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Autore: lullublu    27/12/2016    0 recensioni
Intorno al XIII secolo, come tutti noi sappiamo, nasce un famoso pittore di nome Giotto.
Quel che molti di voi non sanno, è che non fu solo un'artista...
Questa è la sua storia.
Genere: Comico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto
Note: OOC | Avvertimenti: Violenza
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2 Giotto, il grande pittore, dopo aver incontrato il maestro Cimabue si era trasferito in città insieme alle sue pecore, e lì procedeva la sua favolosa vita tra colori e mazzette.
Intanto nella bottega il maestro stava lodando il nuovo arrivato.
"Bravo ragazzo, sapevo che non mi avresti deluso" disse a Giotto.
Franco, allievo del maestro da molto tempo e malato da ancor di più, guardava la scena geloso.
"Ed io maestro Cimabue?" provò ad intromettersi nel discorso.
"Tu no! Mi costi troppo in medicine" rispose il maestro col solito tono sprezzante che usava sempre quando si rivolgeva a Franco (forse perchè non gli facva guadagnare molto).
Ed il povero allievo, sentendosi discriminato, se ne andò a deprimersi in un angolo della bottega.
Kozato, l'altro allievo, dai capelli rossi ed i tratti molto femminili, cercò di consolare il suo compagno.
"Su, non deprimerti. Non morirai" gli disse mostrandogli un sorriso.
Ed in tutto ciò, Cimabue stava ancora idolatrando Giotto.
"Giotto, sei qui da pochi giorni e già mi dai tante soddisfazioni, bravo".
Ed il ragazzo intanto rifletteva ad alta voce.
"Da quando sono qui la mia fiamma è diventata più pura, forse perchè mi lavo di più".
La fiamma a cui si riferiva il ragazzo, era quella che gli scaturiva dai proiettili che usava per affinare le sue abilità: la fiamma del coraggio di morire.
Ma Cimabue, che di queste cose non sapeva nulla, fu un po' confuso dal suo discorso.
"Ma che dici ragazzo...dai vai a lavorare" gli disse, scegliendo di non fargli domande perchè anche se strano, quel Giotto gli procurava tanto danaro.
Anche Kozato si avvicinò a Giotto, anche se si conoscevano da poco tempo, nutriva un forte debole nei suoi confronti.
"Come sei bravo, a me e Franco non ci loda mai" disse e quest'ultimo prese a tossire sangue, come faceva da un bel po' di tempo.
"Ammettilo, stavi pensando male!" lo rimbeccò il rosso.
"No" rispose Franco sconsolato "è solo che Cimabue mi ha negato le medicine".
"Noi ti salveremo, la mala è la soluzione a tutto!" intervenne Giotto.
E a quel punto, intervenne anche G (scappato di nascosto dalla stalla): "giusto Primo! Io ti seguirò in culo al mondo!".

Durante la pausa pranzo, Giotto mangiava un panino con provola e mortadella.
Solo che lo stava mangiando vicino all'affresco, e Cimabue non era molto d'accordo.
"Nooo l'affresco si sporcherà" corse per fermare Giotto ma si spiaccicò contro l'affresco.
L'allievo con nonchalance gli offrì un pezzo di panino e Franco che non aveva mangiato, chiese di poterne avere un po'.
"Franco non pensare al cibo, idiota!" lo rimproverò Cimabue "Giotto, tu dovrai rifare l'affresco, forza!".
"Non dare ordini al primo!" intervenne G, sempre scappato dalla stalla, che se ne stava a spiare la situazione.
"E quante volte te lo devo dire che gli animali vanno nella stalla?" continuò il maestro.
Giotto cercò di far tornare G nella sua stalla, ma si accorse che aveva finito i proiettili e dunque non poteva continuare ad affrescare.
"Nuoo ho finito i proiettili. Kozato tu ce le hai le fiamme?"
"Ragazzo mio non servono i proiettili per dipingere" esordì Cimabue "servono i pennelli" disse e gli diede una vasta gamma di pennelli tra cui scegliere.
"Pennelli? Non mi serve quella roba su Kozato, fammela vedere" fece Giotto.
