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Autore: Notteinfinita    14/02/2017    3 recensioni
Una notte di nebbia, un ragazzo con un pessimo senso dell'orientamento e un desiderio a lungo tenuto nascosto nel cuore. Questi sono gli elementi di questa ff.
*****
Nerima era frustata da un violento temporale mentre una fitta nebbia avvolgeva tutto rendendo i contorni delle cose indistinti.
Una figura avanzava a stento nella strada deserta mentre il vento ululava rabbioso.
Con un sospiro, Ryoga riprese a camminare cercando di capire dove fosse.
Era felice che il suo inesistente senso dell'orientamento lo avesse condotto fino alle Sorgenti Maledette ponendo fine alla sua maledizione ma ciò non gli impediva di continuare ad odiare il maltempo.
Un'insegna, semi-divelta dal vento, lo colpì al viso.
Spostatala rabbiosamente, lesse cosa vi era scritto sopra
“Dalla piccola Ukyo”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ryoga Hibiki, Ukyo Kuonji
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte di nebbia


Nerima era frustata da un violento temporale mentre una fitta nebbia avvolgeva tutto rendendo i contorni delle cose indistinti.

Una figura avanzava a stento nella strada deserta mentre il vento ululava rabbioso.

Con un sospiro, Ryoga riprese a camminare cercando di capire dove fosse.

Era felice che il suo inesistente senso dell'orientamento lo avesse condotto fino alle Sorgenti Maledette ponendo fine alla sua maledizione ma ciò non gli impediva di continuare ad odiare il maltempo.

Un'insegna, semi-divelta dal vento, lo colpì al viso.

Spostatala rabbiosamente, lesse cosa vi era scritto sopra

Dalla piccola Ukyo”

Sorridente, alzò gli occhi sull'edificio davanti a lui.

Era tornato a Nerima.

Non si stupì nel vedere le luci del locale spento, era notte fonda, ma per sua fortuna la porta d'ingresso era solo accostata.

Entrato nel ristorante, chiamò la proprietaria senza ricevere risposta.

In realtà era anche alquanto strano che non avesse chiuso a chiave la porta visto che viveva da sola.

Preoccupato, mollò il suo zaino all'ingresso e iniziò a girare per il locale chiamando la ragazza a voce alta.

Vista una luce accesa nel retro-cucina si diresse in quella direzione. Per sua fortuna il fatto che le altre luci fossero spente lo aiutò a non perdere la strada.

Entrato nella stanza notò che il pavimento era bagnato, avvicinatosi al lavatoio la vide riversa sul pavimento, accanto a lei una brocca rovesciata.

«Ukyo!» chiamò, sollevandola da terra e appoggiandole la guancia contro il proprio petto.

La ragazza però non dava segni di ripresa.

Allarmato le pose una mano sulla fronte avendo così conferma della sua supposizione.

Aveva la febbre alta e proprio per questo era svenuta.

Il fatto che poi si fosse rovesciata addosso la brocca d'acqua non aveva certo migliorato la situazione.

Sollevatala tra le braccia, si volse in direzione della porta.

Doveva portarla in camera.

Dopo aver fatto il giro di tutta la casa per due volte, finalmente notò una porta aperta da cui era visibile un futon steso a terra.

Entrato nella stanza, stava per poggiare la ragazza sul materasso ma si rese conto che tra l'acqua che le era arrivata addosso e la pioggia che aveva preso lui, adesso il suo pigiama era completamente zuppo.

Non poteva metterla a dormire in quelle condizioni.

Ryoga si guardò intorno smarrito in cerca di una soluzione.

Purtroppo sapeva bene che c'era una sola cosa da fare, per quanto lo imbarazzasse.

Dopo aver deposto Ukyo a terra con il capo addossato alla parete, aprì le ante dell'armadio e iniziò a frugare tra le cose della ragazza.

Per fortuna lei era un tipo ordinato e così non gli ci volle molto prima di trovare i pigiami puliti.

