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Autore: lullublu    13/02/2017    0 recensioni
Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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3 Dopo la morte del suo caro amico Franco (lo conosceva da ben pochi giorni), Giotto partì insieme a G verso Cittàlaggiù,  per esaudire l'ultimo desiderio di Franco.
Finalmente, dopo un lungo viaggio durato qualche ora, cui il pittore aveva passato in sella alla sua fedele pecora G, raggiunsero il castello.
"Siamo arrivati, che stanchezza" si lamentò Giotto.
"Beee" belarono le sue pecore pensando che il loro padrone fosse un pezzo di merda.
"Bee, riposiamoci prima di andare al castello" propose G.
"No" si oppose il biondo "devo muovermi, il kebbabbaro chiude alle 17:00".
Anche se contrariato, la pecora decise di non litigare con Giotto e quindì partì.
Arrivarono all'entrata del castello ed una guardia li fermò.
"Chi siete?" chiese la guardia.
"Sono Giotto, il grande pittore" si presentò il biondo, sganciando la mazzetta per poter passare.
Accettando di buon grado il danaro, la guardia li lasciò passare senza ulteriori domande.
"Bee" fece G, scortando il pittore dentro.
Approfittando poi del momento, le altre pecore scapparono, finalmente libere dalla tirannia del loro padrone.
Qualchè metro più avanti però, i due vengono fermati dal Ciambellano.
"E voi chi siete, chi vi ha fatto entrare?" chiese.
"Quel tizio laggiù" indicò senza alcuna premura il pittore.
"Sentenza di morte" esclamò il ciambellano.
"Pecora metti il turbo" disse il pittore frustando la sua povera pecora.
"Ma... primo dobbiamo esaudire le ultime volontà di Franco" protestò G.
"Stupida pecora muoviti!" insistè però Giotto e riuscì a far correre la sua pecora.
Ma nonostante G cercasse di fare del suo meglio,era già stanco per il viaggio e per aver trasportato Giotto per tutto il tempo, dopo poco il Ciambellano era di nuovo alle loro costole.
Se non avessero trovato una soluzione al più presto, sarebbero stati uccisi.
Forse perchè aveva acquisito una certa esperienza, o per il pericolo che li minacciava, ma per la prima volta Giotto riuscì ad entrare in Hyper mode senza i proiettili.
Smontò di sella a G che lo fissò per un attimo dubbioso e si mise in posizione, le mani protese in avanti.
"Cerchio perfetto" urlò, riuscendo con questa sua nuova e potente mossa a congelare il ciambellano.
"Perfetto primo!!" commentò G ammirato.
"E adesso andiamo dal principe" disse, capendo cosa fare grazie al suo super intuito "lui mi regalerà dei guanti".
Senza ulteriori intoppi i due arrivarono alla stanza del principe.
Il principe, seduto comodamente sul suo prezioso sofà, li guardò senza alcuna curiosità.
"Chi siete?" chiese tanto per domandar loro qualcosa "non mi scocciate...andatevene sù" ordinò loro pigramente facendo un gesto con la mano per esortarli.
"Ma Franco è morto, ed io devo esaudire il suo ultimo desiderio" cercò di spiegare il pittore.
"Franco? Who is Franco?" chiese il principe.
"Franco! Quello che è morto!" continuò il pittore.
"Primo, gli faccia un disegno di Franco" propose G, estraendo un blocco da schizzi dalla borsa.
"Mi scoccio, fallo tu" lo incaricò Giotto.
"Non so disegnare" protestò nuovamente la pecora.
"Io vado ad oziare con il principe, tu disegnalo".
"Primoooo, non so disegnare" piagnucolò G.
"Sei inutile!" lo rimproverò il biondo.
"Non litigate, date fastidio" si lamentò Lampo intento ad oziare.
Anche Giotto si sistemò su dei comodi cuscini ed aspettò che G si occupasse dell'identikit di Franco.
La pecora ci provò, ma come aveva già detto non sapeva disegnare, ed il disegno assomigliava a tutto tranne che all'amico.
"Questò è Franco...anzi, era Franco... cioè... non proprio".
Il principe lo guardò, ma non gli veniva in mente nulla.
"Non ricordo o forse non voglio, mi scoccio".
Il biondo invece si innervosì, lui che era un'artista non poteva vedere tale scempio.
Picchiò G e lo rimproverò " Questo secondo te sarebbe Franco?".
Prese un altro foglio e fece il ritratto dell'amico in modo impeccabile "QUESTO E' FRANCO!".
"Scusi primo! Scusi"  si mortificò la pecora.
Il principe guardò il disegno perfetto e subito gli venne in mente di chi stavano parlando i due.
"Ahh Franco... potevi dirlo prima! Allora cosa cerchi?" chiese Lampo.
Giotto si sentì disorientato da quella risposta, era convinto che il principe sapesse qual era l'ultimo desiderio di Franco.
"Boh... lui mi ha detto di venire qui".
"Io mi scoccio di capire cosa voleva" rispose il principe che come al solito era avvinto dalla pigrizia.
"Io lo so, lo so" intervenne G.
"Parla" ordino Giotto un po' seccato dal fatto che la sua pecora sapesse qualcosa di cui lui non era a conoscenza.
"Devi dare dei guanti al primo!" disse.
"Mmmh..." pensò o fece finta di pensare, il principe "non ne ho, ma il marocchino di corte dovrebbe avere qualcosa".
Con un personale campanello (ne aveva uno per ogni cosa di cui aveva bisogno) il ptincipe chiamò il suddetto marocchino.
Apparve quindi Ponda (specialmente nel ruolo di marocchino), "Vù cumprà?".
"G, comprami i guanti" ordinò Giotto chiedendosi se effettivamente fossero puliti.
"Quanto costano?" chiese la pecora al marocchino.
" 1 euro... e la patata..." corse via il marocchino inseguendo una patata, lasciando cadere i guanti a terra.
Essendo abituato a cromprare (rubare) le cose, G prese i guanti e li mostrò a Giotto.
"Primo, ho cromprato i guanti".
Il biondo li prese senza nemmeno ringraziarlo.
"Pecora, abbiamo un alleato" disse Giotto indicando Lampo.
 Il Principe iniziò a sbuffare molto seccato dall'insinuazione del pittore.
"Che? Nnon dovevate solo dirmi qualcosa?".
"Non contraddire il primo!" lo rimproverò G.
"Ma io mi scoccio di essere vostro alleato".
Ci fu uno scambio di sguardi, il principe annoiato guardava Giotto aspettando che decidesse di andarsene.
"Pecora, trascinalo" ordinò invece il biondo.
E fu così che Lampo venne trascinato dall'uomo pecora e per 'sua volontà' divenne loro alleato.
  
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