"Giotto ma che dici?" replicò il rosso scandalizzato "E cosa ti dovrei far vedere?!!".
"Fammi vedere su'" continuò il biondo avvicinandosi al rosso e cercando di togliergli i vestiti per una teoria tutta sua che così facendo gli avrebbe fatto uscire la fiamma del coraggio di morire.
"Giotto, non molestare gli altri allievi!" lo rimproverò il maestro.
"Giotto, non in pubblico" provò a dire il rosso.
E Franco, che in tutto ciò era riuscito a prendere il panino di Giotto per mangiarlo, tossì.
"Coff Coff".
Deluso, il biondo lo lasciò stare "ma allora non ce l'hai?" gli chiese, ancora convinto della sua teoria.
Il povero Kozato però continuò a fraintendere.
"Sì che ce l'ho, solo che qui...".
G (precedentemente mandato via da Giotto) irruppe nella stanza: "Primoo il postino le ha portato i proiettili".
"Confiscati" fece Cimabue prendendoglieli di mano "e adesso Giotto, vaaaiii".
"Ma mi servono, come farò?" andò a disperarsi vicino a Franco.
"Coff coff, ne ho preso uno al maestro ...coff.. se ti fa felice".
"Grazie" disse il ragazzo abbracciando Franco, e per sbaglio, sparò il proiettile su Kozato.
"Che hai fatto? Hai ucciso il mio allievo" si spaventò Cimabue.
"Reeeeborn" esclamò Kozato, rialzandosi in mutande e con una fiamma in testa.
"Affrescherò con il mio ultimo desiderio!".
"Oh grazie, Dio grazie, Gesù questo è un miracolo" esclamò Cimabue.
E mentre Giotto rifletteva sullo strano colore della fiamma, Cimabue si esaltava.
"Kozato sei un miracolato! Ora avrò ancora più successo".
Finiti i cinque minuti (ed anche l'affresco), il rosso si accorse di essere in mutande ed andò a rivestirsi pieno di imbarazzo.
Cimabue intanto continuava a pregare, credendo che si trattasse di un miracolo, e credendo che i suoi allievi fossero indistruttibili, sparò un colpo a Franco.
Il ragazzo però, invece di rialzarsi sembrava seriamente ferito.
"Francooooooooooooooo" urlò Giotto.
"Franco? Franco? Franco!!" fece Cimabue rendendosi conto che qualcosa era andato storto.
Rientrò anche Kozato nuovamente vestito e dapprima non capì: "perchè strillate?".
"Franco!! AAH" spiegò con molta chiarezza e dovuta presenza di particolari Cimabue.
"E' morto Franco" rimbeccò Giotto "l'avevo detto io che ci voleva la mala".
Ma il ragazzo non era ancora spirato anche se ci era vicino, e con il suo ultimo respiro cercò di formulare un desiderio.
"Giotto, vai nel castello di città laggiù e dai ...coff coff... i miei in....".
"Certo Franco, forse se non ti fossi sforzato a parlare, avremmo potuto salvarti" disse Giotto.
Il ragazzo spirò, forse sentendo, o forse no, le parole di Giotto, ma ora il biondo aveva un nuovo obbiettivo: seguire il desiderio del suo amico.
"Allora, devi partire Giotto?" chiese Cimabue infinitamente dispiaciuto per quell'incidente ma sollevato di non dover più comprare medicine.
"Io ti scriverò delle lettere" disse Kozato.
"Io intanto seppellisco Franco" replicò il pratico Cimabue.
"Mi mancherete, soprattutto tu Kozato"  disse Giotto, ormai era deciso che doveva partire.
"Anche tu Giotto, torna da me quando avrai finito" si commosse il rosso, felice di essere ricambiato dall'altro.
"Non ti tradirò mai" promise il pittore.
"Lo spero, altrimenti dopo decenni dalla tua morte, metterei la mia famiglia contro la tua".
"Primo siamo pronti" s'intromise G che nel frattempo aveva già fatto i bagagli.
"Addio sporco animale, eri il mio preferito" confessò Cimabue.
"E me ne andò" fece Giotto.
E così, un nuovo viaggio ebbe inizio per il grande pittore.



  
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