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Autore: Breed 107    13/04/2005    1 recensioni
Salve! Questa storia è il seguito di ''Qualcosa da desiderare'' e costituisce la seconda parte di una trilogia. Ora che Ranma ed Akane hanno confessato finalmente i propri sentimenti, nulla sembra impedir loro di essere felici... ma non è così.COMPLETA! "REVISIONATO" ANCHE ULTIMO CAPITOLO
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ancora qualcosa da desiderare

di Breed 107

 

 

Capitolo secondo

 

Senza sorpresa, Akane sentì qualcuno bussare: sapeva esattamente chi fosse. Sospirò ed alzò gli occhi verso la porta “Va' via!” sbottò tra i denti, certa che comunque lui l'avesse sentita.

“Apri questa porta Akane.”

“Ti ho detto di…”

“Ho sentito. Non andrò via, quindi se non apri tu lo farò io.

Akane sbuffò e si strinse ancor di più contro le gambe, racchiudendosi a riccio. Ranma aprì la porta con calma, leggermente sorpreso dal fatto che lei non l'avesse chiusa a chiave: che lo stesse aspettando?

Fece qualche passo verso la ragazza rannicchiata contro il proprio letto, illuminata solo dal fascio di luce proveniente dal corridoio. Lei non lo degnò di uno sguardo, la rabbia palese sui suoi lineamenti contratti; Ranma le si mise dinanzi con le braccia incaricate al petto e sul volto un'espressione indecifrabile.

“Guardami per favore” le chiese, la voce tanto calma da spingerla ad ubbidirgli.

“Non le voglio le tue solite scuse!” gli disse velocemente, tornando a guardare il cielo stellato che sembrava dare il meglio di sé fuori dalla finestra. Era certa che fosse lì per quello, per scusarsi, magari dicendole qualcosa tipo: non so il motivo, ma comunque ti chiedo scusa… già, il solito.

“Non voglio scusarmi, anzi, sono qui per avere le tue di scuse.

Akane lo fissò con occhi sgranati “Cosa?!” lieto di avere ora tutta la sua attenzione, Ranma ritornò vicino alla porta e la richiuse, accendendo poi la luce per illuminare la stanza.

Nabiki sbuffò “Accidenti! Kasumi, portami un bicchiere!”

“Hai sete sorellina?”

La seconda delle sorelle Tendo roteò gli occhi “No, certo che no! Non riesco a sentire nulla così, ma se appoggio un bicchiere alla porta…”

Kasumi aggrottò perplessa le sopracciglia, poi sospirò “Ne volete uno anche voi, signor Saotome? Papà?”

I due uomini, nascosti poco più dietro rispetto alle due ragazze, uscirono allo scoperto, ridendo imbarazzati “No, cara che vai pensando? Io… io passavo di qui per caso!” asserì Suon, mentre Genma annuiva vigorosamente.

Anch'io! Non volevo mica spiare i due ragazzi!”

“Mi fa piacere sentirtelo dire, tesoro.”

La voce calma della signora Nodoka, comparsa silenziosamente in cima alle scale, alle spalle del piccolo gruppo di spioni, li fece sobbalzare “Ehm, cara – Genma deglutì nervoso, gli occhi puntati sulla moglie – stavo per… per raggiungerti di sotto!”

“Bene. Che ne dite di continuare a guardare quel film che la telefonata ha interrotto? Di certo è più interessante che starsene in un corridoio con l'orecchio attaccato ad una parete, non credete?”

Non occorse nemmeno che Nodoka sfoderasse la spada, bastò il suo tono deciso ed il suo sorriso più dolce per far desistere i due e anche Nabiki si arrese, conscia di non potersi confrontare con la signora Saotome. 'Riuscirò comunque a scoprire se accade qualcosa tra quei due…' si disse scendendo tranquilla verso il piano inferiore. In fondo poteva ritenersi soddisfatta: aveva già guadagnato 2500 yen solo rispondendo ad una telefonata e presto o tardi Kuno si sarebbe fatto sentire per dargliene degli altri.

