ho percepito il suo corpo in armatura irrigidirsi per l'effetto. Sono rimasta in piedi accanto a lui a godermi il risultato. Il soldato si è irrigidito per effetto della scarica di energia elettrica che gli avevo appena inflitto; dalla sua armatura di metallo esalarono fili di fumo e non nego di aver sentito odore di carne umana bruciata. Poco dopo si è accasciato con la testa sul tavolo.

Galvanizzata dal mio successo, mi sono accostata a Ikari e gli ho chiesto se volessimo andare. Solo allora mi sono accorta che Ragnar era sparito. Poi ho lasciato la taverna. Lui mi ha raggiunto poco dopo; mi chiedo cos'abbia fatto nel frattempo, ma dato che è uscito sano e salvo non me ne preoccupo.

Trovato il nostro amico mezzorco fuori dalla taverna abbiamo deciso di lasciare il paese. Ma una voce alle nostre spalle ci ha fatto voltare. La cameriera a cui abbiamo salvato il pudore ci ha raggiunto di corsa per ringraziarci. Ho replicato che chiunque avrebbe fatto lo stesso, ma lei ha negato. Mi ha porto un fermaglio e ci ha offerto ospitalità presso casa sua, dove ora sto seduta a scrivere. Mi trovo nella camra da letto un tempo occupata dai genitori della ragazza e rispettiva sorella minore. Povera piccola. Così giovane e orfana. La maggiore lavora per mantenerle e probabilmente non è raro che incappi in bestie come quelle che abbiamo affrontato oggi. Mi rammarico dello stile di vita che conducono, ma sono cosciente di non poterci fare nulla. Dal mio canto, prediligo la mia vita nomade a una del genere.

Ho fatto un bagno nel tinello e quando sono tornata ho trovato Ragnar steso sul suo giaciglio al piano di sotto. Mi sono avvicinata per chiedergli se fosse sicuro di voler dormire lì e lui mi ha convinto. Gli ho augurato la buona notte e mi sono recata al secondo piano, dove si trova questa stanza. Spero che Ikari colga l'occasione al volo per avvicinarmi. Al pensiero di questa prospettiva sento il cuore battermi più forte. Come mai?

Una sola parola detta da quel soldato mi ha fatto riflettere. Elfa del sole. So che la popolazione degli elfi vanta un numero uguale solo alle stelle del cielo, ma non sapevo ne esistessero diverse specie. Chi sono? Da dove vengo? Credo proprio che la risposta a questa domanda sia nascosta nel mio medaglione. Ora ho bisogno di riflettere.
   
 
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