Presone uno tornò da lei e la sollevò in piedi.

«Ukyo, dai svegliati, devi cambiarti.» la chiamò, in un ultimo disperato tentativo di tirarsi fuori da quella imbarazzante situazione.

Lei però si limitò a lamentarsi leggermente nel sonno e Ryoga ebbe la certezza che la febbre stesse salendo.

Sentendosi arrossire al solo pensiero di ciò che stava per fare, afferrò il bordo dei pantaloni del pigiama e li tirò verso il basso facendoli scivolare a terra quindi appoggiò Ukyo sul futon portandosi alle sue spalle e trattenendole la testa nell'incavo del suo collo anche se in questa posizione il suo respiro gli solleticava la pelle facendogli scorrere mille brividi lungo la schiena.

Con qualche contorsionismo riuscì ad infilarle i pantaloni asciutti.

Nonostante avesse cercato di non guardarla, non aveva potuto fare a meno di sentire la morbidezza della pelle delle sue gambe mentre l'aiutava ad indossare l'indumento.

Ryoga deglutì a vuoto sentendo l'eccitazione salire contro la sua volontà.

Non era un maniaco e mai avrebbe approfittato di una ragazza in quelle condizioni ma era pur sempre un ragazzo e gli era impossibile non notare quanto bella e attraente fosse Ukyo.

A dire il vero se ne era accorto già da un bel po' ma era difficilissimo che lei lasciasse intravvedere anche il suo lato più sensibile e indifeso come, suo malgrado, stava facendo adesso.

Sistematala meglio sul futon, le coprì le gambe e si preparò alla seconda parte del cambio.

Non aveva mai visto una ragazza svestita...cioè, ok, aveva visto Ranma in versione femminile ma non poteva considerarlo una ragazza!

Si sentiva agitato e non osava pensare a cosa gli avrebbe fatto Ukyo se si fosse svegliata proprio in quel momento.

I suoi occhi andarono alla gigantesca spatola poggiata contro la parete di fianco al futon e prego tutti i Kami che continuasse a dormire ancora per qualche minuto.

Portata la mano all'abbottonatura del pigiama si accorse che le sue dita tremavano. Prima aveva evitato di guardare ma adesso non avrebbe potuto evitarlo se voleva sbrigarsi.

Uno dopo l'altro sbottonò tutti i bottoni e, per sua fortuna (mista ad un pizzico di delusione), sotto la ragazza indossava una leggera canotta che, lungi dal mascherare le sue forme, almeno evitava di poter dire che lei fosse nuda.

Con gesti veloci Ryoga la liberò dell'indumento bagnato sostituendolo con quello asciutto e, sdraiatala sul futon, le rimboccò le coperte.

Era intento a raccogliere il pigiama bagnato per lasciarlo nella lavanderia e andare a dormire in un cantuccio del magazzino (ammesso che fosse riuscito a trovarlo) quando si accorse che lei tremava per il freddo.

Aperto nuovamente l'armadio, prese le coperte che vi trovò e le sistemò su di lei ma anche quelle sembravano non bastare.

Sedutosi accanto ad Ukyo cercò di pensare a cosa poteva fare.

Forse in casa c'era uno scaldino o una borsa dell'acqua calda ma con il senso dell'orientamento che si ritrovava probabilmente non sarebbe più riuscito a tornare in quella camera.

Mentre tentava di trovare una soluzione si sentì tirare per la maglia.

Voltato il capo si accorse che Ukyo si era aggrappata a lui nel sonno ma sembrava tremare ancora di più; in quel momento si rese conto di essere ancora completamente zuppo di pioggia.

Nel suo zaino aveva dei cambi asciutti ma temeva che se fosse uscito dalla stanza non sarebbe più stato capace di ritornarvi.

Compreso di non avere altra scelta, si liberò dei vestiti bagnati rimanendo in boxer e s'infilo sotto le coperte.