Intanto, ignara di quanto accadeva nel corridoio, Akane fissava ancora stupita il suo impassibile fidanzato che continuava a stare dritto dinanzi a lei. “Perché cavolo ti dovrei chiedere scusa?!” la sua aria tanto tranquilla la faceva imbestialire almeno quanto quella richiesta assurda di scuse: se qualcuno doveva scusarsi, quello era lui! Certo non lei!

“Per quella scenata di sotto, naturalmente.

“Scenata?! Io non ho fatto nessuna scenata!”

Ranma inarcò un sopracciglio, segno della propria perplessità “Come lo chiami allora quello che hai fatto? Io la chiamo scenata di gelosia bella e buona.

Akane strinse i pugni e lo fissò con stizza “Gelosa di te? Sogni!”

Sospirando come per stanchezza, Ranma si inginocchiò in modo da poterla guardare dritto in viso “Credevo che tre mesi fa l'avessimo finita con queste storie. Non hai motivo per essere gelosa di Ukyo, né di nessun altra.”

“Il fatto che la tua fidanzata carina ti chiami a casa non deve darmi fastidio?!

“Non è lei la mia fidanzata carina!” stavolta anche nella voce del ragazzo risuonò una chiara nota di stizza, segno che la calma ostentata fino a quel momento stava per diventare un ricordo.

Akane abbassò gli occhi “Ma lei non lo sa…” sussurrò dolente con un filo di voce, più triste ora che arrabbiata.

Ranma sedette definitivamente a terra, guardando la ragazza imbronciata con pazienza “Vuoi che le dica come stanno le cose ora? E' questo che vuoi Akane? Che vada lì e dica ad Ukyo che sei tu quella che ho scelto?” le domandò con voce pacata, pacatezza che certo doveva costargli molto sacrificio.

Akane rialzò gli occhi verso di lui, riabbassandoli però quasi subito “Sai cosa accadrebbe, vero? – continuò Ranma – Ne abbiamo parlato altre volte in questi tre mesi.”

“Lo so, lo so! La nostra vita diventerebbe un inferno, con quelle tre matte che attenterebbero alla mia vita ed i nostri padri che organizzerebbero un matrimonio dietro l'altro. Lo so!” Non solo lei e Ranma ne avevano parlato altre volte dopo quel fatidico giorno, ma lei stessa si era ripetuta migliaia di volte le stesse cose, fino a farle diventare quasi una dolorosa nenia.

“E allora fammi le tue scuse: dimmi che sai che non è colpa mia se Ukyo ha chiamato qui, dimmi che hai fiducia in me e che quella scenata era inutile dopo quello che ci siamo detti il giorno del tuo compleanno!” Akane restò in silenzio per quella che sembrò un’eternità ad entrambi.

Ranma annuì, conscio che non avrebbe avuto scuse da lei e si alzò; dopo un ultimo sguardo alla ragazza tenacemente zitta, si avviò verso la porta. “Stavolta devi essere tu a scusarti, Akane, non verrò da te. Devi essere tu a farmi vedere quanto ti fidi di me” le disse volgendole le spalle, poi sempre accompagnato dall'ostinato silenzio di lei uscì.

Appena sola, Akane guardò la porta chiusa e la vista le si offuscò per il velo di lacrime che le stava coprendo i grandi occhi scuri. Afferrò un cuscino e lo lanciò contro quella stessa porta “Stupido!” urlò interrompendo solo allora il suo silenzio.

--- --- ---

 

Il cuore le batteva tanto forte da farle quasi male in petto. Protetta dal buio della notte Akane piangeva in silenzio, accorta a non emettere alcun suono. Le lacrime calde le correvano lungo il viso, per poi perdersi nelle morbide pieghe del cuscino.

