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Autore: PuccaChan_Traduce    07/02/2017    2 recensioni
Asahi e Nishinoya hanno finito il liceo e frequentano l’università. Asahi studia medicina dello sport e Noya gioca ancora a pallavolo. La loro amicizia pare salda come sempre, ma qualcosa sta per cambiare... specialmente dopo l’entrata in scena di una ragazza che sembra molto interessata al piccolo libero.
DISCLAIMER: questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso del legittimo autore; tutti i personaggi citati appartengono ai rispettivi autori.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Asahi Azumane, Nuovo personaggio, Ryuunosuke Tanaka, Yuu Nishinoya
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Autore: Codango
Storia originale: And yet here you are

~

Shizuku mosse lentamente un passo indietro. “Forse dovrei andare...”
“Che? No, non essere sciocca”, disse in fretta Asahi. “Noya ha semplicemente avuto un allenamento un po’ duro, l’avevo dimenticato, scusa, ma sta benissimo, sul serio!”
“Hai dimenticato che Kuroo mi ha tirato una pallonata in faccia?” Nishinoya alzò gradualmente la voce. “Ma se mi hai ripulito tu! Mi hai pure tolto le scarpe!”
“Cosa?” Shizuku guardò prima l’uno, poi l’altro. “Noya-san, ti hanno colpito al viso durante l’allenamento di stasera?” Fece un passo avanti e stese una mano a toccargli una guancia. “Oddio, sembra doloroso.”
La percezione del tempo di Asahi rallentò fino a scorrere a passo d’uomo. L’espressione di Nishinoya passò dalla suprema incazzatura concentrata al cento per cento su di lui allo stupore più totale. Fissò la ragazza mentre lei gli prendeva il viso tra le mani snelle, i pollici che gli sfioravano i lividi. I lunghi capelli biondi le scivolarono su una spalla quando si chinò per guardare più da vicino.
Merda. Bene, ora sì che Asahi si sentiva il terzo incomodo. Non si era proprio aspettato che... cioè, diceva sul serio quando le aveva proposto di guardare il video tutti e tre insieme, ma adesso–
“Wow, ti si sta gonfiando anche il labbro”, mormorò Shizuku, meravigliata. “Dev’essere stato un colpo bello forte. Ci hai messo del ghiaccio?”
“S–sì”, gracchiò Nishinoya. Si schiarì la voce. “Sì, Asahi mi ha rattoppato ben bene dopo che è successo, perciò. Perciò non preoccuparti.” Le battè le dita su una mano, con fare imbarazzato.
Shizuku ritirò subito le mani. “Ah... ma certo!” Si girò a guardare Asahi, con un lampo che gridava ‘aiuto’ negli occhi.
“B–beh”, provò Asahi. “Io... sai una cosa? Ho dimenticato le ciambelle, che scemo! Scusa, Noya, vado subito a–”
La mano di Nishinoya scattò in avanti e si chiuse sull’orlo della giacca di Asahi. “No.” Prese un respiro profondo e alzò la testa. Asahi vide che il suo sorriso era un po’ incerto. “Che diavolo?” La sua voce era ironica. “Fa un freddo cane qua fuori. Volete decidervi a entrare, sì o no?”
“Uhm.” Entrando nell’appartamento, Shizuku si torceva le mani. “Azumane-san ha detto... che avreste guardato qualcosa insieme? Sulla squadra olimpica giapponese?”
“Già.” Nishinoya andò al divano e recuperò il laptop, volgendo loro la schiena. “Vi siete incontrati al campus, voi due, per caso?”
Asahi sedette al tavolino da caffè. “Ho dimenticato le ciambelle, ma non il caffè.” Cercava di mantenere un tono allegro. Porse a Nishinoya uno dei bicchieri di carta. “Le ho detto che poteva venire anche lei invece di starsene da sola a studiare.”
“Se... se per te va bene”, aggiunse Shizuku.
