Serie TV > Agents of S.H.I.E.L.D.
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Autore: Agent Janice    14/02/2017    1 recensioni
«Sono l'Agente Phil Coulson, lavoro per la Strategic, Homeland, Intervention, Enforcement & Logistic Division. Sei al sicuro adesso.»
Questa che (spero) state per leggere è la storia che ho creato intorno all'Agente Phil Coulson, mio personaggio preferito dell' MCU e dela serie TV "Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D."
La storia comincia nel 2002, circa dieci anni prima gli avvenimenti del film "Marvel's The Avengers" e della "Battaglia di New York", ed ha come protagonista una ragazza, personaggio di mia invenzione, che non ha un vero nome se non il codice 3-1-7 che l'Istituto in cui è segregata le ha affibbiato. Non rivelo di più su di lei, non sono brava nei riassunti vi rovinerei i punti interessanti dei primi capitoli. E' una storia di lotta tra bene e male, come la 'casa delle idee', la Marvel, ci insegna e che, se riesco a portare a termine, dovrebbe ripercorrere e rivisitare alcune delle vicende salienti che abbiamo visto sia nei film, sia nella serie tv.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maria Hill, Melinda May, Nick Fury, Nuovo personaggio, Phil Coulson
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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NOTA: Buon San Valentino a tutti ^_^ 
Vi premetto che è un capitolo in cui succede poco o niente, ho cercato di sottolineare (malamente devo ammettere) un rapporto di amicizia e fiducia che cresce, piano, piano, approfittando di un'avvenimento sociale come è San Valentino. Soprattutto nel caso di Janice, che del mondo conosce ben poco, figuriamoci delle persone e dei rapporti di amicizia. Un anno allo S.H.I.E.L.D. non ne cancella tredici segregata in un Istituto, giusto? 
In fondo al capitolo alcune note su alcuni dettagli che ho scelto di introdurci. 
Tanto amoreh a tutti <3 ahah. 
Ps: Sappiate che siamo vicini alle parti interessanti della storia ;) 

 

                                                                                                                              
 

9. Anche gli Agenti dello S.H.I.E.L.D. vengono colpiti a San Valentino

«Dettagli, Janice... vogliamo dettagli!» incalzò Danielle. Janice era seduta sul divano insieme a Jennifer e si stava massaggiando le braccia: «Dopo tre settimane di allenamenti ancora sono dolorante come il primo giorno, non c'è molto da dettagliare...»

Danielle scoppiò a ridere: «Beh siete sempre tu e l'Agente Coulson, soli... sudati...» venne interrotta da un cuscino, tiratole dritto in faccia da Jennifer: «Sei una lesbica imbarazzante...» Danielle le si avvicinò raccogliendo il cuscino caduto a terra e facendo il giro del divano le si sedette sulle ginocchia: «Sono bisex, e ho anche io degli occhi... e l'Agente Coulson non è niente male.» Le baciò la fronte per rassicurarla e Janice le osservò un po' intenerita, un po' imbarazzata per il tema del dialogo ma soprattutto un po' invidiosa, perchè lei ancora non aveva ben in mente cosa volesse dire innamorarsi.
Danielle e Jennifer si erano conosciute due anni prima, lì all'accademia, ma solo ultimamente avevano trovato il coraggio e si erano rivelate l'un l'altra. Janice ne era rimasta sorpresa... la prima volta che percepì i sentimenti di Danielle in risposta ad un semplice complimento di Jennifer. Probabilmente lo aveva scoperto lei prima di loro due ed era stato imbarazzante, perchè le sembrava di aver invaso la loro privacy, ma allo stesso tempo fu la prima volta che provò invidia per qualcosa che non aveva mai provato direttamente.
Le era capitato anche all'Istituto di conoscere un dottore dello staff, una delle poche persone gentili con lei, che ogni volta che si toccava la fede, appesa al collo con una catenina fine, provava sentimenti analoghi ma molto più profondi...
Lei, che era poco più di una bambina, all'epoca gli chiese la natura di quei sentimenti e l'uomo cambiò subito atteggiamento, la gentilezza lasciò il posto alla preoccupazione: «Si chiama vita, 3-1-7... si chiama amore. Sto pensando alla mia famiglia.» Lei gli aveva annuito senza capire davvero, e lui provò ad accarezzarle una guancia: «E' troppo presto per te, per capire...» impietosito dal fatto che i soggetti cavia, come lei, in quell'Istituto, quasi sicuramente non sopravvivevano abbastanza per conoscere quei sentimenti... al contatto con la guancia della bambina vide il viso della moglie e della figlia, una lacrima scivolò sul volto di entrambi, in malinconica sincronia.
«Questo è più una maledizione che un dono, 3-1-7... come fai? Io a malapena gestisco i miei di sentimenti... e tu sei così piccola.» Nel pronunciare a voce alta quei suoi pensieri si era guardato la mano... alzò lo sguardo verso la bambina e si accigliò.
«Mi dispiace...» sorrise malinconicamente e toccandole nuovamente la guancia cercò volontariamente di farle capire che non si sarebbero mai più visti, che era giunta l'ora per lui di correre ai ripari e prendersi cura della propria famiglia, perchè qualcosa stava minacciando la loro sicurezza.
Lei annuì, come era solita fare, senza dire una parola, ma qualcosa dentro di lei si spezzò.