Mai come quella notte si sentiva sola, anche P-Chan era sparito chissà dove lasciandola con il proprio dolore. Se almeno avesse potuto odiarlo quel maledetto di Ranma! E invece no: raggomitolata nel suo letto piangeva il suo amore per lui e, fatto che aumentava rabbia e dolore, sapeva che stavolta Ranma aveva ragione…

Si morse il labbro, reprimendo un singhiozzo più violento e serrò gli occhi su nuove lacrime: era lei da biasimare, non lui. Chi era stato a dirgli di far pace con Ukyo, tanto per cominciare? Lei! Certo, lo aveva fatto pensando a lui, sapeva quanto gli mancasse l'unica amica che avesse mai avuto, ma cosa poteva farci poi se quella stessa Ukyo non si era rassegnata e continuava ad amarlo? Del resto… già, del resto lei stessa lo avrebbe amato, sempre e comunque.

Aveva accusato più volte Ranma di non esser capace di chiarezza, d’essere troppo indeciso, dando così troppe speranze ad ognuna delle sue spasimanti con la sua irrisolutezza, ma ora lei sapeva. Conosceva i suoi sentimenti e soprattutto comprendeva il coraggio che lui doveva aver raccolto per fare il primo passo, tre mesi prima.

Allora perché, nonostante tutto questo, continuava ad essere così gelosa? Era certa dei sentimenti di Ranma e contrariamente a quanto lui potesse credere in quel momento, aveva fiducia in lui… era solo che…

'Perché non posso amarlo liberamente?'

--- --- ---

 

Ranma sospirò. Non ne aveva certo tenuto il conto, ma stimò che quello fosse almeno il centesimo sospiro da quando ore prima, era andato a letto. Il sonno tardava a giungere, ma non era strano…

Accomodò meglio il capo sulle mani intrecciate dietro alla nuca e tornò a fissare il soffitto su cui, grazie alla luce della luna, poteva osservare il proiettarsi delle ombre dei rami del nespolo giù in giardino.

Quella camera gli piaceva sempre più. Ormai la occupava da quasi tre mesi… Tre mesi.

Il giorno dopo il suo compleanno, una domenica assolata e splendida, Akane ed il suo sorrisetto divertito erano apparsi nel dojo dove lui stava allenandosi, nonostante i resti della strampalata festa a sorpresa che Kasumi aveva organizzato. Festa che per qualche motivo sconosciuto era quasi andata a monte.

Quando lui ed Akane avevano aperto la porta del dojo si erano ritrovati dinanzi una scena decisamente assurda, anche se non inaspettata né insolita, visto il loro abituale stile di vita: sua madre stava minacciando suo padre, brandendo la katana; Soun Tendo invece piangeva a dirotto perché la piccola Akane stava diventando grande; Nabiki tentava di strozzare il vecchio maniaco(ci fosse almeno riuscita!) e il dottor Tofu stava versandosi l'acqua da un vaso di fiori scambiandola per saké, gli occhiali più appannati che mai…

In quella baraonda, nessuno aveva avuto la lucidità di gridare sorpresa, ad esclusione di  Kasumi che poi, come se nulla fosse, aveva abbracciato la perplessa sorella minore.

Comunque, quella domenica Akane era apparsa sulla porta del dojo, sorridendo in maniera furba “Che c'è?”le aveva chiesto interrompendo i suoi kata.

“Mmm, niente… Ho una cosa per te.”

Ranma, preoccupato, aveva inarcato un sopracciglio “Non hai cucinato qualcosa, vero?” le aveva chiesto spaventato: Akane soleva dimostrare il suo affetto cucinando (provandoci per lo meno) e dopo quanto successo il giorno prima, non sarebbe stato strano se avesse preparato qualche suo manicaretto…

“No, stupido. E non fare quella faccia sollevata! Sei il solito, non ti mostrerò quello che io e Kasumi abbiamo preparato per te!” Ora la curiosità stava rodendolo: il fatto che Kasumi fosse implicata lo rassicurava molto!

“Ok, non importa” aveva detto, riprendendo i suoi esercizi e fingendo disinteresse; se avesse insistito Akane si sarebbe intestardita, la conosceva bene.

“Uff… dai seguimi, scemo, tanto lo so che stai morendo dalla curiosità” anche lei lo conosceva bene.

