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Autore: MAFU    07/02/2017    1 recensioni
[Lilith x Amaimon] - [Lilith x Mephisto] - [Lamia x Yukio]
“Yukio , non vedo niente …” Si lamentò Rin che mentre seguiva Yukio come un ombra avanzava nell’oscurità del corridoio. Le vecchie e malconce travi di legno del pavimento polveroso scricchiolavano ad ogni loro passo riecheggiando nel silenzio più tetro.[...] Dalla parte opposta del corridoio, a passo fiero, Mephisto camminava con disinvoltura nell’oscurità. Passando accanto ad una delle massicce porte delle stanze del dormitorio si fermò sentendo un rumore sospetto. Un rumore di acqua corrente aveva attirato la su attenzione. “Qui c’è qualcosa che puzza …” Pensò rimanendo in ascolto finché lo scrosciare non cessò. A quanto pare quella era la porta di uno dei bagni. “ Mhm .. qui c’è davvero qualcuno ..” Afferrò con decisione la maniglia di ottone e con uno strattone spalancò la porta.
Lilith e Lamia sono sorelle. Tutto lascia pensare che in passato abbiano avuto a che fare con Mephisto...ma la loro vera natura fatica ad essere tenuta a bada...
(!!!)Ci sono espliciti riferimenti al manga(!!!)
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Un po' tutti, Yukio Okumura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAP 41

“Imprinting?” Rin guardò Lamia sbattendo rapidamente le palpebre mentre Yukio cercò di non far trasparire la sua curiosità seppur mettendosi più comodo sulla sedia per poterla fissare in silenzio. “Già, è una cosa da demoni. Vedo che non siete molto informati, pazienza.” Fece spallucce la succube scivolando con la schiena contro al muro sistemandosi sul materasso. “Di che si tratta?” Yukio aprì bocca perentorio facendola sogghignare. “Già e cosa c’entra col fatto che Lilith sia da Mephisto?” aggiunse Rin sempre più confuso. “Oh… Vediamo…” la donna si leccò le labbra pensandoci un po’, “Mettetevi comodi, è una storia lunga.” Batté il pugno contro il palmo della mano catturando i loro sguardi. “Credo che sia iniziato tutto… Cinque o Seicento anni fa… Non mi ricordo di preciso ma fu la prima volta che io e mia sorella scappammo di casa.” “Assurdo…” Rin impallidì cercando di figurarsi un arco di tempo superiore ai 10 anni, Yukio invece sembrava impassibile, “All’epoca nemmeno io ero ancora una succube completa, nel senso che non ero ancora stata deflorata e quindi potevo possedere solo corpi di bambine o adolescenti.” “Che? Quindi tu, insomma… E Lilith? Ohh…” il mezzo demone farfugliò qualcosa un po’ in imbarazzo mentre l’altro alzò le sopracciglia sistemandosi gli occhiali muto come un pesce. “Sì, Lilith non ha ancora compiuto quel balzo ma per ragioni ovvie. Nostra madre ci tiene d’occhio, ma è una storia ancor più lunga dell’imprinting.” “Ecco, torniamo a quello.” Il professorino la scrutò a fondo in preda alla sete di sapere. “Giusto… Stavo dicendo? Ah sì… Seicento anni fa scappammo di casa e fu la prima volta che incontrammo Mephisto.” Lamia guardò l’orizzonte per cercare di afferrare il ricordo, “Eravamo nel deserto del Sahara e non essendo mai state su Assiah da sole per noi era tutto nuovo, un’avventura. Io e Lilith ci eravamo trovate a seminare zizzania tra le dune, apparentemente indisturbate ma evidentemente avevamo attirato l’attenzione della Chiesa che mandò proprio pizzetto a vedere di cosa si trattasse il misterioso fenomeno. A quel tempo i viaggi erano lunghi e dispendiosi e le voci non erano chissà che attendibili, quindi lui col suo dono avrebbe potuto sistemare alla svelta la questione. Così giunse a cercare quella chimera di cui era giunta voce sino allo Stato Pontificio finendo col trovare noi.” Ridacchiò sotto i baffi al pensiero, “Io e mia sorella ci eravamo nascoste vedendolo arrivare. Percepivamo che non fosse umano e lo credevamo un emissario di nostra madre. Ma Lilith no, lei uscì dal nascondiglio andandogli in contro e fu