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Autore: Breed 107    11/04/2005    15 recensioni
Salve! Questa storia è il seguito di ''Qualcosa da desiderare'' e costituisce la seconda parte di una trilogia. Ora che Ranma ed Akane hanno confessato finalmente i propri sentimenti, nulla sembra impedir loro di essere felici... ma non è così.COMPLETA! "REVISIONATO" ANCHE ULTIMO CAPITOLO
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ancora qualcosa da desiderare

di Breed 107

Rieccomeeeee! Pensavate di averla scampata, vero?! Ah ah ah ah! Speravate fossi sparita per sempre, vero? E invece no! Puntuale (si fa per dire…) come l'influenza, le tasse, le formiche ai picnic, il vento all'uscita dal parrucchiere, l'interrogazione di matematica il lunedì mattina, sono tornata…  Questo è il primo capitolo della mia nuova fic, che in realtà è il continuo di quella precedente, come ai più attenti di voi avrà fatto pensare il titolo (in effetti non ho fatto un grande sforzo di fantasia per trovarlo 'sto titolo…). Finalmente ho più tempo da dedicare a questa mia ardente passione (purtroppo per voi…) ed ora vi tocca subirne le conseguenze, perciò rassegnatevi. Che altro dire? Ah, si certo: grazie a tutti quelli che hanno continuato a commentare l'altra fic, vi ringrazio davvero tanto. Fatemi sapere anche cosa ne pensate di questa, mi raccomando. Ed ora, potete leggere…

 

 

 

Capitolo primo

Ancora no, come non detto, manca la solita frase: i personaggi che uso in questa fic non mi appartengono (come mi mancava!!!), ma sono frutto della sempre più geniale maestra Takahashi. Io li ho presi in prestito solo per un pochino.

Ora potere leggere… sul serio… su avanti, leggete! 

 

Akane sospirò, nel vano tentativo di allentare la pressione che le opprimeva il petto. Era così… felice. Quella piacevole, calda, quasi soverchiante sensazione di felicità le impediva a tratti di respirare regolarmente. Le sembrava, a momenti, di boccheggiare per la troppa gioia.

Con occhi brillanti d'emozione osservò il suo fidanzato effettuare l'ennesimo kata; ne osservò il bel viso concentrato, le movenze fluide ed esperte, osservò rapita persino la sua ombra che nitida si stagliava sulla liscia superficie del dojo… Non si sarebbe mai stancata di guardarlo allenarsi, la forza che lui le trasmetteva, ma anche la tranquilla esperienza dei suoi gesti, il suo aspetto così… attraente. Tutto in quei momenti le donava gioia, felicità pura.

Sentì le guance imporporarsi e sorridendo inconsciamente poggiò il capo alla parete alle sue spalle, perdendosi per qualche istante nell'ascolto della pioggia battente che continuava a cadere su Nerima. Anche quel suono contribuiva alla sua gioia, alla sua sensazione di sentirsi felice.

Per un anno e passa si era dannata, osteggiando quel sentimento che stare accanto a Ranma le dava: aveva negato fino allo spasimo di poter provare alcunché per quel ragazzo che ora stava allenandosi davanti ai suoi occhi, ma adesso… beh, adesso che il suo orgoglio era stato finalmente messo da parte, poteva pienamente assaporare quella sensazione senza sentirsi in colpa o sciocca. Erano passati appena tre mesi dal giorno del suo diciassettesimo compleanno, dal giorno in cui Ranma le aveva detto di amarla. E lei aveva fatto altrettanto.

In apparenza nulla era cambiato: i loro battibecchi erano ricominciati, dopo la pausa del breve periodo in cui lei aveva accuratamente evitato Ranma in seguito al disastro del loro tentato matrimonio; certo, ogni tanto Ranma meritava ancora qualche solenne martellata per la sua boccaccia, soprattutto in presenza di altre persone…

Non che discutessero ad uso e consumo degli altri, no, questo no, ma Akane aveva la netta sensazione che quelle liti avessero più a che fare con il dare alla loro nuova relazione una parvenza di normalità che con una vera voglia di litigare. Insomma, né lei né tanto meno Ranma erano tipi da camminare mano nella mano o scambiarsi nomignoli affettuosi, nessuno dei due aveva abbastanza esperienza per poter fare queste cose con naturalezza, perciò litigare dava loro quella sensazione di familiarità che li rendeva meno imbarazzati sullo stato delle cose. Quindi, in apparenza, nulla era sostanzialmente cambiato tra loro, ma in realtà, in profondità, tutto era così diverso. Così nuovo.