“Ma certo!” Nishinoya si voltò rapidamente. “Assolutamente, come no! Va benissimo!” Le rivolse un gran sorriso. “Mi fa piacere che tu sia qui.”
Il rossore di lei fu immediato. Asahi notò che sospirava leggermente.
“È che... scusa se mi presento così, ecco." Nishinoya si indicò il viso. “Sembra molto peggio di quel che è. Mi è uscito il sangue dal naso eccetera, facevo schifo.”
“È successo anche a me.” Shizuku annuì. “L’occhio nero ti farà figo per un paio di giorni, però. Tosto, direi. È buffo.” Spalancò gli occhi. “Ah, non che... voglio dire, tu sei f-figo comunque, perciò–!”
“Tosto, eh?” Nishinoya lanciò un’occhiata ad Asahi. “Mi fa sembrare figo, Asahi-san?”
Asahi ridacchiò. “Tu sei sempre figo. Non ti serve un occhio nero per dimostrarlo.”
Nishinoya aggrottò la fronte e si lasciò cadere sul divano. “Ma così sembro più figo, no?”
“Per favore, Noya, cerca di non guadagnarti altri occhi neri”, lo rimproverò Asahi, sempre seduto al tavolino da caffè. “Già così mi accorci abbastanza la vita.”
“Ooh.” Nishinoya si sporse in avanti. “Come sei dolce a preoccuparti per me.”
E ti pareva. Asahi sorrise. “Mi preoccupo perché ci tengo molto a te. Quindi cerca di stare attento durante gli allenamenti.”
Il sorriso sfrontato di Nishinoya scomparve. I suoi occhi erano diventati enormi. “...Certo”, disse piano.
Asahi stese una mano verso di lui e gli prese il mento, facendogli inclinare il viso. “Quell’occhio non ha un bell’aspetto, però. Se domattina si sarà gonfiato, mettici un impacco freddo.”
Nishinoya rimase perfettamente immobile. Strano fenomeno, per quel che riguardava Asahi. Lasciò ricadere la mano. “A qualcuno serve niente prima che mettiamo su il video?”
Shizuku teneva la bocca leggermente aperta. “Oh”, sussurrò.
“Mm? Vuoi dell’altro caffè, Shizuku?” Asahi si alzò. “Posso–”
“No!” La ragazza balzò in piedi di colpo. “No, no, sono a posto, il caffè... ne ho bevuto a sufficienza. E adesso che ci ripenso, ehm, devo proprio andare a studiare...”
“Cosa?” Aggrottando la fronte, Asahi la seguì alla porta d’ingresso. “Non vuoi guardare il video? Noya dice che fanno vedere un servizio da paura.”
Shizuku si bloccò, lasciando una scarpa mezza infilata al piede. “Non saprei”, disse lentamente. “Sembra forte, però–” Lo guardò, un sorriso luminoso e falso sulle labbra. “Dovrei veramente studiare.”
Asahi aprì la bocca, ma sinceramente non sapeva cosa dire. Non c’era voluto molto per convincerla a venire, e adesso non vedeva l’ora di andarsene? Si girò a guardare Nishinoya. Possibile che la mettesse tanto in soggezione?
Nishinoya stava componendo un qualche numero sul cellulare. Fece l’occhiolino a entrambi prima di portarselo all’orecchio. “Ehi, Tanaka! Porta il culo qui.”
Asahi batté le palpebre. Tanaka?
“Non te lo chiederei se fossi impegnato, ma non lo sei, giusto?” Ci fu una pausa, poi Nishinoya si mise a ridere. “Voglio farti vedere una cosa. Ma piantala, vivi tipo a due minuti da qui, non farla tanto lunga! C’è anche Asahi-san.”
Asahi non sapeva cosa stesse dicendo Tanaka, ma il viso di Nishinoya divenne rosso fuoco. “Chiudi il becco, scemo! Io ti invito da me per puro e semplice buon cuore ed è così che mi ripaghi?”
Un lento sorriso si diffuse sul suo volto, tenero e autentico e solo per Tanaka. Beh. Asahi non lo aveva mai visto diretto a nessun altro.
