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Autore: LanceTheWolf    14/02/2017    0 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. XXXVIII: Il Luogotenente
- Terza Parte -



Harper era il nome dell’uomo che aveva impedito al Luogotenente di abbandonare i dominatori lungo la il tragitto della fuga, pensava Azuma. Non che non lo avesse saputo da prima, ma… doveva pensare a qualunque cosa, anche se sciocca, pur di resistere al peso che aveva nel cuore solo all’idea di quel corpicino avvolto in una coperta e gettato nel cavo del sidecar della moto che il generale gli aveva assegnato per eseguire la sua missione.
Harper si trovava dietro di lui sul sellino.
Un sospiro. La loro meta era ormai a meno di una decina di minuti di distanza eppure…
Ricordò quando il generale e il Luogotenente si erano di nuovo riuniti a loro: era passata qualche ora, ma l’espressione del generale Wūyā la diceva lunga su come era andato quel lungo pasto. Era lieta come quella di un bambino dopo aver scartato un bel regalo di compleanno e mal celava il suo gongolare all’idea di aver probabilmente fatto suo quell’uomo dall’apparenza tanto terribile. Poi era avvenuto: uno scambio di sorrisi tra i due e quell’ordine orribile. Suzume era stata immediatamente resa impotente e accusata di essere una nemica del Fronte di Ribellione e qualche minuto dopo i bloccanti di quell’avamposto erano stati tutti radunati in una stanza. Il Luogotenente aveva passato in rassegna uno a uno tutti i presenti e con sua sorpresa Suzume non fu l’unica a essere presa.
Azuma non conosceva nessuno di quegli altri uomini, ma sapeva che l’Avatar non era l’unico interessato all’operato del Fronte.
Lui al contrario se l’era scampata che fosse per miracolo, per meriti o per fortuna questo non lo aveva capito, ma se l’era scampata e questo contava.
-Due, come abbiamo pattuito. – Aveva detto il generale e all’annuire dell’uomo al suo fianco in risposta si aggiunse un gesto della mano.
-Tu e tu. – Aveva detto, indicando me e Harper.
Un passo avanti come era doveroso al gesto del Luogotenente mentre il Generale aveva approfittato della situazione per illustrare l’accaduto: -D’ora in poi, uomini, abbiamo tra noi un nuovo alleato. Intelligente e scaltro a tal punto da riuscire a leggere tra le trame dell’arazzo dei nostri ideali. Ha ben capito che l’importante al momento non sono i mezzi che utilizzeremo, ma il fine. E per dimostrargli tutto il mio rispetto ho accettato di affiancargli due sottoposti facenti capo direttamente a lui. A breve invierò al consiglio direttivo del nostro movimento una missiva che illustra la sua presenza qui e attenderemo notizie al riguardo, ma per ora, portate il rispetto dovuto al nostro ritrovato amico. -  
I presenti erano scattati sull’attenti e avevano salutato com’era doveroso.
Lui e Harper avevano guadagnato un’ulteriore lustrina sulla loro divisa.
Ancora un sospiro ovviamente quasi impercettibile all’uomo alle sue spalle.
Stavano riattraversando quel bosco che aveva coperto la loro fuga. A breve sarebbero spuntati sulla cima della rupe che delimitava il perimetro dei perlustratori dell’Avatar.
Erano passati dieci giorni dalla loro fuga e gli uomini e le donne accusati di tradimento erano stati torturati ininterrottamente e in modi indicibili pur di poter avere da loro le informazioni che desideravano.
Anche Suzume era stata torturata.
Anche Suzume era stata costretta a parlare e lui… lui era presente.
Era lì perché il generale non aveva obbiettato alla richiesta del Luogotenente di partecipare a quel mostruoso interrogatorio ed era lì… mentre la sua amica soffriva fuor d’ogni umana ragione, impossibilitato a intervenire e lei… in fine… aveva parlato.
Aveva detto chi era, da dove veniva, da chi prendeva gli ordini, cosa aveva comunicato ai suoi sui movimenti del fronte, ma non aveva detto mai il suo nome. Mai lo aveva guardato con occhi speranzosi o compassionevoli, mai aveva commesso l’errore di far trapelare che in quella missione non fosse sola.
Poi… loro, il nemico, ottenuto quello che volevano e coscienti che nessuno dava ai suoi infiltrati informazioni utili sul gruppo di appartenenza proprio perché perennemente a rischio di essere scoperti, le torture finirono.
Una a una le spie dei potenti delle terre del fuoco, dell’acqua e della terra erano state giustiziate e rispedite ai loro signori come monito sull’operato del Fronte. Questo non avrebbe certo impedito a quei sovrani di provarci ancora, ma avrebbe senza dubbio inorridito i loro occhi delicati tanto che al solo pensiero un’espressione di soddisfazione appariva beffardamente sul volto del generale e del Luogotenente.
Anche Suzume era stata uccisa e il suo corpo dilaniato avrebbe dovuto ricordare all’Avatar contro chi si stava mettendo.
Ma… ecco apparire il bordo di quel crepaccio.
Azuma bloccò la moto all’ultimo secondo rischiando di precipitarvi lui stesso.
Harper disse qualcosa, ma il ragazzo non vi badò che fosse importante o i semplici accidenti per averli quasi fatti ammazzare.
Non spense il motore, né tanto meno le luci. Infondo la loro missione consisteva proprio nel farsi scorgere dal nemico per poi fuggire via e… avevano un ottimo diversivo con loro.
Si morse un labbro a quel pensiero, mentre il grosso bloccante insieme a lui scendeva dalla sella e preso l’involto inerme lo lasciava rotolare giù da quel picco come da programma.
Una luce intenza lo colpì negli ogni e malgrado la visiera scura del casco, lo costrinse a pararsi la vista con la mano.
Quello che voleva il Luogotenente era stato fatto: erano stati visti, ora… ora potevano andare.
Harper salì rapido sul sellino, mentre le sentinelle dell’Avatar si mossero al loro inseguimento.
Poche centinaia di metri a tutta birra e quelle luci che li inseguivano scomparvero. Segno che dovevano aver trovato il loro ‘diversivo’.
Azuma si permise di rallentare la corsa e alzando la visiera del casco per farsi udire dal compagno domandò: -Perché sei stato tanto gentile? -
Anche l’altro si scoprì il volto per dire: -Parli della piccola Suzume? -
-E di chi sennò. – Disse, rammentando in quello stesso secondo l’immagine l’uomo che adagiava quasi rispettosamente il corpo avvolto sul ciglio di quello strapiombo, spingendolo poi lungo il crinale quasi stesse cullando un bambino addormentato.
-Non lo so. - Fu la sua risposta. –Forse perché la conoscevo o… credevo di conoscerla. –
-Già! - Fu il suo unico commento mentre si riabbassava la visiera.
-O semplicemente perché infondo la sua unica colpa è stata quella di fare quanto le avevano ordinato. Quello che facciamo noi, no? -
Azuma non rispose.
“-Il Luogotenente è tornato. -” Ricordò le parole di quello che la polizia di Città della Repubblica aveva nominato come Ling, torreggiante dal pulpito di metallo che s’affacciava sul magazzino mezzi, dove i soldati del fronte erano soliti riunirsi prima di un attacco.
Ricordò il battere dei tacchi dei bloccanti a quelle parole e reggersi sull’attenti.
Ricordò il ghigno dell’uomo al suo fianco.
No. Non era cambiato come speravano.
Era diverso da come gli avevano raccontato di lui, questo sì: più attento, più astuto e più vendicativo che mai!


 
   
 
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