allora che notai lo sguardo di Mephisto cambiare. Non è una sciocchezza, l’imprinting è quasi impercettibile ma quando nasce, si nota se stai attento.” “Come una sorta di amore a prima vista?” “Molto peggio. Per voi umani l’amore è un concetto volatile, addirittura noi demoni lo crediamo una semplice illusione. Ma all’imprinting non si può scappare. È viscerale e assolutamente categorico, non puoi scegliere con chi averlo ma accade. È sì quanto di più simile a quello che voi umani chiamate Amore, ma assoluto e incorruttibile. E come tale, un demone non può fare in modo che esso venga ricambiato. Porta all’ossessione e all’attaccamento sopra ogni cosa e diventa punto debole dello stesso. Se poi si considera la possibilità che accada nei confronti di un essere umano e che questo ha vita breve, per un demone rappresenta una vera e propria tortura.” “E a te è mai successo?” Rin la osservò con la bocca socchiusa, e la donna guardò involontariamente Yukio per poi fare spallucce e scossare la testa dissimulando con una risatina, “No... L’imprinting non è passeggero e accade una volta sola. È un attaccamento ossessionante e dura per l’eternità. Avviene quando si percepisce il partner perfetto ed è molto raro trovarlo.”, pronunciò quelle parole come un sussurro cercando di non guardare il ragazzo. “Tornando a Mephisto, fu evidente che subì tale sortilegio guardando mia sorella. Solo lei è così stupida da non essersene accorta, accecata com’è dal professarsi la donna più bella di tutta Gehenna. È abituata che tutti la rincorrano e perdano la testa per lei ma non sa distinguere il puro desiderio carnale dall’imprinting.” “Quindi il preside…” Rin spalancò la bocca incredulo, “Avanti, pensaci bene… Non hai mai notato comportamenti bizzarri da parte sua nei confronti di Lilith?” “Oh… Ora che mi ci fai pensare…” il ragazzo spalancò gli occhi, “Le passeggiate in giardino, le continue gite in presidenza, il suo apparirle sempre sotto il naso, Kyoto e la spiaggia…” elencò Yukio realizzando l’ormai ovvio. “Esatto.” Lamia guardò prima l’uno poi l’altro soddisfatta. “Era quindi inevitabile che prima o poi… Si vedessero in privato.” Guardò altrove inorridendo. “Anche se non sono sicura che Lilith ricambi.” “Come non ne sei sicura?” Rin inclinò la testa confuso, “Pur essendo mia sorella, l’imprinting è difficile da notare se non nel momento in cui avviene. Di solito i demoni lo fanno passare per altro o lo nascondono perché rappresenta un punto debole. Una creatura senza cuore non può permettersi di legarsi a qualcuno in quella maniera. Come già detto, non porta che a sofferenza e struggimento nel caso non venisse ricambiato.” La donna strinse le labbra come se la sapesse lunga. “Pizzetto è un caso a parte, pur il suo atteggiamento, essendo sempre tanto enigmatico non si sarebbe mai detto ne fosse soggetto se non avessi assistito io stessa alla nascita dell’ossessione.” Incrociò poi le braccia buttandosi all’indietro sul letto spaparanzandosi. “Poteva benissimo passare tutto per un gioco ma non lo è.” Sbuffò guardando Rin e Yukio. Quest’ultimo assottigliò lo sguardo con la testa affollata di pensieri. “Bah…” si voltò dandole le spalle tornando alle sue carte, “Se è come dici, che succederebbe se Lilith ricambiasse?” Rin si sedette più composto cambiando posizione, “Probabilmente se entrambi ne fossero soggetti e lo venissero a sapere, niente li fermerebbe dallo stare insieme per sempre e procreare. Un po’ come fate voi col matrimonio diciamo.” Fece spallucce Lamia piegando le braccia dietro la testa. “C’è però da dire che spesso e volentieri i demoni sono poligami e se ne fregano. Anche se dubito sia il caso di pizzetto e mia sorella.” Ridacchiò divertita, “Specialmente parlando di imprinting.”. Lo stomaco brontolante di Rin interruppe la conversazione e il ragazzo si guardò la pancia sorridendo imbarazzato, “Eh… Credo sia ora di cena…” ridacchiò.
