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Autore: DreamerGiada_emip    09/02/2017    1 recensioni
Una nuova sposa sacrificale giunge nella villa Sakamaki, il profumo dolce del suo sangue fa impazzire subito i vampiri. Eppure lei è diversa da tutte le spose precedenti: i suoi occhi azzurro ghiaccio sono taglienti lame, i lunghi capelli corvini spargono il suo profumo facendo risaltare maggiormente il candore del suo fiso e il colore dei suoi occhi. È una giovane ribelle senza alcuna intenzione di lasciarsi sottomettere. Chi ha il comando della situazione dunque? I vampiri ammaliati dalla misteriosa e provocante bellezza di lei, ma famelici del suo sangue, oppure la fanciulla attratta da quei ragazzi, ma con un carattere orgoglioso e strafottente?
In tutto questo, lei nasconde un segreto, un segreto di cui nemmeno lei stessa è a conoscenza. Nella lussuosa villa dei Sakamaki, verrà portato alla luce un mistero che forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto nell'ombra.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Non so più cosa pensare. Ciò che faccio durante quello stato di trance lo vedo perfettamente, ma le mie azioni sono totalmente fuori controllo. Sento soltanto l’irresistibile desiderio di colpire a morte il mio avversario. La mia paura sta nel fatto che ci stia andando sempre più vicino, infatti Reiji l’ho colpito senza esitare. Dopo essere uscita dalla palestra, mi incammino, decisa a scoprire qualcosa di più su questo mio “problema”, verso la grande biblioteca.
 
«Ciao Shu» lo saluto notandolo sdraiato su uno dei divanetti sparsi in giro. Lui non mi risponde e continua a sonnecchiare sereno, scuoto la testa con un mezzo sorriso. Sempre il solito pigrone. Cerco di capire l’ordine in cui sono messi i tanti volumi nelle svariate librerie. Ci sono due ampie ali, una dedicata allo svago e l’altra allo studio, mi dirigo dunque verso quest’ultima. I libri sono disposti come nello studio di Reiji, avrei dovuto immaginare che è stato lui a pretendere quest’ordine maniacale. Cerco tra i libri e ne prendo un pila da svariati scaffali, trovo un metodo per ricordarmi dove ho preso ogni volume: appoggio i due libri tra cui deve stare in orizzontale, sul lato. Mi accomodo su uno dei divani di soffice velluto rosso posto sotto una grande finestra, l’effetto della luce di candela sulle pagine è davvero affascinante. La luna con il suo scintillio d’argento mi osserva, sembra anche lei accarezzare dolcemente la carta ingiallita dal tempo. Comincio la mia ricerca, voglio trovare qualcosa che mi aiuti nel risolvere questa situazione, ci sarà qualche informazione in questi vecchi libri polverosi.
 
«Cosa fai?» mi cade il libro dalle mani, la concentrazione mi ha fatto scordare di ciò che mi circonda. Shu si è spostato sul mio stesso divanetto senza che io me ne accorgessi. Raccolgo il libro.
 
«Cerco delle informazioni» resto vaga rintracciando nuovamente la pagina sulla quale sono stata interrotta. Shu si gira e appoggia la testa sulle mie cosce lasciando a penzoloni una gamba fuori dal divanetto. Lo osservo divertita, mentre con una mano tengo il libro stando attenta a non perdere nuovamente il segno. «Ma prego, accomodati pure» lo prendo in giro. Lui socchiude gli occhi e mi fa un sorrisetto.
 
«Grazie della disponibilità» sussurra dopo pochi attimi, per poi richiudere gli occhi. Sollevo lo sguardo al cielo e mi rimetto a leggere senza più badare al ragazzo. Lui resta in silenzio permettendomi di studiare senza distrazioni. Trovo svariate situazioni di “paura di perdere il controllo”, tutti fatti psicologici, ma nessun caso in cui accade veramente. Finisco in fretta la pila e sbuffo frustata. Sono da capo. Niente, niente che mi dia davvero una risposta.
 
«Libreria 5, quarto scaffale dal basso» abbasso lo sguardo su Shu. Pensavo si fosse addormentato.
 
«Cosa dovrei cercare?» chiedo spaesata. Lui rimane in silenzio per un tempo che mi sembra interminabile, sto per dargli uno scossone convinta che si sia davvero addormentato.
 
«Riconoscerai il libro, ne sono sicuro» sbadiglia senza più dirmi nulla. Lo osservo.
 