Il ticchettio piacevole della pioggia contro le finestre del dojo era piacevole, un sottofondo ideale ai pensieri di Akane; i cambiamenti erano nelle piccole cose, nei piccoli gesti che stavano diventando quotidianità tra loro: Ranma non camminava più sulla ringhiera andando a scuola, ad esempio, ma le restava accanto, magari senza dir nulla oppure parlando del più e del meno; non scappava più via quando lei provava a cucinare…

Certo, si disse con una smorfia Akane, questo non significava affatto che Ranma ora accettasse ciò che lei preparava di buon grado, anzi! I motivi di lite erano infatti per lo più concentrati sui suoi tentativi di fargli assaggiare la sua arte culinaria, però molta dell'arrogante cattiveria di Ranma nel rifiutare i suoi piatti era svanita, il che aveva avuto l'indubbio vantaggio per il ragazzo di subire un notevole sconto sul numero delle martellate!

E poi… e poi c'erano quei momenti.

Le guance di Akane avvamparono di colpo. Stava ripensando a quei piccoli ma importantissimi momenti che lei e Ranma vivevano in privato. I baci, le piccole carezze, gli abbracci… brevi istanti emozionanti, rubati alla loro affollata vita, briciole d’intimità che forse erano tanto preziosi proprio perché difficili da ottenere. Non che avessero fatto chissà che, anzi, probabilmente in confronto ai loro coetanei loro due avevano maturato l'esperienza degna di ragazzini delle medie, ma andava bene così. Anche qui l'inesperienza avrebbe giocato brutti scherzi, non occorreva correre troppo, si disse mentre un sorriso contento aleggiava sul suo volto.

--- --- ---

Ranma lanciò l'ennesima occhiata verso la ragazza rannicchiata contro la parete. Come aveva immaginato, lei non lo stava guardando più; se n’era reso conto nel momento stesso in cui i suoi occhi si erano allontanati da lui, perché in un modo o nell'altro Ranma sapeva sempre quando lei lo guardava. Lo sentiva sul proprio corpo.

A volte lo sguardo di Akane era come una piacevole carezza, lieve e calorosa; a volte come una sferzata di energia che lo colmava, altre come una fitta morsa al petto, quando lei lo guardava con rabbia. Sentiva gli occhi d’ Akane fissi su lui, così come avvertiva quando quegli stessi occhi si allontanavano. Chissà a cosa stava pensando quel maschiaccio, si disse continuando i suoi esercizi; aveva notato il piccolo sorriso lieve sulle labbra di lei e il rossore sul viso rilassato… Che stesse pensando a qualcosa di romantico?! Ranma deglutì nervoso e tornò a guardare verso di lei, ora sembrava star ascoltando il rumore della pioggia, godendosela un mondo.

Personalmente Ranma detestava la pioggia e tutto ciò che era legato a questa per ovvi motivi, ma se la pioggia ed il suo suono ipnotico erano il motivo dell'espressione felice di Akane, beh, benvenuta fosse la pioggia! Era così… bella! Non bella in assoluto, Akane era semplicemente bella per lui come mai Shan-po o Kodachi avrebbero potuto essere. Niente era più bello del suo maschiaccio quando aveva quell'espressione così soffusa sul volto.

'Bleach! Sto proprio diventando uno smidollato! Sai che risate si farebbero tutti se dicessi queste cose ad alta voce?' si chiese, portando un altro affondo con un pugno ben teso all'invisibile avversario che stava affrontando. Ma non c'era pericolo: Ranma Saotome non avrebbe mai detto quelle cose ad alta voce.

'E se lei volesse sentirsele dire?'  si chiese, sferrando un calcio all'indietro. Cercò di nuovo Akane con lo sguardo, lei stava ancora fissando un punto indistinto del soffitto.

