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Autore: Morgana89Black    07/02/2017    0 recensioni
Perché loro si erano appartenuti, come solo due anime gemelle potevano fare.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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In silenzio.

 

Era entrata nella tana del lupo, con aria spavalda, come se fosse casa sua, come se fosse abituata a stare là. La realtà era che non era così. Lei in quel luogo non ci era mai entrata prima. Stringeva ancora, spasmodicamente, quel biglietto tra le piccole mani candide.
 

A mezzanotte, sai dove trovarmi. La parola d'ordine è cobra sino a domattina. Ora tocca a te scegliere.
 

E lei aveva scelto. Aveva deciso di andare, nonostante tutto le gridasse di non farlo. Nonostante sapesse quanto tutto quello fosse sbagliato.

Non era firmato, ma a lei non era servita alcuna firma. Erano bastati quegli sguardi nei corridoi. Era bastata l'elettricità che c'era fra loro. Perchè la sentiva e sapeva che la sentiva anche lui.

Non conosceva quel luogo. Ed era così diverso dagli ambienti familiari cui era abituata, ma spinta da chissà quale forza, sentiva di sapere perfettamente cosa doveva fare, dove doveva andare.

Non bussò a quella porta d'ebano scura. Entrò nella stanza di lui, spavalda di quella sicurezza che solo la notte può concedere. Intravide il suo corpo asciutto sdraiato sul baldacchino, in mezzo alle lenzuola scure. Richiuse la porta alle proprie spalle e rimase ferma, incerta su come muoversi.

La stanza in cui si trovava era enorme, rispetto a quelle cui era abituata, soprattutto se si considerava che era abitata da una sola persona.

Lui non dormiva, la guardava, come se la stesse aspettando, ma non fosse interessato alla sua presenza.

L'illuminazione arrivava da fuori, ed una strana luce verdognola riempiva la stanza. Nella penombra, il lusso di quell'ambiente la colpì in pieno petto. Era tutto così bello da essere quasi soffocante. Anche lui era bello, così bello da far male al cuore.

"Sei venuta", non era una domanda, ma quelle due parole le penetrarono nell'anima, costringendola a muoversi verso di lui, come una calamita attratta dal suo polo antagonista. Perchè erano questo loro, gli opposti della stessa medaglia.

Non disse nulla, perché non vi era nulla da dire. Si avvicinò al letto e lui continuò a seguirla con lo sguardo. Quando le ginocchia della ragazza si posarono sul materasso, sentì il peso del suo corpo abbassarsi.

La prese per la vita, trascinandola sotto di lui, incurante della possibilità di farle male.

Era bella. Non lo avrebbe mai ammesso, ma lo era: con quei capelli così lunghi, il viso da bambina e quel corpo da donna matura. Era sensuale. Era vergine. Lei non lo avrebbe fermato, ma questo lui lo sapeva.

La baciò, senza pensare, senza chiedere. Un bacio crudele, di quelli che ti spezzano il fiato, quelli che ti fanno pensare che se il mondo finisse in quel momento, andrebbe bene comunque, perché tu non hai null'altro da chiedere di più.

E ad un certo punto, non avrebbero saputo neanche spiegare come, i loro corpi non erano più vestiti, ma nudi, l'uno contro l'altra. E lei rabbrividì impercettibilmente quando le mani di lui scesero lungo il suo ventre, sino a fermarsi nel centro del suo piacere.

E lui dovette richiamare a sé tutta la sua determinazione, per impedirsi di prenderla subito, con forza. Non voleva questo. Desiderava che lei ricordasse ogni secondo del tempo che era loro concesso.

E fu solo con lentezza estenuante che si decise ad entrare dentro di lei, incontrando quella barriera che, una volta disintegrata, avrebbe sancito per sempre la loro appartenenza reciproca.

Una lacrima scese lungo la sua guancia e lui la raccolse con le labbra, sentendo il gusto salato di lei nella sua bocca. La guardò negli occhi per ogni secondo di quella loro danza primordiale.

Vide il momento in cui lei si stava abbandonando a lui completamente, regalandogli quell'unica cosa che una donna può scegliere di dare una sola volta.

Raggiunsero l'apice insieme, senza gridare, senza lasciarsi andare troppo, perché in fondo, nessuno dei due voleva mostrarsi troppo debole all'altro.

Rimasero stesi l'uno accanto all'altra per quelli che sembrarono ore, ma erano solo minuti.

Senza una parola, lei si rivestì lentamente, senza più guardarlo in viso ed uscì da quella stanza come vi era entrata: in silenzio.

Ed in silenzio si guardarono, nei giorni seguenti, nei corridoi della scuola.

In silenzio si curarono quel 2 maggio, durante la battaglia di Hogwarts.

In silenzio si osservarono vivere le proprie vite, ognuno con la propria famiglia ed i propri figli.

In silenzio, si lasciarono andare, come in silenzio si erano appartenuti.

   
 
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