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Autore: Lady Five    15/02/2017    5 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harlock pensò che la situazione dovesse essere davvero grave, perché a Raflesia bastarono meno di 48 ore per convincere il suo Consiglio ad accettare l'aiuto dei “cenciosi pirati”.
Il capitano procedette secondo il programma di massima che aveva concordato con i suoi ufficiali. Chiese alla regina di radunare sulla Dorcas tutti i malati più gravi e di fargli avere una lista dei generi di prima necessità nonché degli interventi tecnici più urgenti.
“Ho capito che ci manderete il medico di bordo e i tuoi meccanici... ma... come farete per i viveri e i medicinali che eventualmente ci occorreranno?” chiese Raflesia un po' perplessa.
Harlock fece uno dei suoi sorrisi a mezza bocca.
“Siamo pirati, maestà. Non fare domande di cui preferisci non sapere la risposta.”
La regina di Mazone capì e non indagò oltre, chiudendo il collegamento.
Nel giro di poche ore, il dottor Zero era già pronto con le sue attrezzature di emergenza e partì subito su una navetta diretto alla nave ammiraglia, insieme a Meeme e altri due pirati in veste di assistenti.
Yattaran e Kei stavano invece pianificando una serie di attacchi a cargo che eventualmente incrociavano nelle vicinanze. Il primo ufficiale era in grado di introdursi in qualunque sistema informatico per carpire rotte, coordinate ed entità dei carichi. Il problema era che si trovavano in una zona dell'universo poco battuta e, per procacciarsi ciò di cui avevano bisogno, avrebbero dovuto allontanarsi di parecchio con l'Arcadia. Anche con la navigazione in-skip, le operazioni avrebbero potuto richiedere giorni.
Harlock era combattuto. Gli arrembaggi avrebbero sicuramente giovato al morale della ciurma, ma, per essere sicuri della loro riuscita, dovevano essere tutti presenti e operativi. Poi, non voleva lasciare Zero, Meeme e altri suoi uomini sull'astronave di Raflesia, mentre loro erano così lontani. Per quanto si sforzasse, non riusciva ancora a fidarsi di lei e delle Mazoniane fino in fondo. Sì, aveva promesso di aiutarle, ma voleva avere comunque la situazione sotto il suo pieno controllo. Dall'altro lato, cosa avrebbe pensato Raflesia, vedendoli partire, senza averle consegnato il codice? Anche lei, giustamente, avrebbe preteso delle garanzie circa il loro ritorno. Harlock pensò di chiederle dei contingenti di soldati mazoniani, come rinforzo. Ma loro erano addestrati per la guerra, non per gli arrembaggi. Ed erano addestrati a uccidere.
Sull'Arcadia, poi, c'era Mayu. Non era il caso di coinvolgerla in azioni di quel genere, non l'aveva mai fatto prima e non intendeva cominciare ora. Lo stesso valeva per Clarice. Forse sarebbero state più al sicuro sulla Dorcas... e Raflesia avrebbe avuto la certezza della loro lealtà. Eppure... poteva mettere a rischio due donne indifese, usandole, in pratica, come ostaggi? Due tra le persone che più amava al mondo tra l'altro? La regina non aveva alcun motivo di far loro del male, è vero, eppure...
Si tenne costantemente in contatto con il dottore e con Meeme, che gli davano sempre delle risposte rassicuranti: sì, il lavoro era tanto, ma le Mazoniane erano collaborative e avevano fino a quel momento soddisfatto ogni loro richiesta.
Harlock decise di prendere tempo e di attendere il rapporto definitivo che gli avrebbero fatto Zero prima e Maji, che stava organizzando a sua volta la trasferta sulla Dorcas, dopo.
Roso dall'indecisione, si risolse, un po' a malincuore, a mettere Kei al corrente dei suoi dubbi.
“La mia preoccupazione principale - concluse - è Mayu. È solo una ragazzina, e ho promesso a suo padre di non coinvolgerla mai in questo genere di azioni. Ma forse l'alternativa è peggio...”