Appena l'ebbe fatto, la ragazza, avvertendo il calore del suo corpo, si strinse a lui poggiando la testa sul suo petto e incrociando le gambe con le sue.

Ryoga sentì la pelle del viso andargli a fuoco ed anche se non poteva verificarlo aveva quasi la certezza che le sue orecchie stessero emettendo fumo.

Sentiva tremendamente caldo e non per le tante coperte sotto cui si trovava o per il calore emanato da Ukyo a causa della febbre ma per la presenza della ragazza.

Certo aveva dormito spesso con Akane sotto l'aspetto di P-Chan ma questo era qualcosa di completamente diverso.

Sentire il suo capo adagiato su di lui, le lunghe gambe che strusciavano contro le sue era la sensazione più bella che avesse mai provato.

Dopo qualche minuto Ukyo smise di tremare e sorrise nel sonno.

Intenerito, Ryoga la cinse con un braccio e rimase a lungo ad osservarla mentre finalmente riposava pacifica.

Nonostante la situazione particolare alla fine il sonno e la stanchezza per il lungo viaggio ebbero la meglio e anche lui si addormentò.

Quando infine riaprì gli occhi si trovò davanti lo sguardo spaurito della ragazza che lo fissava.

«Ukyo, come ti senti?» chiese, in preda all'apprensione ed al senso di colpa per aver dormito tutta la notte senza svegliarsi per controllarla.

Anzi, a pensarci bene non ricordava l'ultima volta che avesse riposato così bene.

«Cosa è successo? Cosa mi hai fatto?» chiese la ragazza, tremando di rabbia e slanciandosi verso la grande spatola poggiata al muro.

Purtroppo la febbre l'aveva molto indebolita e, se non fosse stato per la prontezza di riflessi del ragazzo si sarebbe ritrovata a terra, visto che le sue gambe avevano ceduto.

«Calmati, adesso ti spiego tutto, tu però rimettiti a letto.» la rassicurò, aiutandola a ricoricarsi.

«Tu però copriti!» urlò Ukyo, in preda all'imbarazzo, lanciandogli una delle coperte.

Resosi conto di essere in mutande, Ryoga arrossì vistosamente e si coprì con la coperta.

«Spero tu abbia una buona spiegazione anche per questo.» sibilò lei, irritata.

«Ieri notte sono arrivato davanti al tuo locale, ho trovato la porta accostata e sono entrato. Eri svenuta nel retro-cucina. Ti ho portata in camera ma avevi il pigiama bagnato allora ti ho cambiata e ti ho messo a letto ma tremavi di freddo così mi sono sdraiato di fianco a te per scaldarti.» spiegò Ryoga, brevemente, tenendo lo sguardo basso.

«Bé, grazie.» mormorò Ukyo. «Ma perché sei in mutande?»

«Hai dimenticato che ieri notte c'era un temporale? Ero zuppo di pioggia se mi fossi coricato vestito avrei bagnato anche il futon.» spiegò ancora, indicando gli indumenti poggiati in un angolo della stanza.

Ukyo fece un cenno di assenso con il capo anche se lo sguardo rimaneva assorto, come se non le tornasse qualcosa.

«Ma tu con la pioggia non ti»

«Non più!» esclamò Ryoga, allegro. «I miei vagabondaggi mi hanno portato dritto dentro la sorgente dell'uomo annegato. Addio P-Chan!»

«È una notizia fantastica!» esclamò Ukyo, alzando finalmente gli occhi sul ragazzo per poi portarsi una mano alla testa. Il brusco movimento le aveva causato un capogiro. «Sono davvero felice per te. Adesso potrai farti avanti con Akane senza problemi.» aggiunse, avvertendo nel contempo una morsa allo stomaco.

Contrariamente a quanto si sarebbe aspettata, Ryoga si limitò a fare segno di no con la testa mentre uno strano sorriso aleggiava sulle sue labbra.

«Che vuoi dire?»

