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Autore: Daleko    13/02/2017    1 recensioni
Storia revisionata, modificata e nuovamente in corso.
Gli anni del primo dopoguerra furono particolarmente proficui per chi aveva ancora una grande casa, un patrimonio, una posizione rispettabile all'interno della società. C'era ancora molto da sfruttare, una risorsa invisibile che si trasformò rapidamente in una luccicante miniera d'oro: i bambini.
I bambini erano dappertutto e quelli di buona famiglia, quelli i cui padri erano morti in guerra e i cui soldi erano investiti nell'educazione nella speranza che diventassero, un giorno, abbastanza importanti da continuare il buon nome della loro stirpe, si trovavano nei collegi. In Inghilterra i collegi particolarmente apprezzati erano quelli misti: i bambini studiavano insieme per mancanza di spazio, necessario per dividere normalmente gli uomini dalle donne, e così i genitori risparmiavano sulla retta annuale. Un ottimo investimento in ogni caso, dato che le bambine col primo sangue venivano spedite in un collegio femminile per non rischiare inutilmente la reputazione del proprio.
Genere: Angst, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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This is not a children's story

~

 
 
Ogni notte era uguale, in quell'istituto costruito già vecchio agli occhi dei piccoli ospiti. Adelaide e Margareth riposavano fra gli altri bambini. I dormitori erano composti da stanze di sedici letti, otto contro la parete est e otto contro la parete ovest. C'era un solo bagno e Adelaide, svegliandosi, notò la porta socchiusa. Effettivamente le scappava la pipì: si alzò piano limitando il rumore al solo fruscio del lenzuolo. Scese a piedi scalzi, saltellando in punta di piedi verso il bagno e gettando sporadiche occhiate ai bambini addormentati. Eddy, Charlie, Cornelia, Ben... Ben? 
La ragazzina si fermò davanti al letto vuoto di Benjamin con espressione confusa.


 
Benjamin

 
Il bagno non era chiuso, rifletté, e la luce era spenta; quindi non poteva essersi nascosto lì. «Ben?...» titubante, sussurrò comunque il nome del compagno mentre si dirigeva verso il bagno in punta di piedi. Poggiò quindi la mano gelida sul legno della porta, la quale reagì con un appena percettibile scricchiolio. «Ben, se questo è uno scherzo io... Non... Non mi piace» balbettò in un mormorio. Uno «Shh!» dagli ultimi letti la zittì e Adelaide, fattasi coraggio, trattenne il respiro per poi infilare la mancina nel bagno oscuro. Afferrò subito il cavo pendente dal muro e lo tirò verso il basso, illuminando così un bagno vuoto. La bambina era confusa e cominciava a sentire freddo a piedi nudi e senza il suo lenzuolo. Con la mancina spense la luce –ormai non aveva più voglia di orinare– mentre con la destra si tirava un ciuffo di capelli, sovrappensiero. Nessuno di loro aveva il permesso di uscire dai dormitori dopo lo spegnimento delle luci; Adelaide cominciò a mordicchiarsi le unghie della mano libera, ferma appena fuori dal bagno con la porta socchiusa, riflettendo sul da farsi. Immaginò di dover avvisare l'istitutrice della mancanza di Ben, ma poi lo avrebbe messo nei guai. Benjamin era tra gli studenti meno ricchi dell'Istituto e la sua famiglia non possedeva alcun titolo; non aveva mai nemmeno sentito il suo cognome. Se lo avessero scoperto fuori dal dormitorio, nel cuore della notte...!