Kei non riuscì a evitare una battuta.
“Per le Mazoniane di sicuro.... Mayu le odia e, quando ci si mette, è davvero una iena, quindi... povere loro, se decidi di lasciarla qui!”
Harlock suo malgrado sorrise. Kei non aveva tutti i torti... ma i suoi dubbi rimanevano. Avrebbe dovuto riportarla sulla Terra quando era il momento, ora era troppo tardi!
Per completare il quadro, Raflesia non lo aveva ancora convocato sulla Dorcas, e lui cominciava a innervosirsi. Voleva rendersi conto personalmente della situazione, ma, nello stesso tempo, era cosciente che la sua presenza sulla nave ammiraglia, se non invitato, avrebbe creato troppo scompiglio.
Intanto, decise di sondare le intenzioni di Clarice. La trovò letteralmente sommersa dalle sue carte: libri, appunti sparsi, piantine, fotografie, erano accatastati in ogni angolo della sua cabina.
Lo salutò allegramente, come al solito.
“Oh, caro! Come va?”
Quella donna aveva il potere di metterlo di buon umore e anche, in qualche strano modo, di rasserenarlo.
“Io bene, ma tu... che cosa stai facendo?”
“Devo decidere che cosa portarmi sull'astronave della regina... non vorrei dimenticare qualcosa di fondamentale!”
“Non ti devi preoccupare di questo. Noi resteremo nei paraggi, più o meno, e, se ti serve qualcosa, te lo possiamo portare, o puoi mandare qualcuno a prenderlo.”
Clarice lo guardò con gratitudine.
“Grazie, questo mi conforta molto. Sei sempre così gentile! Tutti lo siete, veramente. A proposito... ho sentito dire in giro che dovrete fare degli arrembaggi!” aggiunse con apparente noncuranza.
Harlock si sentì improvvisamente in imbarazzo. Ma perché i suoi pirati non sapevano tenere chiuse le loro boccacce?
“Beh, sì, forse.. per aiutare quella gente avremo bisogno di molti viveri e medicine e... non c'è altro modo di procurarceli...”
“Ma naturalmente! Ma... pensi che Raflesia mi chiamerà prima? Non vedo l'ora di cominciare a lavorare con i suoi studiosi! Chissà quante cose mi potranno insegnare!”
“E tu a loro!” commentò Harlock. Clarice aveva l'entusiasmo di una ragazzina alla vigilia della gita scolastica. E, senza saperlo, gli stava fornendo la soluzione.
“Senti, Clarice - aggiunse facendosi di colpo molto serio - Non ne siamo ancora sicuri, ma probabilmente per queste... sortite, dovremo allontanarci per qualche giorno. Non voglio esporti ai rischi che queste azioni comportano, tenendoti sull'Arcadia, ma non mi piace nemmeno l'idea di lasciarti da sola sulla Dorcas...Ma sarò sincero: ritengo che tu sia l'unica persona, tra noi, di cui le Mazoniane hanno davvero bisogno. Loro possono tradurre il codice e provare a interpretarlo, ma nessuno conosce bene come te Castel del Monte e la storia di quel periodo. Sono convinto che Raflesia non abbia cattive intenzioni verso nessuno di noi, ma verso di te meno di tutti. E, se tu rimani sulla Dorcas, lei non avrà dubbi sul nostro ritorno... Ma, se non te la senti, io non ti forzerò, e troveremo un'altra soluzione.”
Clarice ascoltava attentamente.
“Andrò sulla Dorcas, Harlock, a collaborare con loro, come avevo promesso. Se questo poi servirà anche a rassicurare la regina sulla vostra piena disponibilià, tanto meglio. Anch'io non credo che qualcuno mi farà del male. Ma, in ogni caso, io non ho paura. Partite tranquilli per le vostre... sortite.”
Harlock respirò più sollevato. Quella donna era davvero incredibile. Le prese una mano e se la portò alle labbra, sfiorandola appena. Un gesto davvero inusuale per lui.