“Già, qualcosa del genere.” Nishinoya si alzò e andò in cucina. “Due minuti, o mando Asahi-san a prenderti. Seee seee, metto su il caffè.”
Shizuku e Asahi lo fissarono. Poi si scambiarono un’occhiata confusa.
“Viene Tanaka?” riuscì finalmente a dire Asahi.
“Mm!” Nishinoya rumoreggiava in cucina. “Non ci credo che mi sono scordato che avrebbe potuto interessare anche lui.”
Asahi alzò un sopracciglio. “Il video sulla pallavolo?”
“Certo! Gioca ancora con l’associazione sportiva del quartiere.” Il suono dei chicchi che venivano macinati mise fine alla conversazione dalla cucina.
Asahi guardò Shizuku. Cercò di sorriderle, sperando che non risultasse imbarazzante. “A quanto pare, stai per conoscere un altro di noi. Tanaka è un bravo ragazzo.” Magari appena un po’... rumoroso. E questa serata è già abbastanza strana per lei.
Sperava che tutti e tre insieme non la facessero scappare a gambe levate. Ma che gli era saltato in mente a Nishinoya, comunque? Per quanto ne sapeva Asahi, Tanaka non frequentava nessuno al momento, il che voleva dire solo una cosa: non si poteva prevedere come avrebbe reagito in presenza di una nuova ragazza.
Nel frattempo, Shizuku sembrò giungere a una decisione. Si tolse l’unica scarpa che era riuscita a infilarsi e andò a inginocchiarsi davanti al tavolino da caffè. Poi prese la propria bevanda e ne bevve un sorso. Aggraziata e composta.
Asahi si rilassò un po’. Ok. Ok, non abbiamo ancora rovinato nulla. La raggiunse e si sedette a sua volta, sorridendole sopra il bicchiere del caffè. “Scusa se davvero ti stiamo impedendo di studiare”, le disse, più che altro per spezzare il silenzio.
Lei scosse la testa, senza guardarlo. “Tanto sono sicura che non avrei combinato un granché. Azumane-san...”
“Mm?”
Shizuku alzò lo sguardo su di lui. Il suo volto appariva stranamente determinato. “Azumane-san, tu... prima mi hai chiesto se avessi altre domande su Noya-san, e io... beh.”
Asahi raddrizzò la schiena, cercando di sembrare composto. “Chiedimi quello che vuoi, Shizuku. Farò del mio meglio per risponderti.”
Lei gli rivolse un’occhiata scrutatrice, incrociando le braccia sul tavolo. “Se Noya-san... fosse interessato a qualcuno in particolare...” Fece una pausa. “Potrei sbagliarmi di brutto, ma tu sei il suo migliore amico, giusto?”
Asahi sorseggiò il caffè. Si stava raffreddando. “Io... credo di sì. Beh. È molto amico anche con Tanaka, perciò forse anche lui–?”
“Ah-ah. Quindi è possibile che tu non abbia, diciamo, la certezza assoluta che a Noya-san piacciano o non piacciano... ecco... le ragazze.”
Asahi inclinò la testa di lato. Lentamente. “Cosa?”
BAM! BAM! BAM!
“Oè, Noyaaaa! Apri ‘sta porta, bello, mi sto congelando le chiappe qua fuori!”
Shizuku sobbalzò e si portò una mano al petto, socchiudendo gli occhi.
“Io, ah, ehm...” Asahi si alzò in piedi. “Questo probabilmente è Tanaka.” Cosa? CHE COSA? MA CHE– “Tanaka. Mi fa piacere vederti, amico.”
“Asahi-san!” Tanaka, imbacuccato in un piumino rigonfio, lo avvolse in un abbraccio da orso. “Ti ha tirato fuori anche stasera, eh?”
“Mah, ero di turno durante una partita, perciò non è troppo tardi per me.” Asahi fece un passo indietro. “Hai lavorato oggi?”