...

«Hey Jan, cosa farai stasera?» I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce di Jennifer. «Niente...mi godo un po' di riposo. Domani mattina presto ho la prima simulazione tattica con l'Agente Coulson...» fece un'espressione contrita: «Qui all'accademia le ho sempre portate a termine senza problemi, ma con lui ho la sensazione che non sarà la stessa cosa. Ho la sensazione che quell'uomo veda le cose in modo diverso dagli altri.»
«Penso stia solo cercando di farti recuperare il tempo perso in modo efficente...»
«Terapia d'urto, in poche parole se sopravvivi alla fine ci fai il culo a tutti.» aggiunse scherzando Danielle.
«Voi che fate? Andate alla festa?»
Le ragazze si guardarono maliziose e annuirono: «Ancora ci chiediamo come mai tu non voglia venire...»
«Perchè non fa per me, non mi piace stare in mezzo a tanta gente, soprattutto in questo contesto...» storse il naso in un'espressione diffidente: «San Valentino non è una festa che mi piace. Forse perchè ancora non la capisco...»
Fece spallucce sperando di essersela cavata con poche spiegazioni.
E... sì, c'era riuscita, le ragazze erano convinte, probabilmente anche perchè preferivano passare quella serata tra di loro, invece che con il terzo incomodo, quindi alla fine erano tutti contenti.
Davvero...?!

***

Le ragazze erano andate via da qualche ora e si era fatta l'ora di cena... composta da un paio di tramezzini ripieni di insalata di pollo, tutto pur di fare un pasto da poter mangiare comodi davanti alla tv.
Janice aveva fatto zapping tra i vari film d'amore, niente che la interessasse... però in quel momento passarono una pubblicità, con un lupo... ed un falco, si chiama LadyHawke* e sarebbe cominciato a breve, così decise di rimanere su quel canale, incuriosita dal trailer particolare.
Le squillò il telefono, era un messaggio.

Agente Coulson - 20:30 14/02/2003
Sei in appartamento?

 

Janice 20:30 14/02/2003
Si

Agente Coulson - 20:32 14/02/2003
Aspetti qualcuno?

Janice 20:35 14/02/2003
Nope

Agente Coulson - 20:36 14/02/2003
In 10 minuti sono lì, si guarda un film?
Porto guacamole e tortillas.