«May!» 
«Mh...»
«May, svegliati!»
«...che ore sono?»
«Sssh! Abbassa la voce!»
Margaret finalmente aprì gli occhi e individuò l'artefice di quei sussurri con un sospiro. «Della, è ancora notte. Mi dici cosa...» provò a chiederle a bassa voce, ma venne zittita di nuovo con un perentorio indice posizionato lungo il naso. Margaret rimase in silenzio e seguì con lo sguardo il segn di Adelaide, che con un cenno del capo le indicò il letto vuoto di Benjamin. La reazione era ovvia. «Dov'è Ben?» chiese la bambina in un sussurro; gli occhi fecero per andare verso il bagno, ma Adelaide scosse la testa. «Non c'è» rispose sedendosi sul letto dell'amica. Si guardarono a lungo negli occhi; non comunicarono nulla con l'uso della voce, ma dopo un paio di minuti sospirarono all'unisono e si alzano insieme. «Andiamo» mormorò Adelaide. «Non facciamoci beccare, però» ricambiò Margaret afferrandole la mano. Entrambe in abiti da notte, di un terribile giallo paglia che le faceva risaltare nell'oscurità, aprirono la porta del dormitorio con una cautela infinita. Si fermavano a ogni scricchiolio e aspettavano di non udire null'altro per ricominciare a muovere la porta, millimetro dopo millimetro, finché non ci fu abbastanza spazio per passarci appena lateralmente. «Abbiamo sprecato tipo mezz'ora» borbottò Adelaide appena fuori dal dormitorio. I loro passi, per quanto cauti, emettevano ogni tanto qualche rumore inducendole a fermarsi. La loro prima idea fu quella di dirigersi in mensa: nessuna delle due aveva espresso questo pensiero ad alta voce, ma entrambe si diressero lì in modo quasi automatico. Sembrò passare un'infinità di tempo nel loro camminare piano, quasi senza respirare, con l'orecchio teso al minimo rumore e con il cuore a mille per paura che l'istitutrice o qualcuno della servitù potesse aprire una porta e vederle in qualunque momento, ma alla fine arrivarono alle scale. «Fa' piano» le ricordò Adelaide e Margaret annuì, mettendo il piede destro sul primo gradino. In fondo era buio e la bambina ne era spaventata; quando dopo un attimo Adelaide le si allontanò fu quasi tentata dal lanciare un urlo. Deglutì guardando l'amica allontanarsi verso un'aula, poi gettò un'altra occhiata verso il fondo delle scale: nero come la pece. In preda al panico corse dall'amica, non badando al rumore causato dai suoi passi: Adelaide si voltò verso di lei con un'espressione ai limiti della rabbia. Si portò un dito alla tempia: "sei fuori di testa?!" le mimò con la bocca. Margaret si fermò con gli occhi lucidi. "Ho sentito qualcosa" continuò a mimare con gesti e movimenti delle labbra. Margaret inspirò profondamente, calmandosi, poi annuì. Si avvicinò a passi lenti alla porta, cercando di fare il minor rumore possibile mentre Adelaide tratteneva il fiato e si abbassava in avanti, andando a scrutare nel buco della serratura. La serratura era fortunatamente vuota e una candela era accesa su uno dei banchi.
"Cosa c'è?!" mimò verso Margaret; L'amica le aveva toccato la spalla per sapere delle ultime novità, ma l'espressione infastidita di Adelaide sembrò bastarle: si limitò a poggiare l'orecchio contro il legno della porta.

«No, la prego...» si udì provenire dall'interno dell'aula. Entrambe le bambine si accigliarono. "Ben?” formulò con le labbra Margaret, e Adelaide annuì prima di tornare a spiare dal buco della serratura. Le ombre proiettate sul muro erano spaventose: la luce gialla della candela allungava ogni cosa in modo mostruoso. Le ci volle un po' per capire a chi appartenessero quelle ombre in più: sembrava essere un grosso animale, qualcosa di non umano.  Era troppo alto per essere Ben ma la voce era la sua... Cosa stava accadendo?
«Per favore... B-Basta...» arrivò a loro una bassa voce rotta da qualcosa. "Sì, è Ben" confermò Margaret in quel modo silenzioso dopo averle picchiettato una spalla. Adelaide si concentrò di più. Perché non riusciva a vederlo? 
Qualcosa si spostò dal suo campo visivo e un'ombra salì verso il muro, rendendo visibile l'oggetto poggiato sul banco nella sua visuale, seppur molto lontano. Non era un oggetto: è un bambino. Un bambino seduto sul banco... Forse Ben? Ma perché sarebbe dovuto essere lì? 
Schiacciò con più forza l'occhio contro la serratura, come se questo potesse migliorare la sua visuale. Il capo del bambino sparì dietro un'altra figura, una figura forse umana: probabilmente di una donna. Aveva la gonna lunga e... Il bambino si stava stendendo sul banco, mostrando il viso alla bambina nascosta. "Sì, è Ben!" mimò a Margaret tirandole le vesti. Poi tornò a guardare: non era da solo, ma non riusciva a capire cosa...
Adelaide emise un gemito. Era un verso di angoscia lungo e profondo, come una sirena, che spaventò Margaret e chiunque fosse dietro quella porta. Dall'interno dell'aula si sentì parlare a bassa voce, principalmente una voce femminile, poi la candela venne rapidamente spenta. Margaret inorridì: la serratura era tornata buia e probabilmente Ben e chiunque altro fosse lì dentro stavano per uscire. Adelaide era bianca in volto, l'avambraccio destro era tenuto contro lo stomaco e la mano sinistra pigiata con forza sulle labbra spalancate. Margaret non poté far altro che trascinarla con sé verso il dormitorio, ignorando qualunque cosa stesse accadendo alle loro spalle. Margaret si costrinse a essere coraggiosa, infilando la sua amica a letto prima di imitarla a sua volta. Quando Benjamin finalmente rientrò, Margaret si era già addormentata in un lieve russare. La piccola Adelaide invece era ancora intenta a fissare il soffitto e a rivivere quella pellicola nella sua mente, le spiacevoli fotografie di un atto proibito: le nudità di Ben, la gonna alzata dell'insegnante, la preghiera sussurrata, la Lussuria che s'insinuava nelle loro giovani menti. Qualcuno ha sbagliato, pensò. Qualcuno ha sbagliato... Ma chi?

 


 


 
Attenzione!
Nomi, luoghi e fatti narrati sono totalmente frutto della fantasia dell'autore. Riferimenti a persone, luoghi o eventi realmente accaduti è puramente casuale.


 
   
 
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