“Grazie, Clarice. So che posso sempre contare su di te. Naturalmente, se quelle oseranno torcerti un solo capello, dovranno vedersela con me, e lo sanno!”
Ritornando in plancia, prese altre due decisioni. Innanzitutto, Mayu sarebbe rimasta sull'Arcadia. Così l'avrebbe tenuta meglio sotto controllo. In fondo, le sortite che si accingevano a compiere non erano pericolose. Di solito. Gli equipaggi delle navi cargo raramente opponevano resistenza, anche perché solitamente i carichi erano assicurati. Il rischio maggiore era quando si scontravano con qualche altra nave pirata. Ma in quel caso, stabilì, si sarebbero ritirati.
La seconda decisione riguardava il Voynich.


Finalmente, arrivò la tanto attesa chiamata di Raflesia, che gli comunicava il giorno del loro incontro sulla sua nave.
“Pensi che la dottoressa Jones sia pronta per cominciare a lavorare al codice con i nostri esperti?”
“Sì. Abbiamo deciso di comune accordo che lei resterà sulla Dorcas mentre noi compiremo le nostre... spedizioni. Ma il Voynich lo terremo noi, ve lo consegneremo a tempo debito. Per la sua sicurezza, capisci. Voi avrete comunque accesso alle copie digitali, ma l'originale... beh, potrebbe interessare ai vostri cugini!”
Raflesia strinse le labbra, contrariata. Ma, in fondo, li poteva capire.
“La cosa non mi rende felice, ovviamente, ma immagino di non avere scelta. Sarà meglio, però, per il futuro, fidarci un po' di più gli uni degli altri.”
“Sono d'accordo. Ma diamoci tempo. La presenza di Clarice garantisce a te il nostro ritorno, e il codice garantisce a noi che nessuno le... diciamo... mancherà di rispetto. Ci vediamo sulla Dorcas.”
Harlock chiuse la comunicazione. Tenersi il Voynich era stata una mossa vincente. Finché fosse rimasto nelle loro mani, avrebbero avuto anche il coltello dalla parte del manico.
Poco dopo, il dottor Zero e Meeme rientrarono sull'Arcadia. Il medico era stravolto. Doveva aver lavorato per ore senza sosta. Avrebbe voluto fare subito la sua relazione, ma Harlock lo spedì in cabina a riposare un po'.
Meeme, invece, appariva fresca e serafica come al solito e il capitano ne approfittò per interrogarla sulla situazione. Che era davvero drammatica.
“Ci sono parecchie persone, soprattutto anziani, con varie malattie, alcune che non conosciamo nemmeno. Ma tutti appaiono stanchi e denutriti. Il dottore ha visitato anche alcuni piccoli... insomma, bambini, e ha riscontrato ritardi nello sviluppo, sono sottopeso e soffrono di varie carenze nutrizionali. I medici mazoniani lo hanno confermato. Ho paura che, se non interveniamo rapidamente, per alcuni sarà troppo tardi.”
Harlock considerò che, in quella carovana, non c'erano soltanto gli antichi abitanti di Mazone, che erano mezzi imparentati con i vegetali e chissà cosa mangiavano per vivere e di che malattie soffrivano, ma anche i loro coloni, appartenenti a popoli e razze diversi. Aiutarli tutti sarebbe stata un'impresa colossale, perfino per uno in gamba come Zero.
E anche dando fondo alle riserve dell'Arcadia non sarebbero riusciti a sfamare e curare tutta quella gente. Dovevano partire al più presto.
Quanto gli riferirono Maji e la sua squadra di tecnici non fu più rassicurante. Ma forse le riparazioni delle astronavi potevano aspettare ancora un po'.
“Non so, capitano. In alcuni settori non funzionano più bene gli impianti di aerazione e riscaldamento, e questo sta creando non pochi problemi agli occupanti. Sono costretti ad ammassarsi in aree ristrette, con le conseguenze che si possono immaginare.”
Il capitano annuì. Si chiese come se la sarebbe cavata Raflesia, se non li avesse di nuovo incrociati sul suo cammino.