Janice 20:40 14/02/2003
Okay

Finito di digitare la risposta, passò un attimo ad assimilare la notizia.
Ospiti. Ospiti seri. Disordine?
Allungò il collo per vedere oltre la spalliera del divano per controllare che non ci fossero cose a giro, che la stanza non fosse particolarmente in disordine... ci mancava anche di prendere una ramanzina dal suo tutore.
Dopo aver analizzato la stanza, si guardò... portava una tuta, pulita ma spiegazzata così decise che era meglio cambiarsi, non che avesse molta scelta ma decise di indossare semplicemente dei jeans insieme ad un maglioncino rosso.
Coulson bussò alla porta pochi minuti dopo e lei aprì stringendosi nel maglione: «Buonasera, signore.»
Lui rimase sull'uscio, in giacca e cravatta, come suo solito, e con una busta di carta fra le braccia: «'Sera Janice, chiamami Coulson per favore, vengo in pace...»
«Buonasera, Coulson... entra accomodati.» si corresse lei imbarazzata.
L'Agente sorrise ed entrò sfilando dalla busta una scatola rossa di cioccolatini che le porse facendole un'occhiolino.
Sorpassandola andò al piccolo tavolino da pranzo appoggiandoci sopra la busta del take away messicano. La ragazza guardò sospettosa la scatola: «Le hanno dato buca ad un appuntamento?»
«Nope, ahimè non sono impegnato in questo momento... mi sono dovuto fermare a fare benzina ed erano esposti al bancone, ho pensato che il cioccolato fosse un buon dono per farmi scusare delle settimane passate...» fece spallucce tirando fuori una scatolina di guacamole «... e probabilmente anche per quelle a venire.» aggiunse tirando fuori anche due buste di tortillas, dopodichè si tolse la giacca e si ripiegò le maniche della camicia.
Aprendo la confezione di guacamole si sporcò un dito, se lo leccò: «Mi puoi passare della carta, per favore? Stò impiastricciando tutto...»
Janice si rese conto di essere rimasta imbambolata alla porta, pensando alla spigliatezza dell'uomo nel suo appartamento. Arrossì leggermente, non per imbarazzo vero e proprio semplicemente perchè non sapeva come comportarsi... era il suo mentore? Si. Poteva trattarlo come un amico? Si, glielo aveva dimostrato diverse volte, dopo gli allenamenti avevano praticamente mangiato sempre insieme, e avevano parlato del più e del meno. Lui le aveva raccontato qualche aneddoto di quando frequentava l'accademia e lei gli raccontava le sue giornate. Piano, piano si stavano conoscendo.
Sarebbero davvero diventati amici? Sveglia, Jan...
Resasi conto di essere ancora impalata decise di scuotere via tutti i pensieri e andò a prendere lo scottex sotto al lavandino della minuscola cucina: «Si, mi scusi. Ero sovrappensiero. Oggi siete tutti così ilari per la giornata che ho faticato il doppio a rimanere concentrata nella realtà...»
«Non sono un sensitivo ma...» si interruppe pensieroso: «... posso definirlo così?»
«Penso di si...»
«Insomma, non ho le tue capacità ma anche per me questa è una festa che non entusiasma. E non perchè sono un Agente da svariati anni e le relazioni da festeggiare in questa situazione sono più che rare... ma non mi fa impazzire il lato economico che si da all'amore in questa occasione.»
«Ma è perfetta per farsi perdonare?!»
Porse lo scottex a Coulson e lo aiutò a pulire il barattolino della salsa.
«Già, perfetto per quello. Come mai da sola stas...»
Si sentì una colonna sonora di sottofondo che attirò l'attenzione della ragazza che lo interruppe: «Oh sta cominciando.»
L'uomo si girò a guardare la tv: «Cos... Ah LadyHawke? Davvero?»
La ragazza lo guardò imbarazzata, leggendo la canzonatura sul viso dell'uomo.
«E' brutto?»
«No, è un buon mix tra fantasy, storia d'amore con toni dark e con una buona dose di musiche rock.»
Le passò la sua busta di tortillas, prese la propria insieme al barattolo di guacamole e si diresse al divano.
Janice prese dei piattini di carta e della coca-cola dal frigorifero: «Non ho birra, mi dispiace.»
L'uomo le fece cenno di indifferenza e lei avvicinandosi afferrò la scatola di cioccolatini e la poggiò al tavolino davanti al divano insieme alle altre cose.
Coulson si accomodò e si prese un po' di salsa in un piattino e si appoggiò al divano... si rese conto di star scomodo così si sciolse il nodo della cravatta, la tolse e la appoggiò al bracciolo: «Così risparmio di tintoria...» disse cominciando a mangiare.
Janice rise sedendosi vicino a lui e lo imitò prendendosi la sua dose di cibo da sgranocchiare davanti alla tv.
Il film cominciò e ben presto Janice scoprì di trovarsi coinvolta dalla vicenda del bel cavaliere Navarre e soprattutto, durnate la pubblicità le scappò un: «Che figo...» pensando di essere con Danielle.
«Non è il mio tipo... ma ammetto che Hauer è figo, si.»
Janice si girò un attimo a guardarlo ridendo sotto ai baffi, lui ricambiò lo sguardo sentendosi osservato: «Ricordami di farti vedere Blade Runner**, c'è sempre lui nei panni di un replicante.»
«Un robot?»
Coulson annuì.
«Oh, potrebbe essere l'uomo ideale per me...»
«Un po' grande per te, no?»
«Va beh se fosse un replicante prima o poi sarei io più vecchia di lui.
Però ci pensi, non potrei nè percepire i suoi sentimenti, nè potrei influenzarlo... e rimarrebbe per sempre figo co...»
Si scambiarono un'occhiata e lei allungò istintivamente una mano a pizzicargli un braccio, l'uomo la lasciò fare intuendo il suo ragionamento.
«Pensi che dovrei sottopormi al Voigt-Kampff Test?»
Lei lo guardò confusa: «Il Vo-che-test-cosa?»
L'Agente si scostò dallo schienale del divano per allungarsi a prendere da bere dal tavolino: «Il test usato nel film per riconoscere i replicanti dagli umani, vedrai.»
«Oh... direi che spiegherebbe un po' di cose. Tipo la sua irremovibilità durante il combattimento corpo a corpo...»
L'uomo le fece cenno con la bottiglia di coca-cola se ne volesse anche lei e lei annuì.
«No, quello è solo allenamento. Ho portato il culo in terra un sacco di volte prima di arrivare ai risultati di ora.»
«Ho speranza allora...»