Ma che aveva da essere così distratta?! Perché se ne stava lì se poi non lo guardava allenarsi? Se aveva da pensare ai fatti suoi poteva farlo anche in un altro posto, no? No, ripensandoci, non voleva averla lontana, anche se la sua mente non era concentrata su di lui, non importava: la voleva in ogni caso accanto. Però continuava a non avvertire il suo sguardo su di sé.

“Ehi, ti stai annoiando?” Akane sobbalzò, strappata ai suoi pensieri dalla voce improvvisamente vicina di Ranma; stupita vide il ragazzo chinatole dinanzi, un sopracciglio inarcato e le mani languidamente poggiate sulle ginocchia.

“Oh no, ecco…”

“Se vuoi puoi tornare in casa, io ho quasi finito qui.”

“No, ti aspetto.”

Ranma aggrottò le sopracciglia e le sfiorò una guancia, ancora arrossata ''Ehi, non è che ti sei presa un raffreddore? Hai il viso tutto rosso.” In realtà sapeva benissimo che il motivo di quel rossore non era qualche malanno, ma piuttosto qualche pensiero misterioso ed imbarazzante, ma la tentazione di prenderla un po' in giro era stata troppo forte; Akane arrossì ancor di più sotto il suo tocco e scosse la testa.

“Sto bene! Bene, non ho nulla!”

“Allora perché sei tutta rossa?” insisté, divertendosi un mondo per l'espressione imbarazzatissima di lei.

“Ecco… Ma tu non devi allenarti? Su, vai, non perder tempo!” gli sventolò una mano davanti, evitando accuratamente di rispondergli. Che dirgli poi? Che era arrossita ripensando ai loro momenti d’intimità?! Momenti in cui erano vicini e soli, proprio come… proprio come in quel momento.

Ranma sorrise e le carezzò la fronte, scostandole le ciocche vaporose “D'accordo, tu cerca di restare sveglia però.”

“Io sono sveglia! Mi sono solo distratta… per la pioggia.”

“Uhm, come vuoi… Allora torno ad allenarmi.”

“Sì, vai pure.”

“Sì, vado” ma restò fermò lì, lo sguardo basso. In fondo, si disse nervoso, erano soli, un evento più unico che raro e lei era così carina con quelle guance rosate… “Ora vado…” ripeté a bassa voce, continuando però a non muoversi; Akane si morse le labbra, il cuore improvvisamente le batteva fortissimo. Lo guardò e quando anche lui rialzò lo sguardo fissandolo nel proprio, trattenne il respiro per un breve istante. Finalmente Ranma sembrò trovare il coraggio e dopo una rapida occhiata in giro (con Nabiki ed i loro genitori non c'era mai da stare tranquilli) la baciò. Un bacio lieve, lungo abbastanza però da far accelerare il battito di entrambi.

Quando si ritirò, a bacio finito, Akane lo guardò sorridendo “Oh, guarda: anche tu devi avere il raffreddore, Ranma, hai il viso tutto rosso” scherzò, carezzandogli lievemente una guancia.

“Scema!”

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Ukyo sbuffò chiudendo alle sue spalle la porta scorrevole del piccolo ristorante. Era stanca morta, però non poteva lamentarsi per gli affari: procedevano alla grande, si disse con un sorriso trionfante.

Stiracchiandosi ben bene, si avviò verso le scale, decisa a fare un bel bagno e filare a letto “Konatsu, pensa tu a ripulire i tavoli per favore, io sono distrutta!” urlò all'indirizzo del suo assistente che prontamente le andò vicino, sorridendo raggiante.

Ukyo sorrise tra sé e sé: quel ragazzo era davvero… una ragazza stupenda! Era così aggraziato e femminile, certo più di lei… “Sì, signora, penserò a tutto io, vada pure!”

“Ti ringrazio. Oggi è stata davvero una giornata stancante: sembrava che tutta Nerima volesse mangiare okonomiyaki!'”

Il ragazzo annuì chinando il capo “Le vacanze estive sono appena iniziate, immagino che l'Ucchan sarà sempre così pieno per tutto la durata di queste.”

“Infatti, di solito è sempre così… Allora io vado, lascio tutto nelle tue mani!”

“Sì, signora – Konatsu si inchinò rispettosamente – lasci fare a me.”

“Ok, buonanotte.”