«Come P-Chan ero spesso il confidente di Akane. Lei ama Ranma. Avrà sempre un posto speciale nel mio cuore per la sua dolcezza e la sua gentilezza ma nulla di più.» affermò sicuro.

A quelle parole Ukyo sentì qualcosa guizzarle nel petto ed i suoi battiti aumentarono.

Da quando aveva rinunciato a Ranma, accontentandosi di essergli soltanto amica, aveva avuto modo di notare le tante qualità di quel ragazzo dal pessimo senso dell'orientamento ma non si era mai permessa di fare di più visto che lo sapeva eternamente innamorato di Akane.

Sapere che anche lui aveva accantonato quell'amore senza speranza non aveva potuto fare a meno di renderla felice, per lui ma anche per se stessa.

«Che ne dici se scendiamo a fare colazione?» propose, cercando di arginare i suoi pensieri erranti.

«Mi sembra un'ottima idea!» esclamò Ryoga, alzandosi di scatto, felice che Ukyo avesse compreso la situazione e non l'avesse malmenato.

Purtroppo nella sua gioia si dimenticò che a coprirlo c'era solo una coperta che scivolò inesorabilmente sul pavimento, lasciandolo nuovamente con la biancheria in bella vista.

«Ryoga!» strillò Ukyo, arrossendo e portandosi le mani davanti gli occhi.

«Scusa scusa scusa!» rispose il ragazzo, mortificato, raccattando la coperta da terra e riavvolgendosela attorno.

«Prima devi metterti qualcosa addosso. Apri il mio armadio. Nello scaffale in alto c'è uno scatolone, dentro ci sono gli abiti di quando mi facevo passare per un ragazzo.»

Facendo attenzione a non far cadere la coperta, Ryoga fece come Ukyo gli aveva detto e, recuperati un paio di pantaloni e una camicia dalla scatola li indossò mentre Ukyo voltava pudicamente lo sguardo dalla parte opposta.

«Ok, sono vestito.» avvisò il ragazzo.

Ukyo riportò lo sguardo su di lui e non poté fare a meno di sorridere nel ripensare al tempo in cui era lei ad indossare quegli indumenti.

«La camicia ti va un po' stretta.» osservò Ukyo, raggiungendolo e sistemando la cucitura sulle spalle. «Il tuo torace è più ampio del mio.» aggiunse, arrossendo di botto nel rendersi conto di quello che stava facendo.

«Su, andiamo a mangiare.» lo esortò, dirigendosi verso la porta.

Giunta sulla soglia, però, un nuovo capogiro la costrinse ad appoggiarsi alla parete.

«Ukyo!» esclamò Ryoga, preoccupato, raggiungendola. «Sei troppo debole. Ti porto io.» propose, sollevandola tra le braccia.

Avrebbe voluto dirle di rimettersi a letto ma temeva che senza il suo aiuto non sarebbe riuscito a trovare la cucina.

«Grazie.» mormorò Ukyo, cingendogli il collo con le braccia e poggiandogli la testa sulla spalla senza la forza di protestare.

«Di nulla.» rispose lui, leggermente in imbarazzo per la situazione.

Grazie alle indicazioni di Ukyo Ryoga riuscì a raggiungere la cucina senza troppi problemi.

Appena entrati, poggiò la ragazza su uno degli sgabelli per poi andare dietro al bancone.

«Cosa fai? Adesso ci penso io.» protestò Ukyo, cercando di alzarsi.

«Non se ne parla nemmeno.» obiettò Ryoga, costringendola a risedersi. «Non sono un cuoco provetto ma i miei vagabondaggi mi hanno costretto ad imparare a mettere insieme qualcosa di commestibile. Pensa a riposarti.» la esortò mentre spariva con la testa dietro l'anta di uno degli armadietti della cucina.

Ukyo non poté fare a meno di intenerirsi pensando a quel povero ragazzo tutto solo dentro una tenda, sperduto chissà dove ed intento a prepararsi la cena.