«Ma perché parlate tutti per enigmi?» sbotto a un certo punto sbattendomi una mano sulla fronte in preda alla frustrazione. «Mi dovrei alzare» gli tiro piano una ciocca di capelli, non reagisce. Scivolo di lato accompagnando delicata la sua testa sul divanetto. Si fa coccolare il signorino eh. Mi muovo svelta tra gli alti scaffali contando mentalmente. Scorro con le dita sui libri posati sullo scaffale indicatomi da Shu. Mi sembrano tutti uguali, vecchi e preziosi per Reiji. Mi soffermo con lo sguardo su un grosso tomo rosso senza titolo ne autore, ma solo uno strano marchio, eleganti rifiniture dorate decorano la copertina. Lo prendo tra le mani, pesa e quando lo apro una nuvoletta di polvere raggiunge il mio viso, tossisco muovendo facendo aria con la mano. Sono certa sia vecchio come tutti gli altri, se non di più, però è conservato bene, sembra anche che sia stato letto pochissime volte. Sulla prima pagina lo stesso stemma della copertina: una corona sormontata da un paio d’ali e avvolta da spire di serpente. Torno sul divanetto appoggiandomi semplicemente a un bracciolo.
 
Ci metto un tempo infinito, ma divoro quel libro senza riuscire a fermarmi. Anche l’elegante scrittura tondeggiante aumenta l’effetto ipnotico di quel testo. Non so se credere a ciò che ho appena letto, mi sembra più fantascienza che altro. Spiega come il corpo ricordi di determinati movimenti compiuti ripetutamente nella nostra vita precedente, la mente li ha cancellati, quei movimenti possono venire innescati da certe situazioni o azioni di varia natura, il fisico li compie in automatico, indipendentemente da ciò che la mente vuole. Come discorso è molto complesso e difficile da capire, spesso divaga in argomenti mitologici e campati sulle nuvole che dovrebbero fungere da prove. Beh, c’è da dire che fino a non troppo tempo fa non credevo nemmeno all’esistenza dei vampiri. Sposto lo sguardo su Shu, sta dormendo. È immobile come solo un mortale potrebbe fare. Solitamente simulano la respirazione per confondersi tra gli umani, quando dormono non lo possono fare.
 
«Dorme dappertutto questo ragazzo» mormoro in modo tale da non svegliarlo. Vado in camera mia per recuperare un plaid da uno dei grandi cassetti, torno in biblioteca e ci copro Shu con delicatezza. Sto diventando troppo affettuosa. Scuoto la testa rimproverandomi mentalmente. Lui non sembra nemmeno accorgersene. Sto per uscire definitivamente da quel mondo di libri, ma la sua voce mi fa bloccare.
 
«Perché lo fai?» mi volto verso di lui. Ha gli occhi aperti e mi sta guardando, ma non si è alzato. La luce lunare gli colpisce perfettamente il viso accentuando il pallore della sua pelle.
 
«Era un gentilezza, ma se ti da fastidio puoi toglierlo» sollevo le spalle, sono quasi certa che non si riferisse alla coperta, ma non voglio parlare di argomenti scottanti. «Per favore, Shu, non voglio parlarne» lo interrompo prima che possa farmi altre domande. Si mette lentamente a sedere sul divanetto, io lo osservo con una mano appoggiata al fianco.
 
«Va bene… non parliamo» compare davanti a me con una velocità sorprendente, faccio un balzo indietro di riflesso. Shu si avvicina di nuovo e appoggia le mani sulle mie braccia abbassando il tessuto della maglietta per scoprirmi una spalla. Sospiro e lo fisso negli occhi blu come i più profondi abissi marini. Costringo le braccia a rilassarsi lungo i fianchi. Il vampiro si avvicina pericolosamente al mio viso, fa sfiorare le nostre guance e inspira profondamente il profumo dei miei capelli. Faccio buon viso a cattivo gioco. La sua mano si sposta sul mio gomito, preme il pollice contro l’interno di esso.
 
«Uno… due… tre… quattro…» conta i miei battiti sussurrandomi all’orecchio scandendoli inoltre picchiettando un dito sulla mia pelle. «Il tuo battito cardiaco è stranamente calmo, al contrario di tutte le nostre prede precedenti»
 
«Non sono una preda, Shu» controbatto mentre infilo le mani in tasta, mi metto a giocare con un filo del tessuto.
 
«Tutte quelle che vengono qui sono prede, ma tua hai qualcosa di diverso e non parlo del tuo carattere ribelle, il tuo sangue crea una specie di dipendenza» la sua voce è bassa e profonda, strofina naso e labbra sulla pelle del mio collo. Sta assaporando il momento. Inizia a camminare costringendo quindi me ad indietreggiare. Vado a sbattere contro una della tante librerie da cui cadono alcuni libri aprendosi.
 