“Notte… ah, mi scusi signora. Io ecco, forse non è il caso, ma stavo chiedendomi… se posso osare… ecco, porle una domanda… no, forse sarebbe meglio tacessi…” Ukyo sospirò, incrociando le braccia al petto: aveva rinunciato da tempo all'idea che il suo assistente si comportasse in modo più rilassato nei suoi confronti, così come aveva rinunciato al farlo desistere da chiamarla signora, però sapeva che se non ci dava un taglio il ragazzo avrebbe continuato a tentennare per ore e lei era troppo stanca.

“Avanti, sputa fuori il rospo, vorrei andare a letto entro domani.”

Konatsu la guardò stupito per alcuni istanti, poi chinò il capo timidamente “Io mi chiedevo, come mai da quando sono cominciate le vacanze scolastiche, non ho avuto il piacere di rivedere il signor Saotome e la signorina Akane Tendo. Ecco, credevo che ogni malinteso fosse stato appianato dopo… dopo…”

Ukyo inarcò un sopracciglio, stupita. Era vero!

La scuola era chiusa da ben due giorni e Ranma non si era fatto vedere al ristorante. Il che aveva dell'incredibile: di solito nei periodi di vacanza, la più giovane delle ragazze Tendo si dedicava senza sosta alla cucina… o quell'orrore che lei chiamava cucinare, si corresse mentalmente Ukyo aggrottando pensosa le fini sopracciglia. E questo, solitamente, portava a due conseguenze: liti furibonde con Ranma e fughe del ragazzo al suo ristorante per mangiare qualcosa di decente.

“Ora che mi ci fai pensare…” sussurrò, stupita più che altro per non essere stata la prima a rendersene conto. Non poteva certo essere ancora per la storia di quello stupido matrimonio, ormai Ranma l'aveva perdonata, o almeno così le aveva detto.

I primi tempi dopo il tentativo di matrimonio era stati terribili: Ranma le rivolgeva appena la parola e nel suo sguardo c'era una tale animosità da farle male. Aveva provato a spiegargli il suo punto di vista, ma lui l'aveva ascoltata con sufficienza per poi liquidare la questione con un'alzata di spalle. “Non è il fatto che non mi sia potuto sposare, ma tu e quelle altre due mezze matte avete tentato di uccidere Akane. Lo capisci che è una cosa folle?”

“Se avessi voluto ucciderla l'avrei fatto! Non era certo quella la mia intenzione!” aveva provato a difendersi, ma il suo sguardo glaciale l'aveva ridotta al silenzio.

“Qual era la tua intenzione, allora? Cosa ti eri prefissata, Ukyo? Credevi davvero di cambiare le cose così?”

Lo aveva lasciato andare senza una risposta, mentre il cuore le doleva per lacrime trattenute. Era stato davvero un periodo orrendo e in un primo momento lei aveva addossato tutta la colpa ad Akane, ma con suo sommo stupore era stato il maschiaccio la prima a riavvicinarsi.

Ukyo non le aveva mai chiesto scusa per ciò che era accaduto quel malaugurato giorno(una piccola parte di sé le rimordeva per questo, ma era una parte trascurabile…) e le due si erano praticamente ignorate per un po', poi all'improvviso, un giorno che erano rimaste in classe per le pulizie, Akane aveva cominciato a parlarle, a chiederle del negozio, di Konatsu, di come si sentiva ora che Ranma la teneva a distanza. Le aveva risposto con rabbia malamente trattenuta  che naturalmente stava male per questo ultimo fatto e Akane, con il sorriso più innocente del mondo le aveva dato una risposta incomprensibile per lei “Parlerò con Ranma. Credo che la rabbia gli sia passata e sono certa che anche lui sente la tua mancanza, così come gli mancano le tue okonomiyaki.”

Ukyo ne era stata scioccata e il suo stupore era aumentato quando il giorno dopo Ranma si era presentato al locale ordinando una okonomiyaki speciale. Così, come se nulla fosse…

“Tu sei mia amica, Ucchan. Akane dice che tutto sommato hai fatto quello che hai fatto pensando al mio bene, perciò non ne parliamo più, d'accordo?” il sollievo per il fatto che lui fosse tornato ad esserle almeno amico le aveva fatto metter da parte la rabbia per il dover ringraziare Akane per questo. Non c'era da farsi illusioni, infatti, era fin troppo palese che se Ranma era tornato a parlarle il merito era della sua rivale più pericolosa.