Da un po' aveva iniziato a guardare a lui in maniera diversa e vederlo nella sua cucina intento ad occuparsi di lei doveva ammettere che la faceva sentire felice...anche se probabilmente avrebbero mangiato solo un po' riso bollito.

Quando poco dopo il ragazzo le mise davanti non solo il riso bollito ma anche la zuppa di miso e la tamagoyaki Ukyo non riusciva a credere ai suoi occhi.

«Su, adesso cerca di mangiare tutto. È importante mantenersi in forze quando si sta male.» la esortò.

Nonostante non avesse molta voglia di mangiare, Ukyo si sforzò di fare onore alla tavola imbandita dall'amico e già dal primo boccone dovette ammettere che non se l'era affatto cavata male.

«Era tutto buonissimo.» disse poco dopo, allontanando da se il piatto vuoto.

«Detto da te è un grandissimo complimento.» rispose Ryoga, grattandosi la testa in imbarazzo.«Adesso che hai finito di mangiare ti porto a letto.» propose, facendo il giro del bancone e portandosi di fronte a lei.

Resosi conto di ciò che aveva detto, il ragazzo divenne paonazzo.

«Io cioè, non volevo dire, intendevo...» iniziò a balbettare, nel vano tentativo di spiegare l'equivoco.

«Ryoga, tranquillo, ho capito cosa intendevi dire.» lo rassicurò Ukyo, intenerita dal suo imbarazzo.

Come aveva fatto prima, la prese tra le braccia mentre lei gli cingeva prontamente il collo con le braccia.

Stavolta però, essendo più vigile grazie alla lauta colazione che lui le aveva preparato, non poté fare a meno di accorgersi della forza delle braccia che la cingevano e dell'accattivante profumo emanato dalla sua pelle.

Imbarazzata dai suoi stessi pensieri, Ukyo si strinse maggiormente a Ryoga nel tentativo di nascondere il viso inconsapevole che così facendo il suo fiato gli solleticava il collo provocandogli una miriade di brividi lungo la schiena e scatenando in lui fantasie a lungo represse.

Arrivati in camera di Ukyo, Ryoga cercò di deporla il più delicatamente possibile sul futon; non aveva però fatto i conti con le coltri arrotolate in un angolo del letto che gli fecero perdere irrimediabilmente l'equilibrio.

In un attimo Ukyo si ritrovò sdraiata sul futon con le labbra di Ryoga a pochi centimetri dalle sue.

Sentì il cuore farle un balzo e per quanto ci provasse non riusciva a calmare la sua agitazione.

Lui la osservava con uno sguardo strano, nuovo, sembrava quasi stesse combattendo una strenua lotta interiore.

Il sospiro strozzato che lei emise fu il colpo di grazia per il suo autocontrollo.

Quelle dolci labbra che da tempo tormentavano i suoi sogni la notte e i suoi pensieri di giorno adesso erano lì, a pochi centimetri da lui, leggermente socchiuse, rosee e invitanti e così fece ciò che non aveva mai pensato di fare, annullò le distanze e la baciò.

Fu un semplice bacio a fior di labbra eppure si sentiva preda un turbine di emozioni.

Quando però si accorse dell'immobilità della su compagna, la realtà di ciò che aveva fatto gli crollò addosso.

Spaventato da se stesso si staccò da lei rimettendosi in piedi.

«Ukyo, mi dispiace, sono solo un maledetto animale,»

«Ryoga, tranquillo.» provò a dire Ukyo.

«tu stai male ed io ho approfittato di te.»

«Non sono arrabbiata» riprovò ancora.

«Perdonami se puoi e sii certa che non farò mai più vedere la mia odiosa faccia da queste parti. Non merito di vivere tra la gente civile.» disse, tutto d'un fiato, ignorando i tentativi di protesta di lei e dirigendosi verso la porta.

Consapevole che lui non aveva ascoltato nulla di quello che lei aveva detto, si disse che doveva agire in fretta se non voleva che lui andasse via.