“Tzè! Ero già al ristorante quando tu stavi ancora nel mondo dei sogni. Sei fortunato che avessi ancora le energie–” Tanaka s’immobilizzò e i suoi occhi scivolarono oltre la spalla di Asahi. “–per... uscire. Uhm.”
Bingo. Asahi represse un sospiro. Spero tu sappia quel che fai, Noya. “Tanaka, questa è Shizuku.” Si fece da parte, ma l’allampanato ragazzo era già a mezza strada verso il tavolino.
“Shizuku?” Tanaka si sedette e si sporse sul tavolino. Asahi era contento che non si fosse seduto direttamente sopra la povera ragazza. “Tanaka Ryuunosuke. Conosco questi due fin dal liceo.”
“Shizuku è un’amica di Noya”, disse Asahi raggiungendoli.
“Ma davvero?” Tanaka non le staccava gli occhi di dosso. “Quel piccolo bastardo.”
“Uhm.” Shizuku lanciò un’occhiata ad Asahi, poi a Tanaka, poi di nuovo ad Asahi.
“A chi hai dato del piccolo bastardo?” Nishinoya uscì dalla cucina reggendo un vassoio con sopra la caffettiera e quattro tazze.
“A te, in caso ti fosse sfuggito.” Tanaka puntò un pollice verso di lui. “Allora, Shizuku, com’è che conosci il libero più geniale di tutta l’università? E quanto te ne sei pentita?”
Un piccolo sorriso nacque sulle labbra di Shizuku. “Ah. Beh, ci siamo appena conosciuti, in realtà. Ero a una festa e–”
“Festa in cui sono stato crudelmente e insolitamente abbandonato da Asahi-san.” Nishinoya si lasciò cadere sul pavimento, vicino ad Asahi. “Si è dileguato nella notte in compagnia di una ventina di donne.”
“...Già.” Shizuku fissò il tavolo.
“Così Shizuku ha avuto pietà di me”, proseguì Noya, “e mi ha tenuto compagnia.”
“E avete bevuto”, borbottò Asahi.
Nishinoya fece spalluce. “Forse un po’.”
“Appena un po’”, precisò Shizuku, sorridendo di nuovo.
“Oh, andiamo, eravate ubriachi fradici”, protestò Asahi.
“E poi, Ryuu! È l’alzatrice della squadra femminile di pallavolo dell'università.” Nishinoya aveva fatto ballare le sopracciglia in su e in giù, Asahi avrebbe potuto giurarlo.
“No.” Tanaka non avrebbe potuto apparire più interessato di così alla bella bionda. “Dannazione, perché non sono andato all’università?”
Asahi e Nishinoya si misero a ridere, mentre Shizuku fece il sorriso da ‘non-capisco-cosa-succede-ma-mi-adeguo’ tanto usato dagli outsider di tutto il mondo. “E quindi, perché non ci sei andato?” domandò infine.
“Ah.” Tanaka si passò una mano sul cranio rasato. “Dico la verità, ero una frana con lo studio.”
“Comunque.” Nishinoya sollevò leggermente il mento. “Questo qui è un cuoco eccezionale, Shizuku. Fatti preparare una cena, una volta o l’altra, non sto scherzando. La sua famiglia possiede un ristorante fantastico e lui ne è praticamente il manager.”
Tanaka arrossì leggermente. “Se deve restare in famiglia, dovrei sapere come funziona il tutto, no?”
Asahi continuò a sorseggiare il caffè mentre Ninshinoya e Tanaka illustravano a Shizuku i propri rispettivi punti di vista.
Ok. Allora. Ok. Nishinoya aveva chiesto a Tanaka di venire solo per presentargli Shizuku, questo ormai era certo. Il che voleva dire che Asahi, presumendo che anche Nishinoya fosse interessato, o almeno potenzialmente interessato, a Shizuku, aveva completamente frainteso i segnali. Beh, ma chi non l’avrebbe pensato? Asahi si accigliò tra sé. Shizuku era in gamba, carina e ovviamente interessata al suo amico.