“Forse dovrei chiamare casa Tendo. Non vorrei che quel maschiaccio stavolta fosse riuscita ad avvelenarlo sul serio! Probabilmente il povero Ranma sta soffrendo le pene dell'inferno e non può muoversi dal letto!” sbottò con aria preoccupata; quella doveva essere la ragione, di sicuro. Konatsu non ne sembrava ugualmente convinto.

Osservò la sua amata Ukyo avvicinarsi velocemente al telefono e scosse il capo, triste; se solo non fosse stata così accecata dal proprio amore, Ukyo avrebbe capito perfettamente quello che persino lui, così all'asciutto d’esperienza in quel tipo di sentimento, aveva compreso… Sospirò e mentre Ukyo componeva il numero del dojo, si rimise a lavoro con la solita alacrità.

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Il telefono squillò in una casa Tendo insolitamente tranquilla. L'ora di cena era passata da pochi minuti e i membri delle due famiglie erano ancora riuniti intorno al basso tavolino. “Vado io, forse è qualcuno dei miei amici” asserì Nabiki scattando in piedi. Akane scambiò un'occhiata d'intesa con Ranma, entrambi avevano pensato che forse clienti  sarebbe stata più azzeccata come parola rispetto ad amici…

In effetti, era proprio da parte di un suo affezionato cliente che Nabiki Tendo sperava di ricevere una telefonata quella sera, dal più affezionato anzi; sorridendo si avviò verso il telefono, pregustando già i soldi che in seguito a quella telefonata avrebbe incassato e tutto grazie alla sua dolce sorellina minore ed il suo ambivalente fidanzato. 'Kuno impazzirà quando vedrà le foto che ho scattato ad Akane e Ranma. Dovrei chiedergli il doppio rispetto al solito…'.

“Pronto? Sei tu, Kuno?” chiese con voce quasi allegra.

“Ehm, non proprio… Nabiki? Sono io, Ukyo…”

“Ukyo?” Nabiki inarcò un sopracciglio, perplessa.

“Sì… io ecco…”

“E' da un po' che non ti si vede in giro, Ukyo. Credevo che fra te e Ranma ci fosse… come dire? Una pausa di riflessione?”

“E' finita da un pezzo, Tendo – ribatté l'altra con voce irritata – potrei parlare con Ranma, per favore?”

“Stai scherzando, vero?” Nabiki sorrise, scotendo la testa leggermente, come se quella richiesta la divertisse sul serio.

“Perché dovrei star scherzando?! Me lo passi o no?”

“Sai, forse rammento male, ma non sei tu quella che in compagnia di altre due degne compari, mi ha semi-distrutto la casa appena tre mesi fa? Sei anche quella che ha tentato di ferire, se non peggio, la mia sorellina, vero? Sai, abbiamo rimesso in senso la palestra con tanta fatica e…”

“Ok, ho capito dacci un taglio: quanto vuoi?”

“Uhm, 2500 yen andrebbero bene, tanto per cominciare.” [N.d.A. circa 24, 53 € ]

Nabiki non fu sorpresa dal silenzio che seguì quella richiesta, così come non fu sorpresa di sentirsi dire dopo un sospiro rassegnato “Te li darò al nostro ritorno a scuola, Tendo. Ora posso parlare con Ranma?”

“Certo, aspetta in linea.”

Canticchiando una canzone, la seconda delle sorelle Tendo entrò nella sala, dove gli altri erano intenti a guardare un film appena iniziato; sedette al suo posto e poi si volse verso Ranma che, vedendo il suo sorrisetto soddisfatto, rabbrividì 'Guai in arrivo…' pensò deglutendo nervoso.

“E' per te.”

“Eh? Per me? – il ragazzo s’indicò stupito, poi si volse verso Akane che lo guardava a sua volta sorpresa – E' Hiroshi?”

“No, no. E' una ragazza, la tua fidanzata carina.”