Lilith fissava quella mela inerme alle carezze di Mephisto. “Devo farlo… Qui e subito?” mormorò alzando gli occhi su di lui tremando. Amaimon si rigirò il frutto tra le dita facendolo rotare come una palla da basket guardando la ragazza con un mezzo sorrisetto. “No, mia cara… Ho predisposto un luogo adatto all’impresa… Seguimi.” L’uomo le porse una mano allontanandosi di qualche passo con lentezza ed eleganza, “E lasciatelo dire, questo vestito ti sta davvero d’incanto. Non potevi essere più splendida per quello che ci attende.” Lilith abbindolata dal complimento, gli afferrò la mano un po’ riluttante e lui la prese a braccetto cominciando a camminare verso l’uscita della sua dimora. “Amaimon, andiamo.” Chiamò il fratello che li seguì a ruota affiancando Lilith che lo guardò con la coda dell’occhio col braccio intrappolato dalla presa dell’altro. “Ogni volta che sparisci torni con una sorpresa...” Gli sussurrò e lui fece un mezzo ghigno sollevando la mela poggiandosela contro la guancia, “Finalmente ti rivelerai per ciò che sei… Non potevo non assistere…” le rispose leccando il frutto, “Delizioso.” Aggiunse guardandola dritta negli occhi. 
“Uffa ma quanto ci mette a tornare?” Lamia si era spaparanzata sul letto di Yukio come se avesse messo le radici e si stava annoiando a morte. Dopo cena, dove ovviamente non aveva toccato cibo, erano tornati in camera a non far nulla. Erano tutti intenti a rigirarsi i pollici tranne Yukio, ancora all’opera. Ad un tratto però il suo telefono squillò rompendo il silenzio. La donna lo osservò sollevare la cornetta portandosi l’aggeggio all’orecchio mentre Rin invece era tornato al suo fumetto, “Pronto, parla Okumura.” Disse mollando la penna, “Lord Pheles…” a quel nome, entrambi i ragazzi gli rivolsero le loro attenzioni, “Va bene, ho capito. Raduno subito i miei studenti. Sì, sì… No. Non ancora. Esatto, allora procedo. Buona serata.” Riagganciò restando in silenzio a fissare un punto vuoto davanti a lui. “Che voleva pizzetto?” Lamia aggrottò le sopracciglia, “E dov’è mia sorella?” si fece sempre più seria. “Mi ha appena comunicato di procedere col settimo punto della lista. La villa impossibile da raggiungere. Credo che tua sorella sia ancora con lui, ha detto di starsi godendo la serata.”, Lamia fece una smorfia disgustata guardando altrove, “Immagino che allora lei non parteciperà a questa missione…” disse schifata. “Direi proprio di no.” Yukio si sistemò gli occhiali girandosi verso di loro strisciando la sedia, “Ma se è impossibile da raggiungere come ci arriviamo?” Rin era piuttosto confuso e si grattava la testa come per stimolare le sinapsi, “Tranquillo, Lord Pheles mi ha spiegato come trovarla. Pare sia impossibile da raggiungere a chi non conosce la strada esatta in quanto sia situata in una dimensione parallela ad Assiah, ma so la via.” “La cosa mi puzza.” Lamia si tirò in piedi con uno slancio cominciando a camminare avanti e indietro pensierosa. “Considerando come gira il mondo negli ultimi tempi, io non mi stupisco più di tanto. È probabile che la villa sia diventata una priorità puramente per caso. In fondo la lista non era da seguire strettamente in ordine. E adesso preparatevi, io avverto gli altri.” Il ragazzo si alzò a sua volta uscendo dalla stanza per telefonare alla ciurma. “Uffa… Un’altra missione notturna…” sbadigliò Rin già mezzo in pigiama. Ma Lamia non gli dette corda, guardando fuori dalla finestra la luna stagliarsi nel cielo.