Però, sul serio: fatti preparare una cena? Asahi lanciò un’occhiata a Nishinoya. Non si dice una cosa del genere se si vuole fare colpo su una ragazza.
Nishinoya colse il suo sguardo e gli fece l’occhiolino di straforo. Shizuku rise cautamente a una battuta di Tanaka.
“Secondo me–” Nishinoya batté leggermente le mani sul tavolo e si alzò. “–è arrivata l’ora di passare alla birra. Dammi una mano, Asahi-san.”
“Oh, ma...? D’accordo.” Asahi si alzò e lo seguì in cucina. Lanciò un’ultima occhiata alle proprie spalle.
Tanaka si sporgeva sul tavolo, ovviamente cercando di reprimere un sorrisone. Shizuku sedeva eretta, forse non del tutto a suo agio, ma il suo sorriso voleva essere amichevole. Grazie al cielo, Tanaka sembrava essersi cambiato dopo il turno di lavoro al ristorante. Indossava dei jeans scuri puliti e una t-shirt a maniche lunghe, che aveva arrotolato sui gomiti.
Asahi annuì tra sé. Non sarebbe mai apparso figo senza il minimo sforzo come Nishinoya, ma certo dai tempi della scuola Tanaka aveva fatto progressi.
“Vuoi una birra?” Nishinoya chiuse lo sportello del frigo con un piede e gli porse una lattina.
“Aiuterà qualcuno di noi a concentrarsi meglio sul video?” Ma Asahi l’accettò comunque.
Nishinoya si strinse nelle spalle. “Possiamo sempre guardarlo subito. Oppure tu e io possiamo guardarlo più tardi.” Aprì la sua lattina e bevve un lungo sorso, distogliendo lo sguardo da lui.
Asahi lo osservò bere. “Immagino di essermi sbagliato su te e Shizuku, eh?”
Nishinoya si bloccò. Abbassò la lattina. “Sapevo che sarebbe stata perfetta per Tanaka.”
Con quel commento, Asahi pensò di lasciar perdere tutta la storia. Invece si ritrovò a rispondere: “Non ti ha mai interessato. Fin dall’inizio, non sei mai stato interessato a lei.”
Nishinoya si leccò le labbra. I suoi occhi corsero su quelli di Asahi. “Dai, amico. Non ho mai detto di esserlo.”
Per poco Asahi non sbatté la propria birra sul bancone della cucina. Un ragazzo con meno autocontrollo lo avrebbe fatto. “Le sedevi in grembo a quella festa. Ed eravate ubriachi persi.”
Nishinoya era rimasto a bocca aperta. “Sei arrabbiato? Ti arrabbi con me perché non... non ti lascio fare il cupido del cazzo?”
Asahi fece due passi verso di lui. “Le sei stato addosso per tutta la sera”, sibilò. “Giusto ieri sera! Non ti è venuto in mente che potesse fraintenderti? Che quella situazione potesse esserle piaciuta?”
“Che–che cosa? Eravamo semplicemente seduti a bere e a parlare.” Nishinoya lo guardò, infuriato. “E tu non hai il diritto, nessun diritto, di rimproverarmi per questo.”
“Ah, no? Invece ce l’ho, eccome.” Asahi incrociò le braccia sul petto, rivolgendogli un’occhiata fulminante. “Tu capisci le persone mille volte meglio di me. Non può esserti sfuggito che le piaci. E non merita che tu ti prenda gioco di lei.”
Qualcosa di rapido e sottile balenò sui lineamenti di Nishinoya. “Wow. Tu dici questo a me?”
Asahi socchiuse gli occhi. “E questo cosa vorrebbe significare?”
Nishinoya gli mise una mano sul petto, come a spingerlo via ma senza farlo del tutto. “Non sono stato io a invitarla a casa mia stasera. Hai fatto tutto tu, amico. E sì, penso davvero che lei e Tanaka starebbero bene insieme, e a quanto pare sta funzionando, ma sei stato tu a spingerla dove tu vorresti che fosse, non te lo dimenticare.”
