Capitolo
7
Mehrin 8
Incredibile.
Eppure non gli era certo stato detto che le sue mansioni si erano ridotte a
quelle di un semplice autista. Completamente ignorato per tutto il viaggio, per
giunta. Aveva i nervi a fior di pelle, non riusciva a sopportare nemmeno di
vederlo. Gli ci era voluta tutta la sua buona volontà per rimanere calmo, e gli
serviva tuttora per restare ancora lì a raccogliere rocce e catalogarle come
fossero reperti archeologici. Sopporta, sopporta, sopporta, si ripeteva, ma
sembrava sempre più difficile. Soprattutto perché da più di due ore li sentiva
chiacchierare così amabilmente tra loro da spingerlo a chiedersi come mai si
trovasse ancora lì. Si sarebbero accorti di qualcosa, se fosse rimasto a casa?
Probabilmente sì, solo perché avrebbero fatto a meno dell’autista.
Poi Fluffy
gli si strusciò contro una gamba, come per ricordargli di tenere duro e che lui
era dalla sua parte. Non era per niente facile! Durante il viaggio si era
limitato a guidare l’hornet fino all’avvistamento di quel pianeta dal bagliore
rosato, Mehrin 8, mentre gli altri chiacchieravano così amichevolmente, come se
si conoscessero da una vita, ignorandolo. Non che lui fosse stato di molta
compagnia, certo. Giunti a destinazione, Josh aveva fatto atterrare il veicolo in
una zona lontana da ogni centro abitato, in un vasto spiazzo roccioso. Non
c’era erba da nessuna parte, o almeno non verde come sulla Terra. Il terreno,
su Mehrin, era rosato come se fosse intriso di polvere di quarzo, il cielo era
roseo come al crepuscolo e le uniche piante presenti erano grossi fiori dallo
stello largo e alto qualche metro, di un rosa acceso tendente al fucsia e dalle
corolle ampie e bianche, come margherite. Sarebbe stata una permanenza
piacevole, se non fosse stato per i due “piccioncini” che durante la ricerca si
erano “accidentalmente” allontanati dal gruppo. Josh poteva comunque vederli,
ma non sentire chiaramente cosa si dicessero, e la cosa lo mandava in bestia,
insieme – senza un preciso perché – al verde della tuta che avevano assegnato a
tutti i nuovi membri dei team.
In risposta,
il moro sbuffò sonoramente, deciso tuttavia a farsi coraggio.
«Non abbiamo
ancora finito, Josh, ma manca poco. Un ultimo sforzo», gli disse Brett,
avendolo sentito sbuffare.
«Sì,
tranquillo», lo rassicurò lui, raccogliendo un altro sasso. Un inutile sasso.
«Certo che
Brian si dà da fare», commentò il biondino, notando da lontano la sua sacca
quasi piena.
«Sì»,
rispose Josh, svogliatamente, in maniera ben poco convincente.
«Ma che hai?»,
gli chiese allora Brett, smettendo di raccogliere rocce e avvicinandosi
all’amico.
«Io? Non ho
niente…», mentì il moro, senza guardarlo. Era stanco di mentire, non gli
riusciva neanche bene come credeva.
«Josh…», lo
chiamò allora l’amico, intimandogli di fermarsi e di ascoltarlo. «Perché non
accetti la presenza di Brian nel team? Ok, magari non ti sta simpatico, ma non
ti sembra di essere un po’ permaloso? Dopotutto non resterà nemmeno qui per
molto», gli chiese, con più tatto e comprensione possibile.
Josh,
alzatosi in piedi, sospirò, costretto ancora a spostare lo sguardo, mentre il
cuore gli si chiudeva in una morsa. Se fosse stata tutta lì, la questione, di
certo non si sarebbe comportato così.
«Lo so,
Brett… Non è questo», ammise, senza sapere in che altro modo giustificarsi. «E’
che… Non lo so, oggi non sono in vena. Non mi sento molto bene», confessò,
sperando che sarebbe bastato a motivare la sua scarsa voglia di socializzare.