'Ecco, lo sapevo…' Erano davvero guai, si disse il povero Ranma deglutendo ancora: aveva la gola stranamente secca e sentiva lo sguardo di Akane puntato su di sé; non aveva il coraggio di voltarsi nella sua direzione, ma non doveva guardarla per capire se fosse arrabbiata o meno.

“Ukyo? Cosa vuole?”

“Non lo so. Sono sorpresa: credevo non foste più in buoni rapporti, invece avete fatto pace.”

Ranma ignorò il commento malizioso di Nabiki e aggrottò pensieroso le sopracciglia “Ci deve essere un buon motivo se ha chiamato, non l' ha mai fatto prima… Forse è successo qualcosa.”

“Allora perché non vai a vedere cosa vuole? Non farla aspettare troppo” lo esortò Akane con freddezza.

'Ci avrei giurato, è arrabbiata.’ Ranma si voltò verso la sua fidanzata e non si lasciò ingannare dalla sua aria apparentemente indifferente; Akane teneva il volto poggiato alle mani congiunte, gli occhi fissi allo schermo televisivo dove il film continuava nel disinteresse generale: l’imminente lite tra i due giovani fidanzati era certo più interessante! Anche Nodoka li osservava, il bel viso leggermente corrucciato.

“Non le ho mica chiesto io di chiamarmi!”

Akane si strinse nelle spalle, continuando ad ignorare un Ranma ora infastidito “Chi ti ha detto nulla, scusa? Non m’importa, possono chiamarti tutte le ragazze del mondo per quel che mi riguarda” asserì lei di rimando, con una tale sicumera da smascherarla: era chiaramente arrabbiata e quel suo voler celare la propria gelosia irritava Ranma più che se l'avesse mostrata chiaramente.

“Davvero? Pensavo ti spiacesse. Se vuoi non vado a risponderle, basta dirlo” assottigliando gli occhi per la rabbia, Akane finalmente si volse a guardarlo: non gli avrebbe mai dato una soddisfazione simile! Strinse i pugni per evitare di colpirlo, in modo da non rendere così ancor più evidente la sua gelosia e inspirò nervosa.

“Non sono affari miei quello che tu e la tua fidanzata carina avete da dirvi – si alzò e dopo un ultima occhiata glaciale dedicata al ragazzo, si allontanò a passi pesanti – vado a letto.”

“E' proprio furiosa…” il commento di Nabiki ruppe il silenzio sceso nella sala dopo che Akane era andata via; Ranma la guardò irritato “Beh, che hai da fissarmi così? Non è mica colpa mia se Ukyo ti ha cercato.”

“No, ma te la stai godendo un mondo, non è vero?” lei sorrise e inarcò un sopracciglio.

“Più che altro mi diverte il fatto che ti prema così tanto l'umore della mia sorellina, nonostante tu non faccia che predicare a destra e manca che di lei non ti importa nulla.”

Borbottando qualcosa sul fatto che lui le donne proprio non le capiva, il ragazzo si allontanò scortato dagli sguardi del resto della famiglia, qualcuno sinceramente divertito come quello di Nabiki, qualcun altro più preoccupato come quello della signora Nodoka.

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Ukyo sospirò per la decima volta almeno: cominciava a sospettare che nonostante quanto pattuito Nabiki volesse tirarle un brutto scherzo, lasciandola lì ad aspettare che Ranma le rispondesse… Aveva una brutta sensazione e l'aspettar così tanto non faceva che amplificarla, ottenebrandole l'animo.

Stava valutando se fosse il caso di aspettare ancora o mettersi in cammino verso il dojo quando finalmente sentì la voce di Ranma pronunciare il suo nome dall'altra parte della cornetta “Ci hai messo una vita! Dov'eri?”

“E' successo qualcosa? Perché hai chiamato?” tagliò corto lui, una certa nota ruvida nella voce.

Ukyo si attorcigliò nervosa il filo del telefono intorno ad un dito, il cuore che le batteva all'improvviso “Non… non sembri contento di sentirmi, Ran-chan” disse in un fiato, indugiando solo nel chiamarlo col solito nomignolo affettuoso. Era da tanto che non lo chiamava più in quel modo, dal matrimonio probabilmente, ma il ragazzo non parve farci troppo caso; lo sentì sbuffare e sospirare e la tristezza aumentò in lei, stringendole il cuore: evidentemente aveva ragione e lui non era affatto contento di sentirla.