Quando Zero si fu ripreso, confermò ad Harlock tutto quello che aveva detto Meeme, aggiungendo, ovviamente, molti più dettagli scientifici e dipingendo un quadro che definire fosco sarebbe stato troppo ottimistico.
“Quella gente è allo stremo delle forze - concluse - Non hanno solo bisogno di cibo e cure mediche adeguati, ma anche di luce e aria. Stanno continuativamente nello spazio da troppo tempo. Persino noi ogni tanto scendiamo sulla Terra o su qualche altro pianeta!”
“D'accordo, una cosa per volta. Mi prepari una lista con i medicinali e le attrezzature che le servono.
Intanto, attinga pure alle scorte dell'Arcadia per i casi più gravi. Noi ce la caveremo.”
“Capitano, le chiedo il permesso di restare sulla Dorcas a prestare assistenza, mentre voi sarete impegnati negli abbordaggi.”
“Ma... potremmo aver bisogno anche noi di cure... se qualcuno viene ferito?”
“Può bastare Meeme: ormai è un'infermiera esperta. E io le posso dare ulteriori istruzioni anche a distanza, se fosse necessario.”
Harlock valutò un attimo quella proposta. Sicuramente quelle persone avevano più bisogno di loro delle prestazioni di Zero. E sicuramente l'idea che Clarice non fosse completamente da sola in mezzo alle Mazoniane lo allettava.
“D'accordo, dottore. Faremo così.”
E che il Cielo ce la mandi buona!

 

Il giorno fissato la delegazione pirata era pronta a imbarcarsi alla volta della Dorcas.
Clarice sarebbe poi rimasta sull'ammiraglia e quindi era partita con la sua solita sfilza di borse e bauli. Harlock aveva fatto caricare su una navetta non soltanto un bel po' di medicinali, ma anche la metà delle scorte alimentari dell'Arcadia. Non erano di certo sufficienti, ma erano meglio di niente e, opportunamente razionate, avrebbero tamponato l'emergenza. Aveva dovuto usare tutto il suo ascendente per convincere Masu a rinunciarvi. Per darle alle Mazoniane, poi!
Era stata dura anche rassicurare Mayu. La ragazzina si era presentata la sera prima nella sua cabina, quasi in lacrime. Harlock si era sentito in colpa. Preso da tutti i problemi di quei giorni frenetici e dagli ultimi preparativi, l'aveva trascurata.
“Allora andrete proprio tutti sulla nave di quella là?”
“No, non tutti...”
“Beh, quelli che contano più di tutti per me... tu, Kei, Clarice...”
“Ma torneremo subito! Solo Clarice resterà con loro, sai, per via del codice...”
Mayu aveva fatto una pausa, come se stesse valutando se dire quello che aveva in mente o meno.
“Ho paura, Harlock.”
“Paura? Ma no! E di che cosa?”
“Ma come di che cosa? Quelle sono Mazoniane! Te lo sei scordato? Ti sei dimenticato quello che ci hanno fatto?”
“No, certo che no. Ma le cose sono cambiate...”
Le riferì quello che gli avevano raccontato Zero e Maji.
“Non ci faranno nulla di male, se non altro per interesse. Fidati di me!”
Mayu scosse il capo, niente affatto convinta.
Harlock esitò un attimo. Era un azzardo, ma forse....
“Vuoi... vuoi venire anche tu domani? Così ti renderai conto tu stessa.”
La ragazzina lo guardò stupita. Lì tutti si preoccupavano solo di proteggerla, trattandola in pratica ancora come una bambina. Il fatto che Harlock invece volesse coinvolgerla, da un lato la lusingava e dall'altro la rassicurava: lui non l'avrebbe mai esposta a un pericolo, quindi, se la portava con loro, significava che non c'era davvero nulla da temere.
“Sì, d'accordo. Vengo volentieri. Grazie, Harlock!”
Gli aveva dato il bacio della buonanotte, gesto che ormai faceva molto di rado, e se n'era andata, più tranquilla.
Il capitano sperò di non aver agito con avventatezza.