Il film riprese e nella stanza calò nuovamente il silenzio. Avvicinandosi al finale Janice cominciò a commuoversi:«Lo trovo triste...» Si girò verso Coulson: «...passare la vita insieme ad una persona senza potersi veramente incontrare.»
Coulson, che era sprofondato nel divano, si girò a guardarla abbozzando un mezzo sorriso intenerito. «Si, decisamente.»

Entrambi, ancora non sapevano quanto quella riflessione li avrebbe riguardati da vicino, svariati anni dopo.

*bi-pop* Il telefono di Janice squillò a messaggio, la ragazza allungò un braccio per recuperarlo e vedere chi mai avesse voglia di scriverle a quell'ora.

Numero Sconosciuto 23:27 14/02/2003
- Scusami il ritardo ma... Buon San Valentino, Janice.
Che ne dici, usciamo una di queste sere?
Josh
ps. ho avuto il numero da danielle.

Josh era un compagno di corso di Janice con il quale ultimamente aveva cominciato a parlare durante la pausa pranzo. Era lui che si era avvicinato per primo una volta che Danielle e Jennifer erano impegnate in altri corsi. Era un bel ragazzo a dirla tutta. Era alto, con i capelli ramati e gli occhi color nocciola.
Ma lei non era interessata così gli rispose con un semplice:

Janice 23:30 14/02/2003
- Grazie, Buon San Valentino pure a te...
Mi dispiace essere scortese e diretta ma non mi va di uscire.