“Non è questo, è solo che… Perché hai chiamato?” richiese, stavolta più gentilmente.

“Volevo solo accertarmi che stessi bene.”

“Eh? Che significa? Io sto benissimo, perché dovrei star male?”

“Beh, ecco… non ti ho visto al locale, siamo in vacanza e di solito…” la voce le si affievolì, la gola stretta tra le lacrime: lui stava benissimo. Non era un malore a tenerlo lontano.

“Hai chiamato solo per questo?”

'Solo?! Come sarebbe a dire solo?!'

“Vuoi dire che quell'incapace di Akane non ti ha cucinato nulla? E' strano, a quest'ora t’immaginavo già in preda a chissà quali sofferenze!” fu volutamente astiosa nel dire quelle parole: se Ranma non era andato da lei, la colpa era comunque di Akane, c'era da giurarlo!

“Non occorreva ti preoccupassi tanto Ukyo, forse nei prossimi giorni io e Akane passeremo da te” quell'ultima frase che le parve quasi una pietosa concessione, le fece tanto male da far sparire persino la rabbia. Trattenne le lacrime che sentiva premerle prepotentemente in petto e chiuse gli occhi.

Ran-chan, perché non mi chiami più Ucchan? Io credevo che mi avessi perdonata…” non sapeva perché stava facendogli una simile domanda. Forse per metterlo alla prova, chissà… o forse perché in realtà era più masochista di quanto il fatto di amare uno come Ranma facesse supporre!

Il silenzio che sentì dall'altra parte le fece sperare che lui fosse stato sorpreso da quella domanda… Probabilmente non ci aveva fatto caso, già, doveva esser così, ma ora che lei gliel'aveva fatto notare avrebbe ricominciato a chiamarla con il suo nomignolo, c'era da giurarlo!

“Non lo so, non so come risponderti. So solo che per me ora sei Ukyo, anche se ti ho perdonato… Ora vado, ci vediamo nei prossimi giorni…” prima che lei potesse dirgli qualcosa, Ranma aveva messo giù. La ragazza guardò la cornetta ad occhi sgranati, incredula: era davvero Ranma quello con cui aveva parlato?! Lui non era così… così freddo con lei! Non più! Di solito era con Akane che usava quel tono, non con lei!

La cornetta le tremò tra le dita e la mise giù con rabbia, chiudendo gli occhi sulle lacrime che ora poteva finalmente lasciar cadere.

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Ranma sospirò; aveva messo giù la cornetta ed ora, dritto al centro del corridoio, fissava l'apparecchio con l'animo in subbuglio. Non era stato volutamente scostante con Ukyo, ma era consapevole comunque di esserlo stato… Perché? Perché aveva chiamato Akane incapace? Sì, forse…

Akane era oggettivamente incapace di cucinare, non lo si poteva negare: non avrebbe cucinato nulla di decente nemmeno se da questo fosse dipesa la salvezza dell'umanità. Però… però Akane cucinava per lui, per lui!

Nonostante i risultati, ciò che spingeva la ragazza a cucinare imbastendo vere e proprie battaglie con la cucina e i suoi utensili, era l'amore che provava per lui. Nessuno doveva chiamarla incapace, usando quel tono tanto sprezzante, nemmeno Ukyo poteva permettersi di farlo. Ranma strinse i pugni nascosti nelle tasche dei suoi pantaloni di foggia cinese, sapendo che non era quello l'unico motivo di tanta freddezza. Il fatto era che il momento si avvicinava, il momento in cui avrebbe detto la verità, a tutti. La verità sui suoi sentimenti, sulle sue scelte. Presto avrebbe detto a quelle tre ciò che era successo.

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Da oggi riposterò tutta AQdD, sperando di esser riuscita a correggere gli errori e reimpostando l'Html che soprattutto nei primi capitoli era alquanto ballerino. Spero che non mi sia sfuggito nulla, ma nel caso, sapete cosa fare, vero? Fatemi notare le sviste e le correggerò... di nuovo... -_-;

A presto e ancora grazie a tutti quelli che hanno letto già questa fiction e a quelli che invece si apprestano a leggerla per la prima volta: benvenuti!

  
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