Capitolo 4.
Il silenzio totale e avvolgente
riempiva le quattro mura. Tutto era fermo, immobile, come se il tempo
non scorresse e lei era lì, al centro della sua stanza con le
gambe incrociate e sospesa da terra. Non un solo alito di vento le
smuoveva i capelli o la mantella, facendola sembrare una bambola
sospesa nel vuoto grazie a chissà quale trucco.
Una calma
assoluta regnava con ancora più prepotenza in lei.
Era tutto buio, silenzioso, sospeso... non poteva sentire, percepire, respirare, toccare, parlare. Lì non c'erano suoni, odori o tracce di vita: era sola, completamente. Persa in un limbo astratto fatto di puro nulla, l'unica cosa che poteva sentire era il freddo di quel luogo. Un freddo del tutto incapace di raggiungerla, protetta com'era da un calore unico, insistente. I suoi poteri. Come una specie di tornado, vorticavano attorno a lei in un tentativo di protezione e possessione al tempo stesso.
Lei apparteneva a loro come loro a lei.
Le sue gambe erano stese, lei in piedi nel vuoto, le braccia abbandonate lungo i fianchi e la testa reclinata all'indietro. Ogni tanto quel fiume di potere che la avvolgeva, le sfiorava una mano, cercava un contatto che lei non poteva e non voleva rifiutare. Privata della propria volontà, rimaneva lì mezza nascosta da quel vortice nero, le palpebre abbassate e il respiro così delicato da sembrare inesistente. Non sentiva nemmeno il proprio battito cardiaco, malgrado il silenzio completo, ma vi era abituata.
Quel luogo era pace, serenità, calma. Ciò che lei bramava, ciò di cui aveva più bisogno. Nonostante le mancasse la volontà e i suoi sensi fossero inutili, quel luogo era perfetto così com'era: le dava un contatto stretto e ravvicinato con la sua magia, la poteva sentire, la poteva toccare. Non era del tutto cosciente, se avesse teso una mano o mosso la testa non se ne sarebbe neanche accorta tanto era profondo il suo limbo, ma sapeva e tanto bastava.
Erano solo lei e la sua metà demoniaca, il suo sangue maledetto. I suoi poteri indomiti, prepotenti e oscuri. Quei poteri che nonostante fossero il mal puro, la proteggevano, ubbidivano al suo volere e in quel limbo la accerchiavano senza pressarla, senza mai lasciarla. Era un legame snaturato, anomalo, ma saldo e forte al punto tale che solo pochi stregoni e streghe potevano vantarne uno simile; niente avrebbe potuto spezzare quel legame. Solo il pensiero, strappava il fiato a lei e incattiviva i suoi poteri, semplicemente perché erano una cosa sola.
Non si accorse nemmeno di aver rialzato il capo: lo aveva riportato in avanti con movimenti lenti, più simili a quelli di una persona in trance o sotto ipnosi.
-Corvina!-
Infine, la pace si ruppe. Confusa,
spaventata e incredula, aprì gli occhi lentamente senza vedere
nulla. Continuava a sentire quel fiume di magia attorno a sé,
lo sentiva vorticare più veloce, con più rabbia; lampi
bianchi scattavano senza preavviso, il cerchio si strinse
maggiormente a lei, proteggendola da eventuali minacce e rimarcando
la possessione. I suoi poteri, come sempre, non l'avrebbero lasciata
riemergere tanto facilmente e volta dopo volta, per lei diventava
sempre più difficile staccarsi da quel limbo.
Ma i suoi
occhi erano vigili, aperti: era certa di non essersi sbagliata, aveva
sentito un eco, una voce lontana e vicina al tempo stesso.
Com'era possibile? Che qualcuno stesse disturbando la sua meditazione?
-Corvina!-
Per l'appunto, non si era sbagliata: quella voce la stava chiamando da chissà dove e il cuore le si strinse. Malgrado fosse solo lei in mero spirito con i suoi poteri, era in grado di percepire ogni sensazione ed emozione come se fosse nel suo corpo fatto di carne e ossa. La stretta al cuore aumentò, sentendo distintamente quella voce ancora e ancora, mentre i suoi poteri si agitavano furiosi per l'intrusione, spaventati all'idea di spezzare così bruscamente il contatto, contrari a quella separazione prematura. Poco importava il fatto che lei sarebbe tornata ancora, sempre e comunque: in quel momento stava per spezzare il contatto, qualcuno stava cercando di trascinarla fuori dalla sua meditazione e Corvina non poteva fare niente per impedirlo. La sua concentrazione calava sempre più e senza quella, l'ascesa nel limbo cessava.