Arrossì di colpo alzando lo sguardo dal telefono guardò Coulson imbarazzata. Era la seconda volta quella sera che si scordava di lui.
L'uomo socchiuse gli occhi come per metterla a fuoco e sorridendo malizioso: «Arrivato San Valentino?»
«No, no, no... no.» rispose lei imbarazzata.
L'uomo sorrise assumendo un'espressione da gatto tronfio. «Non c'è niente di male.»
«Lo so.» Si arrese all'argomento, un po' titubante.
«Ma... posso essere sincera senza che lei pensi che io sia una sciocca? O una che si crede chissà chi e che se la tira?»
Coulson annuì con un cenno della testa.
«Penso di essere nata storta. Non mi sono mai affezionata, nemmeno all'Ist...» si interruppe un attimo, le parole le morirono in bocca e d'improvviso la stanza si fece piccola e soffocante. Fece un sospiro profondo e per mascherare il disagio aprì la scatola di cioccolatini, offrendone uno all'uomo, che accettò abbozzando un sorriso.
«Scusi, dicevo che all'Istituto ho avuto poche occasioni per volere bene a qualcuno. Inizialmente mi affezionai ad alcune persone, ad altri numeri come me, ma prima o poi sparivano... e faceva male.»
Prese un cioccolatino anche lei e ne morse un pezzetto, gli tremavano le labbra perchè ricordare era sempre un'esperienza terribile.
Coulson la guardava, dolce. Un po' come un fratello guarda la sorellina che sta raccontandogli un incubo ricorrente.
«Le cose, qui dentro, per ora non sono cambiate molto.» coninuò lei indicandosi il petto. «E per ora, so cos'è l'amore, lo sento con la pelle degli altri, ma non ho mai provato niente di simile... non so se ne sarò mai capace.»
«Certo.»
«Dice?»
«Un anno solo di vita normale non ne cancella tredici del tuo passato. Non ti far influenzare dalle aspettative degli altri, trova la tranquillità, trova la fiducia verso gli altri. E' difficile, soprattutto per le restrizioni che hai ed i segreti che devi mantenere, ma non è impossibile. Qui, non perderai le persone che hai vicino tanto facilmente.»
Delle lacrime cominciarono a scenderle le guance: «Ho... ho paura che un domani tutto questo possa finire... di risvegliarmi in una stanza bianca, in camice e sapere che per colpa mia vi è successo qualcosa... a lei, alle mie amiche e al Direttore...» prese un attimo di pausa per non piangere spudoratamente di fronte all'agente, si sentiva già abbastanza sciocca.
Coulson allungò una mano ad asciugarle la guancia, a cercare di consolarla.
«Non volevo piangere, mi dispiace...» abbassò il viso a guardarsi le mani. L'uomo si avvicinò e l'abbracciò. «Piangere fa bene. Aiuta a metabolizzare e a sfogare le paure.»
Janice si lasciò andare, con le mani si aggrappò alle braccia dell'Agente, alla sua camicia per essere precisi e singhiozzando silenziosamente lasciò scorrere tutte le brutte sensazioni, tutte le paure... e lo fece con una delle persone a cui teneva di più, a cui voleva dimostrare di essere forte... in un secondo momento questo l'avrebbe fatta sentire stupida ma in quell'istante si sentì leggera.
Pochi attimi dopo recuperò un po' di dignità, si allontanò da lui che era rimasto in silenzio. «Grazie... mi sento meglio. Però mi dispiace di averle rovinato la serata.»
«A me no. Sono stato bene. Mi fa piacere che tu abbia condiviso le tue paure con me. E voglio che tu sappia che non mi aspetto che tu diventi un Agente in un batter d'occhio, e che esserlo non significa non avere paura, non piangere. A me è capitato e sono sicuro che capiterà di nuovo... Quindi sii te stessa. »
Poi indicò il telefono della ragazza: «Quando ti innamorerai, o avrai una cotta, e succederà... te l'ho detto, te ne renderai conto facilmente perchè non impiegherai tre mintui per rispondere...» Le fece l'occhiolino cercando di farla sorridere e ci riuscì. «Poco ma sicuro...» rispose lei cercando di asciugarsi il viso con la manica della maglia.
«Nel caso avessi bisogno di aiuto, o di parlare, hai il mio numero e quello delle tue amiche. Usali. Sono tuo stretto supervisore, soprattutto nel caso in cui centri tu-sai-cosa, quindi ho l'obbligo di risponderti a qualsiasi ora.» Fece spallucce come dire Ahimè e si alzò dal divano guardando l'orologio, era mezanotte e mezzo.
«Bene... ci vediamo tra 5 ore e mezza da Helen per fare colazione, contenta?» Recuperò giacca e cravatta e si diresse alla porta.
«Da morire.» scherzò lei.
Tornò seria: «Grazie, Coulson.»
«Di niente Jan.»
Jan? Sorrise chiudendo la porta dietro all'uomo, aveva finalmente la sua risposta... Sì, stiamo diventando amici.

                                                                                                                                                        

 

*LadyHawke se si parla di film che raccontano una storia d'amore, beh ne ho solo tre nel cuore. Il cartone Disney della Bella e la Bestia che ho sempre reputato la storia d'amore per eccellenza. Poi LadyHawke che da bambina mi fecero vedere in alternativa a Blade Runner, ero affascinata, troppo piccola per essere innamorata, di Hauer. Infine Anna e il Re, la versione con Jodie Foster, che mi fa sempre piangere ed innamorare nonostante l'abbia visto un milione di volte.

**Blade Runner  piccola curiosità su Clark Gregg e di conseguenza anche su Coulson. Questo film è effettivamente tra i preferiti di Clark, lo ha detto in svariate interviste e su alcuni post mirati su twitter, e in più in un uno degli ultimi episodio di Agents of S.H.I.E.L.D. Coulson, quando May domanda se Aida può pensare, e lui risponde:"Maybe about electric sheep." che è un easter egg dedicato proprio a Blade Runner perchè il libro da cui è preso il film si intitola 'Do Androids dream of electric sheep?'

   
 
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