Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    08/02/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Harlock, ma hai visto che roba? Sono ancora...” quasi gridò Kei precipitandosi all'interno della cabina. Le parole le morirono sulle labbra, mentre nello stesso tempo spalancava gli occhi incredula. Forse si era dimenticata della presenza di Raflesia.
La quale d'istinto ritirò la mano e tornò a fissare lo spazio.
Harlock si girò appena.
“Sì, ho visto, Kei. Torna pure alla tua postazione. Tra poco vi raggiungo. Devo fare una comunicazione a tutto l'equipaggio.”
Kei avrebbe voluto aggiungere qualcosa, ma si rese conto che non erano né il momento né il luogo per fare una scenata di gelosia. Girò sui tacchi e tornò in plancia. Aveva un gran brutto presentimento.
Si avvicinò a Yattaran, che fissava anche lui stupefatto quello spettacolo che, dopo tanti anni, aveva dell'incredibile.
“Siamo sicuri che non sia un trucco?” gli chiese a voce bassissima.
“Non credo, Kei.”
“Non possono essere ologrammi o qualcosa del genere?”
“No, i radar lo avrebbero già rilevato. Temo sia tutto vero... Perché dici questo?”
“Non vorrei che Raflesia stesse cercando di manipolare Harlock e tutti noi. Ho paura che il capitano si lascerà commuovere dalle condizioni di questa gente, conoscendolo...”
“Già... e, conoscendolo, se ha deciso di aiutarli, nessuno riuscirà a distoglierlo da questo proposito...”
Harlock si rivolse a Raflesia e a Lavinia.
“Aspettatemi qui. Devo parlare con il mio equipaggio. Devo portarlo dalla mia parte. Non sarà facile, come potete immaginare.”
“Tu sei il loro comandante, Harlock - osservò la regina - Devono seguirti.”
Harlock fece un mezzo sorriso.
“Questo non è un regno, Raflesia, ma una nave pirata. Le cose non funzionano proprio così. Ma non mi aspetto che tu capisca... Meeme, per favore, accompagnami.”
L'aliena lo seguì in corridoio. Percepiva la sua lotta interiore, i suoi dubbi e il suo timore di sbagliare, di trascinare i suoi uomini in una trappola.
“Sto facendo la cosa giusta, Meeme?” le chiese.
“Stai seguendo il tuo cuore, Harlock. Non puoi sbagliare.”
“Forse sono soltanto un gran presuntuoso... Come posso pensare di risolvere i loro problemi, se non ci sono riusciti da soli in tutti questi anni?”
“Almeno ci avrai provato. Là in mezzo ci sono soprattutto civili inermi... persone che stanno soffrendo... Non è nella tua natura abbandonarli al loro destino.”
“L'ho già fatto una volta, invece” constatò con amarezza.
“No, non è vero. La situazione era completamente diversa, allora. Hai dovuto scegliere tra il tuo pianeta e loro... Ma adesso il destino ti ha messo ancora sulla loro strada... Io non credo sia un caso. E sento che anche Raflesia è cambiata.”
“No, non penso sia cambiata. Lei ha sempre fatto ciò che doveva... Comunque sia, spero che gli altri siano comprensivi come te... E Clarice? Dovrò chiederle di rinunciare al suo codice! Non ne avrei alcun diritto!”
“È una donna intelligente e dall'animo buono. Capirà. Anzi, sono sicura che sarà felice di aiutarli con le sue conoscenze!”
Erano arrivati davanti alla sala comando. Meeme gli sorrise per rincuorarlo. Sapeva di essere l'unica testimone di certe sue debolezze e l'unica in grado di incoraggiarlo.
“Ti abbiamo sempre seguito ovunque, Harlock. Lo faremo anche questa volta. Lo faremo sempre.”
“Grazie, Meeme. Ora, per favore, torna da Clarice. Non credo che Raflesia farà un'azione di forza con lei, ma... non si sa mai...”
Harlock entrò con il suo consueto incedere solenne. Nessuna incertezza traspariva più dalla sua persona. Si sedette sullo scranno e chiese a Yattaran di attivare il canale per comunicare nello stesso momento con ogni settore dell'astronave (tranne la sua cabina, naturalmente). La sua voce profonda e carismatica si diffuse anche nei più piccoli recessi dell'Arcadia.