“Prof… Buona sera…” Shima sbadigliò vigorosamente stiracchiandosi, “Contieniti per favore.” Kamiki lo guardò storto mentre Ryuji dall’altra parte scossò la testa cercando di stare composto. “Perdonate di nuovo l’ora e il pochissimo preavviso ma credo si tratti di un’emergenza.” Yukio, vestito di tutto punto, guardò uno ad uno i ragazzi facendo la conta. “Hey ma… manca Takara…” Koneko si rese conto della sua assenza guardando i compagni, “Stasera è scusato per cause di forza maggiore. Sarà assente.” Gli rispose Yukio serio. “Beato lui.” Bisbigliò Ryuji all’orecchio di Shima sospirando. “Professore!” Shiemi alzò la mano sbracciandosi, “Sì?” “Manca anche Lilith!” “Lo so, si trova in compagnia del preside in questo momento. Affari privati.” “Che!?” gli altri sobbalzarono facendo una faccia assurda. Lamia lo guardò storto. “Perciò stasera saremo solo noi otto. Siamo comunque sufficienti.” Tagliò corto Yukio dando loro le spalle, “Prendete tutti una torcia e avviamoci.” Indicò gli strumenti posati a terra in un ordine maniacale. “Lilith è con Lord Pheles?” Koneko bisbigliò incredulo ai suoi amici, “Lo avevo detto io che c’era qualcosa sotto.” Rispose Ryuji ma Izumo si voltò di scatto verso di loro guardandoli male, “Sono affari suoi.” Sembrò quasi minacciarli, “Pensar male è da maleducati.” Aggiunse incrociando le braccia, “Izumo ha ragione… Lei è nostra amica… Forse il preside la sta sgridando perché non va molto bene a scuola o sta prendendo provvedimenti… Sono un po’ preoccupata a dire la verità.” Si voltò anche Shiemi un po’ turbata. Izumo la guardò con la coda dell’occhio con un’espressione indecifrabile in volto, “A quest’ora?” Ryuji alzò un sopracciglio poco convinto, “Il preside è un tipo strano, ricordate?” intervenne Shima alzando le mani in segno di resa, “In ogni caso concentriamoci sulla missione…” “Detto da te poi…” Suguro non sembrò per nulla convinto. Rin, sentendo tutto si morse la lingua per non intervenire nel discorso per difendere l’amica e si limitò a sbirciare Lamia che aveva stranamente una faccia impassibile, seppur apparentemente irritata. Yukio in testa guidava il gruppo in silenzio ma si respirava aria di tensione. Abbandonarono la piazza per camminare lungo un sentiero immerso nel bosco. Lamia riconobbe la via che conduceva alle rovine in cui era incappata la volta che perse il controllo mesi prima e si sentì stranamente tesa. “Questo posto mi è familiare…” si lasciò sfuggire di bocca Rin guardandosi intorno, “Già, anche a me!” gli saltellò accanto Shiemi e passarono accanto a un masso ricoperto di muschio in una radura a cielo aperto. Il bosco si era diradato lasciando posto a una strada ciottolata invasa dall’erba. “Professore, dove stiamo andando?” chiese Ryuji dal fondo del gruppo, “Oh, certo… Che sbadato.” Yukio arrestò il passo voltandosi verso i ragazzi, “Stasera ci occuperemo della Villa impossibile da raggiungere.” Disse battendo le mani in uno schiocco sordo infilandosi la torcia sotto braccio abbagliandoli. Calò il silenzio interrotto solo dai rumori lontani delle creature notturne. “E come ci arriviamo, scusi!?” sbottò lo stesso Suguro arrossendo preso in contro piede. “Non è che stiamo girando in tondo!?” saltò su Shima con una faccia simile all’urlo di Munch. “No, state tranquilli. Se non sapessi dove andare non vi starei guidando.” Rispose il professore mantenendo la calma riprendendo a camminare dando loro le spalle con la torcia in mano. Il cono di luce illuminò il sentiero sempre più coperto dal verde. Yukio si rese conto di non sentirsi per nulla a suo agio. Percepì il fiato di lamia sul suo collo iniziando a tremare impercettibilmente. Più si avvicinavano alla villa e più aveva un pessimo presentimento. “Ma questa è la zona abbandonata dell’accademia!” notò Kamiki scorgendo l’ombra delle rovine in lontananza e Lamia ebbe un tuffo al cuore. Fiutava l’odore di sua sorella. “Yukio, c’è qualcosa che non va.” Gli si avvicinò torva, il ragazzo impettito non la guardò ma annuì statuario. Le ultime lucciole della stagione stavano a poco a poco cominciando a popolare la loro via, volteggiando attorno ai fasci di luce dei fari. “Che carine!” si lasciò sfuggire Shiemi smorzando la tensione. “Uffa ma quanto ci vuole ancora?” sbadigliò Shima una seconda volta cercando di non addormentarsi in piedi. “Manca poco.” Gli rispose secco Yukio deglutendo rumorosamente. Lamia lo aveva praticamente affiancato ed entrambi non sembravano per nulla tranquilli. Rin appena dietro di loro percepiva i loro muscoli tesi e grattandosi un braccio distratto volteggiò la sua coda all’aria nervosamente. “Ragazzi, tutto bene?” “Sì.” La risposta di entrambi fu immediata ma anomala e per nulla sentita. I due si guardarono di sfuggita e la succube mascherò i suoi sentimenti sogghignando seppur con poca convinzione. “Ti vedo teso, professor Okumura…” “Da che pulpito.” Si stuzzicarono ma convenirono entrambi che in quelle circostanze non era il caso. “Andiamo, sarà una missione come le altre!” ridacchiò Rin cercando di sollevare il morale ma il suo intervento non fu molto efficace. “Continuo a fiutare l’odore di Lilith.” Disse allora Lamia guardandolo, “Come? Impossibile, lei dovrebbe essere con Mephisto.” “Appunto.”.
