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Autore: reggina    07/02/2017    1 recensioni
Il difficile periodo post-operatorio, in un reparto neurochirurgico, sviscera i sentimenti più reconditi di due genitori, una giovane fidanzata, un amico, una sorella e un piccolo eroe che ce l'ha fatta di nuovo. Un caleidoscopio di emozioni in cui vorticano speranze, paure, passato e futuro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Amy Abbott, Bright Abbott
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nell'ultima settimana, che hanno trascorso organizzando il futuro, Colin è diventato sempre più intollerante in quello spazio chiuso, così chiuso ed isolato dal resto del mondo da sembrare una casa araba senza il tetto. Con crescente impazienza ha aspettato di tuffarsi nel mondo fuori da quella scatola bianca.

I giorni non sono più sospesi e il tempo ha ripreso a fluire ad un ritmo normale adesso che, come una farfalla sbriciolata, da astante sta per tornare primo attore della sua vita.

Forte di quell'amore che l'ha circondato nell'ultimo mese, che si è espanso, allarga le stampelle e puntellandosi si incammina a passi pesanti nel lungo corridoio popolato da cigolii e clangori, da rantoli e respiri e soltanto la presenza solida dei suoi genitori dietro di lui impedisce ai ricordi di sciamare in quella ferita ancora aperta.


Fuori è aria, spazio, orizzonte.

Subito si sente come un cieco che apra gli occhi, si sente persino stupito dello stesso stupore che prova e geloso che il cuore gli nasconda parte delle sue emozioni. Si accorge com'è bello affacciarsi senza la finestra con le veneziane.

Fuori ogni secondo è un istante di vita, ma di vita vera.

Colin si commuove e si sente felice. Finora ha combattuto, disperatamente, con il corpo, con la mente e con il cuore ma si rende conto che adesso c'è un'altra battaglia da affrontare.

Vorrebbe essere come quei bambini il cui unico compito è quello di giocare e di lasciare agli adulti il compito di tutto il resto. Invece è terrorizzato, non tanto dal fatto di uscire, quanto dal sapere che lo aspetta un altro lungo percorso doloroso e dal risultato dubbio.

Il dolore stanca moltissimo e lui vorrebbe avere la certezza che un giorno finirà.

Con la sua aria da pellegrino di ritorno, che non può ritrovare il suo posto consueto e non sa dove sia, sale sul sedile posteriore dell'auto e si appoggia a sua madre.

Sharon e Jim stanno cercando di trovare un equilibrio tra le loro premure quasi morbose ma sanno che le cautele saranno tantissime prima di poter dare a Colin la medaglia di guarito.

Il ragazzo non riesce a stare vicino allo sportello e, dopo un paio di chilometri gli sembra di soffocare e non bastano le carezze materne sulla testa deturpata da rasoi, creme depilatorie e saponi neutri, a rasserenarlo.

"Fermati papà! Ho bisogno d'aria!"

Jim inchioda immediatamente a quella richiesta così stentorea ed accorata. Si trovano a Colfax Avenue, cinque settimane prima anticamera di morte. Ad est c'è l'ingresso del più grande parco di Denver.

"Che ne dici di un giro in barca sul lago Ferrell?"


Si sente come un pesce fuor d'acqua mentre sorpassano la fontana prismatica, la statua di Martin Luther King e il Museo della Scienza e della Natura che rievoca alcuni racconti di Laynie sulla Virginia.

Raggiunta la rimessa delle barche, Sharon si accommiata nella darsena mentre il dolore grande, indefinibile, delle ultime settimane si addolcisce in una speranza nuova.

Un po' tramortito e conquistato dalle anatre starnazzanti che procedono dondolando verso di loro, sul lato opposto del lago, Colin immerge una mano nell'acqua cristallina e sta attento nello scoprire calette seminascoste e a godersi lo skyline delle Montagne Rocciose.

Si rilassa, non è più nervoso e a tratti si sente come un ladro che sta rubando un po' di libertà e amore alla vita.

La libertà, la felicità sono belle ma lo affaticano così agli occhi attenti di Jim non sfugge il suo impercettibile cedimento.

"Come ti senti?"


Una domanda semplice, aperta, spesso abusata negli ultimi tempi, tuttavia Colin sa che suo padre è pronto ad ascoltarne attentamente la risposta e a gestire le emozioni di entrambi.

"Mi sento come uno straniero in terra straniera. Come se la felicità dovesse trasformarsi, improvvisamente e necessariamente in panico. Come se fossi sbarcato sulla luna e non riuscissi a trovare più un senso a niente."

È una prova contro sé stesso e i propri limiti e mentre grattacieli e montagne sfilano come un pezzo di storia che si scioglie in bocca, apre completamente il suo cuore.

"In questo momento la soluzione più sensata mi sembra quella di non voler essere nessuno. "

Nello scenario di alberi incurvati e dai tronchi contorti, dove tutto è perfetto senza esserlo per davvero, anche Jim infine trova il modo di mitigare l'asprezza del suo essere di uomo montanaro.

"Non sentirti apolide, o in imbarazzo ragazzo mio! Sei a casa, adesso. E lasciami almeno il privilegio di poterti proteggere da oggi in poi. Una cosa che non ho mai saputo fare ma che con te mi viene naturale!"

   
 
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