Con Brian. In effetti non era del tutto falso che non si sentiva bene e questo
aiutò la sua coscienza a sentirsi un po’ meno sporca.
«Mh, capisco»,
rispose Brett, riflettendo. «Forza, rimettiamoci al lavoro, prima finiamo,
prima torniamo a casa».
«D’accordo»,
si limitò ad acconsentire Josh, senza avere la certezza di aver convinto o meno
l’amico con la sua giustificazione.
Si rimise al
lavoro prima ancora che Brett potesse aggiungere altro e continuare una
qualsiasi conversazione. Non aveva davvero voglia di parlare, in effetti. Si
sentiva fuori posto come non lo era mai stato in vita sua, per giunta era in
missione con i suoi compagni. Non riusciva a credere che la situazione fosse
diventata tanto insostenibile. Se non avesse provato quelle cose per Yoko non
ci sarebbe stato nessun problema con Brian, o meglio, gli sarebbe semplicemente
stato antipatico, ma si sarebbe sforzato di andarci d’accordo. Ma così, con
quella rivalità che andava ben oltre la sfera lavorativa e scolastica, la
situazione era impossibile.
Provò a
concentrarsi sulla raccolta dei campioni di rocce, isolandosi dal chiacchierio
che lo circondava. In poco tempo si accorse, con piacere, di aver terminato la
propria ricerca. Aveva raccolto tutti i campioni che servivano.
«Brett, a
che punto sei?», domandò, raddrizzando la schiena e voltandosi verso l’amico, in
ginocchio qualche metro più lontano.
«Ho quasi
finito», annunciò.
«Ti serve
una mano?», gli chiese allora.
«Non ti preoccupare,
me ne mancano solo due», dichiarò, controllando la lista.
Josh allora
ne approfittò per alzarsi in piedi e sgranchirsi la schiena e le gambe da tutto
quel restare chinati. Finalmente poteva godersi un po’ il paesaggio, ammettendo
a sé stesso che non era niente male. Fluffy poi attirò la sua attenzione,
portandogli qualcosa che assomigliava ad un bastoncino.
«Ehi, vuoi
giocare?», gli chiese, ridendo e ricevendo in risposta uno dei suoi versetti
felici.
Josh allora
si chinò per prendere il bastoncino e lanciarglielo. «Va’, bello!», disse,
guardando il piccolo che partiva velocissimo.
Povero
Fluffy, lo aveva trascurato in quegli ultimi giorni. Gli aveva promesso una
lucidatura che aveva tardato ad arrivare.
Brett, che
guardava la scena, rideva di gusto. Osservando Josh, si accorse che un momento
così sereno mancava da un po’, nel gruppo, e che da altrettanto tempo non
vedeva Josh così spensierato.
«Forza Fluffy!»,
lo incitò anche Brett, divertito, mentre un sorriso si faceva largo sul suo
volto. Sì, i suoi amici erano proprio dei matti, ma non avrebbe potuto
chiederne di migliori.
Fluffy
allora portò il bastoncino a Brett perché prendesse anche lui parte al loro
gioco.
Josh
cominciò a ridere. «Dai Brett, facci un super lancio!», lo incoraggiò il moro.
«Guarda come
si divertono», commentò Yoko, sorridendo. «Era da un po’ che non li vedevo così»,
si lasciò sfuggire, sospirando.
«Come mai?»,
le domandò allora Brian, poco distante da lei, guardando la scena mentre i due,
terminata la ricerca, si avvicinavano al gruppo.
«Mh, non lo
so», rispose la ragazza, pensierosa. «Ultimamente Josh è un po’… Come dire,
schivo…», spiegò. «Eppure guardalo! E’ così vivace… Non capisco cosa gli sia
preso in questi giorni», concluse.