“Pirati dell'Arcadia, quello che avete davanti ai vostri occhi è ciò che rimane del popolo di Mazone. Un popolo che non ha più trovato una patria ed è allo stremo delle forze. So ciò che state pensando: che quelli sono i nostri vecchi nemici e che la loro sorte non ci riguarda. Ma vi prego di considerare che là in mezzo ci sono anche vecchi, donne, bambini, malati... Innocenti. Le nostre strade si sono incrociate ancora, in circostanze del tutto diverse, e io non posso ignorare la loro richiesta di aiuto. La dottoressa Jones, che voi tutti avete conosciuto, è in possesso di un oggetto, un antico libro, che forse può fornire indicazioni per trovare un pianeta abitabile per tutti loro. Non so ancora come procedere, lo valuterò insieme alle autorità e agli scienziati mazoniani. Non pretendo che comprendiate subito, vi chiedo solo di fidarvi di me.”
In sala comando regnava un silenzio assoluto. Mentre Harlock parlava, Kei aveva lanciato un'occhiata allusiva a Yattaran... Cosa ti avevo detto?
Il capitano spese anche qualche parola sull'attacco che avevano subito da parte dei misteriosi caccia.
“Raflesia ha motivo di pensare che si tratti di discendenti di antichi Mazoniani, fuggiti un tempo dal loro pianeta di origine in seguito a una congiura di palazzo. Probabilmente vogliono anche loro il libro della dottoressa Jones... Al momento non sappiamo se costituiscono una seria minaccia per noi, conto di scoprire qualcosa di più nelle prossime ore. Dopo il salto nell'iperspazio, però credo che almeno per ora li abbiamo seminati. Per il momento è tutto, continuate con le vostre consuete occupazioni, fino a nuovi ordini.”
Il capitano tacque e parve immergersi in chissà quali riflessioni. Kei si avvicinò allo scranno.
“Che cosa intendi fare, capitano?” chiese esitante.
“Prima di prendere qualsiasi decisione devo capire com'è realmente la situazione. Raflesia e Lavinia intanto possono tornare sulla Dorcas. Poi chiederò un incontro con i loro esperti... Venite nella mia cabina tra un'ora, tu, Yattaran, Maji e il dottor Zero. Vi spiegherò ogni cosa.”
Si alzò e tornò rapidamente nei suoi alloggi.
Si era preparato mentalmente a convincere Clarice a lasciare il Voynich a Raflesia, ma quando entrò fu lei stessa a venirgli incontro, con uno sguardo raggiante dietro i bizzarri occhiali.
“Raflesia mi ha raccontato tutto! Le ho chiesto di poter collaborare con i suoi esperti all'interpretazione del codice e lei ha accettato! Posso portare io stessa il Voynich sulla sua astronave, appena tu lo permetterai!”
Harlock fu preso un po' alla sprovvista, ma in realtà era piuttosto sollevato. Clarice era riuscita a conquistare perfino l'altera regina di Mazone!
“Certo, non c'è alcun problema. Dobbiamo solo organizzarci. A questo proposito, Raflesia: quali sono le necessità più impellenti per la tua gente?”
La donna rifletté un attimo.
“I malati... sì, ci sono alcuni malati gravi per cui abbiamo finito le medicine.”
“Bene. Vi metterò a disposizione il nostro medico di bordo e le nostre attrezzature. Non so se abbiamo tutti i medicinali che vi servono, ma intanto vediamo cosa si può fare... In caso, andremo a procurarceli. Se volete tornare sulla Dorcas, credo che non ci siano pericoli, almeno per il momento. Poi, appena possibile, vorrei venirci anch'io... e valutare insieme che cosa fare.”
Per la seconda volta in poche ore, Raflesia lo ringraziò.
“Certo, Harlock. Credo che sia fondamentale prima leggere il codice... Vi contatteremo al più presto. Comunque - aggiunse prima di uscire dalla cabina - lo capisco benissimo come ti senti. Anche io dovrò convincere il mio Consiglio a sostenermi...”
Raflesia sapeva che poi la decisione finale sarebbe spettata a lei, ma era consapevole anche di quanto fosse importante avere la collaborazione di tutti. E nemmeno per lei sarebbe stato semplice convincere i suoi ad accettare l'aiuto dei loro vecchi nemici.
In quel momento, nessuno dei due si ricordò di uno dei termini del loro accordo: far visitare a Raflesia l'Arcadia e rivelarle chi fosse davvero il quarantaduesimo membro dell'equipaggio.