Sarà meglio, per il futuro, fidarci un po' di più gli uni degli altri, aveva detto Raflesia. E lui stava andando nella tana del lupo con le tre donne della sua vita. Se non era una prova di fiducia questa... o forse no, era soltanto una prova della sua pazzia.
Sapeva che Yattaran, a cui aveva lasciato il comando dell'Arcadia, e il resto dell'equipaggio sarebbero stati pronti a intervenire in qualsiasi momento. Il primo ufficiale aveva dato a lui e a Kei uno dei suoi gioiellini tecnologici, simile a quello che aveva nascosto nella cabina del capitano durante l'incontro con Raflesia: un minuscolo microfono schermato, che non sarebbe stato rilevato da alcuna attrezzatura e che avrebbe permesso a Yattaran di sentire tutto quanto accadeva sulla Dorcas e a loro di comunicare con lui in tempo reale. Harlock e Kei se lo appuntarono addosso, camuffato tra i teschi delle tute e, insieme a Mayu e Clarice, salirono su due space-wolf, diretti alla Dorcas. Il dottore, invece, pilotava la navetta con i medicinali e i viveri.
Nel gigantesco hangar li accolse Raflesia, insieme a un gruppo di Mazoniane, in mezzo alle quali riconobbero Lavinia. Probabilmente si trattava delle consigliere o delle più strette collaboratrici della regina.
“Benvenuti sulla mia nave” disse la sovrana. I suoi occhi si soffermarono un attimo in più su Mayu, tradendo un certo stupore di vederla lì.
“Andiamo nella sala del Consiglio Supremo - proseguì Raflesia, invitandoli a seguirla - Abbiamo molte cose di cui discutere.”
“Maestà - intervenne Zero, come aveva prima concordato con Harlock - con il vostro permesso, vorrei continuare il mio giro di visite tra i malati. La signorina Oyama ha espresso il desiderio di aiutarmi.”
“Ma certo, dottore. Vi siamo grati per quanto state facendo. Sapete già dove andare.”
“Su quella navetta - disse Harlock - ci sono alcuni medicinali e viveri. Al momento non possiamo fare di più, purtroppo...”
Raflesia era sempre più meravigliata.
“Grazie, Harlock” riuscì soltanto a mormorare.
Zero e Mayu si diressero verso l'area della nave dedicata agli ammalati. Il dottore aveva rassicurato Harlock sul fatto che non ci fossero pericoli di contagio per loro umani.
Il resto del gruppo raggiunse invece un'ampia sala dove, intorno a un tavolo rotondo situato nel centro, erano sedute diverse persone in attesa. All'ingresso della regina, si alzarono tutti in piedi. Raflesia, con un gesto della mano, li invitò a sedersi di nuovo e presentò gli ospiti, che si accomodarono a loro volta ai posti loro assegnati.
Mai nella vita Harlock avrebbe pensato che un giorno si sarebbe trovato seduto al tavolo del Consiglio Supremo mazoniano! E non come nemico, ma come loro collaboratore! La strana atmosfera che gravava su tutti loro, un misto di imbarazzo e curiosità, fu presto dissipata da Raflesia stessa, che affrontò subito le questioni pratiche di cui dovevano occuparsi. L'approvvigionamento di viveri e altri generi di prima necessità, innanzitutto. Gli ingegneri mazoniani consegnarono ai pirati una lista con gli interventi più urgenti e i pezzi di ricambio di cui avevano assolutamente bisogno. Harlock la scorse velocemente e chiese loro qualche chiarimento, poi illustrò a grandi linee che cosa intendesse fare nei prossimi giorni. Non era necessario che quella gente sapesse proprio tutto. Del resto, nessuno di loro fece domande.
Poi fu il momento di Clarice. Alcuni dei presenti, tre donne e due uomini, si rivelarono essere gli studiosi con cui lei avrebbe collaborato da quel momento in poi. Dovevano essere già al corrente del fatto che non avrebbero potuto avere in mano l'originale del Voynich. Clarice aveva fatto preparare da Yattaran delle stampe del codice e delle chiavette con tutti i suoi appunti, e li distribuì ai sui colleghi.