«Sai, a
volte le persone hanno solo bisogno di rimanere un po’ sole. Non te la
prendere. Sono sicuro che tiene a voi, vedrai che presto tornerà quello di
prima», spiegò, cordiale, ben sapendo di essere lui la causa
dell’allontanamento del giovane dal gruppo, avendo chiari i sentimenti di Josh
per Yoko. Tuttavia, si limitò a farle da consigliere, perché lei gli fosse
ancora più vicina. Inoltre, avendo capito che Josh reagiva isolandosi e non
facendosi avanti, far credere a Yoko che il moro le avrebbe dimostrato il
proprio affetto avrebbe portato ad un allontanamento anche da parte della
ragazza, rendendo difficile un loro possibile chiarimento.
«Ma sì,
forse hai ragione…», si rassegnò la ragazza, lasciando che la scena di Josh,
Brett e Fluffy che giocavano assieme tenesse alla larga da lei quelle strane
inquietudini che le parole di Brian le avevano suscitato sul fatto di
dimostrare che il moro tenesse o meno a lei.
«Oh m***a!»,
imprecò Josh a voce alta.
«Oh, Josh,
che mira del cavolo che hai!», lo rimproverò il biondino.
«Non ho
fatto apposta!», si difese allora l’altro, a mani alzate.
Il moro
aveva infatti lanciato il “bastoncino” di Fluffy fin troppo lontano, al di là
di quello che sembrava essere un dirupo roccioso.
«Santo
cielo, Fluffy fermati!», gridò inutilmente Josh, mentre il piccolo robotino
correva per raggiungere il suo giocattolo.
Tutti
quanti, preoccupati, gli corsero dietro, fermandosi sulla soglia del dirupo.
«Fluffy!»,
gridò Yoko, sperando di scorgerlo tra le rocce rosate, ansiosa.
Tirarono un
sospiro di sollievo quando videro il piccolo che, illeso e saltellante, teneva
il bastoncino in bocca e sembrava invitarli a scendere per raggiungerlo.
«Uff, per
fortuna sta bene», sospirò Brett, notando che quel dirupo non era ripido come
si era aspettato e che risultava più che altro essere il fianco di una collina,
che proteggeva un piccolo villaggio situato a valle.
«Uh, ma
guardate che posto carino!», esclamò Yoko, intenerita da quell’insieme di casette
e dal paesaggio circostante.
«Per me
l’importante è che Fluffy non si sia fatto nulla», sbuffò Josh.
«Comunque
vuole che scendiamo», fece notare allora Brett.
«Dai dai,
scendiamo, sembra esserci una festa!», esclamò la giovane, entusiasta nel
vedere tutte quelle persone lungo le strade.
Il gruppetto
allora si decise finalmente a raggiungere il povero Fluffy, che ancora li stava
invitando a scendere saltellando e scodinzolando come impazzito. Le abitazioni
erano piccole, si limitavano al pian terreno e tra di loro non variavano molto
di altezza. Per le strade vagavano decine e decine di persone abbigliate nel
modo più stravagante, vivace e colorato possibile. Gli abitanti avevano un
aspetto molto simile a quello dei terrestri, ma la pelle sembrava quasi bianca
ed i capelli erano delle più svariate ed innaturali tonalità di viola.
A quanto
pareva, però, non erano gli unici stranieri ad unirsi alla fiera, quindi i
Mehriniani non si stupirono più di tanto nel notare che quel gruppetto di
ragazzi era loro del tutto sconosciuto e, secondo loro, abbigliato in modo
bizzarro.
A circondare
le strade vi erano file di bancarelle che esponevano e vendevano gli oggetti
più strani e strampalati mai visti, molti dei quali, i nostri terrestri ne
erano certi, sembravano non avere alcuno scopo o utilità. Tuttavia, pensarono
di poter tardare il rientro e di potersi permettere un breve giro turistico. In
breve si divisero, attirati da oggetti e colori diversi.