“Dove siamo?” Lilith alzò gli occhi sul soffitto bucato di un’enorme atrio di un edificio secolare. Il fumo del teletrasporto di Mephisto si dipanò a poco a poco rendendo visibile il fascio di luce lunare che entrava da quel cratere. Tutto intorno, le lucciole illuminavano perfettamente l’atrio danzando sopra rocchi di colonna crollati e montagne di lastricato sollevate dalle grosse radici di alberi caduti a loro volta. “Ho l’impressione di esserci già stata.” Aggiunse la ragazza facendo un passo in avanti sentendo i suoi passetti rimbombare tutto intorno a lei. Amaimon era rimasto fermo accanto al fratello facendosi saltare la mela su una mano. Intanto non le toglieva gli occhi di dosso come se fosse in attesa di qualcosa. “Siamo nella zona in rovina dell’accademia, il primo embrione che creai moltissimi anni fa e che ho abbandonato in quanto non mi servisse più abitare in una dimensione alterna.” Parlò Mephisto avanzando lentamente verso di lei, “Un tempo abitavo questa villa…” sospirò in balia dei dolci ricordi dei bei vecchi tempi. “Perché siamo qui?” “Ho pensato fosse il luogo adatto per lasciarti sfogare. Lontano da occhi indiscreti e in una sorta di limbo così da non temere gli effetti che sortirai.” Alzò lo sguardo sulla luna piena alta nel cielo. “Volendo potrei riportare la residenza al suo antico splendore con uno schiocco di dita… Ma a che servirebbe se poi verrebbe di nuovo distrutta?” tornò a guardarla regalandole un sorrisetto sghembo. Lilith distolse lo sguardo scrutando di nuovo l’orizzonte. Quella sala avrà avuto un diametro di trecento metri, era davvero immensa. “Ora ricordo…” si voltò di scatto verso di lui, “È qui che rincorsi Lamia quando perse le staffe!” sgranò gli occhi, “No… Ma molto simile. Il luogo in cui approdasti non era altro che la via per giungere a questo luogo ma per vostra fortuna, all’epoca non ci siete arrivate. Sarebbe stato un problema uscirne senza il mio aiuto.” Ridacchiò il demone accarezzandole il mento. “Questa villa è tanto difficile da trovare quanto uscirne. Per farlo, serve che io dia l’autorizzazione… Per questo ho chiesto al professore Okumura un piccolo favore.” “Come?” Lilith sussultò perdendosi nei suoi occhi, “Gli ho chiesto di portare qui la cavalleria… In tre avremmo combinato ben poco contro Eva.”.
“Per di qua.” Yukio sfilò accanto al primo ammasso di pietre e colone sbriciolate inforcando una viuzza in discesa. “Che posto inquietante…” disse Shima scendendo riluttante dietro ai compagni. “Non fare il bambino.” Lo rimbeccò di nuovo Izumo, più seria che mai. “Finché non ci sono insetti va tutto bene.” Gli rispose l’altro facendosi coraggio. Lamia fiutando l’aria sentì sempre più forte l’odore di Lilith tentando in tutti i modi di non farci caso. “Ci siamo quasi.” Yukio superò un arco di pietra pericolante ed entrò in un lungo antro buio illuminando con la torcia dove metteva i piedi. Mano a mano che avanzavano i rumori cessavano lasciando posto solo a quello dei loro passi decisi. “Ma cosa dobbiamo esorcizzare di preciso? Un fantasma? Un Ghoul?” chiese Koneko, molto pratico come al solito. “Niente di tutto questo.” Disse il professore destando sempre di più la loro curiosità. “C’è almeno qualcosa da esorcizzare?” “Direi di sì.” “Prof, potrebbe essere un po’ meno vago?” “Lo scoprirete presto.” Tagliò corto facendo piombare i ragazzi in un sottile mormorio confabulante. “Yukio, tu sai qualcosa.” Lamia lo guardò storto ma lui impassibile continuò a badare a dove metteva i piedi.