Un'ora più tardi, nella cabina di Harlock si ritrovarono Kei, Yattaran, Maji e Zero, oltre a Meeme e Clarice, che non si erano mai allontanate.
Per prima cosa il capitano chiese al medico se e come fossero in grado di fornire assistenza ai malati. Zero si grattò la testa, riflettendo.
“Dipende da quanti sono e di che cosa hanno bisogno... I primi soccorsi possiamo senz'altro darli, ma poi devo avere un quadro preciso della situazione...”
“Credo che la cosa migliore sia questa, se lei è d'accordo, dottore: chiedere a Raflesia di radunare tutti i casi più gravi sulla Dorcas, in modo che lei possa cominciare a visitarli, poi decideremo come procedere.”
Si rivolse poi a Maji, il capo ingegnere.
“È probabile che ci sia bisogno anche del tuo lavoro. Dopo tutto questo tempo, i mezzi saranno usurati... Chiederò a Raflesia di stilare una lista degli interventi più urgenti.”
“Sì... ma io non conosco la tecnologia mazoniana...”
Harlock sapeva quanto dovesse costare al suo capo ingegnere aiutare quelle creature, che lo avevano così profondamente ferito anche nella vita privata1. Glielo disse.
“Sei uno dei miei uomini migliori, Maji, e te la caverai alla grande. Ma se non te la senti, ti capisco e lo chiederò a qualcun altro, anche se non sarà la stessa cosa...”
Maji lo fissò con sguardo fermo.
“No. Farò quello che mi chiedi, capitano. Come tutti i miei compagni. Non mi tirerò indietro.”
Harlock manifestò la sua approvazione con un semplice cenno del capo.
“La dottoressa Jones ha già offerto la sua collaborazione per la decifrazione del codice.”
“E noi? - chiese Yattaran - Kei e io, intendo? Come pensi di... utilizzarci nella tua nobile missione?”
Ad Harlock non sfuggì il tono leggermente polemico del primo ufficiale, ma decise di non cogliere la provocazione, per il momento. La situazione era molto delicata e sarebbe bastato poco per rompere il precario equilibrio che era riuscito a creare.
“Ancora non lo so. In realtà, mi manca ancora un quadro completo. Uno di voi mi accompagnerà sulla Dorcas, dove spero di avere tutte le informazioni che ci servono, soprattutto per sapere come agire sul lungo periodo. Sicuramente, una volta interpretato il codice, ritengo che il tuo apporto sarà fondamentale per aiutare le Mazoniane a raggiungere la loro nuova patria... Ma non voglio essere precipitoso. Personalmente, sono piuttosto scettico sulla faccenda. Una cosa però mi è abbastanza chiara: quella gente non ha quasi più nulla da mangiare, oltre che per curarsi. Credo quindi che saranno necessari un po' di arrembaggi... extra. Come vedi, ci sarà da fare per tutti.”
Harlock sapeva che questo avrebbe tirato su il morale della ciurma.
“Certo che Raflesia deve essere proprio disperata, per affidarsi a un'anticaglia sepolta da millenni, pur di salvare il suo popolo...” constatò Kei.
“Lo è, credimi.”
“C'è una cosa che proprio non capisco - insisté la ragazza - Come ha potuto una tale quantità di astronavi passare del tutto inosservata per anni? Insomma, possibile che nessuno le abbia mai incrociate?”
In realtà, anche Harlock se l'era chiesto, ma poi quella domanda nella sua testa era passata in secondo piano.
“Le ragioni possono essere tante. Magari si sono tenute lontane dalle rotte più frequentate. O forse qualche mezzo terrestre le ha anche viste, ma la notizia non è trapelata. Ricordiamoci che, ai tempi della guerra, sulla Terra hanno sempre negato non solo il pericolo, ma perfino l'esistenza delle Mazoniane. Comunque, ti prometto che lo chiederemo a Raflesia alla prima occasione. Credo che per il momento sia tutto. Aspettiamo che Raflesia si faccia viva e poi ci organizzeremo di conseguenza.”
Tutti uscirono dalla cabina del capitano, tranne Kei. Non avevano più avuto modo di parlare solo tra loro di quanto stava succedendo. Per Harlock non era sempre facile conciliare con lei il suo ruolo di comandante e di compagno insieme. Del resto, l'aveva sempre saputo, che sarebbe stato complicato. Con il tempo, le cose erano migliorate, avevano imparato a mediare, ad accettare dei compromessi, ma, in situazioni particolari come quelle, il conflitto latente rischiava di ripresentarsi.
Harlock sapeva anche che spesso toccava a lui fare il primo passo. Si avvicinò a Kei e la strinse in un abbraccio, a cui lei si abbandonò senza protestare.
“Sei certo di quello che fai?” gli chiese dopo un po'.
“Sì. O meglio, sento che è giusto. Lo so che razionalmente dovremmo mettere più chilometri possibile tra noi e quelle creature... ma ho parlato a lungo con Raflesia e ho visto una persona davvero preoccupata. Lei ha sempre avuto a cuore soltanto la salvezza del suo popolo, e non essere riuscita nel suo intento l'ha minata psicologicamente. Quando l'ho incontrata la prima volta su Ades era la solita regina arrogante e superba, ma era solo una posa, un modo per mascherare la sua fragilità. Hai ragione tu: interpretare il codice è la sua ultima speranza, e questo dice tutto, non credi?”
“Spero tanto che tu abbia ragione. Spero che, una volta che l'avremo aiutata a risolvere i suoi problemi, non cambi atteggiamento e ce la faccia pagare... E naturalmente spero, per la tua incolumità, che in quello stanzino vi siate limitati a parlare!”
Harlock suo malgrado sorrise.
“Credo che Raflesia abbia ben altri pensieri in testa che quello di sedurre il sottoscritto! E poi non è il mio tipo, lo sai che a me piacciono le bionde!”
Si chinò a baciarla, spingendola intanto dolcemente verso il letto, e questo mise fine alla discussione.

 




 

 

1 Episodio 17 della serie classica.

  
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