«Ti pareva…»,
commentò Josh a bassa voce, voltandosi e prendendo a camminare in direzione
opposta a quella degli altri, pur di non dover vedere Yoko andare via con
Brian. Si chiese se non stesse diventando odioso, in fondo perfino Fluffy aveva
preferito seguire Brett piuttosto che restare con lui.
Sospirò,
limitandosi ad osservare le stranezze esposte nelle bancarelle, quando qualcosa
catturò la sua attenzione.
Sembrava che
su quel tavolo fossero esposte soltanto cianfrusaglie, ma Josh era riuscito a
notare qualcosa: un piccolo ciondolo a forma di stella. Sembrava essere qualcosa
di simile ad un portachiavi, era piccolo e semplice. Gli ricordò Yoko, non
seppe nemmeno lui il motivo preciso. Agì d’impulso e decise di comprarlo,
sperando che accettassero la moneta terrestre.
«Ma certo,
ragazzo! Dimmi, se non sono indiscreta, è per caso per una ragazza?», gli
chiese la venditrice, una signora ben piazzata e dall’aria bonacciona, mentre
prendeva il ciondolo e lo riponeva in una piccola busta di carta. Nonostante la
domanda potesse di fatto essere indiscreta, il modo in cui l’aveva posta non
aveva infastidito il giovane, che, tuttavia, avvampò di colpo.
«S-Sì, cioè…
Veramente… È un’amica, ma…», tentò di spiegarsi lui, con poco successo.
«Allora
ascolta le mie parole», gli disse la donna, senza dar peso al suo balbettare. «Questa
stella sul nostro pianeta ha un significato particolare, si dice che porti
fortuna a chi la regala e a chi la riceve. Nel caso di due innamorati,
garantisce felicità ed un rapporto forte e duraturo», spiegò, facendogli
l’occhiolino.
Josh rimase
senza parole, probabilmente per l’imbarazzo che gli aveva messo sentir parlare
per la prima volta di quei sentimenti che aveva tenuto nascosto a tutti.
«Ora prendi
e vai dalla tua bella!», gli disse ancora, stavolta ridendo con allegra
sincerità, porgendogli il sacchettino.
«G-Grazie,
signora. Arrivederci», rispose nervosamente il ragazzo, sorridendo ed infine
allontanandosi.
Ora avrebbe
solo dovuto trovare il momento giusto per consegnarle quel piccolo pensiero.
Che scusa avrebbe usato? Sarebbe stato palese un suo ulteriore interesse nei
confronti della ragazza, se le avesse fatto un regalo senza nessun pretesto. Da
che aveva memoria, non le aveva mai fatto un regalo, se non per il suo
compleanno – e si trattava comunque di regalarle qualcosa insieme a Brett e
Fluffy! Sentì il proprio cuore cominciare a battere più rapidamente, per via
dell’emozione e dell’agitazione. Avrebbe dovuto trovare a tutti i costi un
momento in cui quel Brian non le ronzasse attorno. Osservò un’ultima volta quel
piccolo pacchetto prima di riporlo in una tasca, ben nascosto ed al sicuro.
Avrebbe
avuto il coraggio di consegnarle quel portachiavi?
Spazio dell’Autrice
…
Ogni volta peggioro, sono sempre più in ritardo. Abbiate pazienza! Un giorno
finirò! Ammesso che non siate già scappati tutti.
Anche
questa volta i colpi di scena sono ben pochi. Abbiamo ancora questo quadro
generale di precarietà, il gruppo non è coeso e, anche se qui è Josh ad avere
più risalto, non dimentichiamo che anche Brett ha le sue preoccupazioni, mentre
Brian ha iniziato a mettere la pulce nell’orecchio a Yoko… Qualcuno di voi è
ancora curioso o vi sto ammazzando?
Ancora
un enorme grazie a tutti coloro che leggono e seguono, spero di non aver perso
per strada le mie recensitrici e do il benvenuto ad Adler12, che ha commentato lo scorso capitolo ^^
…
Stavolta spero di non metterci così tanto!
Alla
prossima!
WolfEyes