“I ragazzi stanno venendo qui!?” Lilith indietreggiò nel panico, “Anche Lamia!?” cominciò a iperventilare, “Shh… Va tutto bene…” Mephisto le prese il viso tra le mani obbligandola a guardarlo. Amaimon fece un verso smettendo di giocare con la mela. “Fratellone, sento dei passi.” Disse voltandosi verso la bocca del salone avvolta nelle tenebre. “Lilith, è il momento.” Mephisto mollò la presa accarezzandole i capelli un istante prima di allontanarsi. “Mephisto, che cosa racconterò a mia sorella!?” la ragazza non si era affatto calmata. “A questo ci penserò io… Tu limitati a seguire il piano. Vedrai, andrà tutto bene.” La tranquillizzò tornando ad affiancare Amaimon, ora di nuovo intento a fissare Lilith. La succube deglutì guardandosi i piedi e chiuse gli occhi sospirando. “Scopriranno la nostra identità, non è così?” Silenzio. “Sì. Ma ciò servirà affinché ci aiutino.” “Va bene.”, la ragazza si convinse e con un gesto si sciolse la crocchia liberando i suoi folti boccoli che le ricaddero a cascata prima sulle spalle e poi sulla schiena scoperta.  Procedette poi in silenzio a slacciarsi gli orecchini e li porse a Mephisto allungando un braccio, “Tieni… Non vorrei perderli.” Si avvicinò e l’uomo li prese in silenzio. Poi la piccola si slacciò il vestito facendolo accartocciare ai suoi piedi. La sua coda libera le si srotolò dall’addome volteggiando attorno ai suoi polpacci attirando l’attenzione degli uomini. Con garbo, rimasta in intimo si chinò a raccoglierlo sotto lo sguardo attento dei due demoni e piegandolo come si deve, dette anche l’abito al suo legittimo proprietario con le labbra che le tremavano. “Anche questo… Temo si straccerebbe…”. Infine si tolse i tacchi lasciandoli dove li aveva levati. Mephisto con uno schiocco di dita, fece sparire gli indumenti senza indugiare ulteriormente. Amaimon aveva smesso persino di respirare studiando a fondo quel corpicino e lei andandogli in contro gli fece cenno di darle la mela. Lui obbedì all’istante posandogliela lentamente sul palmo. Si scambiarono un lungo sguardo poi la ragazza gli dette le spalle avanzando verso il centro del salone, fermandosi a qualche metro dai due catturando il loro sguardo arricciando suadente la coda. Sospirando si voltò a guardarli con in mano la mela e i suoi occhi incrociarono quelli di Mephisto rimasto a studiarla da lontano. “Sono pronta.” La vocina di Lilith echeggiò nel salone. I due demoni presero fiato all’unisono pregustando il momento della verità. Lilith dunque guardò la mela tremante e a rallentatore se la avvicinò alle labbra chiudendo gli occhi. La sfiorò a malapena assaporandone l’aroma. In quel momento un vociare sommesso provenne dal punto in cui Amaimon aveva rivolto precedentemente le sue attenzioni, frenandola dal morderla. “Eccoli qua…” Mephisto si grattò il pizzetto mentre la succube alzò lo sguardo giusto in tempo per vedere Lamia entrare nella sala ancor prima di Yukio, seguiti dagli altri ragazzi. “Ma…che!?” La donna vide per prima cosa il demone osservarli entrare in scena compiaciuto, poi Amaimon e infine Lilith in mutande con la mela in mano. “Benvenuti.” La voce di Mephisto accolse il gruppo che si fermò impietrito davanti a quello spettacolo. “Non… Non è possibile…” Ryuji sgranò gli occhi accorgendosi di Lilith. “Quella… è…” Koneko sbiancò notando la coda della ragazza toccare terra, “Lilith…” Lamia si sentì cadere la terra sotto i piedi. Stava per avverarsi il loro peggior incubo.
   
 
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