Asahi strinse i denti. E fece un passo indietro. “Scusa. È solo che... dopo Kiyoko non ti sei più interessato a nessuna, perciò ho pensato... beh.” L’imbarazzo cominciava ad affacciarglisi a un angolo della mente, e proprio non voleva imboccare quella strada. Si girò e aprì la propria birra. “Comunque il mio aiuto non ti serve, hai ragione.”
“...Asahi-san.”
Asahi s’irrigidì quando una piccola mano gli si posò sul braccio. Esitante all’inizio, poi gli strinse il bicipite. Nishinoya sbirciò nella sua direzione.
Asahi cercò di sorridere, sperando di riuscire a nascondere l’imbarazzo. Accidenti, come faceva Nishinoya a sembrare sempre tanto figo? Non fraintendeva mai nessuno, lui. “Non lo farò più”, promise. “Scusa se ti ho messo in una situazione imbarazzante.”
Nishinoya continuava a guardarlo. “Ehi. Asahi-san.”
Asahi si passò una mano sulla nuca. Era davvero difficile restare calmi quando Nishinoya diventava così serio. “Mm?”
“Sai... non devi sforzarti di sistemarmi con nessuna”, disse cautamente Nishinoya.
“Beh. Sì, lo so, ma Shizuku–”
“È carina e davvero fantastica, e perfetta per qualcuno che non sono io.”
Asahi aggrottò la fronte. “È perché è alta? Non pensavo che sarebbe stato un problema.”
Nishinoya restò a bocca aperta. “Alta?”
“Oh.” Aveva frainteso di nuovo. “Lascia stare.”
“Asahi-san.” Nishinoya si pizzicò la radice del naso con due dita. “Non sono interessato a Shizuku perché mi piace–”
“Allora, arrivano questa birre o no?”
Asahi e Nishinoya si girarono simultaneamente a guardare Tanaka. Che subito indietreggiò sulla porta della cucina. “Oh. Ah. Ops.”
“Ma porca puttana”, borbottò Nishinoya. “To’.” Ficcò due lattine in mano a Tanaka. “Vai.”
“Certo. Vado. Sì.” Tanaka girò sui tacchi e tornò in soggiorno.
Asahi tornò a guardare Nishinoya. Teneva le braccia incrociate sul petto, con la lattina in una mano, e fissava il pavimento, accigliato. Asahi odiava quella situazione. Odiava il fatto di continuare a fraintendere le cose e che Nishinoya fosse turbato, che lo fosse stato. “Noya...” Stese una mano verso di lui, ma poi la ritirò.
Nishinoya alzò gli occhi su di lui. Sembrava quasi che non stesse respirando.
“Tu puoi dirmi tutto, lo sai, vero?” disse Asahi, cercando di adottare un tono leggero e amichevole. “Anche, tipo, ‘vattene a ‘fanculo’, oppure...” Oppure che non ti piacciono le ragazze? Ma lo so che ti piacciono. Eri così preso da Kiyoko, e io non ho fatto nulla per aiutarti. “...quello che vuoi”, concluse.
Gli occhi di Nishinoya diventarono enormi. Si morse un labbro. “Non voglio che tu te ne vada.” Era quasi un sussurro.
Asahi si sentì travolgere da un’ondata di calore. Sul serio, cominciò dalle sue viscere per poi diffondersi al petto, alle braccia, al viso, persino alle orecchie. Che cosa... sta succedendo? Era come se il suo cervello cercasse di elaborare la persona che era Nishinoya tutto in una volta: i capelli sparati per aria, le lunghe ciglia che contornavano gli occhi grandi, il corpo sottile. E– Shizuku aveva ragione: gli si stava gonfiando il labbro.
Neanche in un milione di anni Asahi si sarebbe sognato di fare quel che fece in quel momento. Con il pollice sfiorò la bocca di Nishinoya. Le sue labbra erano morbide. Avrebbe scommesso che la sua mandibola sarebbe entrata perfettamente nel palmo della sua mano.