“Le sarà assegnato un alloggio qui sulla Dorcas, dottoressa Jones - disse Raflesia - e lei e gli altri studiosi qui presenti avrete a disposizione dei locali per i vostri studi e ogni altro mezzo di cui avrete bisogno. Il futuro di Mazone è nelle vostre mani, non dimenticatelo.”
“Il dottor Zero - intervenne Harlock - mi ha chiesto l'autorizzazione a restare su questa nave, per prestare il suo aiuto, e io gliel'ho accordata. Se per voi va bene, naturalmente...”
“Ma certo, per noi non c'è alcun problema, anzi...”
Alla fine della riunione, presi gli ultimi accordi, Harlock salutò Clarice.
“Non sarai sola, Clarice. Il dottor Zero resterà qui e potrai rivolgerti a lui per qualsiasi cosa. E poi anche noi saremo raggiungibili. Tieni - le porse una mini ricetrasmittente, sempre datagli da Yattaran apposta per lei - basta premere questo pulsante azzurro e noi, ovunque saremo, riceveremo il segnale e saremo di ritorno. Ma non credo che sarà necessario.”
“Lo credo anch'io, Harlock. Te l'ho già detto, non devi preoccuparti per me. Andrà tutto bene. Voi, piuttosto, cercate di tornare tutti interi!”
La donna si riunì ai suoi nuovi colleghi e sparì in un corridoio dell'astronave, dopo avergli rivolto un ultimo saluto con la mano.
Harlock e Kei si diressero di nuovo all'hangar, scortati questa volta soltanto da Raflesia e Lavinia.
“Credo tu lo sappia molto bene, Raflesia - disse Harlock a voce bassa - ma te lo ribadisco: se capita qualcosa a Clarice o a Zero, dovrai vedertela con me per il resto dei tuoi giorni... che a quel punto saranno molto pochi, te lo garantisco!”
La regina si irrigidì.
“Vedo che continui a non fidarti di me...”
“Ti sbagli, Raflesia. Ma la prudenza non è mai troppa.”
In quel momento, comparvero in fondo al corridoio il dottore e Mayu... la quale stava amabilmente conversando con un giovane aitante dalla pelle azzurrognola. Al capitano non sfuggì il suo sguardo trasognato, che gli fece venire subito il nervoso. Mentre Zero si avvicinava a lui e Kei, sventolando dei fogli, i due si erano fermati a poca distanza, continuando a chiacchierare.
“Ecco l'elenco che mi ha chiesto, capitano! L'ho potuto completare grazie all'aiuto dei medici mazoniani...”
“Sì, grazie - Harlock prese l'elenco e lo scorse con aria distratta - Mmmh... chi è quello?”
“Chi? - Zero seguì lo sguardo corrucciato del capitano - Ah, quello! È un giovane infermiere mazoniano. È molto in gamba, mi è stato di grande aiuto e...”
“Mayu - tuonò Harlock con voce severa - Sbrigati, è ora di tornare sull'Arcadia!”
La ragazza sapeva che quando il suo padrino usava quel tono conveniva ubbidire e subito, così si congedò dal ragazzo alieno con una stretta di mano e un sorriso, che ad Harlock non piacque per niente, e si affrettò a raggiungere la navetta.
Non bastavano i corteggiatori terrestri, mi ci mancavano pure quelli alieni!
Se ancora avesse nutrito qualche dubbio se tenere o meno Mayu sull'Arcadia, ora erano spariti tutti come per incanto.






Note dell'autrice
.... e visto che abbiamo tagliato anche il traguardo del capitolo 20, ne approfitto per ringraziare chi segue la storia, chi l'ha messa tra le seguite/preferite, e soprattutto chi continua fedelmente a lasciare i suoi commenti, che denotano grande attenzione, acume e sensibilità: (in rigoroso ordine alfabetico) Briz65, Divergente Trasversale, Florestan e Innominetuo! Grazie ragazzi! ***
  
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