«Poi ci parli tu con Reiji dei suoi amati libri» lo schernisco per alleviare la tensione, in tutta risposta lui affonda con forza i canini nella mia carne. Stringo i denti in una smorfia di dolore che dura solo un paio di secondi, il tempo di abituarmi come al solito. Appoggio le mani a uno degli scaffali, schiacciata contro di essi dal corpo del vampiro. Mi sembra perfino di sentire la pressione del sangue calare. Sento le sue mani gelide infilarsi sotto la mia maglietta e conficcare le dita nei miei fianchi, un brivido freddo corre su per la mia schiena. Vorrei ribellarmi a quel contatto che crea un’intimità che non c’è in realtà. Mi concentro sulle sue emozioni e come pensavo c’è la solita noia, ma anche una certa dose di desiderio pungente. Parlava forse di questo quando mi ha detto della dipendenza che crea il mio sangue? Con un bacio toglie le ultime tracce di sangue sul mio collo. Appoggio le mani sulle sue spalle e, prendendolo alla sprovvista, lo spingo indietro per farlo andare a sbattere contro la libreria opposta. Lo fisso negli occhi.
 
«Ricorda una cosa, quando imparerò a combattere prendere il mio sangue per voi sarà sempre più difficile» sibilo fra i denti, sento una piccola goccia scivolare giù dalle ferite provocatemi da Shu. La raccolgo con il pollice e avvicino quella singola goccia di sangue al suo viso, lo vedo inspirare con il naso. Anche una quantità così piccola sembra abbastanza profumata da riaccendere la sete in lui. Non appena lo vedo sollevare la mano per afferrare il mio polso e bere quella goccia dal mio dito, prendo tra le labbra la punta insanguinata. Non distolgo lo sguardo dal suo mentre faccio ciò, i suoi occhi sono puntati sulle mie labbra. Mi allontano da lui prima che possa fare qualsiasi cosa.
 
«Quando saprai combattere probabilmente te ne andrai» lo sento sussurrare, un attimo dopo essermi girata. Mi volto solo per lanciargli un’occhiata fuggevole.
 
«Posso rimettere al suo posto il plaid oppure pensi di rimetterti a dormire?» lo vedo scomparire e ricomparire sul divanetto, sdraiato sopra il mio plaid. Sbuffo. «Se non vuoi coprirti lo riprendo» prima che io possa anche solo terminare la frase, lui si copre fino al petto. Mi passo una mano sul viso ed esco senza più voltarmi indietro. Provocare quei ragazzi mi viene quasi spontaneo, sarà perché mi diverto. Il fatto che io mi lascio provocare da uno di loro però non mi entusiasma affatto. Chiudo la porta della biblioteca alle mie spalle.
 
«Ciao» mi volto di soprassalto e alla mia destra trovo il viso di Kanato, l’orsetto Teddy appeso per una zampa alla sua mano. Lo guardo sbattendo le palpebre un paio di volte prima di fargli un cenno di saluto.
 
«Dimmi» dico a un certo punto quando vedo che resta in silenzio, immobile con lo sguardo vitreo fisso su di me. Mi accorgo che la presa della sua mano sull’orsetto di peluche sta aumentando gradualmente.
 
«Perché sei così gentile con Shu? Con noi non lo sei mai stata» la sua voce è tra il triste e l’accusatorio, per una volta non so cosa rispondere. Sbatto un paio di volte le palpebra spaesata.
 
«Il mio atteggiamento cambia in base a come vengo trattata» mi appoggio con la spalla destra al muro accanto a noi e incrocio braccia e caviglie. «E non mi sembra che tu sia stato molto gentile con me, soprattutto quando mi hai invitata a far parte della tua tetra collezione di imbalsamazioni» porto una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio. Lui continua a osservarmi.
 
«Dal mio punto di vista era una gentilezza, ti ho offerto una vita di eterna giovinezza… come quella delle mie spose e di Teddy» prende l’orsetto con due mani e lo avvicina a me, alterno il mio sguardo dal peluche al ragazzino. Sollevo un sopracciglio, poi sospiro rassegnata.
 
«Piuttosto, ti andrebbe di raccontarmi di tua madre?» chiedo per portare il discorso su qualcosa che mi potrebbe servire in futuro e di cui sono curiosa. Lo vedo irrigidirsi, mentre le sue braccia si abbassano lentamente, inclina la testa di lato. Poi mi da le spalle e inizia a camminare lentamente.
 
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