Facendo ricorso a tutte le sue forze, si alzò, afferrò la sua spatola e la lanciò verso lo stipite della porta bloccandogli di fatto il passaggio.

«Maledizione, Ryoga, ascoltami!» urlò, scivolando poi in ginocchio, preda della debolezza.

Preoccupato, lui le si avvicinò, tenendosi però leggermente discosto, quasi temesse che il suo corpo potesse agire di propria volontà.

«Ukyo, tutto bene?» chiese, senza osare toccarla.

«Si, però aiutami a tornare a letto.»

Pur se titubante Ryoga le cinse la vita e l'accompagnò fino al futon.

«Ti chiedo scusa.» disse con lo sguardo basso.

«Non mi sono arrabbiata. Ero solo un po' stupita.» lo rassicurò lei. «Però ho bisogno di saperlo, perché mi hai baciato?» domandò, stropicciando il bordo del lenzuolo tra le mani.

A quella domanda Ryoga arrossì vistosamente. Non sapeva cosa dire e una parte di se si chiedeva se non fosse meglio mentire piuttosto che mostrare la vulnerabilità del proprio cuore.

«Mi dispiace, è stato un impulso.» rispose, infine.

«Ah.» rispose tristemente Ukyo, non era ciò che si aspettava e sperava.

Quella semplice esclamazione carica di delusione era la spinta che gli serviva per tirare fuori il proprio coraggio.

«Anche partire per raggiungere Nerima subito dopo essere tornato normale è stato un impulso.» aggiunse anche se lei non lo guardava più in viso. «Un impulso dettato dalla voglia di rivederti.» confessò, arrossendo vistosamente.

«Per rivedere me?» domandò Ukyo, divisa tra stupore e speranza, tornando a fissare gli occhi su di lui.

«Bé, si. Ormai per me Akane è solo un'amica e io ecco...e tu invece...» iniziò a farfugliare al colmo dell'imbarazzo.

«Ed io non sono un'amica?»

«Si ma, insomma, se ti considerassi solo quello non ti avrei mai baciata sulle labbra!» esclamò Ryoga, fissando lo sguardo sui propri piedi.

«E allora cosa sono?» chiese Ukyo, decisa a punzecchiarlo un po'.

Ryoga iniziò a tormentarsi le mani, nonostante tutto non aveva il coraggio di dichiararsi apertamente.

Quando però alzò lo sguardo e incontrò gli occhi ridenti della ragazza comprese che lei aveva già capito anche ciò che lui non le aveva detto.

«Una piccola peste!» esclamò, iniziando a farle il solletico.

Non ci volle molto perché la lotta si concludesse con Ukyo sdraiata sul futon e Ryoga su di lei.

Entrambi affannati e sorridenti si fissarono negli occhi per lunghi attimi prima di avvicinarsi lentamente fino a lasciare che le loro labbra si sfiorassero.

Stavolta l'atteggiamento di Ukyo fu tutt'altro che passivo.

Circondato il collo di Ryoga con le braccia per sostenersi meglio, schiuse le labbra permettendo al ragazzo di approfondire il bacio.

Quando finalmente si staccarono, le labbra arrossate dal bacio, non riuscivano a smettere di sorridere.

«Ora tu riposa, io vado a riordinare la cucina.» disse Ryoga, accarezzandole una guancia.

«No, non voglio rischiare che tu ti perda.» protestò Ukyo. «Rimani qui con me, dopo torneremo insieme in cucina.» propose, facendogli posto sul futon.

Lei lo guardava con occhi così dolci e supplici che non avrebbe mai potuto rifiutare.

Con gesti impacciati s'infilò sotto le coperte e subito lei poggiò la testa sul suo petto circondandogli la vita con un braccio mentre lui le accarezzava dolcemente i capelli.

Presto il sonno e la spossatezza ebbero la meglio su Ukyo mentre Ryoga rimase a lungo ad osservarla ringraziando il cielo di quel desiderato ma inaspettato regalo di una notte di nebbia.

  
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