L'aveva seguita in casa ed era stato sorpreso quando lo aveva condotto fino alla piccola mansarda che fungeva da soffitta. Gli scatoloni accumulati negli anni erano spariti ed il posto era stato ripulito da cima a fondo; in un angolo ora c'era un futon ed un piccolo armadio. Uno specchio ed una scrivania con sedia completavano il sobrio arredamento della mansarda.

Ranma perplesso aveva guardato la ragazza, sul cui viso il sorriso era andato allargandosi “Ecco, è tutta tua!” aveva detto allargando le braccia.

“La… soffitta?”

“Sei proprio stupido allora! Ho pensato che fosse ora avessi anche tu una camera tutta tua… e che magari lasciassi ai tuoi genitori un po' di privacy – gli aveva fatto un veloce occhietto – così ho chiesto a Kasumi di darmi una mano per risistemare questo posto. Non è grandissima, ma ha una finestra – l'aveva indicata con enfasi – da qui ti sarà più facile andare sul tetto come fai sempre! Non ci sono molti mobili, anzi, è proprio spoglia, ma con il tempo potrai metterci quel che ti pare… Allora, che ne dici?”

Ranma era rimasto in silenzio per la sorpresa e la gioia. Aveva osservato la piccola camera centimetro per centimetro, incredulo. Sulla scrivania c'era un vasetto con un unico fiore… un pensiero della stessa Akane per ravvivare la sua camera probabilmente.

Akane si era morsa il labbro e timidamente aveva preso ad osservarsi la punta dei piedi nudi “Ti… piace?” gli aveva chiesto con un filo di voce.

“Sì, è… – aveva cercato le parole adatte – è come te.

Lei l'aveva guardato, incerta “Cioè?” sembrava temere che quelle parole celassero un'offesa .

“Beh – le guance di Ranma erano divampate – è carina… ed ora è mia.

Sul viso di Akane si erano alternate varie emozioni: lo stupore, dapprima, la gioia e la soddisfazione infine. Gli aveva regalato il più caldo dei sorrisi e poi, sollevandosi sulla punta dei piedi, gli aveva dato un piccolo bacio su una guancia “Sono contenta che ti piaccia” aveva detto scostandosi, Ranma però l'aveva presa per le spalle attirandola nuovamente verso di sé per baciarla ancora, sulle labbra stavolta. Era stato un bacio importante quello, il primo che si fossero mai scambiati in quella casa.

--- --- ---

 

Sospirò. 'Cento e uno…' pensò, stendendosi su un fianco; ogni volta che ripensava a quel giorno, a quel momento, il cuore gli si stringeva in petto per l'emozione. Era stato un pensiero così dolce e gentile da parte di Akane, un pensiero tanto affettuoso…

Perché tra loro non poteva essere sempre così, come quando lei gli aveva mostrato la sua nuova camera? Perché non poteva sempre sorridergli in quel modo che gli attorcigliava lo stomaco, ma che lo faceva sentire così dannatamente bene? Il calore di quel sorriso poteva fargli tremare le gambe.

Ripensò all'espressione risentita di Akane di poche ora prima, alle sue parole. In verità non gli spiaceva che Akane fosse gelosa, non del tutto almeno: era pur sempre segno del suo amore e lui adorava essere amato, ma lei continuava a non fidarsi.

Non era certo colpa sua se Ukyo continuava a volergli bene: aveva provato ad allontanare l'amica, ma era stata proprio Akane a chiedergli di far pace con lei, ora che voleva?

'L'ha fatto per te.' Ecco che tornava la vocina fastidiosa della sua coscienza: sceglieva sempre i momenti più inopportuni quella maledetta!

'E' il mio lavoro' ribatté la vocina con tono stizzito. Ranma scosse il capo, ci mancava pure che si mettesse a discutere con la propria coscienza!

Si rigirò nuovamente rimettendosi supino e lasciò vagare gli occhi per la camera, la sua camera, il dono di Akane…

'E va bene! Domani le chiederò scusa…' Stranamente pochi minuti dopo aver preso quella decisione, Ranma si addormentò sereno, l'animo leggero.

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