Cosa. Diamine. Che cosa stai facendo?
Nishinoya era immobile, lo fissava dritto negli occhi, il viso rosso fuoco.
Oddio. Asahi ritirò immediatamente la mano. “S–scusa. Il tuo... non sapevo... che ti fossi tagliato il labbro. È, uhm, è bello.”
Nishinoya si portò le dita alle labbra. “...Bello?” La sua voce sembrava come mezzo addormentata.
Asahi inspirò profondamente. “Ha un bell’aspetto. Si sta rimarginando. Guardiamo quel dannato video.” Strinse la lattina di birra e uscì dalla cucina.
“No, te lo dico io, il katsudon di mio padre è un’esperienza mistica”, stava dicendo Tanaka. “Ci sto ancora lavorando. Sono sicuro che c’è qualcosa che non vuole dirmi solo per restare un passo avanti a me.”
Per qualche motivo, Asahi sentiva che la propria fronte si aggrottava. Tanaka stava avendo gioco facile, a quanto pareva. Fin troppo. Come suo amico, avrebbe dovuto essere esaltato per lui. Il problema era che le sue emozioni erano tutte un guazzabuglio distorto al momento e non voleva sentire nient’altro, evidentemente.
“Non mangerò due pietanze in una volta, Tanaka-san”, disse Shizuku, e Asahi ebbe voglia di applaudirla.
“Finirò io quella che ti piacerà di meno. Una soluzione perfetta.” Tanaka bevve un sorso di birra, chiaramente compiaciuto da se stesso.
“Non decidere da solo come andrà l’appuntamento, Ryuu”, disse ironico Nishinoya. Si era seduto sul divano vicino ad Asahi. Tranquillamente. Come sempre. Come se Asahi non gli fosse quasi saltato addosso in cucina.
“Wow. Grazie, Noya-chan. Questo mi è molto di aiuto, sono veramente felice che tu l’abbia detto.” Ma Tanaka non sembrava troppo seccato.
Shizuku, dal canto suo, era arrossita vistosamente. “Appuntamento?” squittì. “Era... era di questo che stavamo parlando? Io credevo–”
“Ah, Noya stava solo scherzando!” si riprese in fretta Tanaka. “Sono secoli che mi assilla perché cucini per lui. Facciamo che vi invito tutti e tre, che ne dite? La settimana prossima, vi preparo la cena nel mio ristorante. Eh, Noya?” Stese un braccio e diede una sberla al ginocchio del ragazzo.
“Settimana prossima?” Noya prese il laptop e cliccò sull’icona del video. Quel maledetto video, pensò con rabbia Asahi. “Sono libero martedì dopo le 19. Asahi-san?”
“Uhm.” Che sta succedendo. “Sì? Cioè, sì, io– ci sarò.”
“Fantastico. E questo, Tanaka bello, è un appuntamento.”
Tanaka si limitò a portarsi una mano dietro la testa, a palmo in su. Nishinoya gli batté un sonoro cinque.
Shizuku sembrava confusa tanto quanto Asahi. “O–ok. Ci sarò anch’io, direi.”
“Grande.” Tanaka appoggiò la schiena al divano. “Noya e Asahi-san passeranno a prenderti alle sette, e io vi preparerò la cena dei vostri sogni. Dove abiti, a proposito?”

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Mentre gli altri erano assorbiti dal video, ad acclamare i talenti sullo schermo, Asahi si lasciò sprofondare tra i cuscini del divano. Nishinoya si era appoggiato al suo ginocchio piegato e ogni tanto beveva un sorso di birra, senza avere la minima idea del calore che scatenava nella sua gamba. Tanaka, seduto sul pavimento accanto a Shizuku, aveva appoggiato con noncuranza un braccio sul divano alle loro spalle. Non la abbracciava, ma di sicuro le stava piuttosto vicino.
Asahi trascorse il resto della serata a domandarsi come fosse possibile sentirsi tanto confusi e a proprio agio al tempo stesso.
  
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