-Corvina!-
Sussultò. E tutto accadde troppo in fretta: il vortice nero che diveniva alto, prepotente, si spezzò e la accerchiò non più come un fiume ma come fuoco allo stato puro. Le sue mani tremarono, gli occhi sgranati, la bocca aperta in un rantolo muto; un'immagine, un volto, la voce sempre più forte che urlava il suo nome ancora.
E ancora.
Ancora.
Ancora.
-Corvina, svegliati!-
La giovane strega perse l'equilibrio e
cadde. La testa le girava fino a causarle la nausea, tanto era stato
brusco il distacco avvenuto fra lei e i suoi poteri.
Non ebbe
neanche il tempo di riprendersi che i suoi occhi misero a fuoco le
figure dei suoi amici, i Titans, intenti a osservarla con espressioni
che spaziavano fra il preoccupato e l'allarmato.
-C..cosa..?-
-Non c'è tempo, sbrigati! L'allarme Titan sta suonando!-
...Era ripiombata nel mondo reale. Si rialzò, cercando di tenere ferme le gambe e seguì gli altri, per niente pronta a uno scontro. Era sconvolta, provata dal brusco risveglio e necessitava di ripristinare il suo equilibrio, ma non aveva tempo. In fondo era una Titan, il suo dovere era intervenire in caso di attività criminale e non poteva certo sottrarsi per avere un po' di riposo.
Ma il volto visto nel limbo non l'avrebbe mai scordato. Fra le fiamme e la voce che la richiama con prepotenza, Corvina l'aveva visto perfettamente: una maschera bianca segnata da una x rossa indelebile e due occhi. Occhi che non poteva distinguere né di forma né di colore a causa della maschera, ma comunque occhi. Occhi che la scavano dentro, che la fissavano come se quelle fiamme non ci fossero. Occhi che conosceva bene, malgrado non li avesse mai visti concretamente. Gli occhi di Red x.
Angolino Eustassiano_
Tadaaaaaaan! Ho scritto una flash,
yuppy! Ce l'ho fatta! Questo capitolo mi frullava in testa da un bel
po' e lo riscritto e rivisto qualcosa come sette milioni di volte,
pur di rendere bene l'idea e spero di esserci riuscita (ed è
solo il maledetto quarto capitolo, pensate te che roba!). Spigherò
in breve la mia idea: Corvina che medita. Sostanzialmente, ho messo
la sua meditazione su un piano di accurato e profondo, cercando di
spiegare come si sente lei a mio modesto parere ogni volta che
medita. Piomba in uno stato catatonico che richiede tutta la sua
concentrazione, portandola quindi a isolarsi dal mondo stesso; in
questo stato catatonico, l'unica cosa che è lei è una
sorta di spirito e l'unica cosa che possiede sono i suoi poteri,
“vivendo” in prima persona il legame che ha con essi e
che le permette di gestirli con tanta destrezza. Logicamente se
Corvina viene disturbata e la sua concentrazione viene meno, la
meditazione si interrompe, un po' come si è visto nel
cartone.
Beh, riportare le scene del cartone su scritto non è
facile, specie se poi si cerca di personalizzare un pelino il tutto
^^''''
Per cui niente, spero di aver reso bene l'idea. Per il
resto, qui non c'è un contatto diretto con Red x, Corvina ha
mescolato la voce che sentiva dal proprio stato catatonico con una
sorta di suo ricordo: insomma, è stata disturbata nella
meditazione, lentamente stava tornando nel mondo reale e il tutto
stato così brusco che le sue emozioni/sentimenti le hanno
fatto vedere Red x direttamente nel suo stato catatonico. Limbo, se
preferite.
Perché proprio Red x? Beh no, dai, questo non
necessita di spiegazioni. Comunque sia, questo capitolo che può
apparire come scialbo, è più che altro di passaggio ed
incisivo, a suo modo. Prometto che dal prossimo capitolo, i nostri
due piccioni torneranno insieme. Si, piccioni, non piccioncini. Vi
risparmio il ragionamento molto stupido che ho partorito per
uscirmene con “piccioni” xD
Ok, anche per stasera ho
più che straparlato e sto morendo di sonno, per cui vi
saluto.
Grazie per aver letto, per avermi sopportato (cavoli se ne
avete di pazienza!) e alla prossima!
Kiss and Bye
Eustass_Sara